Quanto è bello lu murire acciso
Quanto è bello lu murire acciso | |
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Titoli iniziali | |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1975 |
Durata | 85 min |
Genere | storico |
Regia | Ennio Lorenzini |
Soggetto | Stefano Calanchi, Ennio Lorenzini |
Sceneggiatura | Aldo De Jaco, Ennio Lorenzini, Stefano Calanchi, Gianni Toti |
Fotografia | Gualtiero Manozzi |
Montaggio | Roberto Perpignani, Piera Gabutti |
Musiche | Roberto De Simone, Umberto Leonardo, Lina Sastri, Virgilio Villani, Francesco Tiano |
Scenografia | Marco Dentici |
Interpreti e personaggi | |
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Quanto è bello lu murire acciso è un film del 1975 diretto da Ennio Lorenzini.
Per il documentarista Lorenzini si tratta dell'unico film di finzione come regista.
Il film, il cui titolo è quello di una canzone popolare rielaborata da Roberto De Simone[1] che è considerato l'antesignano del folk revival napoletano degli anni Settanta [2], racconta l'impresa del duca Carlo Pisacane organizzata alla maniera mazziniana, badando cioè più all'entusiasmo patriottico che ad una severa preparazione.
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Carlo Pisacane, imbarcatosi a Genova con ventiquattro volontari con lo scopo di avviare una rivoluzione dei contadini meridionali, fa dirottare la nave, diretta a Tunisi, all'isola di Ponza dove libera 323 detenuti e si rifornisce di armi.
Dopo lo sbarco a Sapri, Pisacane si rende subito conto del mancato aiuto dei liberali napoletani che non vollero avere a che fare con quella spedizione mista con ergastolani che i contadini temevano come una banda di briganti. Nonostante tutto Pisacane vuole proseguire nell'impresa, convinto che basterebbe accendere la scintilla perché la rivoluzione divampi in tutto il Sud d'Italia. Sono invece proprio i contadini ad attaccare e costringere alla fuga i congiurati che in località Salemme presso Sanza [3] vengono circondati e 25 di loro massacrati. Gli altri, per un totale di 150, vengono catturati e consegnati ai gendarmi.
Accoglienza
[modifica | modifica wikitesto]Critica
[modifica | modifica wikitesto]Lorenzini reinventa la storia della spedizione facendo risaltarne lo spontaneismo ma rispettandone lo spirito patriottico ideale che l'animava, mostrando simpatia umana e politica per gli uomini che fecero il Risorgimento italiano. Al regista piace immaginare nel racconto che il maggiore dell'esercito borbonico incaricato di combattere i rivoltosi avesse in un certo modo avuto sentore e quasi moralmente condiviso i nobili propositi che li animavano e che il messaggio di Pisacane fosse alla fine raccolto dai contadini. «Sono, l'uno e l'altro, luoghi canonici d'un certo cinema politico (va da sé che Pisacane è assomigliato per qualche verso a Che Guevara), ma inseriti con naturalezza in un racconto che vuole dare, di quella pagina di storia, una immagine dialettica. Nessuno può negare che, ridotto in pillole, il Risorgimento fu anche questo seminar dubbi nelle coscienze» (cfr. Giovanni Grazzini dal Corriere della Sera, 5 marzo 1976).
Anche Tullio Kezich, (cfr. Il Mille film. Dieci anni al cinema 1967-1977, Edizioni Il Formichiere) vede nel film di Lorenzini una metafora dell'«impresa boliviana di Che Guevara, [che] i rivoluzionari scientifici deplorarono [per] tanta cecità spontaneistica [mentre] i libertari ne fecero un mito.» Ma a parte i contenuti politici Kezich rimprovera a Lorenzini le sue aggiunte fantastiche al racconto storico che ne esce travisato soprattutto per l'episodio dei contadini che avrebbero raccolto alla fine il messaggio patriottico rivoluzionario. «Il film di Lorenzini soffre invece di essere raccontato su tre piani diversi (Pisacane, l'ufficiale, i contadini); e non sempre tiene il passo con l'epos delle belle canzoni scritte apposta in modo popolare da Roberto De Simone» (cfr. ibidem).
Anche le inquadrature del cadavere di Pisacane, adagiato su un tavolo prima di essere cremato con gli altri ribelli morti ricordano le famose foto scattate dai militari boliviani e dai fotografi presenti del corpo di Guevara [4].
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- 1976 - David di Donatello
- Premio speciale per la regia (Ennio Lorenzini)
- 1976 - Nastro d'argento
- Migliore regista italiano esordiente (Ennio Lorenzini)
- 1976 - Globo d'oro
- Miglior opera prima (Ennio Lorenzini)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ . A collaborare alla colonna sonora del film vi furono oltre Lina Sastri, già nota per il suo repertorio di canzoni popolari, Virgilio Villani della Nuova Compagnia di Canto Popolare, e come esperti Tommaso Bianco e Francesco Tiano, artista di strada. Oltre al brano che riprende il titolo del film e che ne segna i momenti drammatici, si aggiungono al commento sonoro del racconto le note delicate della Marinaresca, forse uno brani più belli, mentre in Massune e Giacubbine, una tarantella di tipo ottocentesco, è evidente il lavoro di accurata ricerca storica musicale di De Simone.
- ^ Enciclopedia Italiana Treccani alla voce De Simone Roberto
- ^ Comune di Sanza
- ^ Ombre rosse, Savelli, 1975 p.163
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Quanto è bello lu murire acciso, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) How Wonderful to Die Assassinated, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC.
- (EN) Quanto è bello lu murire acciso, su Box Office Mojo, IMDb.com.