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L'omicidio del cruciverba (Kreuzworträtselmord) o caso del cruciverba (Kreuzworträtselfall) fu uno dei casi tristemente più famosi della storia criminale della Repubblica Democratica Tedesca, celebre per essere stato risolto grazie ad un imponente azione ricerca calligrafica.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Edifici di Halle-Neustadt nel 1969

Lo scenario di questa vicenda fu la (allora) città di Halle-Neustadt, una città costruita dal nulla in un'area individuata il 17 settembre 1963 dal Politburo della SED nei pressi degli stabilimenti chimici della Leunawerke a Leuna e della Buna-Werke a Schkopau, in attuazione del "Programma chimico della RDT" già definito nel 1958 alla conferenza del del Comitato centrale della SED. Si trattava di una "città dei lavoratori chimici", con l'obiettivo dichiarato di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori del comparto chimico e delle rispettive famiglie, secondo il motto socialista di "uomo felice in una città felice". Progettata per ospitare 100.000 abitanti, a 17 anni dalla posa della prima pietra vi risiedevano più di 90.000 abitanti. Qui gli affitti erano più economici e gli appartamenti più moderni rispetto a quelli della città vecchia (Halle), avevano tutte la stessa dotazione tecnica ed in particolare erano riscaldate con il teleriscaldamento.[1],

Al primo piano dell'edificio n. 6 del Block 483 (oggi Gerhard-Marcks-Straße) viveva la famiglia Bense, proprio di fronte alla stazione dei vigili del fuoco, che ad Halle-Neustadt fungeva anche da stazione di polizia. I coniugi Bense avevano due fili: il più piccolo, il protagonista di questa vicenda, si chiamava Lars Bense ed era nato il 22 ottobre del 1973.[1]

Scomparsa[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1981 Lars Bense frequentava la prima elementare. Il 15 gennaio, in un giorno di neve, Lars si era messo d'accordo con degli amici per andare nel pomeriggio al cinema per bambini che si trovava al circolo di quartiere, il "Treff", per vedere un cartone animato, Mignolina. Si fece accompagnare dalla sorella: poco prima di arrivare al centro, la salutò. Né lei, né i suoi amici che lo aspettavano, lo videro mai più.[1]

Non vedendolo rientrare a casa per le 18.00, dopo aver cercato a casa degli amici, i genitori sporsero denuncia alla Volkspolizei e già la sera stessa furono avviate le operazioni di ricerca da parte degli agenti, coadiuvati anche da un gruppo di volontari.[1] Come da prassi, le ricerche si concentrarono inizialmente negli scantinati delle case vicino alla residenza del bambino, ma non produssero risultati.

Il caso fu subito preso in carico dall'allora procuratore di Halle, Wilfried Wölfel. Al quarto piano della palazzina dei vigili del fuoco, con vista proprio sulla casa dei Bense, vennero approntati due uffici per la Commissione Omicidi, diretta dal capitano Siegfried Schwarz (dal 1976 al 1983 capo della Commissione omicidi della Volkspolizei - BDVP del distretto di Halle), assistito dal suo vice, il capitano Löser. Questo nonostante ancora non si sapesse se effettivamente ci si trovasse di fronte ad un omicidio: ma secondo l'istruzione numero 81.81 del Ministero degli Interni, questa era la procedura da seguire quando scompariva un bambino.

Le ricerche andarono avanti nei giorni successivi, anche con annunci all'altoparlante. Due giorni dopo venne pubblicata sul giornale locale Freiheit un annuncio di scomparsa con una foto del bambino, cosa questa piuttosto inusuale nella RDT.[2] Vennero ispezionati gli edifici, i plattenbauten, che al loro interno presentavano spesso stanze vuote, scale, solai di servizio o di deposito, molto usati dai bambini per andarci a giocare. La polizia ispezionò anche le condutture sotterranee, i cosiddetti "collettori". Qui vennero ritrovate molte cose, compresa della refurtiva, ma del bambino nessuna traccia.

