Domenico Pizzamano

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Domenico Pizzamano (Corfù, 6 marzo 1748Venezia, 12 dicembre 1817) è stato un politico e ammiraglio italiano. Patrizio veneziano, trascorse tutta la vita nella marina militare della Repubblica di Venezia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Corfù da Nicolò, provveditore e capitano dell'isola, e da Lucrezia Diedo.[1]

Entrò a far parte del Maggior Consiglio a vent'anni per avere estratta la balla d'oro il giorno di Santa Barbara del 1768.[1][2]

Nel 1775 divenne Capitano della città di Sebenico[3]

Negli anni 1770 conobbe Isabella Teotochi Albrizzi, allora adolescente. Nacque un intenso amore reciproco. Ma i genitori di Isabella, dopo aver indagato su Domenico, non lo ritennero un buon partito per la loro figlia.[4][5]

Nel 1783 divenne Provveditore a Corfù, dove sposò Marina Marin, del ramo di S. Moisè,[6] che gli portò in dote 5 000 ducati.[7]

Nel 1782 divenne savio alle decime di Rialto.[1][8], poi Giudice del Mobile nel 1780 e, nel 1788, giudice al cattaver.[9]

Le truppe francesi, comandate da Napoleone Bonaparte, dopo avere occupato il Piemonte e la Lombardia, erano entrate nello stato veneto, conquistando Peschiera e Verona. La Repubblica di Venezia aveva cercato di mantenere una neutralità disarmata, ma davanti al precipitare degli eventi, il 2 giugno 1796, prese provvedimenti in difesa della capitale.

Il Provveditore alle lagune ed ai lidi, Giacomo Nani,[7] chiamò in aiuto i nobili per la difesa della città; si presentarono in diciotto.[10] Domenico Pizzamano era uno di questi e il 23 giugno fu deputato al comando del Forte di Sant'Andrea, alle bocche del porto del Lido.[11]

Il 18 luglio fu nominato provveditore sopra conti,[12][13] sempre però rimanendo destinato al Lido.[11]

Già nell'estate 1796 il Senato avesse deciso di vietare alla navi armate di altre nazioni di entrare nella laguna.[14][15] Di questo era stata data comunicazione al ministro della repubblica francese.[16][17]

Pizzamano diramò speciali istruzioni sul comportamento delle imbarcazioni in avvicinamento, vietando l'ingresso a quelle con armamenti a bordo, usando se necessario la forza.[18]

Per la difesa del porto aveva a disposizione due galere: la galera bastarda Palma, comandata dal sopracomito Giovanni Antonio Bragadìn e la Fortuna (detta Bella Chiaretta), comandata dal sopracomito Rinaldo Morosini e due galeotte, l'Annetta Bella, equipaggiata da una compagnia di perastini,[19] diretta dal capitano conte Alvise Viscovich e una galeotta alle dipendenze del capitano Malovich.[20]

Al calare della sera[21] del 20 aprile 1797 la sentinella del Forte di Sant'Andrea scorgeva tre imbarcazioni in avvicinamento. La giornata era piovosa e il vento e le correnti marine erano a favore delle imbarcazioni. La più vicina era il Liberateur d'Italie, un tartanone[22] con 8 cannoni (6 da 4 libbre e 2 da 10 libbre), 38 uomini di equipaggio e 4 passeggeri,[23] che il governo francese aveva armato mettendolo agli ordini di Jean Baptiste Laugier e aggregandolo alla flottiglia francese dell'Adriatico comandata dal capitano di fregata Sibille.[24]

Il Laugier aveva obbligato, verso Caorle, il settantenne pescatore chioggiotto Domenico (Ménego)[25] Lombardo a salire a bordo della sua imbarcazione per fare da pilota verso il porto di Venezia. Gli promisero una grossa ricompensa se collaborava, ma lo minacciarono di morte se si rifiutava. Il Lombardo informò il Laugier sul divieto assoluto d'ingresso nel porto di qualsiasi legno armato straniero, ma non fu ascoltato.[26]

All'avvicinarsi l'imbarcazione capofila, il Libérateur d'Italie che batteva bandiera della repubblica francese, sparò nove colpi di cannone, secondo alcuni erano colpi a salve per salutare secondo le consuetudini la bandiera veneta, secondo altri per ingaggiare battaglia.[27]

Domenico diede ordine a due lance di accostare i legni invasori intimando loro di invertire la rotta e ritornare al largo.

