Utente:LucaChp/Sandbox

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Cinema di Milano[modifica | modifica wikitesto]

Milano è sempre stato uno dei poli principali del cinema in Italia, specialmente per l'esercizio, dando vita a cineclub storici come il De Amicis e l'Orchidea. Si è arrivati a contare poco più di 160 cinema.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1905 e il 1930 a Milano si contano più di 50 sigle produttive. Le prime due manifatture milanesi sono del 1907: la Luca Comerio e la Baratti. Quell'anno a Milano vengono prodotti solo 6 film, contro i 107 di Torino e i 40 di Roma. Nel giugno 1908 la Luca Comerio diventa Saffi-Comerio. Nel 1909 entra nell'organico anche il Barone Airoldi di Robbiate, estromettendo Luca Comerio e trasformando l'azienda in Milano Films, della quale rimase direttore generale fino al 1914. Nel 1911 il consiglio d'amministrazione annoverava numerosi nobili: Conte Carlo Venino (Presidente), Conte Giovanni Visconti di Modrone, Conte Carlo Porro, Principe Urbano del Drago, Conte Maria Miniscalchi Erizzo. La produzione meneghina cresce: nel 1912 vengono prodotti 120 titoli, di cui 88 solo dalla Milano Films, mentre Roma ne vanta 420 e Torino addirittura 569: è l'anno di massima espansione cinematografica. Successivamente:

  • 1913: 268 Torino, 184 Roma, 64 Milano
  • 1917: 159 Roma, 59 Torino, 40 Milano
  • 1923: 74 Roma, 26 Torino, 8 Milano

Inizio secolo e anni Dieci[modifica | modifica wikitesto]

Dopo una iniziale fase di spettacoli ambulanti, il cinema si diffonde nella città. Nel 1908 Milano conta 70 cinematografi, attestandosi, con Torino, Roma e Napoli, come una delle quattro capitali del cinema agli inizi del secolo XX. In questi anni il cinema è concepito come macchina di restaurazione non solo culturale, con viaggi nel passato storico, artistico e letterario.

Nel 1907 nasce in via Torino il Cinema Mondial, attivo ancora oggi (vantando dunque una storia di oltre cento anni) con il nome di Centrale, all'epoca nome di un'altra sala: il Cinema Centrale in corso Vittorio Emanuele, aperto nel 1909 sotto i portici tra la galleria e il Caffè Birreria Apollo[1]. Locale prestigioso e con una programmazione di una certa portata, tanto da essere una delle sale più ricorrenti sui quotidiani milanesi di quegli anni, è probabilmente uno dei primi ad adattarsi alla rivoluzione del sonoro, come dimostra la proiezione de Il cantante di jazz nel 1930. Un incendio nel 1910 nella cabina di proiezione, causante un danno di circa 300 Lire, esorta una revisione delle norme di sicurezza circa l'esercizio cinematografico milanese: si introducono gli estintori e si vieta l'accesso a un numero di spettatori eccedenti alla disponibilità di posti a sedere. Affianco al Centrale è presente, nei sotterranei dei portici, il Caffè Birreria Apollo inaugurato nel 1908 e progettato da Giovanni Ghiachi. Nel 1910, seguendo l'esempio del Centrale, il locale viene attrezzato a impianto cinematografico, diventando Teatro-Caffè-Cinema Apollo (da non confere col successivo Cinema Apollo in galleria De Cristoforis, piazza del Liberty) e con una programmazione che alterna proiezioni di lungometraggi a spettacolo di varietà. Proprietario di entrambi il cinema è il sig. Bonetti, già proprietario del Brera, Garibaldi e Napo Torriani, e di lì a poco del Palace.

