Dardo (cacciatorpediniere 1932)

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Dardo
Il cacciatorpediniere Dardo
Descrizione generale
Tipocacciatorpediniere
ClasseDardo
In servizio con Regia Marina (1932-1943)
Kriegsmarine (1943-1945)
IdentificazioneDR (1932-1941)
DA (1941-1943)
CostruttoriOdero
CantiereSestri Ponente
Impostazione23 gennaio 1929
Varo6 luglio 1930
Entrata in servizio25 gennaio 1932
Cattura1943
Nomi successiviTA 31 (1943-1945)
Destino finaleautoaffondato nell’aprile 1945
Caratteristiche generali
Dislocamentostandard 1520 t
pieno carico 2200 t
Lunghezza95,95 m
Larghezza9,75 m
Pescaggio4,3 m
Propulsione3 caldaie
2 gruppi di turbine a vapore su 2 assi
potenza 44.000 hp
Velocità38,8 (in realtà 30) nodi
Autonomia4600 mn a 12 nodi
Equipaggio6 ufficiali, 159 sottufficiali e marinai
Armamento
Armamento
Note
i dati sono riferiti al 1940
dati estratti da:
Regiamarina[1]
Trento in Cina[2]
Warships 1900-1950[3]
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Il Dardo è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina italiana. Operò principalmente durante la seconda guerra mondiale in attività di scorta ai convogli, e fu autoaffondato dai tedeschi che lo avevano catturato e reimpiegato dopo l'8 settembre 1943.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1936-1938 partecipò alla guerra civile spagnola[1].

All'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale era inquadrato nella VII Squadriglia cacciatorpediniere, insieme ai gemelli Freccia, Saetta e Strale.

Il 7 luglio 1940, alle 14.10 salpò da Taranto insieme ai gemelli, alle corazzate Giulio Cesare e Conte di Cavour ed alla VIII Squadriglia Cacciatorpediniere (Folgore, Fulmine, Lampo e Baleno) in appoggio ad un convoglio per la Libia (trasporti truppe Esperia e Calitea, motonavi Marco Foscarini, Francesco Barbaro e Vettor Pisani, scortate dalle torpediniere Orsa, Procione, Orione, Pegaso, Abba e Pilo); ebbe però delle avarie meccaniche[4].

Tale formazione si unì poi alla I e II Squadra Navale, partecipando alla battaglia di Punta Stilo del 9 luglio[2][5].

Il 27 novembre, salpato da Napoli insieme alle corazzate Giulio Cesare e Vittorio Veneto, ai gemelli Freccia e Saetta ed alla XIII Squadriglia Cacciatorpediniere (Granatiere, Fuciliere, Bersagliere, Alpino) prese parte all'inconclusiva battaglia di Capo Teulada[2][6].

Ad inizio 1941 subì alcuni lavori che comportarono la sostituzione degli impianti binati Breda Mod. 31 da 13,2 mm in plancia con due mitragliere singole Breda 20/65 Mod. 1935 e quella dei due pezzi illuminanti da 120 con altrettanti impianti binati da 20 mm.

Il 28 marzo scortò, unitamente ai cacciatorpediniere Folgore e Strale, un convoglio da Napoli per Tripoli formato dai trasporti Galilea, Heraklea, Ruhr, Samos ed Adana: le navi subirono un attacco da parte del sommergibile britannico Utmost, che affondò l’Heraklea e danneggiò la Ruhr[7]. Il Dardo fornì assistenza alla Ruhr e la rimorchiò a Trapani assistito dalle torpediniere Circe, Sagittario ed Alcione e da due MAS, mentre il resto del convoglio giunse a Tripoli il 30[2][8].

Il 9 aprile salpò da Napoli per scortare a Tripoli, insieme alle torpediniere Clio, Cosenz e Papa, le motonavi Andrea Gritti, Sebastiano Venier, Rialto, Birmania e Barbarigo; il convoglio giunse a Tripoli senza problemi il giorno 11[9].

Il 12 aprile scortò, unitamente ai cacciatorpediniere Vivaldi, da Noli e Malocello (scorta poi rinforzata con l'invio, da Tripoli, delle torpediniere Circe e Montanari) un convoglio composto dai piroscafi Galilea, Marburg, Ankara, Reichenfels e Kybfels (da Malta furono fatti uscire i cacciatorpediniere Jervis, Janus, Nubian e Mohawk per intercettare il convoglio, ma non vi riuscirono)[9].

Il 16 aprile partecipò alle operazioni di soccorso dei superstiti del convoglio «Tarigo», distrutto la notte precedente da cacciatorpediniere inglesi[10].

L'11 maggio scortò un convoglio composto dai mercantili Preussen, Wachtfels, Ernesto, Tembien, Giulia e Col di Lana insieme ai cacciatorpediniere Aviere, Geniere, Grecale, Scirocco e Camicia Nera: partite da Napoli, le navi arrivarono a Tripoli il 14[11].

Il 3 giugno fece parte della scorta del convoglio «Aquitania»: lo formavano i mercantili Aquitania, Caffaro, Nirvo, Montello, Beatrice Costa e la nave cisterna Pozarica, in rotta Napoli-Tripoli con la scorta, oltre che del Dardo, dei cacciatorpediniere Aviere, Geniere e Camicia Nera e della torpediniera Missori; il 4 giugno, mentre le navi si trovavano ad una ventina di miglia dalle isole Kerkenna, furono attaccate da aerei che colpirono il Montello, che esplose senza lasciare superstiti, e la Beatrice Costa, che, irrimediabilmente danneggiata, dovette essere abbandonata ed affondata dal Camicia Nera[12][13].

