Rhaponticoides

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Rhaponticoides
Rhaponticoides alpina (Fiordaliso maggiore)
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Carduoideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Centaureinae
Infratribù Plectocephalus Group
Genere Rhaponticoides
Vaill., 1754
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Centaureinae
Genere Rhaponticoides
Vaill., 1754
Specie
(Vedi testo)

Rhaponticoides Vaill., 1754 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall'aspetto di piccole erbacee perenni.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome di questo genere è formato da due parole: dal nome del genere botanico Rhaponticum e dalla parola greca ”eidos” (= simile a, somigliante a); quindi le piante di questo genere sono simili più o meno a quelle del genere Raphonticum.
Il nome scientifico Rhaponticoides è stato proposto per la prima volta dal botanico francese Sébastien Vaillant (1669-1722) nella pubblicazione ”Physische Abhandlungen, Königlichen Akademie der Wissenschaften in Paris. Breslau - 5: 165” del 1754.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le specie di questo genere hanno un ciclo biologico perenne e un habitus erbaceo.[4][5].[4][6][7]

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto consiste quasi sempre in un rizoma di tipo legnoso.
  • Parte aerea: la parte aerea del fusto in genere è eretta e glabra.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

La lamina delle foglie è profondamente divisa (fino al rachide) in segmenti, raramente è intera; i segmenti hanno i bordi dentati; la superficie dei segmenti è sparsamente tomentosa o glabra, spesso un po' cartilaginea. I segmenti fogliari alla base sono fortemente asimmetrici e decorrenti sul rachide.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Le infiorescenze sono formate da capolini terminali, solitari e eterogami. I capolini sono formati da un involucro composto da diverse squame (o brattee) disposte in modo embricato al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori. Le brattee sono simili a foglie dalla forma ovata, sono inoltre glabre e prive di appendici (senza spine) e con margini membranosi e interi (raramente sono lacerati).

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono tutti del tipo tubuloso[8] (il tipo ligulato, i fiori del raggio, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono ermafroditi (in particolare quelli centrali), tetra-ciclici (sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi).

  • /x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[9]

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni sono ampiamente oblunghi, scuri di colore (marrone) e con superfici glabre. Il pappo è formato da due gruppi di setole: in un gruppo le setole sono brevi, disposte all'interno su una fila e un secondo gruppo più ampie, disposte esternamente e su più file.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Le specie del genere Rhaponticoides sono distribuite soprattutto nella regione Irano-Turanica (o Irano-Turaniana) e in quella Mediterranea.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[12], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[13] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[14]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1]

La tribù Cardueae a sua volta è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Centaureinae è una di queste).[7][15][16][17]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

La classificazione della sottotribù rimane ancora problematica e piena di incertezze. Nell'ambito della sottotribù questo genere fa parte del gruppo tassonomico informale denominato "Plectocephalus Group". Il gruppo, composto dai generi Cheirolophus Cass., Crupina (Pers.) DC., Phalacrachena Iljin, Plectocephalus D. Don, Rhaponticoides Vaill., Schischkinia Iljin e Stizolophus Cass. è posizionato, da un punto di vista filogenetico, nella zona centrale delle Centaureinae e, in base alle attuali conoscenze, non si tratta di un clade monofiletico.[7][17] In precedenti studi il gruppo "Plectocephalus" (chiamato con un nome diverso: "Basal Grade" o "Basal Genera") occupava una posizione più "basale".[4][6]
Rhaponticoides si differenzia dal genere Centaurea per l'assenza delle appendici nelle brattee medie dell'involucro e per i margini non scariosi né membranosi.[18]
Molte specie di questo genere fino a poco tempo fa erano assegnate al più ampio genere Centaurea.
Il numero cromosomico delle specie di questo genere è: 2n = 30 (26?)

Elenco delle specie[modifica | modifica wikitesto]

Il genere comprende le seguenti 33 specie:[2]

Specie della flora spontanea italiana[modifica | modifica wikitesto]

In Italia sono presenti tre specie:[18][19][20]

  • Rhaponticoides centaurium (L) M.V. Agab. & Greuter - Fiordaliso centauro: il colore dei fiori è bianco, roseo o purpureo. L'altezza massima della pianta è di 5 - 10 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap); il tipo corologico è "Endemico"; l'habitat tipico sono i boschi di latifoglie; in Italia è una specie rara e si trova al Sud fino ad una quota compresa tra 500 - 1.500 m s.l.m..
  • Rhaponticoides alpina (L.) M.V. Agab. & Greuter - Fiordaliso maggiore: le foglie sono tutte pennate; il colore dei fiori è giallo. L'altezza massima della pianta è di 6 - 9 dm; il ciclo biologico è perenne; la forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap); il tipo corologico è "Sud Europeo"; l'habitat tipico sono i pendii aridi e le boscaglie; in Italia è una specie molto rara e si trova solamente al Nord fino ad una quota compresa tra 300 - 1.000 m s.l.m..

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 21 febbraio 2021.
  3. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 13 settembre 2012.
  4. ^ a b c Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 140.
  5. ^ eFloras - Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 14 settembre 2012.
  6. ^ a b Funk & Susanna, pag. 303.
  7. ^ a b c Herrando et al. 2019.
  8. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 172.
  9. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  10. ^ a b Motta 1960, Vol. 1 - pag. 314.
  11. ^ a b Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  12. ^ Judd 2007, pag. 520.
  13. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  14. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  15. ^ Funk & Susanna 2009, pag. 303.
  16. ^ Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 138.
  17. ^ a b Barres et al. 2013.
  18. ^ a b Pignatti 2018, vol.3 pag.975.
  19. ^ Conti et al. 2005, pag. 152.
  20. ^ Pignatti 2018, vol.4 pag.886.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]