Uno dei più illustri cinematografi delle "origini" è il Novo Cine (prima Sala Edison) in via Cesare Cantù, presso piazza del Duomo. Il 25 febbraio 1910 venne ivi presentata una novità: le pellicole cantate, ossia l'accoppiamento di canto all'azione, "riuscito così perfetto da dare una completa illusione e da procurare un vero godimento artistico" come riporta il Corriera della Sera il giorno successivo. Sala Edison prende il nome da Thomas Edison, che si diceva essere "nassùu a Milan" (ed era nato a Milano, nell'Ohio, USA). Egli fu inventore del Kinetoscopio (detto anche Cinetoscopio). Un esperimento di sincronizzazione avviene anche nel 1909 a cura di Lamberto Pineschi: un dispositivo per l'avviamento automatico del grammofono nelle rappresentazioni cinematografiche. Si decise di non ammodernare mai il Novo Cine, che venne successivamente chiamato Cantù, e che per via del suo stato antiquato era giudicato tra i peggiori cinema di Milano negli anni Sessanta, da locale di prima classe qual era negli anni Dieci.

Anni Venti[modifica | modifica wikitesto]

1920 : il cinema Valtellina, poi Roxie, è attivo nella zona di Riparto Gamboloita, che dal 1926 conosce una certa espansione demografica col sorgere di un nucleo di case popolari, un agglomerato chiamato Regina Elena.

1925 : in via Sansovino n. 1, traversa di viale Abruzzi, è attivo il cinema Abruzzi (poco distante dal Plinius). Fa parte dell'orda di espansione dei cinema di periferia, in posizione strategica tra la circonvallazione esterna e piazzale Loreto. Il nome inizialmente è Viale Abruzzi, ma l'indicazione "viale" viene eliminata nel 1934. E' uno dei primi cinema di zona la cui programmazione è pubblicata sui quotidiani milanesi.

1928 : nel "neo-annesso" quartiere di Ponte Lambro, in via Monte Oliveto n. 6, viene aperto il cinema Lambro, a breve distanza dalla sede del Partito Nazionale Fascista, come sala di terza visione rivolta al pubblico rionale.

Anni Trenta[modifica | modifica wikitesto]

1932 : inaugurato il Supercinema ai piedi di una palazzina residenziale in piazza Vetra, di fronte alla basilica di San Lorenzo Maggiore. La sala ospita le seconde visioni, abbina film e rivista, la programmazione è poco brillante e costruisce la propria offerta soprattutto sulle compagnie di teatro di rivista e talvolta sul teatro d'opera.

1933: viene attivato il Rex, terze visioni, in via Cesare da Sesto n. 5, in prossimità di corso Genova e piazzale Cantore.

1937: in viale Cassiodoro n. 12 i gestori del Cinema Savoia trasferiscono la sala di viale Montenero n. 55, attiva dal 1909 e che riapre nel 1940 col nome di Regina. Nel frattempo, la sala di viale Cassiodoro, nei pressi della Fiera di Milano. La sala può contare sulla programmazione pubblicata sui principali quotidiani milanesi ma ancora, per i primi mesi, appende manifesti negli spazi pubblici (pratica in via di estinzione). La sala abbina i film con una rivista.

1938: apre il Ducale in piazza Napoli n. 27, forse il nome in omaggio al Duce, come indica anche la scritta in stile fascista.

1939: il Lambro, aperto più di un decennio prima, cambia nome in Adua, un villaggio etiope noto per la clamorosa sconfitta che l'Italia vi riportò nel 1896. Dal 1936 tuttavia è parte dell'Africa Orientale Italiana e il nome non appare scomodo. Tra i film popolari, la sala si occupa anche con particolare attenzione di Dino Risi. Sporadicamente fanno incursione film d'autore come Il fiume e Il sasso in bocca.

Anni Quaranta[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1942 il Cinema Mondial, aperto dal 1907, assume il nome di Centrale (la sala di Bonetti aveva chiuso nel 1938). Tra i titoli più celebri che ha proiettato: Ossessione, Piccolo mondo antico, Divorzio all'italiana, Un maledetto imbroglio, Per qualche dollaro in più. Fino agli anni Settanta comunque si dedica a proiezioni di terze visioni e le due sale della struttura proiettano la stessa pellicola.[2] I giorni 2 marzo e 3 marzo 1942 il Savoia proietta I Rothschild e il ricavato viene devoluto a favore delle vittime danneggiate dai bombardamenti del trascorso febbraio.

