Mileto (Asia Minore)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Jump to navigation Jump to search
Mileto
Plastico di Mileto nel 200 d.C.
Nome originale Μίλητος
Cronologia
Fondazione 1077/5 - 1044 a.C.
Fine X secolo (in decadenza dal VI secolo)
Causa Terremoto
Territorio e popolazione
Nome abitanti milesi
Localizzazione
Stato attuale Turchia Turchia
Località Balat, Provincia di Aydın
Coordinate 37°31′N 27°17′E / 37.516667°N 27.283333°E37.516667; 27.283333
Cartografia
Mappa di localizzazione: Turchia
Mileto
Mileto
L'area di Mileto in epoca classica

Mileto (in ittita: Millawanda, Milawata; in greco antico: Μίλητος, Mílētos; in latino: Miletus) fu una città costiera della Ionia d'Asia, situata nella regione anticamente detta Caria in Asia Minore. Si distinse nel mondo antico per l'intensa vita intellettuale, economica e politica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Mileto era situata in posizione strategica sulla costa sud-occidentale dell'Anatolia, su un promontorio non lontano dalla foce del fiume Meandro, al termine di un'importante via carovaniera che collegava la Mesopotamia alle coste del mar Egeo e alle sue isole (tra cui la vicinissima Samo).

La fondazione di Mileto oscilla tra il 1077-75 a.C. (Marmor Parium) e il 1044 a.C. (Eratostene).

Nell'Iliade Mileto è ancora una città caria e i suoi abitanti combattono contro gli Achei. Successivamente – secondo la tradizione, durante la cosiddetta prima colonizzazione greca – la città fu rifondata da colonizzatori Ioni che sottrassero il territorio ai Carii. La città rimase fino all'VIII secolo a.C. sotto il controllo della dinastia dei Nelidi, provenienti forse da Atene. Vi si parlava il dialetto ionico. Per questo Mileto è una città ionica, anche se geograficamente si trova in Caria, regione a sud di Smirne.

La politica di Mileto in quel periodo fu ispirata a mantenere buoni rapporti con le grandi potenze mediterranee che avrebbero potuto danneggiare la sua espansione economica; particolarmente stretti furono i rapporti con l'Egitto, che Mileto appoggiò (con finanziamenti e mercenari) contro gli Assiri.

Attorno al VII secolo a.C. dodici città della Ionia tra cui Mileto (la cosiddetta Dodecapoli ionia) si unirono a formare la Lega Ionia, per meglio resistere all'impero persiano. Erano unite dal culto di Poseidone "Eliconio", per il quale, presso il monte Micale (di fronte a Mileto), venivano celebrate le feste Panionie). Altre città della Lega erano Chio, Samo, Èfeso, Miunte, Priene, ai piedi del monte Micale, Colofone, Clazomene, Focea, Eritre e Magnesia.

Alla fine del VII secolo a.C., durante la guerra col regno di Lidia, che poneva ostacoli ai commerci via terra, Trasibulo divenne tiranno della città e fu introdotto – una novità per le città greche dell'epoca – l'uso della moneta (di elettro). Particolarmente interessante è la posizione strategica di Mileto ai fini commerciali: 1) posizione sul grande fiume Meandro; 2) porto d'importazione ed esportazione ideale con l'Occidente. Il traffico marittimo, l'alleanza con Atene, la cultura filosofica e la vicinanza con la Lidia ne fanno la città ideale per la prima coniazione monetaria; non a caso Atene adotterà poi la dracma.

Mileto durante il VI secolo a.C.

Con la morte di Trasibulo, avvenuta nel 590 a.C., per alcuni decenni Mileto dovette subire l'ingerenza di Creso, re della Lidia; successivamente si ebbe un governo di tipo teocratico sotto l'autorità dei Molpoi, sacerdoti di Apollo Delphinios, patrono della città; fino all'intervento dell'imperatore persiano Ciro, che impose alla città un tiranno di sua fiducia, Istieo.

In quegli anni, personalità come Talete, Anassimandro ed Ecateo fecero della città la culla della filosofia, delle scienze naturali, degli studi geografici e storiografici.

Nel 499 a.C. il tiranno fiduciario dei Persiani, Aristagora di Mileto, si ribellò al potere persiano, esortando alla rivolta tutto il mondo ionico d'Asia Minore. La rivolta fallì e i Greci d'Asia furono sconfitti nella battaglia di Lade. La città fu distrutta e saccheggiata dai Persiani: l'evento suscitò enorme scalpore e commozione in Grecia. Dal punto di vista di Erodoto questa fu la causa delle successive guerre persiane.

Dopo la vittoria greca a Micale, nel 479 a.C., in cui l'esercito persiano fu sbaragliato e la flotta persiana distrutta, si decise la ricostruzione della città, che rimase sotto l'influenza ateniese fino al 412 a.C., quando uscì dalla lega delio-attica e si alleò con Sparta, accogliendo il satrapo Tissaferne.

Nel 401 a.C. fu consegnata da Sparta all'autorità persiana del satrapo Tissaferne. Mentre le città della Ionia aderirono alla rivolta di Ciro il Giovane, prestandogli giuramento di fedeltà, Mileto rimase nelle mani di Tissaferne, il quale uccise o esiliò i cittadini che avrebbero voluto far rivoltare la città. Fu assediata da Ciro, che non riuscì ad espugnarla. Venne liberata nel 334 a.C. da Alessandro Magno.

Mileto entrò a far parte, come città libera, della provincia romana d'Asia nel 133 a.C., per poi perdere del tutto la libertà nel 78 a.C., a causa dell'appoggio dato a Mitridate nella guerra che quest'ultimo stava combattendo contro Roma. La città conobbe un ultimo periodo di sviluppo durante l'epoca imperiale, vivendo un intenso sviluppo economico, tanto da divenir nota nell'impero per costumi libertini e abitudini licenziose (si pensi alla fabula milesia e alla figura di Aristide di Mileto).

A partire dal VI secolo ebbe inizio la decadenza, fino al X secolo, quando un terremoto distrusse gran parte degli edifici di Mileto.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • W. Bendt, Topografische Karte von Milet, in "Milet", II 4, Berlino.
  • Elena Pastorio, Storia Greca, lineamenti essenziali, Parma, Monduzzi editore, 2006, ISBN 978-88-323-6028-8.
  • F. Longo, Mileto, La città greca antica. Istituzioni, società e forme urbane, Roma, E. Greco ed., 1999, pp. 183-204.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN238987137 · GND (DE4039299-5