Ritrovamento del corpo[modifica | modifica wikitesto]

La valigia con i fogli di giornale ed i cruciverba

Quattordici giorni dopo la scomparsa del bambino, arrivò il primo risultato. Uwe Theuerkorn, un ragazzo di diciannove anni addetto alla manutenzione dei binari della Deutsche Reichsbahn, si imbatté in una vecchia valigia marrone di cartone, abbandonata nella neve ai lati dei binari nella tratta Halle-Lipsia, al km 107.4 tra le localtà di Schkeuditz e Lützschena[2] e presumibilmente lanciata da un treno in corsa. L'operaio, con una lunga chiave da lavoro, tenendosi a distanza la aprì nella speranza - dichiarò in seguito - di trovarci dei soldi, oppure dei jeans occidentali: in entrambi i casi, si sarebbe tenuto ciò che aveva trovato senza sporgere alcuna denuncia.[1] Invece, dopo averla aperta, in mezzo a pagine di vecchi giornali, scorse una gamba dentro ad un sacchetto di plastica. Con la chiave provò a toccarla per vedere se si muoveva, poi si rese conto che quello che aveva trovato era il corpo di un bambino. Sbracciandosi fermò il primo treno di passaggio.

Verso mezzogiorno la valigia fu portata all'istituto di medicina legale di Halle, diretto dal prof. Wolfgang Dürwald. Ben presto si ebbe la conferma che quel bambino era proprio Lars Bense. L'autopsia, alla quale presenziò anche Schwarz, stabilì che il bambino aveva subito abusi sessuali ed era stato colpito con un oggetto contundente; inoltre, il cadavere presentava diverse ferite da arma da taglio. Le ferite erano concentrate soprattutto nella parte superiore del corpo e, nella zona della testa. Schwarz mise in sicurezza la valigia ed i giornali, bagnati per via della neve, per procedere alla rilevazione di eventuali impronte digitali. Con sorpresa, all'interno dei quotidiani, gli investigatori scoprirono che molti cruciverba erano stati compilati. Sei erano stati quasi completati, gli altri erano quasi tutti appena iniziati, con sole alcune parole inserite:

Luogo di lotta: arena; Affluente del Volga: Moscova; Prodotto animale: uovo.

Tutto con la stessa calligrafia.[1] In seguito l'assassino confessò di aver riempito la valigia "per evitare che il sangue fuoriuscisse" durante il trasporto.[2]

Indagini[modifica | modifica wikitesto]

La polizia aveva pochi elementi a disposizione. L'assassino doveva essere un uomo, probabilmente senza auto visto che aveva gettato la valigia dal treno. Siccome secondo gli esperti c'era il concreto pericolo che l'assassino continuasse ad uccidere, la SED fece notevoli pressioni sugli inquirenti per risolvere il caso il più rapidamente possibile. La valigia era un vecchio prodotto in cartone rigido realizzato e venduto diffusamente, impossibile risalire al proprietario. Fu così esposta per diverse settimane nella vetrina di un piccolo negozio, proprio di fronte al cinema in cui Lars Bense sarebbe dovuto andare il giorno della sua scomparsa. Gli investigatori della commissione omicidi avevano installato nella vetrina una telecamera nascosta, nella convinzione che passando lì davanti non solo eventuali testimoni si sarebbero fermati a guardarla, ma anche l'assassino non avrebbe resistito dal darci un'occhiata. Ma non successe nulla, anche perché non si poteva dire quale era il motivo per cui si ricercavano testimonianze su questa valigia: era sconveniente parlare di abusi sessuali sui minori, questi erano una malattia dell'occidente capitalista, impensabile in una società più progredita.[1] Per questo motivo, di fianco alla valigia c'era un biglietto in cui era scritto soltanto che si trattava di un "grave reato".

Anche il sacchetto di plastica si rivelò una pista non perseguibile, in quanto si trattava della confezione di un piumino di cui se ne erano venduti migliaia di esemplari.