1941 : nello spazio dell'oratorio della chiesa di San Michele eretta dal cardinale Schuster, in via dei Cinquecento n. 1, apre il cinema Alba, tra il cinema Volta e il Roxi. Si tratta di una sala rionale periferica, eppure di ampie dimensioni, con galleria e platea, capace di contare 1300 posti. E' l'unico caso in questi anni, assieme al Pellico, di sala cattolica con programmazione regolare rivolta alla cittadinanza. Al di sotto del cinema viene ricavata una sala sala, detta Cinemino e con 600 posti, dedicata a San Filippo Neri. La programmazione atipica prosegue fino al 1953, quando si orienta ai tipici canoni delle sale parrocchiali e svanisce dalle pagine dei quotidiani.

Nell'agosto 1943 i bombardamenti su Milano sono intensi e spingono la città in ginocchio: solo una dozzina di sale resta attiva nei primi tempo. Molte sale vengono riparate in breve tempo e tornano in attività: nel dicembre dello stesso anno il Savoia riapre i battenti, ma non può più tenere il nome e cambia in Cinema Giulio Cesare (come la vicina piazza che fa da ingresso principale alla fiera), dedicato a film e avanspettacolo: nel '44 proietta il celebre noir La fiamma del peccato e in questi anni ospita compagnia di rivista come gli Aldrovandi, Theatralia, Nino Rosa. Anche il Rex torna attivo entro fine anno, cambiando nome in Cinema Da Sesto, per poi nel 1947 diventare Abel. In questi anni proietta film come Campo de' fiori, Anche i buoia muoiono, Sfida infernale.

Negli inverni del secondo dopoguerra, l’Abruzzi è tra le poche sale di seconda e terza visione ad essere dotata di impianto di riscaldamento e viene pubblicizzato nelle pagine degli spettacoli. La sua programmazione si specializza in film d'avventura e commedie. Negli anni successivi, durante gli intervalli passa tra il pubblico l'uomo dei gelati con cassetta a tracolla.

Molti i cinema devastati dai bombardamenti del 1943: il Ducale (che riapre nel '47).

1946 : il Supercinema nei pressi di San Lorenzo diventa Alcione Supercinema, abbina film e avanspettacolo. Per un biennio rientra tra le sale di prima visione, ma già nel 1948 è "declassato". Torna tra le sale di prima visione nel 1965. Tra gli altri, proietta 2001: Odissea nella spazio e I Temerari, Solaris e L'uccello dalle piume di cristallo.

Anni Cinquanta[modifica | modifica wikitesto]

«Era metà anni Cinquanta, Milano era sfavillante di luci, sembrava Broadway. Inauguravano il cinema Capitol [...] La sera dell'inaugurazione del Capitol era come una prima alla Scala. Una grande serata, smoking e abiti che inorgogliscono le signore. Con Goffredo Parise vediamo, tra le altre cose prima di entrare in sala, due giri di scale che scendevano al livello sotterraneo. C'era una gran bella fontana che gorgogliava come una musica e noi ci siamo avviati, siamo scesi e c'erano due cartelli, "Signore" e "Signori". Era chiaro dove eravamo arrivati, ma accolti da una bella fontana! Bene, entriamo nel reparto "Signori". Non vi dico i marmi, gli specchi; una cosa fantastica. Quando usciamo, andiamo al lavandino. "Come funzionerà", era tutto automatico, bastava mettere le mani e - tac, arrivava l'acqua! Ma il profumo! Un profumo, sembrava Chanel! Allora dico: "Goffredo, ma guarda che roba meravigliosa, e poi senti che profumo!" E lui risponde: "Nanca i cessi san più de cess'"»

