Operazione Sophia

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Operazione Sophia
Logo della forza navale europea
Dataaprile 2015 - marzo 2020
LuogoMediterraneo centrale
EsitoSuccesso tattico dell'UE
Schieramenti

Unione europea (bandiera) Unione europea Regno Unito (bandiera) Regno Unito
Trafficanti di esseri umani diretti in Italia
Comandanti
Voci di operazioni militari presenti su Wikipedia

EUNAVFOR Med - operazione Sophia (poi Irini), ufficialmente denominata European Union Naval Force in the South Central Mediterranean (in italiano: Forza navale dell'Unione europea nel Mediterraneo centrale), è stata la prima operazione militare di sicurezza marittima lanciata dall'Unione europea, che opera nel Mediterraneo centrale.[1] Si è conclusa nel marzo 2020 e sostituita da EUNAVFOR Med - Operazione Irini.

L’operazione è stata avviata in conseguenza dei naufragi avvenuti nell'aprile 2015 che hanno coinvolto diverse imbarcazioni che trasportavano migranti e richiedenti asilo dalla Libia (vedi crisi europea dei migranti). Lo scopo dell'operazione era quello di neutralizzare le consolidate rotte della tratta dei migranti nel Mediterraneo[2]. La missione Irini è incaricata di svolgere ispezioni sulle imbarcazioni al largo delle coste libiche sospettate di trasportare armi.

Operazione Sophia

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Lo scopo di questa operazione, istituita il 18 maggio 2015[3] e lanciata dall'Europa nel giugno 2015[4] è quello di avviare sforzi sistematici per individuare, catturare e distruggere le navi ed attrezzature utilizzate o sospettate di essere utilizzate da contrabbandieri e trafficanti di migranti. La Commissione Juncker, in particolare l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha giudicato questa operazione come un contributo fondamentale alla lotta contro l'instabilità nella regione mediterranea e come un modo per ridurre la perdita di vite umane in mare e aumentare la sicurezza dei cittadini europei.

Questa operazione è successiva all'operazione di ricerca e di soccorso Mare nostrum del governo italiano (2013) e all'operazione di controllo delle frontiere Triton (dal 1º febbraio 2018 Operazione Themis) dell'agenzia Frontex (2014). La sede operativa è situata a Roma.

L'EUNAVFOR Med consiste di tre fasi[3]:

  • la prima fase si concentra sulla sorveglianza e la valutazione delle reti di contrabbando e traffico di esseri umani nel Mediterraneo
  • la seconda fase dell'operazione prevede la ricerca e, se necessario, diversione di navi sospette
  • la terza fase consente lo smaltimento delle navi e delle relative attrezzature, preferibilmente prima dell'uso, e di fermare i trafficanti e contrabbandieri.

L'Unione europea ha stanziato un bilancio comune di 11.820.000 euro per un periodo di 12 mesi. Inoltre, le attività militari e il personale sono forniti dagli stati che contribuiscono all'operazione, con costi e spese per il personale stabiliti in base alla normale spesa nazionale[3].

Dal giugno 2016 l'ammiraglia Cavour è stata sostituita dalla Garibaldi,[5] dopo che in precedenza la stessa unità navale aveva preso parte all'operazione dal 25 novembre 2015 al 18 gennaio 2016.[6] Dal 6 aprile 2017, la Flagship dell'Operazione Sophia è diventata Nave San Giusto, una delle tre unità anfibie della Marina Militare Italiana.

La base aerea di Sigonella è l'aeroporto dell'Aeronautica Militare che fornisce il supporto aereo all'operazione Eunavformed e ospita assetti stranieri di Lussemburgo, Spagna e Polonia.[7].

Il 21 dicembre 2018 il Consiglio d’Europa ha esteso il mandato dell’operazione fino al 31 marzo 2019. Dopo varie proroghe della missione nel 2019, al termine del Consiglio Esteri Ue del 17 febbraio 2020, l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza – Josep Borrell – ha annunciato: «l’operazione Sophia sarà chiusa alla scadenza del suo mandato, il 31 marzo».

Operazione Irini

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Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Irini.

Dal 1º aprile 2020, la stessa è stata sostituita dalla nuova missione EUNAVFOR Med - Operazione Irini nel mar libico, per l’attuazione dell’embargo Onu sulle forniture di armi alle fazioni libiche, e per la formazione e addestramento della Guardia costiera e della Marina militare libica. Il Quartier Generale dell’operazione si trova a Roma, presso l’aeroporto militare “Francesco Baracca”, mentre il comando in mare è affidato alternativamente all'Italia e alla Grecia.[8]

Nel marzo 2021 il Consiglio dell'Unione europea ha prorogato prima la missione fino al 31 marzo 2023, e quindi fino al 31 marzo 2025.[9]

Unità coinvolte

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All'inizio dell'operazione si disponeva di queste unità navali: la portaerei italiana Cavour, la nave idrografica inglese Enterprise e le unità tedesche Werra (nave ausiliaria) e la fregata Schleswig-Holstein. Poi se ne sono aggiunte altre. Ammiraglia prima la Cavour seguita dalla portaereomobili Garibaldi e infine dalla San Giusto.[10]

La nave ammiraglia della prima fase dell'operazione Sophia: la portaerei Cavour della Marina Militare Italiana
L'incrociatore portaeromobili Garibaldi della Marina Militare Italiana, nave ammiraglia della seconda fase dell'operazione EUNAVFOR Med - Sophia
La nave ammiraglia della terza fase dell'operazione Sophia: la LPD San Giusto della Marina Militare Italiana

Ammiraglie:

Flotta:

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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