Le indagini non decollavano e così, parallelamente alle piste più ortodosse, agli investigatori venne un'idea insolita: seguire la traccia dei giornali trovati nella valigia, diversi numeri di "Freiheit", il quotidiano legato alla SED nell'edizione di Halle-Neustadt, il giornale Junge Welt della FDJ, la rivista per donne Für Dich ed anche una copia del Berliner Zeitung am Abend. Gli investigatori si concentrarono proprio sui cruciverba, nella speranza che la calligrafia potesse condurli all'assassino di Lars. La ricerca dell'autore dei cruciverba sembrò fattibile e promettente, giacché la calligrafia era molto particolare e saltava facilmente all'occhio: ad esempio la "A" presentava sempre un'interruzione grafica tra il gambo verticale sinistro e l'arco superiore della lettera; similmente accadeva per le lettere "B", "D" ed "E", nella "Z" invece c'era sempre un piccolo tratteggio incrociato nel mezzo. Fu così costituita una Commissione omicidi allargata, alle dirette dipendenze del tenente Adolf Döling dell'ufficio distrettuale della Volkspolizei di Halle: il suo compito consisteva nell'acquisire le prove calligrafiche raccolte e di consegnarle agli esperti calligrafici, coordinati dal capitano Werner Brettschneider.[3] Brettschneider realizzò una tavola in cui venivano presentate le peculiarità grafiche della calligrafia cercata, in modo tale che anche poliziotti non specializzati in calligrafia potessero collaborare nella ricerca.

Fu imbastita un'azione unica nella storia della criminalistica della RDT. Agenti della Volkspolizei e volontari vennero inviati porta a porta per le case di Halle-Neustadt, dove raccolsero sistematicamente 21.000 campioni calligrafici, cosa che nel gergo della Volkspolizei fu indicata come "prestazione calligrafica individuale" (individuelle Schreibleistungen). Gli agenti avevano dei fogli di carta prestampata: li consegnavano agli abitanti e poi dettavano loro una frase, che doveva essere scritta in caratteri grandi. Il primo testo era molto complesso, parlava di vacanze invernali, di garanzia della produzione ed era molto lungo, perché si cercava di far apparire quante più volte possibile i caratteri alfabetici più caratteristici: per la raccolta di ogni campione però gli agenti potevano impiegare anche mezzora o tre quarti d'ora.[1] Successivamente la prova fu semplificata e sostituita con questa frase:

"Ein zweitägiges Kolloquium, das am Dienstag in Berlin begann, befasst sich mit Karl-Friedrich Schinkels Werk und dessen Bedeutung für die DDR."

(Una discussione di due giorni, che è cominciata martedì a Berlino, si occupa dell'opera di Karl-Friedrich Schinkel e della sua importanza per la RDT.)

Ufficialmente la prova calligrafica era volontaria. Ed effettivamente ci furono dei cittadini che si rifiutarono di fornirla. Schwarz dichiarò[1] che di solito erano i funzionari di partito a rifiutarsi, in quanto ritenevano che il loro status li rendesse al di sopra di ogni sospetto. Ma attraverso pressioni riuscirono ad ottenere il campione calligrafico anche da loro.

Parallelamente vennero analizzati anche altri archivi documentali, in particolare gli atti della previdenza sociale e delle anagrafi: furono messe sotto la lente di ingrandimento circa 3.000 richieste di alloggio, 40.000 registrazioni di automobili, 250.000 richieste di documenti d'identità e 90.000 moduli postali per telegrammi. Anche la Stasi partecipò all'operazione: i suoi collaboratori analizzarono più di 100.000 fascicoli personali di diverse aziende. I Giovani Pionieri (i bambini dai sei ai dieci anni che facevano parte dell'organizzazione giovanile di Stato "Ernst Thälmann") raccolsero per le strade ed al macero circa 60 tonnellate di carta straccia, registrata per area di provenienza, affinché gli investigatori vi potessero cercare all'interno dei cruciverba compilati e restringere così la zona di ricerca. Nel frattempo però il perito era giunto ad un esito sorprendente: la scrittura dei cruciverba apparteneva ad una donna di mezza età,[2] il che fece vacillare la teoria iniziale dell'omicida pedofilo, anche per la difficoltà di procurare certe ferite e di portarsi poi in giro la pesante valigia con il bambino dentro. Il compilatore di cruciverba non era dunque l'assassino, ma probabilmente lo conosceva.[1]

Sei settimane dopo il ritrovamento della valigia, gli investigatori si rivolsero alla Università Humboldt di Berlino, dove il professor Hans Girod dirigeva il Dipartimento di criminalistica. Il primo punto era capire quale fosse stato il luogo del delitto: secondo il professore, la valigia, il sacchetto, i giornali, tutto faceva intendere ad un omicidio avvenuto all'interno, un appartamento, un garage, un capanno. In secondo luogo si voleva tracciare un profilo psicologico di Lars per comprendere come avrebbe potuto reagire di fronte alla strategia di accalappiamento da parte del maniaco sessuale.[1] Da questa analisi, il professore individuò tre tipologie di colpevole:

a) un adulto, una persona che rappresenta l'autorità e che può convincere il bambino a seguirlo volontariamente: un poliziotto, un insegnante, un qualcuno con la divisa;

b) un conoscente o addirittura un parente;

c) un ragazzo più giovane, in grado attraverso il suo linguaggio di guadagnare la fiducia di Lars.

