Epoca eroica dell'esplorazione antartica

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Tragitto delle spedizioni di Cook, Bellingshausen, d'Urville, Wilkes e Ross
Cross ad Hut Point, isola di Ross, eretta nel febbraio 1904 dalla spedizione antartica britannica del 1901-1904 in memoria di George Vince, membro della spedizione morto nelle vicinanze

L'epoca eroica dell'esplorazione antartica fu un'epoca iniziata alla fine del XIX secolo e conclusasi con la spedizione imperiale trans-antartica di Shackleton, con i sopravvissuti giunti a Wellington, in Nuova Zelanda, il 9 febbraio 1917.[1]

Lo storico Aant Elzinga fa terminare il periodo nel 1945, considerando la seconda guerra mondiale il punto di svolta nella ricerca antartica.[2] In questo periodo il continente antartico divenne l'obiettivo di uno sforzo internazionale che portò ad un'intensa esplorazione scientifica e geografica durante la quale furono condotte 17 grandi esplorazioni antartiche, organizzate da dieci Stati.[3] Il fattore comune di queste spedizioni fu la limitata natura delle risorse disponibili prima che le scoperte in ambito di trasporti e telecomunicazioni rivoluzionassero l'opera esplorativa.[4][5] Questo significa che ogni spedizione divenne un'impresa di resistenza che mise alla prova i limiti fisici e mentali del personale, e che a volte li superò. L'etichetta "eroica", conferita in seguito, riconobbe le avversità che dovettero essere affrontate da questi pionieri, alcuni dei quali non sopravvissero all'esperienza; in questo periodo furono 19 gli esploratori morti.

Inoltre il termine "eroica" riconosce il romanticismo nei confronti del territorio antartico. Gli esploratori di questa epoca non vengono ricordati solo come scienziati e navigatori, stereotipati da un lato come interessati all'obiettivo e calcolatori e dall'altro come rudi e grezzi. Piuttosto vengono paragonati a poeti, fotografi ed artisti.[6] Ernest Shackleton viene spesso considerato il più grande poeta di tutti gli esploratori antartici.[6] La sua poesia 'A Tale of the Sea' è una reminiscenza del La ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge, nonostante anche Murray, Scott, Amundsen ed altri abbiano fornito notevoli contributi alla letteratura ed all'arte antartica.[6] Questa espressione artistica è molto legata al nazionalismo che portò alla prima guerra mondiale, il che rende questi uomini non solo esploratori, bensì eroi della nazione.[6] Consideriamo questa strofa tratta da 'A Tale of the Sea' di Shackleton:

(EN)

«
Where nailed to the rotting flagstaffs:
The old white Ensigns flew
Badge of our English freedom
Over all waters blue.»

(IT)

«
Dove inchiodata ai pennoni marci:
Le vecchie insegne bianche sventolarono
Segno della nostra libertà inglese
Su tutte le acque blu.»

L'abilità di esprimere le loro impressioni sul territorio antartico differenzia questi esploratori dai navigatori rendendoli eroi per l'opinione pubblica delle rispettive nazioni.

Nel corso di queste spedizioni furono raggiunti i poli geografico e magnetico.[7] Il tentativo di essere il primo a raggiungere il polo sud geografico fu l'obiettivo principale di alcune di queste spedizioni, tra cui quella di Roald Amundsen. Non fu però l'unico obiettivo delle spedizioni polari di questo periodo; altre spedizioni perseguirono obiettivi diversi in diverse aree del continente. Come risultato di tutte queste attività, buona parte della costa continentale fu scoperta e mappata, mentre ampie zone dell'entroterra furono esplorate. Le spedizioni raccoglievano solitamente grandi quantità di dati scientifici e specimen utili per varie discipline, la cui analisi avrebbe tenuto occupate le comunità scientifiche mondiali per decenni.[8]

