Filippo Venuti (archeologo)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Filippo Venuti, detto anche de' Venuti (Cortona, 5 ottobre 1706Cortona, 15 marzo 1768), è stato un archeologo ed enciclopedista italiano, ricordato in particolare per aver collaborato all'edizione lucchese commentata dell'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert e per l'amicizia con Montesquieu.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Esponente di una famiglia marchionale cortonese dedita agli studi di erudizione e, soprattutto, di antiquariato, divenne canonico e, nel 1738, assieme ai fratelli Ridolfino e Niccolò Marcello, partecipò alla fondazione dell'Accademia Etrusca di Cortona, che riscosse ampio consenso, tanto da annoverare nel tempo tra i propri soci Montesquieu, Voltaire, Winckelmann e Bernardo Tanucci[1].

Dal 1739 al 1750 fu in Francia, inviatovi da Clemente XII come vicario generale dell'abbazia di Clairac (nella regione dell'Aquitania), e iniziò a partecipare alla vita e alle iniziative culturali francesi. Revocatogli nel 1742 l'ufficio per dissidi con i gesuiti, divenne bibliotecario dell'Accademia di Bordeaux grazie all'interessamento di Montesquieu che, peraltro, lo scelse per la traduzione del Temple de Gnide, uscita anonima, senza data, ma risalente al 1749 o 1750[2]. In precedenza, aveva tradotto altre opere, fra le quali, nel 1748, il poema sulla religione di Racine[3].

Rientrato in Toscana, ebbe l'incarico di prevosto del Duomo di Livorno dal 1751 al 1766, prima di ritirarsi a vita privata nella sua città natale. Nel 1752 promosse il periodico mensile Magazzino italiano d'istruzione e piacere, che nel 1754 modificò il nome in Magazzino toscano, con il quale collaborò fino all'ultimo numero del 1757. Nel 1753 fondò la Società botanica di Cortona[4] e due anni più tardi conobbe e aiutò il botanico Nikolaus Joseph von Jacquin[5].

Magna pars dell'edizione commentata dell'Encyclopédie[6], pubblicata a Lucca da Ottaviano Diodati, se ne distaccò dal IV volume del 1759, pur mantenendo un atteggiamento critico nei confronti della gerarchia cattolica.

Il 14 giugno 1759 fu nominato fellow della Royal Society[7].

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Membro della Royal Society - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ M. Cristofani, Dizionario della civiltà etrusca, Giunti, Firenze 1985, p. 4; B. Tanucci, Epistolario, vol. IX (1760-1761), a cura di M.G. Maiorini, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1985, p. 114.
  2. ^ S. Rotta, Montesquieu nel Settecento italiano: note e ricerche, in Scritti scelti di Salvatore Rotta, vol. I, a cura di G. Farinella e D. Areco, Firenze 2003, pp. 58-209
  3. ^ Della religione poema del signor Racine, tradotti dal francese in versi toscani sciolti dall'abate Filippo de' Venuti, Giroud, Avignone 1748. Su questi aspetti cfr. A.M. Andiloro-Rosadoni, Filippo Venuti traduttore: tra educazione ed ermeneutica, in «Atti e memorie della Accademia Petrarca di lettere arti e scienze», ns, XLVI, 1983-84, pp. 21-48.
  4. ^ Luigi Moretti, Baldelli, Onofrio, in «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 5, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1963, ad vocem.
  5. ^ S. Madriñán, Nikolaus Joseph Jacquin's American Plant. Botanical Expedition to the Caribbean (1754-1759) and the Publication of the Selectarum Stirpium Americanarum Historia, Brill Academic 2013, p. 21
  6. ^ P. Berselli Ambri, L'opera di Montesquieu nel Settecento italiano, Leo S. Olschki, Firenze 1960, p. 11.
  7. ^ List of the Royal Society Fellows (1660-2007) K-Z dal sito della Royal Society

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN96145857790523020035 · ISNI (EN0000 0000 7074 2561 · SBN NAPV080472 · BAV 495/40229 · CERL cnp01179635 · LCCN (ENno90025771 · GND (DE138745633 · BNF (FRcb10746734w (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no90025771