Questo portò ad interrogare persone già note come omosessuali o con precedenti di pedofilia. Vennero interrogate 1.792 persone, ma anche questi interrogatori non portarono ad alcun risultato.

A fine marzo Schwarz venne chiamato a rapporto. Nel suo rapporto citava anche altri reati che erano stati incidentalmente scoperti nel corso delle vaste indagini, in particolare ne furono risolti sedici che nulla avevano a che fare con l'omicidio.[1] Tra gli altri, nel verificare gli alibi degli interrogati, la polizia scoprì che gli addetti alla pulizia della città avevano manipolato gli indicatori della benzina delle macchine di servizio, utilizzando invece i rifornimenti per le loro auto private. Schwarz fu però redarguito, avrebbe dovuto ignorare questi reati e concentrarsi esclusivamente sull'omicidio di Lars Bense. il 28 marzo a Schwarz fu ordinato di trasferire tutti gli atti dell'indagine al suo superiore: rimase direttore della Commissione Omicidi, ma il caso Bense fu affidato al suo vice. In seguito il tenente Adolf Döning venne nominato direttore delle perizie calligrafiche.

Su richiesta della polizia, il quotidiano regionale "Freiheit" lanciò un concorso basato sulla risoluzione di un facile cruciverba, mettendo in palio 10 marchi dell'Est a chi l'avesse restituito correttamente risolto.

Col passare del tempo, negli agenti di polizia crescevano i dubbi sulle possibilità di successo della loro ricerca calligrafica. A partire da agosto, il tenente Döning aveva deciso di infilare tra le prove da analizzare anche dei falsi molto simili alla calligrafia ricercata, per essere sicuri che i ricercatori, dopo mesi di ricerca monotona ed infruttuosa, fossero ancora sufficientemente attenti.

Ad ottobre 1981 erano state raccolte 20.000 prove calligrafiche tra residenti e chi nel frattempo si era trasferiti: soltanto un quarto circa della popolazione di Halle-Neustadt. Per i defunti che all'epoca del delitto erano ancora in vita, si chiesero agli eredi delle vecchie prove calligrafiche. Si cercò di accelerare le indagini semplificando ulteriormente le modalità di raccolta dei campioni di scrittura, ideando uno schema di cruciverba da far compilare solo con nove parole, contenenti le lettere più facilmente individuabili. Le parole erano:

Dame, Uta, Lehrer. Gage, Hut, Ski. Page, Raps, Cello.

(Signora, Uta, Insegnante, Ingaggio, Cappello, Sci, Paggio, Colza, Violoncello).

Soluzione[modifica | modifica wikitesto]

La raccolta e l'analisi avvenivano separatamente palazzo per palazzo, annotando anche gli assenti, che venivano poi individuati per prelevare anche da loro il campione calligrafico.

Il 10 novembre 1981 fu il turno del Block 398 ad essere visitato dagli agenti della polizia, a nemmeno 400 metri di distanza in linea d'aria dalla casa della famiglia Bense. Tra gli abitanti di questo condominio di cinque piani c'era anche la signora Ingeborg Grüneberg, sui 45 anni. Che però non era in loco: l'agente viene a sapere che la signora Grüneberg stava facendo la stagione a Wustrow, località balneare sul Mar Baltico. Come previsto, la polizia del luogo fu incaricata di andare a prelevare un campione calligrafico: la signora lavorava come cameriera in un locale direttamente sul mare, dove le venne sottoposto il cruciverba. La prova così raccolta fu inviata ad Halle, dove arrivò venerdì 13 novembre, prima di essere analizzata il successivo martedì 17. La calligrafia combaciava: al campione numero 551.198 finalmente venne individuata una calligrafia identica a quella dei cruciverba della valigia.