"Terra Australis Nondum Cognita" è il grande continente indicato in basso a questa mappa del 1570 disegnata da Abraham Ortelius

L'esplorazione del polo sud ha avuto un interesse altalenante; questo particolare periodo, l'epoca eroica dell'esplorazione antartica, non è il primo periodo di intensa esplorazione. Limitando quella che è comunemente nota come epoca dell'esplorazione, l'esploratore britannico James Cook sarebbe uno dei pochi esploratori che avrebbero viaggiato nel sud del mondo. Le scoperte del suo secondo viaggio (1772-1775) avrebbero cambiato per sempre la mappa del mondo.[9] Prima di questa spedizione si credeva che un enorme continente noto come Terra Australis occupasse la maggior parte dell'emisfero meridionale. Invece Cook scoprì che una tale terra non esisteva, anche se gli enormi iceberg gli impedirono di raggiungere l'Antartide.[9] Ipotizzò che, basandosi sulla quantità di ghiaccio presente, ci dovesse essere una terra da qualche parte.[9] In seguito l'esplorazione delle regioni meridionali del mondo subirono un'importante battuta d'arresto.

Un periodo di interesse si ebbe nuovamente tra il 1819 ed il 1843.[10] Quando l'Europa si stava riprendendo da un periodo di rivoluzioni, guerra e disordini, gli esploratori Bellingshausen, Biscoe, Balleny, Wilkes, d'Urville e Ross cercarono una maggiore conoscenza delle regioni antartiche.[10] L'obiettivo principale di questi esploratori era quello di superare le mura di ghiaccio che nascondevano l'Antartide, iniziando con la circumnavigazione della regione operata da Bellingshausen e la scoperta della prima formazione rocciosa da parte di d'Urville e culminando con la scoperta da parte di Wilke della Terra della regina Victoria, con i vulcani oggi noti come Terror e Erebus.[10] Questi esploratori, nonostante il loro fondamentale contributo all'esplorazione del polo sud, non riuscirono a penetrare nell'interno del continente e, invece, formarono una linea di terre scoperte lungo la costa antartica.

Le regioni antartiche conosciute dopo le intense esplorazioni del 1819-1843

Quello che seguì a questo periodo di interesse per l'Antartide è quello che lo storico H.R. Mill definisce 'età di perdita dell'interesse' (the age of averted interest).[11] Dopo la spedizione South condotta con le navi Erebus e Terror (gennaio 1841), James Clark Ross disse che non esistevano scoperte scientifiche o 'problemi' per i quali valesse la pena di esplorare l'estremo sud.[11] Si pensa che l'influenza di Ross e la scomparsa della spedizione di Franklin in Artide portarono ad un disinteresse nei poli, in particolare da parte della Royal Society, l'organizzazione britannica che aiutò numerose esplorazioni polari oltremare, comprese quelle di Shackleton e Scott. Nei venti anni che seguirono il ritorno di Ross vi fu una general pausa internazionale relativamente all'esplorazione antartica.[11]

Sir John Murray

L'iniziale impeto dell'epoca eroica dell'esplorazione antartica viene a volte considerata un vago movimento internazionale. George von Neumayer di Amburgo, esploratore antartico, cercò di ravvivare l'esplorazione antartica a partire dal 1861 lavorando in un osservatorio di Melbourne.[10] I suoi particolari interessi erano per l'importanza della meteorologia e per come le informazioni sul polo sud potessero portare a previsioni meteorologiche più accurate. Questo spiega il coinvolgimento tedesco nella ricerca antartica. Un altro impeto, soprattutto britannico, fu una conferenza di John Murray ed intitolata "The Renewal of Antarctic Exploration", tenutasi presso la Royal Geographical Society di Londra il 27 novembre 1893.[12] Murray sostenne che la ricerca in Antartide dovesse essere organizzata per "risolvere le importanti domande geografiche ancora non risposte riguardo al sud".[13] Inoltre, la Royal Geographic Society aveva creato poco prima un Comitato Antartico, nel 1887, il quale incitò molti cacciatori di balene ad esplorare le regioni meridionali del mondo dando un seguito alla relazione di Murray.[10] Nell'agosto del 1895 il VI Congresso geografico internazionale di Londra approvò una risoluzione invitando tutte le società scientifiche del mondo a promuovere la causa dell'esplorazione antartica "in qualsiasi modo potesse sembrare più efficace".[14] Queste opere avrebbero "fatto fare passi avanti a quasi ogni ramo della scienza".[14] Il Congresso era stato condotto dal norvegese Carsten Borchgrevink, appena ritornato da una caccia alla balena durante la quale era diventato uno dei primi a mettere piede in Antartide. Durante il suo discorso Borchgrevink presentò i piani per una spedizione pionieristica su larga scala in Antartide, con base a Capo Adare.[15]

