Ponte della Vittoria (Verona)
Ponte della Vittoria | |
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Il ponte visto dall'alto | |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Città | Verona |
Attraversa | Adige |
Coordinate | 45°26′34.6″N 10°59′29.2″E / 45.442944°N 10.991444°E |
Dati tecnici | |
Tipo | ponte ad arco |
Materiale | pietra e calcestruzzo armato |
Lunghezza | 111 m |
Larghezza | 17 m |
Realizzazione | |
Progettista | Ettore Fagiuoli e Ferruccio Cipriani |
Costruzione | 1926-1929 |
Mappa di localizzazione | |
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Il Ponte della Vittoria è un'opera infrastrutturale situata a Verona lungo il fiume Adige; fu costruito su progetto di Ettore Fagiuoli per celebrare la battaglia di Vittorio Veneto e la vittoria della prima guerra mondiale.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Per celebrare il 4 novembre 1918, giorno della vittoria nella battaglia di Vittorio Veneto e della fine della Grande Guerra, oltre che per ricordare i veronesi Caduti, nella seduta del 14 giugno 1923 il Consiglio comunale decise di costruire un ponte da dedicare alla Vittoria. Il Comune di Verona nel 1924 bandì così un concorso per la scelta del progetto più interessante, vinto dall'architetto Ettore Fagiuoli e dall'ingegnere Ferruccio Cipriani. La loro proposta, intitolato Nec descendere nec morari, prevedeva un ponte a tre arcate e due pile, in corrispondenza delle quali sporgevano delle terrazzine panoramiche; un ponte monumentale che doveva svolgere la funzione di collegare la Città Antica al nascente quartiere di Borgo Trento, collegando quindi corso Cavour all'area anticamente detta Campagnola.[1][2]
I lavori iniziarono il 27 febbraio 1926 e furono affidati all'impresa Tosadori; preliminare alla costruzione del ponte fu la demolizione di alcuni edifici facenti parte dell'antico quartiere di San Michele alla Porta, parte della Città Antica. Durante questi lavori furono trovati i resti del tempio di Giove Lustrale, che furono ricomposti prima nella piazza che sorge di fronte alla chiesa dei Santi Apostoli, e più tardi nei giardini situati all'esterno di porta Vittoria, dove si trovano tuttora. La cerimonia di inaugurazione del nuovo ponte si tenne infine il 4 novembre 1929, anche se solo nel 1931 vennero realizzati i piedistalli sui quali furono apposte le lapidi con i bollettini di guerra, coronati da quattro statue equestri.[3]
La notte del 24 aprile 1945 il ponte venne fatto saltare dai soldati tedeschi in ritirata, insieme a tutti gli altri ponti di Verona. Rimase integra unicamente l'arcata di destra, che venne utilizzata dagli alleati come appoggio per la costruzione, completata in un giorno solo, di un ponte in ferro, indispensabile per continuare l'inseguimento del nemico. Terminata la seconda guerra mondiale, Fagiuoli rielaborò il progetto precedente togliendo le terrazzine panoramiche mentre l'impresa I.C.C.A. eseguì i lavori di ricostruzione.[4]
Il 29 agosto 1953 il ponte venne riaperto al traffico, tuttavia i gruppi bronzei delle testate, rimossi durante la guerra per preservarli da eventuali danni, furono riposizionati molto più tardi: l'allora sindaco Giovanni Uberti, infatti, si oppose alla ricollocazione delle quattro statue equestri per via dell'esposizione dei genitali dei cavalli, che offendevano la moralità pubblica. La vicenda divenne nota in tutta Italia e l'immagine della città fu riabilitata solo grazie a una manifestazione organizzata da studenti veronesi, che portarono in sfilata fino al Municipio un asino che indossava delle vistose mutande bianche. La sollevazione popolare convinse il sindaco alla ricollocazione delle statue, così il 4 novembre 1953, anniversario della Vittoria, si poté inaugurare ufficialmente il ponte ricostruito. Tutta la vicenda venne riassunta dal poeta veronese Tolo da Re sul quotidiano L'Arena in un breve verso: «Ponte de la Vitoria, cavai, coioni e gloria».[4]
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