Progettato da Enrico Griffini, il Cinema Capitol vede la luce nel settembre 1949 in via Croce Rossa n. 2, strada perpendicolare a via Alessandro Manzoni e prosecuzione di via Montenapoleone. Proietta la fetta più illustre del cinema italiano contemporaneo e numerose anteprime. E' il primo cinema milanese a proiettare La Dolce Vita, dal 6 febbraio 1960, e in programmazione alcuni mesi: l'anteprima di un film che, si temeva, sarebbe stato censurato di lì a breve, esercita una tale pressione sul pubblico in coda fuori dalla sala che si arriva a rompere le vetrate. Nello stesso anno vengono proiettati in anteprima nazionale Rocco e i suoi fratelli e La Ciociara. Non è il solo cinema ad aprire agli albori del nuovo decennio: nel 1949 vede luce anche il Corallo in piazza Erculea, nei cui pressi sarà in seguito eretta la Torre Velasca.

Nel 1950 il Giulio Cesare nell'area della fiera cambia nome in Abanera (in modo da comparire in cima alla lista per ordine alfabetico delle sale, primato ben presto scalzato dall'Abanella, poi dall'Abadan), riferito alla danza spagnola e cubana dell'habanera. Nei primi mesi dello stessi anno apre anche il cinema Adriano in via Gulli . 7, la zona di Forze Armate e Baggio: platea ad anfiteatro con forma a ferro di cavallo, come il Rialto, dedito alle terze visioni. E', insieme al Giulio Cesare, al Plinius, al Rex e a diversi altri, l'ennesima sala milanese che inneggia alla storia romana. I film arrivano in ritardo rispetto ai cinema del centro città. E' il 1953 quando un gruppo di imprenditori rileva una serie di sale: Corso, Ariston, Pacini, Plinius, Dea, Araldo, Alpi, Arcobaleno, Splendor, Roma e, per ultimo, anche l'Adriano. Successivamente, la società viene rilevata da Ernesto Di Sarro, mentre in un secondo momento verrà assimilata nel circuito Aristea, insieme a Corallo, Rivoli, Zenit e Lux, con la programmazione ancora gestita da Di Sarro.

A metà decennio, nel dicembre 1955, il cinema Abadan apre in via Busoni n. 9, nei pressi di viale Umbria: il nome è quello dell'Abadan. Sala di terza visione, fa parte di quelle sale che avevano aperto sulla scia del massiccio consumo cinematografico, al suo apice proprio nel '55. Con il vicino Cinema Alce (via Caposile n. 5), aperto nel 1952, crea un piccolo isolato del cinema di periferia attorno al bacino di piazzale Martini. A differenza dell'Alce, dedicato alle seconde visioni di qualità ma con un occhio anche commerciale, l'Abadan programma film per famiglie, cartoni animati Disney. L'Alce inoltre propone talvolta il doppio spettacolo: un film abbinato da una diretta televisiva a seguire, soprattutto partite di calcio o, com'è il caso della proiezione di Amami o lasciami nel 1955, di Lascia o raddoppia. Si trattava dell'ultima puntata della stagione ed è stata seguita, quella stessa sera, in diretta da 26 cinema milanesi[4]. Ancora del '55 è un altro cinema della periferia, ma di Greco: Abanella sorge in via Bottelli n. 11, sala di terza visione con platea e galleria

Tra le altre sale di terza visione che vengono aperte in questo periodo: A.B.C. in viale Monza n. 101 con il Vento selvaggio (ottobre 1949),

Il Ducale di piazza Napoli, riaperto dopo i bombardamenti, ospita in questi anni anche un'arena all'aperto, detta "Ducale Giarino".

Anni Sessanta[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni Sessanta a Milano alcune delle sale più importanti stabiliscono una privilegiata affinità per un regista in particolare: il Mignon si dedica ad Antonioni, il Capitol a Fellini.

Nel 1967 il cinema Abel viene ristrutturato e diventa Hermes: inizialmente ospita prime visioni, ma già dal 1968 verrà ristretto alle seconde visioni e dal 1971 alle terze. Anche l'Abruzzi viene ristrutturato e nel 1969 diventa Atlas, dedicato alle seconde visioni, non più alle terze.

