Antonio Barezzi

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Ritratto postumo di Antonio Barezzi che Giuseppe Verdi conservò sopra il proprio pianoforte di lavoro per tutta la vita in riconoscenza al suo benefattore

Antonio Barezzi (Busseto, 23 dicembre 1787Busseto, 21 luglio 1867) è stato un imprenditore e mecenate italiano, suocero di Giuseppe Verdi, scopritore e finanziatore del suo talento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Titolare di un grande negozio di generi alimentari e liquori a Busseto, Antonio Barezzi era anche grossista e possidente terriero, nonché piccolo produttore di liquori, motivo per cui era divenuto in contatto con il padre del Verdi, Carlo, già ad inizio Ottocento. Antonio era inoltre l'animatore culturale e musicale della cittadina: sin dalla fondazione dell'Orchestra Filarmonica Bussetana da lui istituita il 16 agosto 1813, la sua casa era divenuta sede dell'associazione ed in seguito diventerà il luogo delle prime esibizioni pubbliche del giovane Verdi, che la cominciò a frequentare dall'età di dieci anni. Egli stesso era musicista dilettante nel flauto, nel clarinetto, nel corno e perfino nell'oficleide.[1] Barezzi rappresentò per il giovane musicista una figura quasi paterna oltre che un vero mecenate: il Barezzi decise di ospitare in casa propria il Verdi dal 1831 e, sempre grazie al suo sostegno economico, il promettente Giuseppe poté recarsi a Milano nel 1832 per approfondire e perfezionare i suoi studi musicali con maestri del calibro di Vincenzo Lavigna.

Ritratto di Antonio Barezzi, imprenditore (1787-1867), prima del 1929

Sempre grazie all'intervento di Barezzi, il 5 marzo 1836 Verdi ottenne l'incarico di maestro di musica del comune di Busseto nonché la carica di organista presso la parrocchia, il primo incarico stabile del giovane maestro. Dopo tre anni Verdi lascerà questo posto, ancora una volta sostenuto da Barezzi, per recarsi stabilmente a Milano.

Nel 1836 Verdi sposò Margherita, figlia di Barezzi, e da questa unione nacquero Virginia ed Icilio. Le morti premature per malattia sia dei due figli che della moglie, avvenute tra il 1839 ed il 1840 gettarono Verdi nella più cupa disperazione. Solo grazie all'aiuto del Barezzi, che gli fu sempre vicino, e dell'impresario della Scala Bartolomeo Merelli il compositore si riavvicinò a quella musica operistica nella quale era destinato a diventare una pietra miliare.

Avviato ormai alla via del successo, Verdi volle con sé Barezzi alle prime del Macbeth (Firenze, 12 marzo 1847) e della Luisa Miller (Napoli, 8 dicembre 1849). Come dimostrazione di eterna riconoscenza, Verdi dedicherà proprio a Barezzi lo spartito del Macbeth.

Successivamente protesse e aiutò anche un altro giovane di talento, Emanuele Muzio, divenuto uno dei grandi collaboratori di Verdi e direttori d'orchestra ispirati dalla sua musica di tutto l'Ottocento.

Antonio Barezzi morì nella sua casa di Busseto nel 1867.

Dal 2001 la storica Casa Barezzi, è sede di un museo di cimeli verdiani.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. Barigazzi, La Scala racconta, Hoepli, Milano, 2014

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Barigazzi, La Scala racconta, Hoepli, Milano, 2014

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