Quando l'ufficiale veneziano comunicò al comandante dell'imbarcazione l'ordine del Pizzamano, il Laugier in modo arrogante rispose di non essere disposto affatto a tener conto del divieto. Domenico ordinò che dal forte di Sant'Andrea facessero due tiri di volata[28] per intimorire gli invasori. I due legni che seguivano il Libérateur d'Italie invertirono la rotta.

La galeotta comandata dal Viscovich entrò in contatto con il Libérateur, non è chiaro se a causa di una manovra errata o della corrente. Ne seguì una battaglia confusa in cui morirono cinque membri dell'equipaggio dell'imbarcazione francese, tra cui lo stesso capitano Laugier, otto restarono feriti e trentanove vennero fatti prigionieri. Sette bocchesi[19] ebbero ferite non gravi ed uno fu ridotto in fin di vita. Il pilota chioggiotto riportò ferite mortali.[29]

Il Pizzamano inviò una relazione sull'accaduto al senato della repubblica.[30][31]

Il ministro della repubblica francese a Venezia Jean-Baptiste Lallement mandò una violenta nota al Senato veneziano, chiedendo l'arresto del Pizzamano, la restituzione della nave e dei prigionieri.

Domenico, che in un primo tempo era stato elogiato per il suo comportamento, fu poi imprigionato per accontentare i francesi.[32][33]

Per intercessione del vescovo di Treviso Bernardino Marin, suo parente, ottenne la grazia da Napoleone. Era accaduto infatti che Giuseppina di Beauharnais, moglie di Napoleone, e l'Imperatore stesso erano stati ospitati dal vescovo e Napoleone volle sdebitarsi della ottima accoglienza ricevuta.[34][35]

Dopo una formale supplica a Bonaparte in cui chiedeva clemenza fu rimesso in libertà il 26 ottobre 1797.[36][37]

Domenico Pizzamano mori a Venezia la sera del 12 dicembre 1817 dopo una malattia di vari mesi. Abitava in S. Silvestro nella calle de la Donzella al N. 694.[38][39]

Suo figlio, Nicolò Spiridione, nato il 5 giugno 1785 morì tre anni dopo il 5 febbraio 1820. Si era occupato di arte e restaurò i mosaici del Giudizio Universale nell'ingresso principale nella Chiesa di San Marco.[40][41] La moglie restò con le due figlie, Lucrezia Maria e Antonietta Caterina, che godevano della pensione nobiliare.[42]

La famiglia si spense con la morte di Antonietta Caterina, il 24 agosto 1887. Il ritratto ad olio di suo padre, opera attribuita ad Alessandro Longhi, che possedeva, è ora [2013] a Ca' Rezzonico.[43][44]

Un altro patrizio veneto che portava il nome Domenico Pizzamano, trovandosi in difficoltà economiche, cercò di farsi passare per il comandante del forte di Sant'Andrea e in tal modo sfruttare la compassione dei veneziani. Questo Domenico Pizzamano era nato da Antonio e Palma Rosalem il 12 novembre 1752 a Budua, dove il padre era podestà. Nel 1796 sposò Andrianna Milletich di famiglia nobile croata-slava. Morì il 10 marzo 1842.[45][46]

