Ponte Postumio

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Ponte Postumio
Vista verso il teatro romano durante una naumachia sul fiume Adige. Sulla sinistra si scorge ponte Pietra e sulla destra ponte Postumio.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàVerona
Coordinate45°26′45.13″N 11°00′05.1″E / 45.445869°N 11.001418°E45.445869; 11.001418
Dati tecnici
TipoPonte ad arco
Materialepietra
Mappa di localizzazione
Map

Il ponte Postumio è stato un ponte costruito a Verona in epoca romana per consentire l'attraversamento della via Postumia sul fiume Adige, andato però in rovina nel periodo medievale a seguito di alcune alluvioni.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Questo ponte ha avuto diverse denominazioni, tra cui Postumio, Militare, Emilio, Rotto e Marmoreo: Postumio o Militare, da quando si è scoperto che serviva per il collegamento della via Postumia; Emilio (pons Aemilius) in epoca rinascimentale, quando si pensava che dovesse collegare la via consolare Emilia; Rotto (pons fractus o pons ruptus) in età medievale, in quanto subì diversi danni dalle piene dell'Adige a partire dal 589, crollando definitivamente nel 1097 o nel 1153; una certa tradizione invece lo nominava come ponte Marmoreo (pons marmoreus), in opposizione quindi al ponte Pietra (pons lapideus), per sottolineare il maggior decoro del primo.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Questo ponte, di realizzazione successiva rispetto a ponte Pietra, si è reso necessario in seguito alla pianificazione del nuovo impianto urbano della Verona romana. La maglia viaria della nuova città, situata all'interno dell'ansa del fiume, era infatti rigorosamente ortogonale e ciò ha provocato una rettificazione del tracciato della via Postumia, il cui percorso, all'interno delle mura cittadine, venne fatto corrispondere al decumano massimo.[N 1] Ponte Pietra si trovò più a monte e quindi defilato rispetto al decumano massimo, lungo il cui asse venne pertanto costruito il nuovo Ponte Postumio.[3] Questa fu la prima opera monumentale realizzata dopo l'impianto della nuova rete di strade e la costruzione delle mura urbiche e delle porte,[1] edificato quindi intorno alla metà del I secolo a.C.

Il ponte subì probabilmente alcuni danni nel 589 e nel 1087, ma crollò definitivamente solo nel Basso Medioevo, nel 1097, nel 1153, nel 1154 o nel 1239, a seconda delle fonti.[2][4] La maggior parte dei conci che costituiva il ponte fu lasciata nell'alveo del fiume fino a quando, nel 1662, vennero recuperati e riutilizzati nel cantiere del campanile di Santa Anastasia.[2]

I resti delle due testate del ponte vennero riscoperti nel 1891, in occasione della costruzione dei muraglioni, alti argini in laterizio ideati a seguito dell'inondazione del 1882, e ancora oggi, in occasione dei periodi di magra del fiume, è possibile individuare le tracce delle pile.[5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il ponte, che constava di quattro pile e cinque arcate a sesto ribassato realizzate in materiale lapideo con tecnica costruttiva a opus quadratum, era perfettamente allineato con il decumano massimo della città e inoltre, essendo stato realizzato in un punto in cui l'alveo dell'Adige si allargava, per poi biforcare a formare un'isoletta, aveva una lunghezza decisamente superiore a quella di ponte Pietra, che si trovava circa 150 metri più a monte.[5][6]

Il rinvenimento, durante la costruzione dei muraglioni nel 1891, di parti di cornice, di fregio e di numerosi tubi di piombo, lasciano pensare che il Postumio fosse maggiormente decorato rispetto al ponte Pietra e che fosse inoltre utilizzato per il passaggio delle condutture dell'acquedotto.[2] In particolare si ritiene che potesse presentare una decorazione dorica abbastanza ricca, con triglifi e brucani, similmente alla prima Porta Leoni.[1][7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Esplicative[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il decumano massimo di epoca romana corrisponde perfettamente all'asse corso Porta Borsari-corso Santa Anastasia.

Bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Puppi, p. 40.
  2. ^ a b c d Ponte Postumio, su verona.com. URL consultato il 9 luglio 2020 (archiviato il 9 luglio 2020).
  3. ^ Cavalieri Manasse, p. 4.
  4. ^ Beschi, p. 406.
  5. ^ a b Cavalieri Manasse, p. 12.
  6. ^ Beschi, p. 407.
  7. ^ Beschi, pp. 407-408.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Beschi, Verona romana. I monumenti, in Verona e il suo territorio, vol. 1, Verona, Istituto per gli studi storici veronesi, 1960, SBN IT\ICCU\PUV\0229597.
  • Giuliana Cavalieri Manasse, Il Veneto nell'età romana: Note di urbanistica e di archeologia del territorio, II, Verona, Banca Popolare di Verona, 1987, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\CFI\0077405.
  • Lionello Puppi, Ritratto di Verona: Lineamenti di una storia urbanistica, Verona, Banca Popolare di Verona, 1978, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\LO1E\025596.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]