All'immediata richiesta di una verifica, si scoprì che la signora Grüneberg quel giorno non era in servizio, ma era in viaggio verso Werder, vicino a Potsdam, da dove sarebbe partita con la figlia ventenne Kerstin (oggi Kerstin Apel) per andare in vacanza. La sera stessa, Döning partì da Halle con due macchine della polizia per andare a Werder. Tra le 17.30 e le 18.00 le due donne, totalmente sorprese ed ignare, furono prelevate dalla polizia per essere portate in commissariato. Nel viaggio verso Halle, conversando con le due donne, Döning cominciò a raccogliere informazioni utili. In particolare venne a sapere che la figlia aveva un fidanzato di diciannove anni: Matthias S., anche lui residente ad Halle-Neustadt in casa con i genitori e che presentava un profilo compatibile a quello del presunto colpevole. Una volta venuti a conoscenza del nome, immediatamente via radio partì la ricerca, che portò in Turingia: a Friedrichroda, un anno prima, era stata costruita dalla Freier Deutscher Gewerskschaftsbund una casa di riposo intitolata ad August Bebel e Matthias era stato assunto come tecnico nel reparto caldaie. Matthias venne arrestato direttamente sul posto di lavoro e portato ad Halle.

La signora Ingeborg Grüneberg riconosce la sua valigia.

Il ragazzo venne immediatamente interrogato dal procuratore Wölfel mentre contemporaneamente, in un'altra stanza nello stesso piano, Döning si occupava di interrogare la signora Grüneberg. Inizialmente alla donna non venne detto su cosa si stesse indagando. Le vennero mostrate delle valigie di cartone, l'una diversa dall'altra, e lei riconobbe come sua proprio quella usata dall'assassino per sbarazzarsi del corpo. Poté comunque provare che al momento del reato non si trovava ad Halle, dove però poteva esserci il fidanzato diciannovenne di sua figlia, al quale aveva lasciato le chiavi del suo appartamento.

L'interrogatorio di Matthias S. durò fino a notte inoltrata. Dopo aver inizialmente respinto ogni accusa, alla fine Matthias confessò in modo dettagliato cosa era avvenuto nel pomeriggio di quel 15 gennaio 1981: aveva avvicinato il bambino che era in attesa davanti al cinema e, mostrandogli delle macchinine giocattolo, l'aveva convinto a seguirlo e lo aveva portato nell'appartamento della signora Grüneberg, dove abusò di lui. Per paura che il bambino parlasse, prima lo stordì con dei colpi di martello, poi lo adagiò nella vasca da bagno dove con il martello lo colpì ripetutamente alla nuca. Non sicuro che fosse morto, finì il bambino con una serie di coltellate al cuore. Occultò il cadavere in una vecchia valigia trovata nella casa della madre della fidanzata, la riempì con dei giornali trovati in casa e salì su un treno per Lipsia; durante il viaggio, gettò la valigia dal finestrino. La notizia fu pubblicata in seconda pagina, in modo abbastanza anonimo.

Processo e condanna[modifica | modifica wikitesto]

Il processo contro Matthias S. fu aperto nell'estate del 1982. L'accusa fu di omicidio commesso in occasione del delitto di violenza sessuale. Durante il processo vennero fuori molte cose riguardanti la vita dell'imputato: in particolare, da quando aveva assistito da bambino all'uccisione di un maiale presso la fattoria del nonno, la sua vita era stata pervasa da strazianti fantasie omicide, cui alla fine aveva ceduto. La fidanzata testimoniò che Matthias aveva anche una sessualità disturbata, e che prima di avere un rapporto lei era costretta a parlargli di bambini. Matthias le aveva anche confessato che una sua fantasia era quella di ucciderne uno.[1]

Il tribunale distrettuale di Halle accolse la richiesta del procuratore e condannò Matthias S. all'ergastolo, con contestuale privazione dei diritti civili. Solo dieci anni prima un assassino di un bambino era stato condannato a morte, nel frattempo però la pena capitale era stata ritenuta politicamente inopportuna.