Sul Forte di Sant'Andrea, nel 1911, venne posta una lapide in ricordo di Pizzamano e dell'avvenimento. Il testo è di Pompeo Gherardo Molmenti: «Da questo forte Domenico Pizzamano respingendo il francese invasore segnò gloriosamente l'ultima difesa della Repubblica di S. Marco – 1797 - La società degli amici dei monumenti pose - 1911».[47][48]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 5 (on line 12).
  2. ^ La balla d'oro risaliva al XIV secolo. Era un registro in cui si potevano iscrivere i giovani patrizi che avevano compiuto i diciotto anni. Ogni anno, alla festa di santa Barbara, il 4 dicembre, (da cui il nome di Barbarella dato alla Balla d'Oro), un fanciullo sorteggiava, prendendo da un cappello in cui erano contenute della palline d'oro e d'argento, trenta patrizi a cui era concesso di entrare nel Maggior Consiglio al compimento dei venti anni. Vedi: La formazione dello stato patrizio - Diritto, finanze, economia: le istituzioni della Repubblica, su treccani.it, Treccani. URL consultato l'8 dicembre 2013 (archiviato l'8 dicembre 2013). e Le elezioni dogali, su digilander.libero.it, El venexian. URL consultato l'8 dicembre 2013 (archiviato il 10 febbraio 2007).
  3. ^ Alvise Foscari, Dispacci da Zara 1777 - 1780, a cura di Fausto Sartori, Venezia, La Malcontenta, 1998 [1998], pp. 59, 60, 124, 125, OCLC 48598851. URL consultato il 26 dicembre 2013.
  4. ^ Cinzia Giorgetti, Ritratto di Isabella. Studi e documenti su Isabella Teotochi Albrizzi, p. 4.
  5. ^ Adriano Favaro, Ritratto di Isabella Teotochi Albrizzi. Studi e documenti su Isabella Teotochi Albrizzi, pp. 25, 131.
  6. ^ Il Ramo dei S. Moisè era uno dei rami della famiglia Soranzo. Soranzo, su treccani.it. URL consultato l'8 dicembre 2013 (archiviato l'8 dicembre 2013).
  7. ^ a b A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 6 (on line 13).
  8. ^ La decima era l'imposta reale a carico degli abitanti di Venezia e del Dogado, ed era pari al dieci per cento sui redditi dei loro beni stabili, ovunque situati, e in seguito anche dei redditi mobiliari. I rilevamenti della base imponibile e la commisurazione dell'imposta furono affidati ad apposite commissioni di savi: i Dieci savi alle decime in Rialto o Dieci savi sopra le decime in Rialto. Nel loro insieme formavano un collegio che ebbe definitivo assetto nel 1477. Vedi: Dieci savi alle decime in Rialto, su archiviodistatovenezia.it, Archivio di Stato di Venezia, 2006. URL consultato il 21 dicembre 2013 (archiviato il 21 dicembre 2013).
  9. ^ Cattaver: accattare, ricercare gli averi del fisco. Avevano compiti di indagine e consultivi rispetto alle entrate e alla spesa pubblica. Vedi: Ufficiali al cattaver, su archiviodistatovenezia.it, Archivio di Stato di Venezia, 2006. URL consultato il 21 dicembre 2013 (archiviato il 21 dicembre 2013).
  10. ^ Oltre a Pizzamano i nobili volontari furono: Leonardo Manin, Lunardo Valmarana, Zuane Veronese, Zorzi Donà, Domenico Morosini di Francesco, Bernardino Renier, Domenico Tiepolo, Tomà Soranzo, Lodovico Priuli, Paolo Emilio Canal, Camillo Gritti, G. B. Contarini, Bastian Morosini, Fabio Gritti, Lucio Antonio Balbi di Marchiò, Zuanne Bragadin fu Alessandro, Tomaso Correr. Vedi: Filippo Nani Mocenigo, Giacomo Nani, Memorie e documenti, p. 91
  11. ^ a b A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 7 (on line 14).
