Paracentrotus lividus: differenze tra le versioni
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Si nutre di alghe ma anche di piccoli animali e spugne, ed è tra i pochi organismi in grado di cibarsi direttamente delle foglie di ''[[Posidonia oceanica]]'' principalmente nelle ore notturne. Anche se vive nelle zone meno profonde e quindi più luminose ha bisogno di ombra e quindi si ricopre con pezzetti di Posidonia, sassolini e conchiglie, che vengono trattenuti con i peduncoli a ventosa. |
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L'osservazione di ''P. lividus'' consentì nel [[1875]] a [[Oskar Hertwig]] di descrivere per la prima volta la fusione dello spermatozoo con la cellula uovo al momento della [[fecondazione]]. Da allora il riccio di mare è diventato un [[organismo modello]] prezioso per lo studio dell'[[embriologia]]. |
Versione delle 00:05, 19 set 2016
Riccio femmina | |
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Esemplari di Paracentrotus lividus nel loro habitat. | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Echinodermata |
Classe | Echinoidea |
Sottoclasse | Euechinoidea |
Infraclasse | Carinacea |
Superordine | Echinacea |
Ordine | Camarodonta |
Infraordine | Echinidea |
Famiglia | Parechinidae |
Genere | Paracentrotus |
Specie | P. lividus |
Nomenclatura binomiale | |
Paracentrotus lividus (Lamarck, 1816) | |
Sinonimi | |
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Il riccio femmina (Paracentrotus lividus (Lamarck, 1816)) è un riccio di mare della famiglia Parechinidae.[1]
Il nome comune deriva dall'erronea convinzione che si tratti dell'esemplare femminile di Arbacia lixula, che è in realtà una specie differente[2].
Distribuzione e habitat
È molto comune in tutto il Mar Mediterraneo e nell'Atlantico orientale, dalla Scozia alle Canarie.
Vive sui fondali rocciosi e popola le praterie di Posidonia oceanica, da 0 a 30 metri di profondità.
Descrizione
Larva
Il riccio appena nato si presenta sotto forma di una piccola larva gelatinosa di pochi millimetri, a simmetria bilaterale, chiamata pluteo, dal cui corpo si dipartono da 4 a 6 braccia. Questo stadio dura dalle 4 alle 6 settimane, durante le quali il pluteo viene trasportato dalle correnti marine.
Adulto
Al pari degli altri echinodermi presenta simmetria pentaraggiata.
Presenta uno scheletro calcareo, impropriamente detto guscio, che può raggiungere i 7 cm di diametro, munito di lunghi aculei mobili e, sulla superficie ventrale, di tante piccole estroflessioni con estremità a ventosa, dette pedicelli ambulacrali, che gli consentono di spostarsi. La colorazione può essere delle varie sfumature del viola, del marrone e del verdastro.
L'apparato boccale è costituito da 5 elementi scheletrici mobili, ciascuno provvisto di un dente.
Per respirare utilizza delle piccole branchie che pompano in continuazione acqua.
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Aspetto generale visto di profilo.
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Faccia aborale (superiore).
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Faccia orale (inferiore), con la bocca al centro.
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Primo piano degli aculei, caratterizzati da un cerchio chiaro alla base.
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Giovanile bruno.
Biologia
Si nutre di alghe ma anche di piccoli animali e spugne, ed è tra i pochi organismi in grado di cibarsi direttamente delle foglie di Posidonia oceanica principalmente nelle ore notturne. Anche se vive nelle zone meno profonde e quindi più luminose ha bisogno di ombra e quindi si ricopre con pezzetti di Posidonia, sassolini e conchiglie, che vengono trattenuti con i peduncoli a ventosa.
L'osservazione di P. lividus consentì nel 1875 a Oskar Hertwig di descrivere per la prima volta la fusione dello spermatozoo con la cellula uovo al momento della fecondazione. Da allora il riccio di mare è diventato un organismo modello prezioso per lo studio dell'embriologia.
Commestibilità
Il riccio di mare, come viene comunemente chiamato, è una specie molto ricercata per la prelibatezza delle sue "uova" o meglio gonadi, che vengono consumate prevalentemente crude accompagnate da pane e vino, in cucina vengono usate per la preparazione di numerosi piatti, tra cui gli spaghetti al riccio di mare. Le uova si possono trovare anche confezionate in vasetti sotto vetro. La tradizione vuole che i paesi dove più è ricercato sono quelli latino/mediterranei quali la Francia, l'Italia e la Spagna, ovviamente in prevalenza lungo le fasce costiere ma è consumato più o meno in tutto il mondo. In Italia le regioni dove vi è molta richiesta sono quelle meridionali dove vengono anche organizzate per tradizione popolare sagre e manifestazioni culinarie. In natura il riccio ha tra i suoi competitori principali il sarago e l'orata che nonostante gli aculei, grazie alle possenti dentature che queste specie possiedono, sono in grado di rompere i gusci e divorarne il contenuto ma curiosamente anche tutto il guscio, il sarago particolarmente, non si sa perché, predilige inghiottire anche la lanterna. I subacquei quindi durante le loro immersioni utilizzano spesso il riccio per fare avvicinare i pesci, rompendone il guscio con il coltello, questo metodo ha quindi una forte attrattiva per loro, soprattutto per le voracissime donzelle, si creano infatti degli incredibili assembramenti di molteplici specie, molto apprezzati dai foto o video sub.
Regolamentazioni
In Italia la pesca del P. lividus è regolamentata dal decreto ministeriale del 12 gennaio 1995[3]. Nelle regioni interessate vigono regolamentazioni specifiche sia relative alla dimensione che ai periodi e quantità di prelievo. In Sardegna per esempio tale pesca è consentita generalmente da 1º novembre al 30 marzo, sono consentite ca 50 unità a persona se pescate da privati e ca 3000 se pescate da pescatori subacquei professionisti muniti di apposita licenza rilasciata dalla Regione di pertinenza.[4]
Note
- ^ (EN) Paracentrotus lividus, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 24 novembre 2013.
- ^ Federico Betti, Ricci: maschi o femmine?, su Fondali.it. URL consultato il 24 novembre 2013.
- ^ Decreto ministeriale 12 gennaio 1995, in materia di "Disciplina della pesca del riccio di mare", G.U.R.I. 25 gennaio 1995, n. 20
- ^ Disciplina della pesca del riccio di mare Regione Sardegna 2010
Bibliografia
- Cazale, Vittorio; Saba, Silvia; Solinas, Piero. Guida alla Flora e Fauna marina della Sardegna Nuoro, Archivio Fotografico Sardo, 1999.
- Trainito, Egidio. Atlante di flora e fauna del Mediterraneo. Milano, Il Castello, 2005. ISBN 88-8039-395-2.
Altri progetti
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- Wikispecies contiene informazioni su Paracentrotus lividus
Collegamenti esterni
- Paracentrotus lividus (Lamarck, 1816) Acquario Marino Mediterraneo
- Bibliografia (PDF), su etd.adm.unipi.it.