In ogni caso l'epoca eroica fu inaugurata dalla spedizione della Società Geografica Belga nel 1897; Borchgrevink seguì un anno dopo con una spedizione finanziata privatamente.[16][17] Il termine "epoca eroica" fu coniato in seguito; il termine non fu usato in nessuno dei primi racconti delle spedizioni, né nelle biografie dei personaggi polari apparsi negli anni 1920 e 1930. Non è chiaro quando sia nato il termine o quando sia stato adottato unanimemente; fu utilizzato nel marzo 1956 dall'esploratore britannico Duncan Carse in un articolo pubblicato da The Times. Descrivendo il primo attraversamento della Georgia del Sud nel 1916, parlò di "tre uomini dell'epoca eroica dell'esplorazione antartica, con 20 metri di corda tra loro ed un'ascia da carpentiere".[18]

Spedizioni, 1897–1922

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Note

  1. Nei riassunti della tabella non sono presenti le opere scientifiche redatte dalle spedizioni, ognuna delle quali raccolse ritrovamenti e specimen utili per varie discipline.
  2. La tabella non comprende i numerosi viaggi dei balenieri che si svolsero in questo periodo, o le spedizioni sub-antartiche come quella di Carl Chun del 1898–1899, le quali non superarono il circolo polare antartico.[19] Anche la fallita spedizione Cope del 1920–1922, che fu annullata per mancanza di fondi, è esclusa, nonostante due uomini sbarcarono da una baleniera norvegese e passarono un anno sulla penisola antartica.[20]
  3. † Indica i capi morti nella spedizione
Date Stato Nome della spedizione Navi Capi Riassunto della spedizione Note
1897–1899 Belgio (bandiera) Belgio Spedizione belga in Antartide Belgica
Gerlache, Adrien de Adrien de Gerlache
Fu la prima spedizione a trascorrere l'inverno all'interno del circolo polare antartico, dopo che la nave fu bloccata dai ghiacci nel mare di Bellingshausen. Effettuò le prime osservazioni scientifiche antartiche durate un anno. Raggiunse la latitudine di 71°30'S e scoprì lo stretto di Gerlache. [3][21][22]
1898–1900 Regno Unito (bandiera) Regno Unito Spedizione antartica britannica 1898
(Spedizione Southern Cross)
Southern Cross
Borchgrevink, Carsten Carsten Borchgrevink
La prima spedizione a passare l'inverno sul continente antartico (Capo Adare), fu la prima ad usare cani e slitte. Effettuò la prima ascesa della Grande barriera di ghiaccio,[23] e stabilì un nuovo Farthest South a 78°30'S. Calcolò anche la posizione del Polo Sud Magnetico. [24][25][26]
1901–1904 Regno Unito (bandiera) Regno Unito Spedizione nazionale antartica 1901
(Spedizione Discovery)
Discovery
Morning (nave di salvataggio)
Terra Nova (nave di salvataggio)