Il monumentale ponte è stato realizzato in calcestruzzo armato rivestito in una pietra simile per aspetto e consistenza al marmo; esso è caratterizzato da tra arcate di cui quella centrale di dimensioni maggiori (35 metri) e le laterali minori (32 metri). Gli archi sono a geometria policentrica per risollevare la massa del ponte il più possibile e facilitare il passaggio dell'acqua in caso di piena, facilitato pure dai due fori posti in asse con le due robuste pile. Il suo aspetto è il più elaborato ed elegante tra quelli realizzati a Verona, in quanto pensato per collegare la città ai nuovi quartieri "giardino" di Borgo Trento e Valdonega.[5]
Sulle testate del ponte si trovano quattro basamenti su cui sono stati affissi alcuni bollettini della prima guerra mondiale, tra cui il più noto Bollettino della Vittoria, del 4 novembre 1918. Gli altri bollettini sono invece datati 24 maggio 1915 (entrata in guerra dell'Italia), 23 novembre 1917 e 23 giugno 1918. Sopra i quattro basamenti, inoltre, si trovano quattro gruppi scultorei in bronzo, con statue equestri e personaggi mitologici che simboleggiano la Vittoria: i gruppi di destra furono realizzati da Mario Salazzari, mentre quelli di sinistra da Angelo Biancini.[6]
Gruppi scultorei e iscrizioni[modifica | modifica wikitesto]
I due gruppi realizzati da Mario Salazzari sulla riva destra sono frutto in parte dell'interpretazione dello scultore veronese e in parte ripresi liberamente da modelli originali greci, in particolare per quanto riguarda i Dioscuri; riconducibili a una propria invenzione è il sensuale nudo femminile alato, armato e sospeso in volo, mentre incita e guida verso la vittoria il gruppo equestre. I due gruppi equestri realizzati dallo scultore bolognese Angelo Biancini, collocati sulla riva sinistra, sono invece più radicali in quanto trasposti in chiave geometrica, un linguaggio quindi che si può far ricondurre a quello del movimento artistico Novecento.[7]
Gruppo di destra, opera di Mario Salazzari
Gruppo di sinistra, opera di Angelo Biancini
Sui quattro basamenti sono inoltre presenti altrettante lapidi recanti le seguenti iscrizioni:[8][9][10][11]
«Soldati di terra e di mare! L'ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata, seguendo l'esempio del mio grande avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire. |
(Gran quartier generale, 24 maggio 1915 - Vittorio Emanuele) |
«Ordine del giorno alla flotta del 14 novembre 1918 |
(Il comandante in capo delle forze navali Thaon di Revel) |
«Bollettino di guerra n. 1084 del 24 giugno 1918. Bollettino di guerra n. 1097 del 6 luglio 1918 |
(Diaz) |
«Comando supremo italiano - Bollettino di guerra n. 1268 |
(Diaz) |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Ponte della Vittoria, su borgotrentoverona.org. URL consultato il 1º febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2014).
- ^ Patuzzo, p. 183.
- ^ Patuzzo, pp. 183-186.
- ^ a b Patuzzo, pp. 186-187.
- ^ Patuzzo, pp. 184-185.
- ^ Patuzzo, p. 184.
- ^ Bertoni, pp. 169-170.
- ^ Monumenti e lapidi - SBSAE VR S118/62/09, su 14-18.it. URL consultato il 25 dicembre 2020 (archiviato il 25 dicembre 2020).
- ^ Monumenti e lapidi - SBSAE VR S118/61/06, su 14-18.it. URL consultato il 25 dicembre 2020 (archiviato il 25 dicembre 2020).
- ^ Monumenti e lapidi - SBSAE VR S118/85/12, su 14-18.it. URL consultato il 25 dicembre 2020 (archiviato il 25 dicembre 2020).
- ^ Monumenti e lapidi - SBSAE VR S118/60/03, su 14-18.it. URL consultato il 25 dicembre 2020 (archiviato il 25 dicembre 2020).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Camilla Bertoni (a cura di), Eroi e antieroi. La scultura a Verona nell'epoca della Grande Guerra, Verona, Biblioteca Civica di Verona, 2017, ISBN 978-88-96-34219-0.
- Mario Patuzzo, L'Adige: Verona e i suoi ponti, Vago di Lavagno, Gianni Bussinelli, 2015, ISBN 978-88-6947-129-2.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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