Giuseppe Govone
Giuseppe Govone | |
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Ministro della guerra del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 14 dicembre 1869 – 7 settembre 1870 |
Monarca | Vittorio Emanuele II di Savoia |
Capo del governo | Giovanni Lanza |
Predecessore | Ettore Bertolè Viale |
Successore | Cesare Francesco Ricotti-Magnani |
Legislatura | XI Legislatura del Regno d'Italia |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | VIII, X |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Professione | militare |
Giuseppe Govone | |
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Nascita | Isola d'Asti, 19 novembre 1825 |
Morte | Alba, 26 gennaio 1872 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Sardegna Regno d'Italia |
Forza armata | Esercito piemontese Regio esercito |
Arma | Esercito |
Grado | Maggiore generale |
Guerre | Prima guerra d'indipendenza italiana Guerra di Crimea Seconda guerra d'indipendenza italiana Terza guerra d'indipendenza italiana |
Battaglie | Battaglia di Pastrengo Battaglia di Novara Battaglia di Balaclava Battaglia della Cernaia Battaglia di Custoza |
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Giuseppe Gaetano Maria Govone (Isola d'Asti, 19 novembre 1825 – Alba, 26 gennaio 1872) è stato un generale, politico e agente segreto italiano.
Biografia
La giovinezza e la prima guerra d'indipendenza
Giuseppe Gaetano Maria Govone nacque da una famiglia di piccola nobiltà, trasferitasi da Fossano ad Alba con il nonno Vincenzo e la nonna Maria. Il capostipite sarebbe un certo Uberto del X secolo, mentre avrebbe ottenuto la nobiltà con Rodolfo nel XII secolo. Degno di nota è Giorgio che fu nel 1713 consigliere e segretario di Stato alle Finanze sotto Vittorio Amedeo II. Il nonno del generale, Vincenzo, fu capitano nelle guerre contro la Repubblica francese, dal 1791 al 1796 e servì Vittorio Emanuele I a Cherasco. Il padre del generale Govone, Ercole, fu Sindaco di Alba nel 1848 e tale carica avrebbe ricoperto il figlio del generale, Uberto, negli anni della seconda guerra mondiale.
Frequenta dal 1836 al 1844 la Reale Accademia Militare di Torino uscendone col grado di sottotenente alla vigilia della prima guerra d'indipendenza. Nel 1845, col grado di luogotenente è aggregato al Corpo di Stato Maggiore. Durante il conflitto si comportò con onore ottenendo due medaglie d'argento. È a Pastrengo, Peschiera e Cerlungo. Nominato capitano è aggregato allo Stato Maggiore di Alfonso La Marmora presso la 6ª divisione. Dopo la battaglia di Novara (1849), partecipa alla repressione dell'insurrezione di Genova, dove conquista senza colpo ferire tre forti esterni.
Le esperienze all'estero e la guerra di Crimea
Dal 1849 è addetto militare presso le legazioni di Vienna e Berlino, mentre dal 1851 al 1853 è addetto allo stato maggiore della divisione di Novara. Nel 1853 parte volontario come osservatore della guerra d'Oriente, tra Turchia e Russia nei Balcani. Da osservatore, ben presto Govone diventa parte viva e attiva nella guerra, combattendo al fianco dei turchi, dai quali riscuote notevole apprezzamento e stima. Combatte dunque tra il 1853 e il 1854 al fianco degli Ottomani sul Danubio e si prodiga nella difesa di Silistra, dove si guadagna fama di stratega prevedendo le mosse dell'esercito russo, e convincendo il governatore Rifaat Pascià a far erigere un’ulteriore linea difensiva nella piazzaforte, la cui costruzione, sotto il fuoco nemico, fu diretta dallo stesso Govone.