Scott, Robert Falcon Robert Falcon Scott
Effettuò la prima scesa delle Montagne Occidentali nella Terra della regina Victoria, e scoprì l'altopiano polare. Stabilì un nuovo Farthest South a 82°17'S.[27] Furono scoperti, mappati e battezzati molti altri luoghi. Fu la prima di molte spedizioni con base sul canale McMurdo. [28][29][30]
1901–1903 Germania (bandiera) Germania Prima spedizione antartica tedesca
(Spedizione Gauss)
Gauss
Drygalski, Erich von Erich von Drygalski
La prima spedizione a studiare l'Antartide orientale, scoprì la costa della Terra di Guglielmo II e monte Gauss. La nave fu intrappolata dai ghiacci, i quali gli impedirono una più ampia esplorazione. [31][32][33]
1901–1903 Svezia (bandiera) Svezia Spedizione Nordenskjöld-Larsen Antarctic
Nordenskiöld, Otto Otto Nordenskiöld
Questa spedizione operò nell'area costiera orientale della Terra di Graham, e fu abbandonata sulle isole Snow Hill e Paulet nel mare di Weddell, dopo il naufragio della propria nave. I componenti furono salvati dal vascello argentino Uruguay. [34][35][36]
1902–1904 Regno Unito (bandiera) Regno Unito Spedizione antartica nazionale scozzese Scotia
Bruce, William Speirs William Speirs Bruce
Fu fondata la stazione meteorologica permanente di Orcadas nelle isole Orcadi Meridionali. Il mare di Weddell fu navigato fino alla latitudine di 74°01'S, e fu scoperta la costa della Terra di Coats, permettendo di definire il confine orientale del mare. [37][38]
1903–1905 Francia (bandiera) Francia Terza spedizione antartica francese Français
Charcot, Jean-Baptiste Jean-Baptiste Charcot
Partita con l'intenzione di salvare il gruppo di Nordenskiöld, mappò le isole e le coste occidentali della Terra di Graham sulla penisola Antartica. Fu esplorata parte della costa, e battezzata la Terra di Loubet dandogli il nome del presidente francese. [39][40][41]
1907–1909 Regno Unito (bandiera) Regno Unito Spedizione antartica britannica 1907
(Spedizione Nimrod)
Nimrod
Shackleton, Ernest Ernest Shackleton
La prima spedizione guidata da Shackleton. Basta nel canale McMurdo, esplorò la rotta del ghiacciaio Beardmore fino al polo sud, ed il (limitato) uso dei trasporti motorizzati. La sua marcia a sud raggiunse la latitudine di 88°23'S, nuovo Farthest South a 97 miglia geografiche dal polo. Il gruppo settentrionale raggiunse il Polo Sud Magnetico. [42][43][44]
1908–1910 Francia (bandiera) Francia Quarta spedizione antartica francese Pourquoi-Pas? IV
Charcot, Jean-Baptiste Jean-Baptiste Charcot
Proseguì il lavoro della precedente spedizione francese con una generale esplorazione del mare di Bellingshausen, e scoprì isole ed altri luoghi tra cui la baia Margherita, l'isola Charcot, l'isola Renaud, la baia di Mikkelsen e l'isola Rothschild. [39][45]
1910–1912 Giappone (bandiera) Giappone Spedizione antartica giapponese Kainan Maru
Shirase, Nobu Nobu Shirase
La prima spedizione antartica non europea esplorò la costa della Terra di re Edward VII e parte della Grande barriera di ghiaccio, raggiungendo 80°5'S. [46][47]
1910–1912 Norvegia (bandiera) Norvegia Spedizione Amundsen Fram
Amundsen, Roald Roald Amundsen
Prima a raggiungere il polo sud: Amundsen organizzò il campo sulla Grande barriera di ghiaccio, presso la baia delle Balene. Scoprì una nuova rotta per l'altopiano polare tramite il ghiacciaio Axel Heiberg. Un gruppo di cinque persone guidate da Amundsen raggiunse il polo sud seguendo questa rotta il 14 dicembre 1911. [48][49][50]
1910–1913 Regno Unito (bandiera) Regno Unito Spedizione antartica britannica 1910
(Spedizione Terra Nova)
Terra Nova
Scott, Robert Falcon Robert Falcon Scott
Ultima spedizione di Scott, basata come la prima nel canale McMurdo. Scott e quattro compagni raggiunsero il polo sud seguendo la rotta Beardmore il 17 gennaio 1912, 33 giorni dopo Amundsen. Tutti e cinque morirono durante il viaggio di ritorno dal polo, per la fame e per il freddo. [51][52][53]
1911–1913 Germania (bandiera) Germania Seconda spedizione antartica tedesca Deutschland
Filchner, Wilhelm Wilhelm Filchner
L'obiettivo era il primo attraversamento dell'Antartide. La spedizione raggiunse un nuovo massimo di penetrazione nel mare di Weddell, a 77°45'S, e scoprì la costa Luitpold, Filchner-Ronne Ice Shelf e la baia di Vahsel. Non riuscì a fondare una base sulla costa dalla quale preparare la marcia transcontinentale, e dopo una lunga deriva nel mare di Weddell il pack tornò in Georgia del Sud. [36][54][55]
1911–1914 Australia (bandiera) Australia e Nuova Zelanda (bandiera) Nuova Zelanda Spedizione Aurora Aurora
Mawson, Douglas Douglas Mawson
La spedizione si concentrò sul tratto di costa antartica tra Capo Adare e monte Gauss, mappando ed esplorando la costa e l'entroterra. Scoprirono tra l'altro la baia del Commonwealth, il ghiacciaio Ninnis, il ghiacciaio Mertz e la Terra della regina Mary. [56][57]
1914–1917 Regno Unito (bandiera) Regno Unito Spedizione Endurance Endurance