1969: chiude l'Adua al Ponte Lambro, oggi è una lavanderia. Apre Alexander in via Palmanova n. 75, zona Crescenzago. E' una delle ultime sale periferiche ad aprire a Milano in questi anni, caso anomalo considerando la grande maggioranza di chiusure dei locali cinematografici del decennio. Dotato di poltrone e buoni impianti, l'Alexander è l'unica sala di seconda visione a servire adeguatamente la zona. Fino al 1974 la programmazione resta gemellata a quella dell'Arcobaleno, prima che quest'ultimo passi tra le sale di prima visione.

Anni Settanta[modifica | modifica wikitesto]

La ristrutturazione del Cinema Centrale in via Torino sancisce il suo ingresso nel circuito del cinema d'essai. Le due sale, Filmstudio 1 da 120 posti e Filmstudio 2 da 60 posti, ora hanno programmazione autonoma e proiettano titoli d'essai: dimostrazione è l'inaugurazione del 5 ottobre 1976, con la proiezione de Il sorriso verticale e di Occupazioni occasionali di una schiava. Anche l'Abanera viene ristrutturato, nel 1970, e il nome cambiato in Tiziano, che si gemella coi cinema Eolo e Zodiaco. La ristrutturazione della sala consente un salto di qualità, anche se sempre ricordato come cinema di quartiere e soprattutto ricordato per la programmazione di film per ragazzi nel finesettimana, un'abitudine che viene assimilata dai milanesi. Questo fino a fine decennio, quando la concorrenza televisiva lo spinge alla programmazione hard (eccetto per le festività religiose, durante le quali vengono programmati western e polizieschi). Qualcosa di simile avviene all'Alexander in via Palmanova, con molti western all'italiana, film per ragazzi, prodotti Disney. Nella seconda metà del decennio, però, l'Alexander inserisce anche pellicole di qualità, gestito dal signor Oldani, che cura anche Aramis, Argo e Piccadilly.

Nel 1974 dentro l'Abanella verrà girata una scena di Romanzo popolare di Mario Monicelli - dallo stesso anno, la sala aderisce al circuito d'essai e proietta fra gli altri Zabriskie Point e Fellini Satyricon. E' lo stesso anno anche quando l'Adriano chiude brevemente per risorgere in teatro per un breve periodo, per poi tornare ufficialmente alle attività della settimana arte nel 1979, quando il circolo ARCI lo affida a Dario Fo: il nome cambia in Cinema Teatro Miele ma ha breve durata, fa in tempo a proiettare Ursus e già a fine 1980 chiude, lasciando spazi tutt'ora dismessi.

Nel 1976, nei locali che fino al 1961 erano stati del Corallo, in piazza Erculea, all'ombra della Torre Velasca, inaugura il cinema Adria Rugabella con la proiezione di San Babila ore 20: un delitto inutile di Carlo Lizzani. E' una delle ultime sale di prima visione che vengono inaugurate a Milano in questo periodo ed è sotterranea. La gestione è di Sandro Manfredi, che negli stessi anni gestisce anche il Capitol.

I cinema convertiti a sale a luci rosse in questi anni sono molti: A.B.C. diventa Eros Sexy Center (1979) e chiude il 14 maggio 1983 per un incendio terroristico (è firmato Ludwig); Hermes in via Cesare Da Sesto, nel 1978, è uno dei primi ad aderire al circuito a luci rosse; Atlas, col nome Atlas Luce Rossa, prima dedito ai film sexy dal '78, poi al hardcore dal 1980; nel 1976 l'Alcione diventa Alcione Sexy Movies e chiude definitivamente nel 1982.

Anni Ottanta[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni Ottanta significano soprattutto l'arrivo delle emittenti televisive private di Mediaset e un fendente mortale a molte sale cinematografiche. Il Capitol è tra i primi a cadere, nell'estate 1984 (è oggi un negozio di abbigliamento). E' preceduto comunque dall'Abadan nel 1980 (il vicino Alce resiste fino all'89). Il gestore dell'Abanella, rifiutando di trasformarlo in una sala a luci rosse, chiude nel 1981 (dal 1996 la squadra di calcio di Greco omaggerà lo scomparso cinema chiamandosi Associazione Calcio Abanella). Nel 1984, qualcosa di simile succede al Ducale, che sospende l'attività per quasi due anni. Riapre a fine 1985 col nome di Actor's Playhouse Baires International ed entra a far parte delle sale d'arte e di cultura della città, alternando proiezioni di qualità e spettacoli teatrali. Nel 1984 chiude l'Alexander.