  12. ^ I savi (o ufficiali, provveditori, provveditori e savi) "sopra i conti" (o "sopra la revision dei conti"), istituiti dal senato il 16 maggio 1474 per rivedere i libri dei governatori delle entrate, estesero gradualmente il controllo contabile all'armamento e approvvigionamento della flotta militare, alla gestione all'occorrenza di qualsiasi ufficio di ministero anche a Venezia e nello Stato da terra, con la stessa autorità degli avogadori di comun e con potere di esazione. Sorsero nel 1474, in numero di tre. Savi sopra conti, su archiviodistatovenezia.it, Archivio di Stato di Venezia, 2006. URL consultato il 22 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2013).
  13. ^ Organi Finanziari - Sopraconti, su icar.beniculturali.it, Istituto Centrale per gli Archivi. URL consultato il 22 dicembre 2013 (archiviato il 22 dicembre 2013).
  14. ^ L'8 luglio 1796 e poi il 17 aprile 1797: Samuele Romanin, Storia documentata di Venezia, p. 109
  15. ^ Mario Nani Mocenigo, La mancata difesa di Venezia nel 1797, p. 44 (del PDF), p. 258 della pubblicazione.
  16. ^ Esposizioni Principi 14 sett. 1796, in una filza segnata 1797. Samuele Romanin, Storia documentata di Venezia, p. 109
  17. ^ A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 27 (on line 37).
  18. ^ A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, Documento II, pp. 27-29 (on line 36-38).
  19. ^ a b I perastini in alcuni testi antichi sono chiamati bocchesi, con riferimento al luogo di provenienza: le Bocche di Cattaro. Vedi ad esempio: Le Armi di San Marco (PDF), su societaitalianastoriamilitare.org, Società Italiana di Storia Militare, 2011, p. 222. URL consultato il 23 dicembre 2013 (archiviato il 2 novembre 2013).
    «[...] origini bocchesi, ossia proveniente dalle Bocche di Cattaro,»
  20. ^ "Quest'ultima e una delle galere si trovavano inabili alla navigazione.": A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 8 (on line 15)
  21. ^ Il Da Mosto indica le ore 23:30, precisando che si riferisce all'"antico orologio italiano" che indicava le ore a partire dal tramonto. Quindi mancava mezzora al tramonto. Vedi: A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 10 (on line 17) e L'ora italica, su luxinarcana.org, www.luxinarcana.org. URL consultato l'8 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2012).
  22. ^ Andrea Da Mosto definisce l'imbarcazione: "tartanone anconitano". Vedi A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 10 (on line 17); un'altra fonte parla di tartanone specificando che si trattava di un piccolo bastimento a due alberi a vela latina. Vedi: La cattura del "Liberateur d'Italie", 20 aprile 1797, su icsm.it, it.cultura.storia.militare. URL consultato il 24 dicembre 2013 (archiviato il 18 ottobre 2013).
  23. ^ A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 10 (on line 17) e nota 5.
  24. ^ Jean-Baptiste Laurent-Herménegilde Sibille (1760 – 1810). Commandant la marine nommé capitaine de vaisseau: 26 floréal an VI. (FR) Index du tome V des Procèsverbaux du Directoire (G-O) (PDF), su archivesnationales.culture.gouv.fr, Archives nationales, p. 4. URL consultato il 24 dicembre 2013 (archiviato il 6 dicembre 2008).
  25. ^ Vocabolario Italiano - Nomi, su dialetto-veneto.it, El Sito del Mestro. URL consultato l'8 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2012).
  26. ^ Il Lombardo dichiarerà poi che: non essendo riuscito a distogliere dal suo intendimento il comandante francese, tentò prima senza successo di portare sopra una secca l'imbarcazione e poi la guidò al porto del Lido, che sapeva più munito e meno accessibile. A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 10 (on line 17)