Linea difensiva questa che risultò di vitale importanza per gli Ottomani, che vinsero poi la battaglia. Un ufficiale inglese, osservatore straniero anch'egli, vedendolo ritornare dalle linee esterne dopo aver diretto personalmente il trinceramento esterno di Silistra, con dispetto gli disse: "È una vergogna che voi e questa gente vi esponiate così. L'abc del mestiere dell'ingegnere è di mettersi al riparo."; di tutta risposta Govone ebbe a dirgli: "E l'abc del mestiere del soldato è di mostrare alla truppa di avere sangue freddo". Dopo due anni di conflitto, Govone era diventato un punto di riferimento per l'esercito ottomano, il cui stato maggiore, oltre ad affidargli continuamente incarichi, lo invitava più e più volte a farsi turco, così da poter diventare immediatamente generale e prendere sotto il suo comando le armate ottomane.
Dopo la battaglia di Silistra, allo scadere della sua permanenza in quella città, il governatore della regione cercò di trattenerlo in città in ogni modo, ed ebbe a dire che "la sua presenza valeva più di un corpo d'armata". Quando il conflitto si allarga a Gran Bretagna e Francia e si sposta in Crimea, Govone si trova in posizione privilegiata quando nella guerra interviene anche il Piemonte. In questi mesi è nominato sottocapo di Stato Maggiore del generale La Marmora. Partecipò volontariamente alla battaglia di Balaclava, durante la carica gli muore il cavallo e in seguito ottiene dalla Regina Vittoria l'Ordine del Bagno. Dopo la battaglia della Cernaia è invece insignito dai francesi della Legione d'Onore.
La seconda guerra d'indipendenza
Tra il 1856 e il 1859, col grado di maggiore, svolge molti incarichi presso il Corpo di Stato Maggiore e al Ministero della Guerra. In particolare partecipa ai preparativi per la seconda guerra d'indipendenza, organizzando la mobilitazione dell'esercito sardo e occupandosi soprattutto della novità dei trasporti per ferrovia. Alla vigilia del conflitto è promosso tenente colonnello e assegnato al quartier generale principale del Re quale capo dell'Ufficio d'Informazioni e delle Operazioni Militari (Ufficio I) (istituito con la riforma Lamarmora del 1855), il primo servizio informazioni italiano. Con questa funzione e infiltrandosi in varie occasioni dietro le linee nemiche, partecipa alle battaglie di Palestro, Magenta e San Martino. A questo conflitto partecipano anche tre fratelli di Govone.
Al termine della guerra, in cui ottiene il grado di colonnello per merito di guerra a 33 anni, e dopo una breve pausa in cui contrae matrimonio viene inviato a costituire la brigata Forlì. Promosso il 15 ottobre 1860 generale di brigata, viene mandato prima in Abruzzo e poi a Gaeta, a combattere il brigantaggio. Nella val Roveto e nella valle del Liri agì contro il brigante Chiavone. Sotto di lui viene fucilato lo spagnolo José Borjes, mentre Chiavone finì condannato a morte da un tribunale di ufficiali borbonici.
La guerra al brigantaggio in Sicilia
Eletto il 30 giugno 1861 deputato a Cittaducale - fu inviato nel settembre 1862 in Sicilia, dove si trovò a combattere con estrema durezza il fenomeno della renitenza al servizio militare, brigantaggio e rivolte. Introdusse nell'isola «uno stato di emergenza e di dittatura delle autorità militari, effettuando massicci rastrellamenti di renitenti, di sospetti, di evasi dalle carceri e di pregiudicati» (Franco Molfese). Fu una fase estremamente critica: Govone agì tra l'ostilità della popolazione, inimicandosi i poteri tradizionali della nobiltà. Sempre in questo periodo ottiene il grado di maggior generale. Questa fase è passata alla storia come un periodo di brutalità e repressione e a Govone viene perfino associato il termine «criminale di guerra»: questione che dovrebbe essere approfondita e discussa. La vicenda terminò in Parlamento in alcune sedute estremamente combattute: Govone non viene censurato e anzi promosso, ma rimette piede in Sicilia solo per fare alcuni duelli e poi viene richiamato nel settembre 1864 e trasferito a Perugia.