Shackleton, Ernest Ernest Shackleton
Altro tentativo di traversata transcontinentale. Non riuscì a sbarcare sulla costa del mare di Weddell dopo che la Endurance fu intrappolata e distrutta dai ghiacci. La spedizione si salvò poi da sola con incredibili gesta, compresa una lunga deriva su un pack, sulla scialuppa di Shackleton ed il primo attraversamento della Georgia del Sud. [58][59]
1914–1917 Regno Unito (bandiera) Regno Unito Gruppo del mare di Ross a sostegno della Spedizione Endurance Aurora
Mackintosh, Aeneas Aeneas Mackintosh
L'obiettivo era quello di lasciare materiale lungo la Grande barriera di ghiaccio per rifornire il gruppo che avrebbe tentato l'attraversamento dal mare di Weddell. Durante i lavori morirono tre uomini, tra cui il capo Mackintosh. [60]
1921–1922 Regno Unito (bandiera) Regno Unito Spedizione Quest Quest
Shackleton, Ernest Ernest Shackleton
Tra i vaghi obiettivi c'era la mappatura della costa, una possibile circumnavigazione continentale, l'esplorazione delle isole sub-antartiche ed un'opera oceanografica. Dopo la morte di Shackleton del 5 gennaio 1922, la Quest completò un breve programma prima di fare ritorno a casa. [61][62]

Morti durante le spedizioni dell'epoca eroica

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Diciannove uomini morirono durante le spedizioni dell'epoca eroica. Di questi, quattro morirono per malattie non correlate alle loro esperienze antartiche e due morirono per incidenti in Nuova Zelanda. I restanti 13 morirono in servizio sul continente antartico o nelle sue vicinanze.