1989: chiude l'Adria Rugabella (gli spazi diventano una banca).

Anni Novanta[modifica | modifica wikitesto]

Anche il Centrale viene ammodernato, con una ristrutturazione nel 1989. Nel 1990 la sala 2 ospita per alcuni mesi Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore precedentemente all'assegnazione del Premio Oscar.

Nello stesso anno, il Ducale (a quel tempo noto come Actor’s Playhouse Baires International) chiude, per riaprire il 24 dicembre 1997 come Ducale Multisala, ammodernato e di prima visione, seppur decentrato, gestito da Ernesto di Sarro[5]. L'inaugurazione vede in cartellone La vita è bella, Sette anni in Tibet, Tre uomini e una gamba e Donnie Brasco.

Nello stesso anno viene chiuso il Tiziano, massacrato dalla televisione prima, dall'home video poi. Il 1992 vede invece il ritorno della sala che prima fu A.B.C., poi Eros Sexy Center: riapre come Cinema Academy e resta nell'hardcore fino al 2008, quando chiude definitivamente. Tuttavia il grosso del cinema a luci rosse appare in crisi: nel 1995 chiude Atlas. Pochi anni dopo chiude anche l'Alba in via dei Cinquecento, che dal 1953 si era orientato a una tipica programmazione parrocchiale: viene abbattuto e al suo posto ricavato un campo di calcio.

Anni Duemila[modifica | modifica wikitesto]

Il Centrale subisce un ulteriore ammodernamento: con il nome di Centrale Multisala accoglie quattro nuove macchine da proiezione, un impianto sonoro DTS, la biglietteria informatizzata e un sito web.

2001: chiude la storica sala Hermes, dapprima di terze visioni, poi dedito a programmazione a luci rosse (oggi è sede di un bingo).

2006 : nel settembre di quest'anno, i locali dell'Alcione si riaprono con i nomi di Teatro Versace.

Ecc[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Viale Zara[modifica | modifica wikitesto]

Viale Zara nel 1935, le linee tranviare sono state appena attivate

Viale Zara è un'importante strada milanese a carattere commerciale e residenziale, lunga circa 1 chilometro e 400 metri, alle cui estremità si trovano piazzale Istria e piazzale Lagosta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Come si vede da una cartina del 1930, i tram milanesi avevano capolinea in piazzale Lagosta. Solo dal 1935 i tram arrivano anche in viale Zara fino a piazzale Istria, poi alla Pirelli (l'anello del ritorno si può osservare ancora oggi, in via San Glicerio), in Bignami, fino ad oggi, con la linea extraurbana che arriva a Cinisello Balsamo. I tram 4 e 31 sono tram storici, entrambi ripristinati sulle tracce degli omonimi tram che già all'epoca percorrevano queste strade.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cinema Centrale, Duomo. A cura di Giuseppe Rausa
  2. ^ Cinema Centrale, via Torino, Milano. A cura di Giuseppe Rausa
  3. ^ [http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-99cf828e-bd7d-4cf4-8c8a-5ae38b1a237f.html#p= Che tempo che fa, 13 gennaio 2013
  4. ^ Abanella, Abanera, Abel, Abruzzi, Alce, Alcione, Ambrosiano, Argentina, Ariosto, Astoria, Augusteo, Aurora, Diamante, Donizetti, Durini, Filodrammatici, Fossati, Garibaldi, Gloria, Ideal, Odeon, Olimpo, Orfeo, Pace, Poliziano, Puccini e Rialto
  5. ^ http://www.giusepperausa.it/cinema_ducale.html