Nel gennaio 1864 intanto era stato rieletto deputato.
La terza guerra d'indipendenza
Dopo un anno di guarnigione al comando della divisione Perugia, La Marmora, ora Presidente del Consiglio, lo invia nel marzo 1866 a Berlino a trattare con Bismarck l'alleanza italo-prussiana (8 aprile 1866) che porterà alla terza guerra d'indipendenza. Tornato in Italia giusto allo scoppio delle ostilità, Govone vive un controverso momento nella battaglia di Custoza.
In una situazione che sta volgendo al peggio, Govone al comando della 9ª divisione opera una serie di contrattacchi su Custoza che avrebbero potuto spianare la strada della vittoria agli italiani, se soltanto i suoi soldati, dopo una giornata di aspri combattimenti, fossero stati aiutati dalle due divisioni di fanteria e dalla cavalleria che stazionavano assolutamente immobili a pochi chilometri di distanza al comando del generale Della Rocca. Ma questi, forse per antipatia personale, per orgoglio di grado o per cieca adesione agli ordini, rifiuta ogni soccorso e così la giornata finisce in un'inopinata sconfitta.
Nel periodo seguente, mentre i comandi litigano fra loro e si apprestano a ritirarsi, Govone è tra i pochi a voler riprendere subito l'offensiva. Ma i prussiani sconfiggono gli austriaci a Sadowa mettendo fine alla guerra; agli italiani resta solo la bruciante disfatta e Govone deve comprendere che quella giornata rappresenta per lui «il turning point della carriera, non perché essa ne venga stroncata ma perché da quel momento egli avrà troppi nemici» (Lucio Ceva).
L'esperienza da ministro e la morte
Designato a guidare la spedizione contro Roma del 1867, che non ebbe luogo per opposizione della Francia, tornò alla Camera nella X Legislatura per il Collegio di Spoleto. Le inimicizie nei suoi confronti si manifestarono dal 14 dicembre 1869 quando Govone accettò il dicastero della Guerra, nel Governo Lanza con Quintino Sella alle Finanze. Govone fu l'unico generale disposto ad accettare gli enormi tagli alla spesa militare richiesti da Lanza e Sella. Gli attacchi della casta militare furono durissimi e aumentarono con lo scoppio inaspettato nell'estate della guerra franco-prussiana. Govone venne accusato di non aver condiviso e impedito, con le sue economie, il piano di occupazione del Lazio e di Roma. Il ministro cedette fisicamente e lasciò il dicastero il 7 settembre 1870 per non meglio spiegati parossismi di follia. Come riferisce un cronista dell'epoca, aveva perduto il ben dell'intelletto e ballava e saltava nel suo gabinetto ministeriale[1]. Dopo lunga e grave malattia, morì suicida nella sua casa di Alba (Palazzo Caratti Govone) nel gennaio 1872. Il Liceo Classico di Alba, che contribuì a fondare, porta il suo nome.
Onorificenze
Onorificenze straniere
Note
- ^ Carlo De Biase (1969) L'Aquila d'oro - storia dello Stato Maggiore Italiano (1861-1945). Edizioni del borghese.
- ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giuseppe Govone
Collegamenti esterni
- Govóne, Giuseppe, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Mario Menghini, GOVONE, Giuseppe, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933.
- Govóne, Giusèppe, su sapere.it, De Agostini.
- Govone, Giuseppe, in L'Unificazione, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.
- Piero Crociani, GOVONE, Giuseppe, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 58, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.
- Giuseppe Govone, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 77470019 · ISNI (EN) 0000 0000 5019 8677 · SBN LO1V046425 · BAV 495/117494 · CERL cnp00862249 · LCCN (EN) no2006086744 · GND (DE) 132253879 |
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