Matthias S. fu rinchiuso nel carcere di Brandeburgo, dove però scontò soltanto dieci anni. Nel frattempo, infatti, ci fu la Wende, la svolta che portò alla riunificazione tedesca. All'epoca dei fatti Matthias S. aveva 19 anni e per la legge della Germania Ovest era ancora minorenne. Nel 1991 la procura della Repubblica Federale Tedesca chiese la riapertura del processo: la nuova sentenza, emessa il 20 maggio del 1992, fu ancora della massima pena per omicidio, massima pena che però per un minorenne ammontava a soli dieci anni di carcere minorile, pena dunque già scontata. La sentenza però sancì precauzionalmente l'internamento psichiatrico per poter escludere con un certo margine di sicurezza ulteriori omicidi.

Matthias S. rimase ricoverato in trattamento psichiatrico obbligatorio a Uchtspringe fino al 1996 ed in seguito passò tre anni in un progetto di residenza assistita. Nel 1999 fu rilasciato definitivamente e, secondo quando riportò la stampa, si trasferì in Turingia.[4] In realtà si era trasferito con sua moglie ed il figlio di 11 anni che lei aveva avuto da una precedente relazione a Magdeburgo, dove viveva in incognito con il cognome della moglie. Ricoverato per un tumore presso una clinica diaconica delle Pfeiffersche Stiftungen, morì a 50 anni proprio il 15 gennaio 2013, esattamente nel giorno del 32° anniversario del suo delitto. Il 2 febbraio 2013 fu sepolto nel cimitero Westfriedhof di Magdeburgo.[5] Nel necrologio, madre e figlia scrissero:

"Quando pensiamo a lui, non vogliamo essere tristi, vogliamo avere il coraggio di parlare di lui..."[6]

Padri distrutti[modifica | modifica wikitesto]

Lars Bense riposa al Nordfriedhof di Halle.

La sua scomparsa distrusse anche la vita del padre: prima la separazione dalla moglie, poi i problemi con l'alcol. Dopo la riunificazione tedesca, il sig. Bense divenne ospite fisso della locale Bahnhofsmission[7]. Morì il 15 gennaio 1994, proprio nel giorno del 13° anniversario della morte del figlio. La madre e la sorella di Lars vissero ancora a lungo nell'appartamento in Gerhard-Marcks-Straße, prima di trasferirsi altrove.[8]

Nonostante gli sforzi degli investigatori di tenere sotto controllo l'omicida e di non menzionare mai il suo nome, la sua identità si diffuse velocemente. Per sottrarre i suoi genitori dalla luce dei riflettori, fu loro assegnato un nuovo appartamento in un'altra città, nonché due nuovi lavori. Il padre di Matthias, che già prima dell'omicidio era alcolista, non riuscì comunque ad elaborare il crimine del figlio e si suicidò qualche anno più tardi.

Riapertura del caso[modifica | modifica wikitesto]

Nel febbraio 2013 la procura di Halle avviò un'indagine giudiziaria per omicidio contro Kerstin Apel, l'allora ragazza di Matthias. Questo a seguito della pubblicazione da parte della Apel del romanzo Der Kreuzworträtselmord. Die wahre Geschichte (in italiano "L'omicidio del cruciverba: la vera storia"), nel quale sono inseriti dei dettagli che si discostano da quanto da lei dichiarato duranti gli interrogatori dell'epoca. In particolare, nel libro la Apel afferma di aver sorpreso il fidanzato mentre stava tenendo il bambino nella vasca da bagno. "E quando ho sentito ancora quel terribile rumore dal bagno, mi sono messa le mani sulle orecchie."[9] Il bambino avrebbe tentato di divincolarsi con le gambe fino a quando Mathias non lo ebbe pugnalato a morte con un coltello da cucina. La Apel sarebbe stata poi costretta dal fidanzato ad aiutarlo a sbarazzarsi del corpo.

La procura aprì dunque un'indagine per verificare un possibile concorso in reato.[10][11] La direttrice della casa editrice Sutton Verlag negò qualsiasi collegamento tra il contenuto del romanzo e l'omicidio di Lars: "La storia è di pura fantasia e non rappresenta alcuna confessione"; inoltre, nella prefazione del libro è esplicitamente dichiarato che trattasi di romanzo, basato sì su fatti realmente accaduti, "ma per il resto liberamente inventato".[12]

Le indagini furono chiuse nell'aprile del 2014 per insufficienza di prove. Il procuratore Klaus Wiechmann dichiarò che non vi erano prove che confermassero il coinvolgimento della Apel, la quale durante gli interrogatori dichiarò che gli episodi incriminati fossero "finzione" e "un modo per aumentare la tensione del romanzo". Affermazione ormai inconfutabile dato che l'unico testimone oculare possibile, l'assassino, nel frattempo era deceduto.[13]

Opere ispirate al caso[modifica | modifica wikitesto]

Il caso e la sua soluzione divennero il soggetto del libro Der Kreuzworträtselmord und andere Kriminalfälle aus der DDR di Hans Girod.

