Jenin, Jenin

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Jenin, Jenin
Una scena del film
Titolo originaleJenin, Jenin
Lingua originalearabo
Paese di produzionePalestina
Anno2002
Durata54 min
Generedocumentario
RegiaMohammad Bakri
SceneggiaturaMohammad Bakri
ProduttoreMohammad Bakri
Produttore esecutivoIyad Samudi
MontaggioLeandro Pantanella, Fayçal Hassairi

Jenin, Jenin è un documentario del 2002 diretto da Mohammad Bakri. Il film denuncia attraverso i racconti a caldo dei testimoni palestinesi i crimini commessi dall'esercito israeliano durante l'attacco al campo-profughi di Jenin. Trattandosi di testimonianze in diretta non ci sono prove ufficiali che confermino tutte le dichiarazioni.[1] Dopo 19 anni dalla sua uscita e due processi a carico del regista, il film è stato nuovamente censurato in Israele nel 2021 e nel 2022.[2]

Il progetto[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'operazione Scudo Difensivo, nell'aprile del 2002, le forze di difesa israeliane invasero il campo-profughi palestinese di Jenin per 12 giorni a causa della presenza di terroristi palestinesi.[3] Poiché l'esercito israeliano non permise ai giornalisti e alle organizzazioni internazionali di accedere al campo per ragioni di sicurezza, i paesi arabi pensarono che si stesse compiendo un massacro.[4]

Bakri partecipò a una dimostrazione nonviolenta che si tenne al posto di blocco di Jenin. In questa occasione dichiarò di aver visto i soldati israeliani sparare contro la folla, ferendo una sua amica che si trovava accanto a lui. Dopo questo fatto decise di infiltrarsi nel campo per intervistare i residenti e chiedere loro che cos'era successo. Il risultato fu Jenin Jenin.[5] Bakri entrò a Jenin il 26 aprile 2002, giorno in cui l'esercito lasciò il campo. Le riprese durarono cinque giorni.[6]

Il film raggruppa interviste agli abitanti di Jenin che sostengono di essere stati testimoni di un massacro. Il regista non intervistò gli ufficiali israeliani: dichiarò che era sua intenzione dare spazio solo a coloro a cui veniva negata la parola.[5] Il montaggio del film durò circa tre mesi e fu effettuato negli studi della tv satellitare Orbit di Roma.[7]

La versione ufficiale[modifica | modifica wikitesto]

Nei mesi successivi le riprese, la Human Rights Watch investigò sull'accaduto.[8] Non trovò prove di un massacro ma contestò le violazioni dei diritti umani per crimini di guerra. Sostenne che furono uccisi oltre 50 palestinesi e che molti di loro non erano terroristi armati. Le istituzioni israeliane sostennero che morirono i civili che si trovarono vicino ai terroristi e che furono uccisi anche 23 soldati israeliani.[9]

Il film è dedicato a Iyad Samoudi, il produttore esecutivo del film. Iyad Samoudi fu ucciso dall'esercito israeliano poco dopo la fine delle riprese, il 23 giugno 2002, ad Al-Yamun, nel Governatorato di Jenin. Le forze di difesa israeliane comunicarono che Samoudi era un militante armato della Brigata dei Martiri di al-Aqsa.[10]

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Primo processo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2002, il film è stato censurato dalla Israeli Film Ratings Board, dopo undici giorni dalla sua uscita,[11] avvenuta il 29 ottobre a Jenin,[12] con l’accusa che non si può definire documentario un film che racconta una storia da un unico punto di vista. Nel 2004 il divieto è stato revocato dall'alta corte israeliana ma il film fu dichiarato di propaganda.[13] Nessuna rete televisiva del mondo arabo, a parte la libanese Future, acquistò il film.[6] Il montatore arabo del film, Fayçal Hassairi, disse che ad ogni proiezione c'era un gruppo di israeliani che tentava di impedire agli spettatori l'ingresso al cinema.[7]

Mohammad Bakri fu accusato di antisionismo dai media e dall'opinione pubblica. Dopo l'uscita del film, Bakri e la sua famiglia ricevettero per dieci anni minacce di morte e messaggi di odio.[14] In seguito all'attacco kamikaze a Meron del 4 agosto 2002, Mohammad Bakri fu interrogato insieme a sei membri della sua famiglia con l'accusa di sostenere il terrorismo. Al termine del processo, due dei suoi nipoti, amici degli attentatori, furono condannati a nove ergastoli.[6][15]

