Picea smithiana

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Peccio dell'Himalaya
Esemplare adulto di Picea smithiana
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Pinophyta
Classe Pinopsida
Ordine Pinales
Famiglia Pinaceae
Genere Picea
Specie P. smithiana
Nomenclatura binomiale
Picea smithiana
(Wall.) Boiss., 1884
Sinonimi
Nomi comuni

(EN) Indian spruce
(EN) West Himalyan spruce
(EN) Morinda spruce
(IT) peccio dell'Himalaya
(ZH) changye yunshan

Il peccio dell'Himalaya (Picea smithiana (Wall.) Boiss., 1884) è una specie di peccio appartenente alla famiglia delle Pinaceae, originario dell'Afghanistan (Hindu Kush), del Pakistan (Karakorum e Gilgit-Baltistan), della Cina (Tibet), del Nepal e dell'India (Himachal Pradesh, Kashmir e Uttar Pradesh).[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico Picea, utilizzato già dai latini, potrebbe, secondo un'interpretazione etimologica, derivare da Pix picis = pece, in riferimento all'abbondante produzione di resina.[2] Il nome specifico smithiana fu assegnato in onore di James Edward Smith, fondatore e primo presidente della Linnean Society of London.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Portamento[modifica | modifica wikitesto]

Albero alto fino a 60 metri con tronco monopodiale diritto di diametro fino a 2,5 metri; i rami del primo ordine sono lunghi, slanciati e sviluppati orizzontalmente, spesso assurgenti in fondo. I rami del secondo ordine, anch'essi lunghi e snelli, sono fortemente pendenti; la chioma è conica, negli esemplari più anziani largamente colonnare. I virgulti sono lunghi, esili e flessibili, di colore giallastro marrone pallido o marrone-grigiastro, prominentemente scanalati, glabri; i pulvini sono ben sviluppati, lunghi 1,5 mm, disposti a 45° sul germoglio.[3]

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono aghiformi, strettamente lineari, dritte o ricurve, con sezione trasversale rombica, di colore verde scuro, lunghe 2,5-4,5 cm e con punte acute o acuminate; hanno stomi disposti in 3-5 linee su ciascuna faccia. Le gemme vegetative sono ovoidali-coniche, lunghe 8–12 mm, resinose; hanno perule triangolari, ottuse, leggermente ricurve all'apice, di colore nocciola, persistenti per anni.[3]

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Sono strobili maschili gialli, ascellari, lunghi 2–3 cm.[3]

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

I coni femminili sono terminali, cilindrici-oblunghi, inizialmente eretti, poi precocemente pendenti, lunghi 10–17 cm e larghi 4–6 cm, da immaturi verdi-purpurei o verdi, poi marroni lucidi, con apice ottuso; sono quasi sessili o con corti peduncoli obliqui. I macrosporofilli sono obovati-flabellati, lievemente convessi e coriacei, aperti a 90 gradi, lunghi fino a 2,3 cm, con superficie abassiale finemente striata, liscia e lucida, con margine superiore intero, arrotondato o lievemente ottuso, e base cuneata. Le brattee sono rudimentali, ligulate, lunghe 4–5 mm, totalmente incluse. I semi, di color marrone scuro con riflessi rossi, sono ovoidali-oblunghi, con punte acute, lunghi 5–7 mm, e con parte alata ovata-oblunga, lunga 13–20 mm, arancione-marrone.[3]

Corteccia[modifica | modifica wikitesto]

La corteccia è ruvida, a scaglie, di colore marrone-grigastro o grigio, tendente a rompersi in placche irregolari.[3]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Vegeta a quote di alta montagna comprese tra i 2300 e i 3750 m, su litosuoli alpini; il clima di riferimento è di tipo umido e monsonico, con abbondanti precipitazioni in due stagioni della pioggia, ma gradualmente più secco nella parte occidentale dell'areale. In inverno, parte delle precipitazioni sono a carattere nevoso. Nella parte orientale dell'areale si rinviene usualmente associato con Abies spectabilis, Pinus wallichiana e Tsuga dumosa, nella parte occidentale con Abies Pindrow e Cedrus deodara. Alle quote inferiori si rinviene anche associato a caducifoglie come Aesculus indica e specie dei generi Ulmus, Quercus, Acer e Prunus.[1]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono riportati nove sinonimi:[4]

  • Abies khutrow (Royle ex Turra) Loudon
  • Abies smithiana (Wall.) Lindl.
  • Picea khutrow (Royle ex Turra) Carrière
  • Picea morinda Link
  • Picea smithiana var. nepalensis Franco
  • Picea smithiana subsp. nepalensis (Franco) Silba
  • Pinus morinda Gordon & Glend.
  • Pinus pendula Griff.
  • Pinus smithiana Wall.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Il peccio dell'Himalaya fornisce un legno di buona qualità e di grande volume, utilizzato nell'industria delle costruzioni; viene utilizzato in edilizia in particolare per la realizzazione di tetti e pavimenti interni e, in grandi quantità, per la realizzazione di traversine ferroviarie, dopo uno speciale trattamento per renderlo resistente agli agenti atmosferici. Le sue caratteristiche di relativa leggerezza e robustezza lo rendono adatto per la realizzazione di velivoli, in particolare alianti. Minori quantità di legno vengono attualmente utilizzate nell'industria cartaria. I suoi lunghi aghi, i rami pendenti e i coni di colore verde brillante, lo rendono adatto per utilizzi ornamentali; nonostante ciò non è molto comune in coltivazione a causa della difficoltà di attecchimento e la lenta crescita iniziale, in particolare nelle zone a clima freddo.[1]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie vegeta in un vasto areale e la sua popolazione risulta stabile, nonostante lo sfruttamento a fini economici; per questo motivo viene classificata come specie a rischio minimo nella Lista rossa IUCN.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Farjon, A. & Rushforth, K. 2013., Picea smithiana, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Picea smithiana, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 31 maggio 2020.
  3. ^ a b c d e f (EN) Aljos Farjon, A Handbook of the World's Conifers (2 vols.), Brill, 2010, pp. 600-601. URL consultato il 30 maggio 2020.
  4. ^ (EN) Picea schrenkiana Fisch. & C.A.Mey., in Plants of the World Online, Board of Trustees of the Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 30/5/2020.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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