  27. ^ Secondo il Romanin l'imbarcazione voleva provocare un incidente diplomatico: «Il Laugier [...] si avviò verso Venezia a tenore degli ordini di Bonaparte che da Judenbugo avea scritto il 20 germinale (9 aprile) al generale Kilmaine: "Darete avviso subitamente al comandante d'Ancona e a quello di Trieste di far correre i nostri corsari contro le bandiére veneziane" Nota 5 Darù XI, nei documenti, pag. 299.» Il Darù è lo storico Pierre Antoine Noël Bruno, conte Daru. Vedi: Samuele Romanin, Storia documentata di Venezia, p. 112. Il Da Mosto è più incerto: «Quali intenzioni abbia avuto il Laugier sarebbe oggi difficile dire con certezza. [...] Dopo i francesi hanno sempre affermato che il Laugier non voleva altro che sfuggire alla flottiglia austriaca dalla quale era inseguito». Vedi: A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 11 (on line 18)
  28. ^ Il tiro di volata è un tiro di semplice avvertimento. Giacomo Medini, Francesco Collina, Mattia Minarelli, Gran dizionario teorico-militare contenente le definizioni di tutt'i termini tecnici spettanti all'arte della guerra, [...], su books.google.it, Carlo Cataneo, 1836. URL consultato il 27 dicembre 2013.
  29. ^ Morirà in ospedale il 27 aprile. Samuele Romanin, Storia documentata di Venezia, p. 113 (nota 4)
  30. ^ Cristoforo Tentori, Raccolta cronologico-ragionata di documenti inediti..., pp. 158-159.
  31. ^ A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, pp. 35-36 (on line 44-45).
  32. ^ Cristoforo Tentori, Raccolta cronologico-ragionata di documenti inediti..., p. 240.
  33. ^ A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 23 (on line 32).
  34. ^ Antonio Santalena, 1796-1813 Vita trevigiana , p. 143.
  35. ^ Corinne Brenko, [...] Gli ultimi giorni della Serenissima in Istria, p. 472 (on line p. 203/290).
  36. ^ Samuele Romanin, Storia documentata di Venezia, p. 235 e A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 24 (on line 33)
  37. ^ Serurier vous le remettrez en liberté. A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 49 (on line 58)
  38. ^ "A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 24 (on line 33)
  39. ^ Coordinate geografiche del calle della Donzella: 45°26′21.47″N 12°20′02.77″E / 45.439297°N 12.334103°E45.439297; 12.334103.
  40. ^ Corinne Brenko, [...] Gli ultimi giorni della Serenissima in Istria, pp. 464-465 (on line 195-196).
  41. ^ Nel test compare col nome Niccolo Pizzamano: Giannantonio Moschini, Guida per la città di Venezia all'amico delle belle arti, Venezia, Nella tipografia di Alvisopoli, 1815, pp. 232-233. URL consultato il 29 dicembre 2013.
  42. ^ A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 25 (on line 34).
  43. ^ "Ritratto di Domenico Pizzamano" (1780-1790), olio su tela, cm 97 x 75: Alessandro Longhi, pittore e incisore del Settecento veneziano, su dspace.unive.it, Università Ca' Foscari Venezia. URL consultato il 27 dicembre 2013 (archiviato il 27 dicembre 2013).
  44. ^ Ritratto di Domenico Pizzamano (1780-1790) - olio su tela, cm 97 x 75, su archiviodellacomunicazione.it, Ca' Rezzonico Museo del Settecento Veneziano. URL consultato il 28 dicembre 2013 (archiviato il 28 dicembre 2013).
  45. ^ A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, pp. 25-26 (on line 34-35).
  46. ^ Corinne Brenko, [...] Gli ultimi giorni della Serenissima in Istria, p. 475 (on line p. 206).
  47. ^ A. Da Mosto, Archivio Veneto - Periodico Storico Trimestrale, p. 26 (on line 35).
  48. ^ Mario Nani Mocenigo, La mancata difesa di Venezia nel 1797, p. 45 (del PDF), p. 259 della pubblicazione.

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