Spedizione Nome Stato Data della morte Luogo della morte Causa Note
Spedizione belga in Antartide Wiencke, Carl August Carl August Wiencke Norvegia 22 gennaio 1898 Isole Shetland Meridionali Spazzato fuori bordo dall'acqua e annegato [63]
Danco, Émile Émile Danco Belgio 5 giugno 1898 Mare di Bellingshausen Attacco di cuore
Spedizione Southern Cross Hansen, Nicolai Nicolai Hansen Norvegia 14 ottobre 1899 Capo Adare Problemi intestinali [64]
Spedizione Discovery Bonnor, Charles Charles Bonnor Regno Unito 2 dicembre 1901 Baia di Lyttelton, Nuova Zelanda Caduto dall'albero della nave [65][66]
Vince, George George Vince Regno Unito 11 marzo 1902 Isola di Ross Scivolato in un precipizio nel ghiaccio
Spedizione Scotia Ramsey, Allan Allan Ramsey Regno Unito 6 agosto 1903 Isole Orcadi Meridionali Attacco di cuore [67]
Spedizione Terra Nova Evans, Edgar Edgar Evans Regno Unito 17 febbraio 1912 Ghiacciaio Beardmore Infortunio alla testa, fame e freddo [68][69][70]
[71][72]
Oates, Lawrence Lawrence Oates Regno Unito 17 marzo 1912 Grande barriera di ghiaccio Fame e freddo
Scott, Robert Falcon Robert Falcon Scott Regno Unito 29 marzo 1912 Grande barriera di ghiaccio Fame e freddo
Wilson, Edward Edward Wilson Regno Unito 29 marzo 1912 Grande barriera di ghiaccio Fame e freddo
Bowers, Henry Henry Bowers Regno Unito 29 marzo 1912 Grande barriera di ghiaccio Fame e freddo
Brissenden, Robert Robert Brissenden Regno Unito 17 agosto 1912 Admiralty Bay, Nuova Zelanda Annegato
Seconda spedizione antartica tedesca Vahsel, Richard Richard Vahsel Germania 8 agosto 1912 Mare di Weddell Sifilide [55][73][74]
Spedizione Aurora Ninnis, Belgrave Belgrave Ninnis Regno Unito 14 dicembre 1912 Terra di re Giorgio V Caduto in un crepaccio [75]
Mertz, Xavier Xavier Mertz Svizzera 7 gennaio 1913 Terra di re Giorgio V Ipervitaminosi A
Spedizione Endurance
(Gruppo del mare di Ross)
Spencer-Smith, Arnold Arnold Spencer-Smith Regno Unito 9 marzo 1916 Grande barriera di ghiaccio Freddo e scorbuto [76][77]
Mackintosh, Aeneas Aeneas Mackintosh Regno Unito 8 maggio 1916 Canale McMurdo Caduto nel mare ghiacciato
Hayward, Victor Victor Hayward Regno Unito 8 maggio 1916 Canale McMurdo Caduto nel mare ghiacciato
Spedizione Quest Shackleton, Ernest Ernest Shackleton Regno Unito 5 gennaio 1922 Georgia del Sud Attacco di cuore [78]

Altri cinque uomini morirono dopo il ritorno dall'Antartide (l'elenco non comprende chi morì durante il servizio nella prima guerra mondiale):

Fine dell'epoca eroica

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Ci sono opinioni discordanti riguardo alla fine dell'epoca eroica dell'esplorazione antartica. La spedizione Endurance di Shackleton viene a volte indicata come ultima delle spedizioni del periodo.[83][84] Altri storici estendono il periodo fino alla morte di Shackleton, il 5 gennaio 1922, considerando la spedizione Shackleton–Rowett, o spedizione Quest, durante la quale morì Shackleton, il capitolo conclusivo dell'epoca.[85] Secondo Margery e James Fisher, biografi di Shackleton: "se fosse possibile tracciare una linea netta per dividere l'epoca eroica dell'esplorazione antartica e l'epoca meccanica, la spedizione Shackleton–Rowett potrebbe essere un buon punto".[4] Un giornalista che ispezionò la nave prima della partenza disse "Accessori! Accessori! Accessori ovunque!".[4] Tra loro c'erano sistemi senza fili, una coffa riscaldata elettricamente ed un "odografo" in grado di tracciare rotta e velocità della nave.[4]

