Valeriano Trubbiani

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Valeriano Trubbiani (Macerata, 2 dicembre 1937Ancona, 29 agosto 2020) è stato uno scultore, incisore e artista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza e formazione[modifica | modifica wikitesto]

Valeriano Trubbiani nacque a Macerata il 2 dicembre del 1937, da un mastro ferraio riparatore di attrezzi agricoli in una civiltà ancora fortemente legata alla terra. Nel 1956 conseguì il diploma all'Istituto d'arte di Macerata, per poi trasferirsi a Roma dove frequentò l'Accademia di Belle Arti. Fu in questi anni che l'artista frequentò l'ambiente intellettuale romano, stringendo rapporti con Edgardo Mannucci, Gino Marotta, e con esponenti del Gruppo 58 di Napoli tra cui Guido Biasi e Lucio Del Pezzo. Se la sua attività espositiva iniziò già sul finire degli anni '50 come pittore di ispirazione espressionista-surreale, fu poi nel 1960, dopo il ritorno a Macerata, che iniziò a realizzare sculture in metallo nell'officina del padre[1], che lo portarono ben presto alla partecipazione alla Biennale dei giovani artisti a Parigi del 1963, a cui seguirono la Biennale di San Paolo del Brasile nel 1965 ed alla Biennale di Venezia del 1966. In questo periodo Trubbiani utilizzava elementi preesistenti che smontava e combinava con oggetti trovati. In seguito realizzò le cosiddette "macchine belliche'", complessi macchinari di sofferenza e morte[1].

1968: Il trasferimento ad Ancona[modifica | modifica wikitesto]

Mostre[modifica | modifica wikitesto]

Ha esposto nelle seguenti città: Johannesburg, Il Cairo, Malindi, Teheran, New York, Montréal, Graz, Lisbona, Budapest, Londra, Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Berlino, Helsinki, Anversa, Lugano, Atene, ed altre.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Molte opere di Trubbiani sono presenti ad Ancona, sua patria d'elezione:

Molte altre sue opere sono presenti nei musei e comuni delle Marche:

Numerose altre opere sono sparse per il mondo dagli Stati Uniti al Giappone.

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Regia[modifica | modifica wikitesto]

  • 1968 - Buco
  • 1968 - Aspide
  • 1969 - Ova
  • 1970 - Aria di primavera

Scenografie[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Rosalba Zuccaro, Valeriano Trubbiani (voce), su treccani.it.
  2. ^ Valeriano Trubbiani, su museoomero.it. URL consultato il 18 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lo scrittore Premio Nobel José Saramago nel romanzo Manuale di pittura e calligrafia dedica uno spazio significativo alle opere di Trubbiani.

Hanno inoltre scritto di lui: G. C. Argan, E. Crispolti, G. Di Genova, P. Restany, E. Jaguer, G. Marchiori, C. Ragghianti, F. Bellonzi, C. Zavattini, V. Apuleo, P. Zampetti, R. Bossaglia, E. Carli, C. Pirovano, R. Huyghe, R. Barilli, M. Valsecchi, L. Beatrice, F. De Santi, A.Ginesi, Carlo Bo, E. Sanguineti, D. Morosini, F. Scarabicchi, S. Dubrovic.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN96496954 · ISNI (EN0000 0000 8168 5451 · SBN CFIV022650 · BAV 495/231222 · ULAN (EN500108949 · LCCN (ENn80066864 · GND (DE119070065 · BNF (FRcb123100512 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n80066864