Pulicaria vulgaris

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Incensaria fetida
Pulicaria vulgaris
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi II
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Inuleae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Inuleae
Genere Pulicaria
Specie P. vulgaris
Nomenclatura binomiale
Pulicaria vulgaris
Gaertner, 1791
Nomi comuni

Pulicaria fetida
(DE) Kleines Flohkraut
(FR) Pulicaire vulgaire
(EN) Small Fleabane

L'Incensaria fetida (nome scientifico Pulicaria vulgaris (L.) Gaertner, 1791) è una pianta erbacea, annuale a fiori gialli, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (pulicaria) deriva dal latino “pulicarius” (= simile alle pulci) e si riferisce alle proprietà “anti-pulci” di alcune sostanze contenute nella pianta[1]; mentre L'epiteto specifico (vulgaris) comune ad molte altre piante, generalmente fa riferimento ad una specie comune.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Pulicaria vulgaris) è stato proposto dal botanico tedesco Joseph Gaertner (1732 – 1791) nella pubblicazione De Fructibus et Seminibus Plantarum del 1791[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'altezza di queste piante può variare normalmente da 1 a 4 dm. La forma biologica della specie è terofita scaposa (T scap), ossia sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme. Tutta la pianta si presenta con un odore sgradevole ed è tomentosa per peli crespi.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono del tipo a fittone.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea è fittonante.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta e ramificata nella parte alta in modo dicotomico.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono intere, a forma ovale-lanceolata con superficie ondulata (soprattutto i margini), sono sessili e a disposizione alterna.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza

L'infiorescenza è formata da medi capolini su peduncoli fogliosi. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sottile sorregge un involucro emisferico, composto da più squame a disposizione embricata (a spirale) e poste in 3 - 4 serie che fanno da protezione al ricettacolo nudo sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati di colore giallo, non molto più lunghi dell'involucro e quelli interni tubulosi (altrettanto numerosi e di colore giallo più scuro). Le squame sono acute e densamente pelose (anche per peli ghiandolari). Diametro dei capolini: 7 – 9 mm.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono zigomorfi (quelli ligulati), attinomorfi(quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi) sono bisessuali. La lunghezza del tubo dei fiori è di 2 mm, mentre la ligula di quelli periferici è lunga 1 – 2 mm.

  • Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
* K 0/5, C (5), A (5), G (2), infero, achenio[3]
  • Calice: i sepali sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: i fiori periferici (ligulati) sono nastriformi (provvisti di linguette ridotte) e disposti su un unico rango. Quelli del disco centrale (tubulosi) hanno delle corolle tubulari a 5 denti.
  • Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo. Le antere alla base sono prolungate in una appendice filiforme (antere caudate).
  • Gineceo: lo stilo è unico con uno stimma profondamente bifido ma appiattito e cigliati all'apice; l'ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concresciuti e contenente un solo ovulo.
  • Fioritura: da agosto a settembre

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I frutti sono degli acheni con pappo. L'epidermide dell'achenio è caratterizzata da lunghi cristalli[4]. Il pappo è composto da peli (8 – 10) circondati alla base da una corona di squame membranose. Lunghezza dell'achenio: 1,5 mm. Lunghezza del pappo: 1,5 mm.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[5] – Distribuzione alpina[6])
  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Paleotemperato - Eurasiatico
  • Distribuzione: si trova quasi in tutta Italia, ma è considerata rara. Nelle Alpi è presente nelle seguenti province: TO, VC, NO, CO, SO e VR. Oltreconfine (sempre nelle Alpi) si trova con discontinuità più o meno in tutte le aree. Sugli altri rilievi europei è presente nel Massiccio del Giura, Massiccio Centrale, Pirenei, Monti Balcani e Carpazi[6].
  • Habitat: l'habitat tipico per questa specie sono i fanghi, i prati umidi, le sponde dei fossi; ma anche le zone temporaneamente inondate. Il substrato preferito è siliceo con pH acido, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere bagnato.
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 800 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare e quello planiziale – a livello del mare.

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[6]:

Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Bidentetea tripartitae

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza della Pulicaria vulgaris (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[7] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[8]). Il genere di appartenenza (Pulicaria) è abbastanza numeroso comprendente secondo alcuni autori fino a un centinaio di specie.
Il numero cromosomico di P. vulgaris è: 2n = 18[2].

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

Pulicaria vulgaris è una specie variabile. La variabilità più evidente può manifestarsi soprattutto nel tipo di habitus xerofilo; in questo caso le dimensioni sono più ridotte (compresi i capolini) e tutta la pianta è più tomentosa[9]. Alcuni botanici considerano questa entità una specie autonoma col nome di: Pulicaria graeca Sch.-Bip..

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Aster pulicarius (L.) Scop..
  • Inula prostrata Gilib..
  • Inula pulicaria L..
  • Pulicaria dentata sensu Guss. (1844), non DC.
  • Pulicaria germanica J. & C. Presl (1819)
  • Pulicaria graeca Sch.-Bip.
  • Pulicaria pratensis Scheele. (1819)
  • Pulicaria prostrata Asch. (1866)
  • Pulicaria uliginosa S.F. Gray (1821)
  • Pulicaria undulata C.A. Meyer (1849)

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alle specie dello stesso genere (Pulicaria dysenterica Gaertn. - Incensaria comune: le foglie sono più grandi, mentre l'infiorescenza è di tipo corimboso) l'Incensaria fetida può essere confusa con specie di altri generi quali Inula, Buphthalmum, Telekia e altre ancora.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato l'8 febbraio 2011.
  2. ^ a b Tropicos Database.
  3. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  4. ^ Botanica Sistematica, p. 523.
  5. ^ An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, pag. 149.
  6. ^ a b c Flora Alpina, Vol. 2, pag. 464.
  7. ^ Botanica Sistematica, pag. 520.
  8. ^ Strasburger, vol. 2, pag. 858.
  9. ^ Pignatti, Vol. 3, pag. 49.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia, vol. 3, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina, vol. 2, Bologna, Zanichelli, 2004.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica, vol. 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.

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