(EN)

«The heroic era of Antarctic exploration was ‘heroic’ because it was anachronistic before it began, its goal was as abstract as a pole, its central figures were romantic, manly and flawed, its drama was moral (for it mattered not only what was done but how it was done), and its ideal was national honour. It was an early testing-ground for the racial virtues of new nations such as Norway and Australia, and it was the site of Europe’s last gasp before it tore itself apart in the Great War.»

(IT)

«L'epoca eroica dell'esplorazione antartica fu 'eroica' in quanto fu anacronistica prima di cominciare, il suo obiettivo astratto era il polo, i suoi protagonisti romantici, virili ed imperfetti, i suoi drammi erano morali (non solo per cosa fecero ma per come lo fecero), ed il suo ideale era l'onore della nazione. Fu un primo banco di prova per le virtù razziali di nazioni quali la Norvegia e l'Australia, e fu il luogo dell'ultimo sforzo europeo prima di affondare nella Grande Guerra.»

  1. ^ Richard Harrowfield, Polar Castaways: The Ross Sea Party of Sir Ernest Shackleton, 1914-1917, Montréal, McGill-Queen's University Press, 2004, ISBN 978-0-7735-7245-4.
  2. ^ Korra Elzinga, Changing Trends in Antarctic Research, Dordrecth, Springer, 1993, ISBN 978-0-585-28849-9.
  3. ^ a b Barczewski, pp. 19–20. (Barczewski ne cita 14)
  4. ^ a b c d Fisher, p. 449
  5. ^ Huntford, p. 691 – "before machines took over."
  6. ^ a b c d * Paul Simpson-Hausley, Antarctica: Exploration, Perception and Metaphor, Londra, Routledge, 1992, ISBN 978-0-203-03602-0.
  7. ^ La dichiarazione di Peary di aver raggiunto il polo nord nel 1909 fu largamente accettata al tempo – vedi Amundsen, p. 42, Barczewski, pp. 61–62. Divenne in seguito oggetto di discussione – vedi Berton, pp. 614–625.
  8. ^ Ad esempio i risultati scientifici della spedizione antartica nazionale scozzese (1902–1904) venivano pubblicati ancora nel 1920 (Speak, p. 100). Ben 25 volumi di risultati della spedizione Terra Nova (1910–1913) furono pubblicati nel 1925. ( British Antarctic Expedition 1910–13, su oxforddnb.com, Oxford Dictionary of National Biography. URL consultato il 4 dicembre 2008.)
  9. ^ a b c I. Kaye, Captain James Cook and the Royal Society, Londra, Notes and Records of the Royal Society of London, Vol. 24, No.1, 1969.
  10. ^ a b c d e American Association for the Advancement of Science, The Exploration of the Antarctic Regions, New York, Science, Vol. 9, No. 223, 1887.
  11. ^ a b c G.E. Fogg, The Royal Society and the Antarctic, Londra, The Royal Society, Notes and Records of the Royal Society London, Vol. 54, No. 1, 2000.
  12. ^ John Murray, The Renewal of Antarctic Exploration, Londra, The Geographical Journal, Vol. 3, No. 1, 1894.
  13. ^ Crane, p. 75
  14. ^ a b Borchgrevink, Carstens, First on the Antarctic Continent, George Newnes Ltd, 1901, ISBN 978-0-905838-41-0. URL consultato l'11 agosto 2008. pp. 9–10
  15. ^ Borchgrevink, Carstens, First on the Antarctic Continent, George Newnes Ltd, 1901, ISBN 978-0-905838-41-0. URL consultato l'11 agosto 2008. pp. 4–5
  16. ^ Jones, p. 59