Nel 2003, cinque soldati israeliani reduci dall'operazione Scudo difensivo citarono in giudizio Bakri chiedendo circa 2.500.000 sicli di danni (500.000 euro).[16] Molti cineasti italiani, fra i quali Giuseppe Bertolucci, Saverio Costanzo, Marco Tullio Giordana, Mario Monicelli e Moni Ovadia, si mobilitarono e firmarono un appello web in favore di Mohammad Bakri. Alcune associazioni, quali l'associazione Hawiyya che sostiene di combattere le falsità diffuse dai media ufficiali, e l'associazione Mediazione, lanciarono una campagna di informazione. Jenin Jenin fu proiettato, informalmente, in 34 città italiane.[17][18] I soldati israeliani persero la causa nel 2008. Dopo la fine del processo, fu tenuta a Tel Aviv una serata in onore di Bakri presenziata da personaggi pubblici e artisti. In questa occasione una ventina di attivisti di destra aggredirono Bakri con l'intenzione di ferirlo.[19]

In seguito, i soldati israeliani fecero ricorso. Durante il processo l'avvocato dei soldati, Yisrael Kaspi, accusò Bakri di essere pagato dai nemici di Israele e di avere distrutto per sempre l'immagine di quei soldati. Bakri si dichiarò "non dispiaciuto per quello che aveva fatto e senza rimpianti".[20] Il processo si concluse nel 2012 a favore di Bakri. Bakri fu chiamato in seguito a rispondere ad altre accuse che però non riguardavano Jenin, Jenin.[21]

Nel 2005, il regista aveva raccontato la sua vicenda personale nel film Da quando te ne sei andato.[22]

Secondo processo[modifica | modifica wikitesto]

