Tullio Tedeschi

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Tullio Tedeschi
NascitaIsernia, 15 luglio 1910
MorteIsernia, 2 novembre 1987
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Marina Militare
Anni di servizio1927-1947
GradoCapo di prima classe
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieAttacco alla Baia di Suda
Decorazionivedi qui
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Tullio Tedeschi (Isernia, 15 luglio 1910Isernia, 2 novembre 1987) è stato un militare italiano, sottufficiale della Regia Marina attivo nella Xª Flottiglia MAS prima, e in Mariassalto dopo, durante la seconda guerra mondiale. È stato decorato con la Medaglia d'oro al valor militare a vivente per l'azione del 26 marzo 1941.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Isernia il 15 luglio 1910 figlio di Felice e di Angiolina Milone, ed entrò volontario nella Regia Marina nel luglio 1927. Frequentò la Scuola Meccanici di Venezia e le sue abilità lo fecero avanzare al grado di sottocapo nell'ottobre 1929, imbarcandosi successivamente sul cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi a Genova e poi, nel 1930, sulla cannoniera Ermanno Carlotto e nel 1933 nel cacciatorpediniere Euro.

Dopo aver frequentato il Corso I.G.P. (Istruzione Generale e Professionale) ed ottenuta la promozione a secondo capo, nel febbraio 1934 entrò a far parte dell'equipaggio dei sommergibile Santorre Santarosa, passando poi sull'X 3 rimanendovi fino all'agosto 1935. Allo scoppio della guerra d'Etiopia fu inviato in missione per conto del Ministero degli Affari Esteri, stabilendosi prima presso la Legazione italiana di Addis Abeba e nella stazione R.T. del Comando Superiore in Africa Orientale ad Asmara.

Rientrato in Italia nel gennaio 1936 fu destinato dapprima all'Ufficio Tecnico delle Armi Navali di Milano, riuscendo quindi ad entrare nella Xª Flottiglia MAS, stabilendosi prima a Venezia e poi a Lero, nel mar Egeo. Nel 1940, quando ritornò in Italia, fu promosso secondo capo scelto e diventò operatore dei mezzi speciali d'assalto. Per forzare la Baia di Suda fu necessario, per il sommozzatore italiano, ritornare a Lero, da dove partì insieme ad altri 5 operatori verso il porto nemico il 26 marzo 1941. La missione, curata nei minimi dettagli dal comandante dei mezzi d'assalto di superficie, capitano di fregata Vittorio Moccagatta, fu il primo successo per i mezzi d'assalto della Regia Marina. In base agli ordini di attacco assegnati sul luogo dal capo spedizione tenente di vascello Luigi Faggioni,[1] il suo barchino MTM, insieme a quello del sottotenente di vascello Angelo Cabrini, aveva come obiettivo l'incrociatore pesante York[1] della Royal Navy, ancorato nella baia. La manovra di attacco per non perdere l'effetto sorpresa, prevedeva l'avvicinamento nel massimo silenzio possibile fino a circa centocinquanta metri dall'obiettivo, dopodiché ci si lanciava alla massima velocità. Una volta puntato il barchino contro il bersaglio venivano bloccati i timoni di direzione dello stesso; giunti a circa ottanta metri il seggiolino veniva sbalzato in mare e il pilota lo usava come zatterino per salvarsi dallo scoppio che lo avrebbe ucciso se fosse rimasto immerso in acqua.

L'attacco culminò con l'affondamento dell'incrociatore York,[1] ad opera del suo barchino e dell'MTM 2 guidato da Cabrini, e con il grave danneggiamento della petroliera Pericles da 8.324 tsl,[1] e gli valse la concessione della Medaglia d'oro al valor militare a vivente. In seguito all'azione fu preso prigioniero dagli inglesi e rimpatriato solo nel marzo 1944 per unirsi a Mariassalto durante la guerra di liberazione.

Dopo il conflitto prestò servizio all'Ufficio Tecnico dell'Autoreparto del Ministero della Marina e nel novembre 1947, a domanda, fu collocato in congedo ed iscritto nel Ruolo d'Onore, dove conseguì la promozione a capo di prima classe.

L'ex membro della Xª MAS morì ad Isernia, la sua città natale, il 2 novembre 1987.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'Oro al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Coraggioso e tenace operatore di mezzi d'assalto di superficie, con altri valorosi già compagni dei rischi e delle fatiche di un durissimo addestramento, dopo una difficile navigazione, forzava una ben munita base navale avversaria, superando un triplice ordine di ostruzioni. Nella rada violata, quando già imminente era l'alba, con freddezza pari al coraggio attendeva, riunito ai compagni, che il Comandante della spedizione procedesse al riconoscimento ravvicinato degli obiettivi e li assegnasse all'audacia dei suoi uomini. Una volta ottenuto il via si lanciava con saldo animo all'assalto contro un incrociatore pesante nemico affondandolo, con l'azione concomitante di un altro assalitore e coronando con successo, con l'alto spirito aggressivo, la concezione teoricamente perfetta dell'impresa. Degno in tutto delle più pure tradizioni di eroismo della Marina italiana.»
— Suda, 26 marzo 1941
— Decreto Luogotenenziale 31 agosto 1944

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Brescia 2012, p. 231.
  2. ^ Morto Tullio Tedeschi, uno del "siluri umani", su archiviolastampa.it, 3 novembre 1987.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Junio Valerio Borghese, Decima Flottiglia MAS, Milano, Garzanti, 1950.
  • (EN) Maurizio Brescia, Mussolini's Navy: A Reference Guide to the Regia Marina 1930-1945, Barnsley, Seaforth Publishing, 2012, ISBN 1-84832-115-5.
  • L. Emilio Longo, I reparti speciali italiani nella seconda guerra mondiale, Milano, Ugo Mursia Editore, 1991, ISBN 978-88-425-0734-5.
  • Arrigo Petacco, Battaglie navali del Mediterraneo nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1995, ISBN 978-88-04-42412-3.
  • Spigai, Virgilio, Cento uomini contro due flotte, Marina di Carrara, Associazione Amici di Teseo Tesei, 2007, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]