  17. ^ Alcuni storici considerano la spedizione Discovery partita nel 1901 come la prima vera spedizione dell'epoca eroica. Vedi Mountaineering and Polar Collection – Antarctica, su nls.uk, National Library of Scotland. URL consultato il 19 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2009).
  18. ^ Carse, citrato da M. e J. Fisher, p. 389
  19. ^ Carl Chun Collection, su archiveshub.ac.uk, Archive Hub. URL consultato l'11 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2012).
  20. ^ John Lachlan Cope's Expedition to Graham Land 1920–22, su spri.cam.ac.uk, Scott Polar Research Institute. URL consultato l'11 dicembre 2008.
  21. ^ Antarctic Explorers – Adrien de Gerlache, su south-pole.com. URL consultato il 22 settembre 2008.
  22. ^ Huntford (Last Place on Earth) pp. 64–75
  23. ^ La Grande barriera di ghiaccio divenne poi famosa col nome di barriera di Ross. Il vecchio nome viene usato in questa tabella per mantenere la nomenclatura dell'epoca eroica.
  24. ^ The Forgotten Expedition, su heritage-antarctica.org, Antarctic Heritage Trust. URL consultato il 13 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2009).
  25. ^ Borchgrevink, Carsten Egeberg (1864–1934), su adb.online.anu.edu.au, Australian Dictionary of Biography Online Edition. URL consultato il 10 agosto 2008.
  26. ^ Preston, p. 14
  27. ^ I nuovi calcoli moderni con l'utilizzo delle foto scattate al farthest south fanno pensare che la vera latitudine fosse di 82°11. Vedi Crane, pp. 214–15
  28. ^ Preston, pp. 57–79
  29. ^ Crane, p. 253 (map); pp. 294–95 (maps)
  30. ^ Fiennes, p. 89
  31. ^ Erich von Drygalski 1865–1949, su south-pole.com. URL consultato il 23 settembre 2008.
  32. ^ Mill, pp. 420–24
  33. ^ Crane, p. 307
  34. ^ James A. Goodlad, Scotland and the Antarctic, Section II: Antarctic Exploration, su gdl.cdlr.strath.ac.uk, Royal Scottish Geographical Society. URL consultato il 23 settembre 2008.
  35. ^ Otto Nordenskiöld 1869–1928, su south-pole.com. URL consultato il 23 settembre 2008.
  36. ^ a b Barczewski, p. 90
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  38. ^ Speak, pp. 82–95
  39. ^ a b William James Mills, Exploring Polar Frontiers, ABC-CLIO, 11 dicembre 2003, ISBN 978-1-57607-422-0. URL consultato il 23 settembre 2008. pp. 135–139
  40. ^ Jean-Baptiste Charcot, su south-pole.com. URL consultato il 24 settembre 2008. (Francais voyage)
  41. ^ Mill, pp. 431–32
  42. ^ Scotland and the Antarctic, Section 3: Scott, Shackleton and Amundsen, su gdl.cdlr.strath.ac.uk, Glasgow Digital Library. URL consultato il 24 settembre 2008.
  43. ^ Riffenburgh, pp. 309–12
  44. ^ Huntford (biografia di Shackleton) p. 242 (mappa)
  45. ^ Jean-Baptiste Charcot, su south-pole.com. URL consultato il 24 settembre 2008.(viaggio Pourquoispas?)
  46. ^ Roald Amundsen, The South Pole, Vol II, Londra, C Hurst & Co, 1976, ISBN 0-903983-47-8.
  47. ^ Nobu Shirase, 1861–1946, su south-pole.com. URL consultato il 24 settembre 2008.
  48. ^ Amundsen, Vol I pp. 184–95; Vol II, pp. 120–134
  49. ^ Huntford (Last Place on Earth), pp. 446–74
  50. ^ Roald Amundsen, su norway.org.uk, Norwegian Embassy (UK). URL consultato il 25 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2008).
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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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