Il 17 agosto appartenne, insieme ai cacciatorpediniere Freccia ed Euro ed alle torpediniere Procione, Pegaso e Sirtori, alla scorta di un convoglio composto dai trasporti Maddalena Odero, Nicolò Odero, Caffaro, Giulia, Marin Sanudo e Minatitlan; il sommergibile olandese O 23 silurò il Maddalena Odero che fu poi finito da aerei il 18, mentre rientrava a Lampedusa sotto la scorta delle torpediniere Pegaso e Sirtori, mentre le altre unità arrivarono a Tripoli il 19[2][14].

Il 1º settembre partì da Napoli di scorta, insieme ai cacciatorpediniere da Recco, Folgore e Strale, alle motonavi Andrea Gritti, Rialto, Vettor Pisani, Sebastiano Venier e Francesco Barbaro; il 3 il convoglio fu assalito da aerei e l'Andrea Gritti, incendiata, saltò in aria con la morte di 347 uomini, mentre la Francesco Barbaro, danneggiata, dovette essere rimorchiata a Messina dal Dardo con l'assistenza dei cacciatorpediniere Ascari e Lanciere; le altre unità del convoglio giunsero a Tripoli il giorno seguente[2][15][16].

Il Dardo ormeggiato tra i gemelli Saetta e Strale

Verso fine anno fu alleggerito della zavorra e scaricato per essere sottoposto a dei lavori di manutenzione ed ammodernamento; il 23 settembre 1941, tuttavia, mentre veniva trainato in bacino a Palermo, sbandò per via della mancanza di pesi (le unità di questa classe avevano gravi problemi di stabilità), si capovolse ed affondò nel porto[1][2]. Nell'incidente trovarono la morte 40 uomini[1][2].

Recuperato nel febbraio 1942, fu rimorchiato a Genova, immesso in bacino e riparato, con lavori che si protrassero sino al giugno 1943 e comportarono, oltre alle riparazioni, la sostituzione del complesso lanciasiluri poppiero con 2 mitragliere da 37 mm e l'imbarco di 3 mitragliere singole da 20 mm e soprattutto di un radar di produzione italiana, l'EC3/ter «Gufo»[1][2].

In luglio, tuttavia, il Dardo fu danneggiato dallo scoppio di una turbina[1].

Fu fermato per nuovi lavori, che all'annuncio dell'armistizio non erano ancora terminati; il 9 settembre 1943, non essendo in grado di muovere, fu catturato dai tedeschi[2].

Il Dardo aveva effettuato complessivamente 89 missioni di guerra (7 con le forze navali, 6 di caccia antisommergibile, una di trasporto, 27 di scorta convogli, 12 addestrative e 31 di trasferimento o di altro tipo), percorrendo 33.952 miglia e trascorrendo 748 giorni ai lavori[1].

Ridenominato TA 31 ed incorporato nella Kriegsmarine tra le Torpedoboote Ausland, poté tornare in efficienza solo il 17 giugno 1944[2]. Durante i lavori di ripristino una delle mitragliere da 20 fu rimpiazzata da una da 37[1].

Impiegato in vari usi, partecipò ad un'azione di guerra nelle acque di Bocca di Serchio, dopo di che, essendo ormai logorato dal lungo servizio e soggetto a continui guasti, fu disarmato nell'ottobre 1944[1][2].

Il 25 ottobre fu colpito e gravemente danneggiato (i danni non furono mai riparati) durante un bombardamento aereo su Genova[17].

Il 24 aprile 1945 fu autoaffondato a Genova dai tedeschi in ritirata; il relitto venne trovato con la poppa sommersa e la parte prodiera, emergente, sbandata sul lato destro[1][2][17].


Comandanti[modifica | modifica wikitesto]

Capitano di corvetta Bruno Salvatori (nato a Serravezza il 6 aprile 1904) (10 giugno 1940 - 13 luglio 1941)

Capitano di corvetta Ferdinando Corsi (nato a Castellammare di Stabia il 24 ottobre 1907) (14 luglio - 23 settembre 1941)

Capitano di corvetta Angelo Biancheri (nato a Genova il 21 gennaio 1908) (15 giugno - 9 settembre 1943)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Andrea Piccinotti, Cacciatorpediniere Classe Dardo, su La storia della Regia Marina italiana nella seconda guerra mondiale, http://www.regiamarinaitaliana.it/, 8 agosto 2006. URL consultato il 27 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2012).
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m Cacciatorpediniere Dardo, su Trento in Cina, http://www.trentoincina.it/. URL consultato il 27 dicembre 2010.
  3. ^ (EN) Ladislav Kosour, Italian Dardo (DA), German TA 31 - Warships 1900-1950, su Warships 1900-1950, http://www.warshipsww2.eu/staty.php?language=E. URL consultato il 27 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2015).
  4. ^ Battle of Britain July 1940
  5. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, p. 172 e ss.
  6. ^ German Raiders, November 1940
  7. ^ Axis History Forum • View topic - Axis shipping in the Mediterranean
  8. ^ Battle of Cape Matapan, Mediterranean Fleet, March 1941
  9. ^ a b German raiders and British armed merchant cruisers, April 1941
  10. ^ Battle for Greece, Action off Sfax, April 1941
  11. ^ Capture of U.110 and German Enigma, May 1941
  12. ^ Inshore Squadron, Tobruk, June 1941
  13. ^ Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940-1943, pp. 469-470
  14. ^ Russian convoy "Dervish" August 1941
  15. ^ 10th Submarine Flotilla, Mediterranean, September 1941
  16. ^ :: Museo della Cantieristica ::, su archeologiaindustriale.it. URL consultato il 26 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2015).
  17. ^ a b Italian Dardo (DA), German TA 31 - Warships 1900-1950 Archiviato il 1º luglio 2015 in Internet Archive.

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