Pagliaccio: differenze tra le versioni

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Il '''pagliaccio''' (derivato di "[[paglia]]", dall'abito tradizionale che ricorda la tela grezza di rivestimento di un ''pagliericcio''<ref>{{cita web|url=https://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=pagliaccio|sito=Garzanti linguistica|titolo="Pagliaccio"|accesso=16 dicembre 2019}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/vocabolario/pagliaccio/|sito=Vocabolario Treccani|titolo="Pagliàccio"|accesso=16 dicembre 2019}}</ref>), noto anche con l'[[lingua inglese|inglese]] '''Clown''' (derivato dall'[[Lingua islandese|islandese]] ''klunni''), è quel personaggio che ha il compito di divertire gli spettatori, specie negli [[Circo|spettacoli circensi]]. È generalmente vestito in modo buffo, ma non mancano esempi di personaggi più romantici (ad esempio alcuni pagliacci hanno disegnata una lacrima sul viso e un abbigliamento relativamente più sobrio) o versioni cattive, in questo caso nel [[cinema dell'orrore|cinema]] o nella [[letteratura dell'orrore]]. Nel linguaggio corrente, il termine può essere riferito anche a un modo comportamentale, tipico di una persona poco credibile o avvezza a non prendere sul serio un argomento, sinonimo di [[buffone]], in senso non necessariamente negativo, chi ama far divertire il proprio gruppo.
Il '''pagliaccio''' (derivato di "[[paglia]]", dall'abito tradizionale che ricorda la tela grezza di rivestimento di un ''pagliericcio''<ref>{{cita web|url=https://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=pagliaccio|sito=Garzanti linguistica|titolo="Pagliaccio"|accesso=16 dicembre 2019}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/vocabolario/pagliaccio/|sito=Vocabolario Treccani|titolo="Pagliàccio"|accesso=16 dicembre 2019}}</ref>), noto anche con l'[[lingua inglese|inglese]] '''Clown''' (derivato dall'[[Lingua islandese|islandese]] ''klunni''), è quel personaggio che ha il compito di divertire gli spettatori, specie negli [[Circo|spettacoli circensi]]. È generalmente vestito in modo buffo, ma non mancano esempi di personaggi più romantici (ad esempio alcuni pagliacci hanno disegnata una lacrima sul viso e un abbigliamento relativamente più sobrio) o versioni cattive, in questo caso nel [[cinema dell'orrore|cinema]] o nella [[letteratura dell'orrore]]. Nel linguaggio corrente, il termine può essere riferito anche a un modo comportamentale, tipico di una persona poco credibile o avvezza a non prendere sul serio un argomento, sinonimo di [[buffone]], in senso non necessariamente negativo, chi ama far divertire il proprio gruppo.

Versione delle 12:01, 13 ott 2020

Joseph Grimaldi (1778-1837), considerato il primo clown moderno.
David Larible, uno dei clowns più popolari al mondo.

Il pagliaccio (derivato di "paglia", dall'abito tradizionale che ricorda la tela grezza di rivestimento di un pagliericcio[1][2]), noto anche con l'inglese Clown (derivato dall'islandese klunni), è quel personaggio che ha il compito di divertire gli spettatori, specie negli spettacoli circensi. È generalmente vestito in modo buffo, ma non mancano esempi di personaggi più romantici (ad esempio alcuni pagliacci hanno disegnata una lacrima sul viso e un abbigliamento relativamente più sobrio) o versioni cattive, in questo caso nel cinema o nella letteratura dell'orrore. Nel linguaggio corrente, il termine può essere riferito anche a un modo comportamentale, tipico di una persona poco credibile o avvezza a non prendere sul serio un argomento, sinonimo di buffone, in senso non necessariamente negativo, chi ama far divertire il proprio gruppo.

Figura artistica

Gruppo di artisti di strada in parata in costume da pagliaccio

Similmente alla maschera, il pagliaccio ha una posizione artistica di rilievo nel mondo della cultura e, in particolare, del teatro: è infatti una delle figure base del circo, tanto da esserne praticamente un emblema.

Nella tradizione circense occidentale si possono identificare due figure di pagliacci: il Bianco e l'Augusto (in Italia detto anche Toni).

L'effetto comico di una rappresentazione con pagliacci (che ha dato nome alla pagliacciata teatrale) è generato dal contrasto di queste due figure. L'uno (il bianco) autoritario, severo, preciso, in grado di fare (il suo costume tradizionale lo vuole vestito di bianco e col cappello a punta); l'altro (l'Augusto) incapace, pasticcione e stralunato (abiti fuori misura e scarpe giganti).

Da un punto di vista storico-cronologico il primo esempio noto fu introdotto nel 1780 al circo Astley, con l'esibizione del pagliaccio Burt che parodiava i cavallerizzi.[3] Ai primi dell'Ottocento, Joseph Grimaldi trasformò la figura scenica del pagliaccio, convertendola in clown "teatrale" dotato anche di parola.