Il 6 febbraio 2020 si aprì un secondo processo per diffamazione contro il regista. L'alto funzionario di stato Avichai Mandelblit decise di sostenere personalmente la causa del tenente colonnello Nissim Magnagi, il quale denunciò Bakri nel 2016 domandando 2,6 milioni di NIS o 100 000 NIS per ogni proiezione. Mandelblit, per la prima volta in una causa civile, dichiarò che scelse di rappresentare l'accusa alla luce dell'interesse pubblico che esiste nel caso. A differenza del precedente processo, Magnagi è apparso nel documentario e ha espresso la volontà di devolvere il denaro ai veterani dell'esercito che presero parte all'attacco a Jenin.[23] Dopa un'unica udienza,[24] la Corte di Lodi ha comunicato il 12 gennaio 2021 la condanna di Bakri a una multa di 175 000 NIS come risarcimento al colonnello riservista, 55 000 NIS in spese giudiziare, la censura del film in Israele e il sequestro delle copie. La sentenza ha suscitato indignazione fra l'opinione pubblica e il film è stato condiviso in rete. La stampa internazionale ha contestato i valori democratici di Israele pronunciandosi in favore del regista, il quale ha fatto ricorso all’Alta Corte di Giustizia.[25] Registi, attori e personaggi del mondo del cinema hanno firmato una petizione per revocare la censura in difesa della solidarietà di espressione.[26] Il processo è terminato nel mese di novembre 2022, con il divieto di proiezione del documentario e il risarcimento in denaro al colonnello Magnagi.[27]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gianni Quilici, “Jenin Jenin” di Mohammad Bakri: un grido di dolore e di rivolta, su loschermo.it, 4 marzo 2008. URL consultato il 7 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2018).
  2. ^ (EN) Israel bans screening of ‘Jenin, Jenin’ after soldier’s lawsuit, su aljazeera.com, Al Jazeera, 12 gennaio. URL consultato il 27 gennaio 2018.
  3. ^ (EN) Avi Melamed e Lucy Aharish, Inside the Middle East, su books.google.it, Skyhorse Publishing, 29 marzo 2016. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  4. ^ (EN) Bob Edwards, Israel's Movie Censorship Board Bans Documentary, su npr.org, NPR, 1º gennaio 2003. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  5. ^ a b (EN) Jane Adas, Filmmaker Mohammad Bakri Screens His Latest Film in New York, su wrmea.org, Washington Report. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  6. ^ a b c Alessandra Garusi, Jenin: quello che il mondo deve sapere, su peacelink.it, PeaceLink C.P., 10 giugno 2003. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  7. ^ a b c d Enrico Galoppini, A colloquio con Fayçal Hassairi, montatore del film «Jenin Jenin», su terrasantalibera.org, Notizie dalla Terra Santa, 15 gennaio 2004. URL consultato il 7 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2009).
  8. ^ (EN) U.N. Jenin Report, su hrw.org, Human Rights Watch , 1º agosto 2002. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  9. ^ (EN) Joel Greenberg, Amnesty Accuses Israeli Forces of War Crimes, su nytimes.com, The New York Times, 4 novembre 2002. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  10. ^ (EN) Ricochets From Jenin, su haaretz.com, Haaretz, 17 settembre 2003. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  11. ^ Gianni Quilici, “Jenin Jenin” di Mohammad Bakri: un grido di dolore e di rivolta, su loschermo.it, Lo schermo, 4 marzo 2008. URL consultato l'8 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2018).
  12. ^ (FR) Rouba Hassan, Mohammad Bakri : « Le droit en lui-même est un cri », su revue-ballast.fr, Revue Ballast, 22 giugno 2017. URL consultato il 13 giugno 2018.
  13. ^ (EN) Tamar Sternthal, Road to Jenin, su cameraoncampus.org, CAMERA on Campus, 17 gennaio 2003. URL consultato il 7 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2018).
  14. ^ (EN) Frank Barat, Interview with Saleh Bakri, su digital.newint.com.au, New Internationalist. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  15. ^ (EN) Amy Goodman, Acclaimed Palestinian Actor Mohammad Bakri Faces Trial in Israel for Documentary “Jenin, Jenin”, su democracynow.org, Democracy Now, 21 febbraio 2010. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  16. ^ (EN) Mohammad Bakri, The Electronic Intifada, su electronicintifada.net, The Electronic Intifada, 31 luglio 2008. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  17. ^ (EN) Nicola Perugini, Italian solidarity with Palestinian filmmaker on trial in Israel, su electronicintifada.net, The Electronic Intifada, 9 marzo 2008. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  18. ^ Enzo Ferrara e Carlo Tagliacozzo, Mohammad Bakri, la verità a tutti i costi, su ita.babelmed.net, Babel Med, 31 marzo 2009. URL consultato il 5 febbraio 2018.
  19. ^ (HE) Nir Landau, פעילי ימין תקפו את מוחמד בכרי בערב הוקרה, su news.walla.co.il, News Walla, 27 luglio 2008. URL consultato l'8 maggio 2018.
  20. ^ (EN) Aviad Glickman, Arab director calls troops 'dogs' in court, su ynetnews.com, Yedioth Internet, 7 marzo 2011. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  21. ^ (EN) The Hunting of 'Jenin Jenin': A Never-ending Story, su haaretz.com, Haaretz, 7 dicembre 2016. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  22. ^ Archivio Video Cinematografico: Da quando te ne sei andato, su cricd.it, CRICD (Regione siciliana). URL consultato il 7 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2018).
  23. ^ (EN) Judah Ari Gross, AG to assist in defamation suit against ‘Jenin, Jenin’ director, su timesofisrael.com, Times of Israel, 20 dicembre. URL consultato l'8 maggio 2018.
  24. ^ Michele Giorgio, L’odissea di Bakri nelle aule di tribunale israeliane: «Ma non mi arrendo», su il manifesto, 2 febbraio 2020. URL consultato il 1º maggio 2020.
  25. ^ Giovanna Branca, Mohammed Bakri, Una sentenza contro la democrazia, su ilmanifesto.it, il manifesto, 15 gennaio 2021. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  26. ^ Rosario, Togliete il divieto al film «Jenin, Jenin» di Mohammed Bakri, su Invicta Palestina, 22 gennaio 2021. URL consultato il 27 gennaio 2021.
  27. ^ Israele. Sentenza definitiva contro Mohammed Bakri. Divieto di proiezione del documentario “Jenin Jenin”, su contropiano, 28 novembre 2022. URL consultato il 26 dicembre 2022.
  28. ^ (EN) Gilad Atzmon, Public Service: Watch Mohammad Bakri's Jenin Jenin, su gilad.co.uk, Gilad, 21 febbraio 2010. URL consultato il 7 febbraio 2018.
  29. ^ Jenin, Jenin, su festivaldelcinemaeuropeo.com, Festival del Cinema Europeo. URL consultato il 7 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2018).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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