Questo caso fu utilizzato anche nel 1988 per un episodio della serie televisiva poliziesca della germania orientale Polizeiruf 110 con il titolo "Il caso del cruciverba" (Der Kreuzworträtselfall).

Nel 1993 Kai Meyer realizzò il libro Der Kreuzworträtselmörder, in cui ricostruì il caso nel dettaglio.

Rilevanza[modifica | modifica wikitesto]

Il caso è annoverato come quello con il maggior utilizzo di campioni calligrafici al mondo (551.198). Quando qualcuno si rifiutava di fornire volontariamente una prova calligrafica, questa veniva in qualche modo ottenuta segretamente.[14] Per via della particolare urgenza, le indagini furono supportate in modo determinante dai collaboratori dell'amministrazione distrettuale e dal dipartimento distrettuale della Stasi.

Una siffatta vasta operazione di polizia non sarebbe stata possibile ai sensi del diritto della Germania Ovest: tuttavia nel 2006 nell'ambito della cosiddetta "Operazione Mikado" tutte le 22 milioni di carte di credito tedesche furono esaminate di nascosto alla ricerca di un determinato importo.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti[modifica | modifica wikitesto]

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Der Kreuzworträtsel-Mord, su https:.
  2. ^ a b c d Kreuzworträtsel-Mord Treffer bei Probe 551 198, su mz-web.de.
  3. ^ Fernsehen der DDR: Dezernat KT. Trasmissione di Birgit Haupt et al., 1985.
  4. ^ Neue Ermittlungen zum Kreuzworträtselmord: "Es ist genau so geschehen", in Spiegel Online, 08/02/2013. URL consultato il 20/11/2018.
  5. ^ Magdeburger Volksstimme: Kreuzworträtsel-Mörder starb in Magdeburg. 11. Februar 2013, abgerufen am 7. August 2016.
  6. ^ Kreuzworträtsel-Mörder heimlich beerdigt, su bild.de.
  7. ^ La Bahnhofsmission è un'organizzazione di soccorso cristiana con punti di contatto gratuiti in 105 stazioni ferroviarie in Germania. Altri servizi sociali di stazione con compiti simili esistono in Austria, Francia, Svizzera, Regno Unito e altri paesi europei. Tali missioni vengono gestite in modo coordinato dalle Diaconie protestanti e dalla Caritas cattolica.
  8. ^ Kreuzworträtsel-Fall Mörder starb 32 Jahre nach Verschwinden des Opfers, su mz-web.de.
  9. ^ Kreuzworträtsel-Mörder starb in Magdeburg, su volksstimme.de.
  10. ^ Nell'ordinamento tedesco, il legislatore distingue le varie ipotesi di concorso in reato in istigazione (Anistiftung), agevolazione o assistenza (Beihilfe) e correità (Mittäterschaft). Nella fattispecie la ragazza fu accusata di assistenza e correità.
  11. ^ Verbrechen in der DDR: Kreuzworträtselmord wird nach 32 Jahren neu aufgerollt., in Spiegel Online, 08/02/2013. URL consultato il 20/11/2018.
  12. ^ Staatsanwaltschaft ermittelt wieder im Kreuzworträtsel-Mord., in Frankfurter Allgemeine Zeitung, 08/02/2013. URL consultato il 20/11/2018.
  13. ^ Kreuzworträtselmord: Ermittlungen gegen Ex-Freundin eingestellt, in Berliner Zeitung, 14/04/2014. URL consultato il 20/11/2018.
  14. ^ Das Erste: Der Kreuzworträtsel-Mord. (critica al film di Gunther Scholz). Trasmissione: 08/06/2000; ultimo accesso il 20/11/2018

Categoria:Omicidio