Clemente Filippo Laurent ideò i fantasiosi costumi a pailettes, mentre Boswell e Jean-Baptiste Auriol[4] vengono ricordati come i primi pagliacci acrobati, i fratelli Price come i primi clown cantanti, Billy-Hayden come il primo a parlare, Lonny Olchansky e Lulu Crastor come le prime clownesse, nella seconda metà del XIX secolo.[5][6] Se ai fratelli Hanlon Lee venne attribuita l'introduzione della pantomima acrobatica, con Tom Belling nel 1864 nacque la figura della spalla del pagliaccio, ossia il bianco. In Unione Sovietica, nel Novecento, si diffuse il pagliaccio politicizzato (anticipato nel 1905 dal milanese Giacomo Cireni, in arte "Giacomino"), che vide esponenti come Karandaš e Oleg Popov (allievo di Karandaš,[7] al pari di Yuri Nikulin[8]), che, assieme a sua moglie Alexandra Popova, formò una coppia comica che divenne tra le più celebri del tempo.[3] Una continuità con la tradizione sovietica è stata mantenuta da Slava Polunin, che però ammette anche l'influenza italiana di Federico Fellini e Dario Fo.[9]

Celebre nel Novecento è anche la famiglia Fratellini, che ha dato, su più generazioni, numerose figure di clown e poliedrici artisti circensi, attivi per vari decenni.[10]

Altre tipologie di pagliaccio

  • Il Tramp è il pagliaccio di strada, straccione, romantico e un po' sognatore. Un epigono di questo genere può essere considerato il personaggio di Charlot.
  • Il nuovo clown: è il clown di cui si occupa Pierre Byland, prima allievo e poi insegnante presso la Scuola internazionale di teatro Jacques Lecoq di Parigi.[11]
  • Il clown assassino, nato principalmente dal romanzo It di Stephen King.

Il pagliaccio nella letteratura e nell'arte

Anna Chromy, Clown, 1982, olio su tela, 130x95 cm

Del pagliaccio l'arte preferisce spesso una figura più o meno malinconica, e a seconda dell'opera viene rappresentato l'uomo nei panni da pagliaccio, sebbene non manchino le rappresentazioni della classica maschera divertente e buffa che è nell'immaginario dei bambini. Una delle pagine che più riassumono la doppia personalità del pagliaccio è senza dubbio quella nell'opera Pagliacci, che annovera tra le pagine più toccanti l'aria Vesti la giubba, tra le pagine d'opera più note ed il primo disco a vendere più di un milione di copie, grazie anche all'interpretazione di Enrico Caruso.

Nel 1970 Federico Fellini realizzò I clowns, un lungometraggio televisivo per la RAI che, in equilibrio tra realtà documentaristica e fantasia, indaga sulle biografie di celebri pagliacci,[12] soffermandosi soprattutto su quelli amati dal regista romagnolo durante la sua infanzia.

Rovesciandone il ruolo giocoso e ridanciano, il pagliaccio è stato associato anche a una figura inquietante, psicopatica e folle, come nel romanzo It di Stephen King, dal quale sono stati tratti, omonimi, una miniserie in due puntate nel 1990, un film nel 2017 e un sequel (It - Capitolo due); nonché nella declinazione splatter diretta da Rob Zombie in 31.[13] Altri noti esempi di clown malvagi sono il Joker di Batman e Kefka Palazzo, antagonista del videogioco Final Fantasy VI, entrambi ricordati per i loro terribili crimini e risate isteriche. Nel 2014 il film Clown ripropone l'immagine del pagliaccio in veste demoniaca.

Il saggista e romanziere romeno, Norman Manea, in ragione delle caratteristiche dispotiche e tiranniche, definisce "clown bianco" il dittatore Ceausescu (Clown, dittatore e artista, il Saggiatore, Milano, 2004), a cui "oppone" l'Augusto, figura tragica e disperata (nella quale Manea in qualche modo si identifica).

Il pittore e sculture Mario Borgna negli anni settanta si fa conoscere con mostre in Italia e all'estero con i suoi clown. "L’itinerario del clown di Borgna, nelle opere degli anni settanta, rispecchia l’itinerario che l’uomo del nostro tempo aspira a compiere per garantirsi quel distacco dall’opprimente realtà instaurata dalla civiltà meccanica."[14]

Note

  1. ^ "Pagliaccio", su Garzanti linguistica. URL consultato il 16 dicembre 2019.
  2. ^ "Pagliàccio", su Vocabolario Treccani. URL consultato il 16 dicembre 2019.
  3. ^ a b le muse, De Agostini, Novara, 1965, Vol.III, pag.338
  4. ^ Jean-Baptiste Auriol, in le muse, I, Novara, De Agostini, 1964, p. 460.
  5. ^ Lonny Olchansky, in le muse, VIII, Novara, De Agostini, 1967, p. 359.
  6. ^ Alla scoperta del clown: origine ed evoluzione del poeta della pista. I più grandi clown del circo moderno (PDF), su clementinagily.it. URL consultato il 21 aprile 2019.
  7. ^ (EN) Oleg Konstantinovich Popov, su russia-ic.com, Russia-InfoCentre. URL consultato il 18 febbraio 2018.
  8. ^ (EN) Vera Ivanova e Mikhail Manykin, Yuri Nikulin, su russia-ic.com, Russia-InfoCentre. URL consultato il 18 febbraio 2018.
  9. ^ russiaoggi.it Archiviato il 9 giugno 2012 in Internet Archive.
  10. ^ Fratellini, in Enciclopedia Italiana, III Appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961. URL consultato il 7 marzo 2016.
  11. ^ "Il corpo poetico" J. Lecoq - ed Ubulibri
  12. ^ dalla scheda de I clowns di Federico Fellini su MYmovies.it [1].
  13. ^ Ridi, Pagliaccio: i clown più spaventosi della storia del cinema, su silenzioinsala.com, Silenzio in Sala. URL consultato il 19 aprile 2017.
  14. ^ Carlo Munari e Gianni Vianello, "Mario Borgna", Giulio Bolaffi Editore S.P.A. di Torino, 1973.

Voci correlate

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