Collegiata di Sant'Esuperanzio
Collegiata di Sant'Esuperanzio | |
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Stato | ![]() |
Regione | Marche |
Località | Cingoli |
Coordinate | 43°22′47.1″N 13°12′34.79″E / 43.37975°N 13.209664°E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Esuperanzio di Cingoli |
Diocesi | Macerata |
Stile architettonico | Romanico-Gotico |
Inizio costruzione | 1250 su edifici precedenti |
La Collegiata di sant'Esuperanzio è l'edificio religioso più importante della città[1] di Cingoli, nelle Marche.
Sorge in via Sant'Esuperanzio e rappresenta un notevole esempio dell'architettura gotica della regione.
Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]



Origini[modifica | modifica wikitesto]
Il primo documento che menziona la chiesa di sant'Esuperanzio risale al 24 maggio 1139 quando papa Innocenzo II confermava la sua proprietà al monastero di Fonte Avellana[1]. Inoltre nella bolla di papa Lucio III del 4 aprile 1184 e diretta all’abate di Valfucina sono elencati i beni posseduti da quell'abbazia, fra i quali è menzionata la chiesa di sant'Esuperanzio lasciando intendere che già allora presentava le dimensioni attuali[1].
L'età d'oro[modifica | modifica wikitesto]
Dalla seconda metà del XIII secolo, quando il suo santo titolare e secondo vescovo di Cingoli, venne eletto patrono, la chiesa assurse un ruolo preminente tra tutte quelle del territorio[2].
Così verso il 1250 si iniziò la ricostruzione di una nuova chiesa, l'attuale, in pietra arenaria e brecciato rosa, dalle forme romanico-gotiche[3].
Sulla semplice facciata a capanna, spicca il portale dalle ricche cornici scolpite. Sull’architrave appare l'Agnello mistico fra i simboli degli evangelisti: l’Uomo per san Matteo, l’Aquila per san Giovanni, il Leone per san Marco e il Toro per san Luca. All’estrema sinistra, in caratteri gotici, c’è un’iscrizione che testimonia la conclusione dei lavori con la collocazione del portale stesso:
«Anno D(omi)ni : M(illesimo)C CLXXXV : t(em)p(o)r(e) do(m)pni Iacobi E- ugubini : magi- ster Iacobus fecit h(oc) opus» |
(Nell’anno del Signore 1295, essendo priore Giacomo da Gubbio, maestro Giacomo fece quest’opera) |
Il maestro Giacomo è da identificare con Giacomo da Cingoli, autore anche dei portali delle locali chiese di San Francesco e San Nicolò[3][4] e della Chiesa di Santa Maria della Castellaretta di Staffolo. Sulla lunetta è rappresentato Sant'Esuperanzio tra due angeli con turibolo.
La Chiesa, all'interno, si presenta in stile gotico con pianta basilicale a navata unica formata da una serie di sei arconi ogivali trasversali poggianti su pilastri rettangolari. Presenta un coro piatto con tribuna e una copertura è a travature lignee. L'impostazione architettonica riflette pienamente quella del Duomo di Gubbio, terminato nelle sue forme essenziali già nel 1229.
L’interno della chiesa misura 15 metri di larghezza, 33,50 m di lunghezza e 14,10 m di altezza[1].
Il culto di sant'Esuperanzio si sviluppa progressivamente, tanto che negli Statuti comunali del 1325 la chiesa a lui dedicata fu posta sotto la diretta protezione del Comune[3]. Tra il Trecento e il Cinquecento i devoti commissionarono sempre più affreschi che pian piano coprirono tutte le pareti della navata. Inoltre nel XV secolo si restaurò l'edificio e numerose cappelle gentilizie vennero create negli spazi tra i pilastri. Le uniche due superstiti, fatte costruire dai Silvestri quella a sinistra, e da Simonetti l’altra, presentano begli esempi di altari rinascimentali a candelabre[2].
Nella seconda metà del XV secolo Giovanni Antonio Bellinzoni da Pesaro realizzò il polittico della Madonna col Bambino e i Santi Pier Damiani, Esuperanzio, Stefano e Bonfilio.
Con il ritrovamento delle reliquie del santo, avvenuto il 24 gennaio 1495, durante i lavori di pavimentazione della chiesa, le ossa furono deposte in un sarcofago, e il cranio in un sontuoso reliquiario a semibusto in argento dorato commissionato nel 1496 dal Comune di Cingoli e attribuito a Bernardino da Foligno[3]. Questo evento diede un nuovo impulso al culto di sant'Esuperanzio. Nel 1515-18 - Girolamo Nardini dipinse, alla maniera del Crivelli, una Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Esuperanzio, oggi nella Pinacoteca Comunale di Cingoli[3]. Inoltre nel XVI secolo venne affrescata la volta che sorregge la tribuna dietro l'altar maggiore con i Quattro Evangelisti e sul muro di fondo lo Spirito Santo fra Angeli e i santi Pietro e Paolo[1].
Decadenza[modifica | modifica wikitesto]
Con la bolla di papa Pio V del 10 dicembre 1569 fu soppressa la congregazione avellanita e quindi anche il monastero di sant'Esuperanzio fu chiuso e i suoi beni ceduti ad abati commendatari[1][3][4]. Con la bolla del 12 aprile 1764 di Papa Clemente XIII la chiesa venne eretta ad Insigne Collegiata con sei canonici ed una dignità[1].
Nel secolo XVI la chiesa venne usata come lazzaretto durante l’epidemia di peste del 1591. Per la disinfezione del luogo si usava far bruciare catini di zolfo e poi cospargere della calce viva sulle pareti, imbiancandole[1][5].
Inoltre nei secoli seguenti, fra gli interstizi dei pilastri furono addossati altari barocchi che rovinarono inconsapevolmente gli affreschi nascosti.
Ripresa settecentesca[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1764 papa Clemente XIII eleva la chiesa a Collegiata Insigne, con un Capitolo composto da 10 canonici e 8 mansionari[4]. Questo fatto permise una decisa ripresa iconografica che culminerà nella costruzione della cripta fra il 1755 e il 1777[3], ricavata sopraelevando il presbiterio. Il 26 luglio 1777, le reliquie del Santo vi saranno traslate con una solenne processione[3]. Il pittore fermano Alessandro Ricci realizzò, fino all'inizio dell'Ottocento, i sette affreschi delle volte con la Vita di Sant'Esuperanzio e quattro tele; mentre l'eugubino Giuseppe Riposati, allievo di Gaetano Lapis, vi realizzerà nel 1781 le pale anteriore e posteriore dell'altare[3].
Nel 1792 il celebre maestro Gaetano Callido realizzò l'organo, dapprima posto nella tribuna sopra la sacrestia[1].
Storia contemporanea[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1810 la collegiata, fino ad allora ricca assai di beni e di possedimenti terrieri, venne secolarizzata da Napoleone Bonaparte[4], e poi dal Governo Italiano nel 1861[4].
Nel 1846 Alberando Leali disegnò il coro ligneo neogotico dietro l'altar maggiore[1]. Il 15 agosto 1897 la chiesa fu eretta a parrocchia territoriale[4].
Affreschi[modifica | modifica wikitesto]

Del grande ciclo pittorico eseguito fra XIV e XVI secolo e riportato alla luce durante il restauro del 1920[4], oggi restano alcuni importanti frammenti:
- Madonna col Bambino e i Santi Esuperanzio e Bernardino da Siena, quello meglio conservato, al secondo altare destro, commissionato nel 1503 da Bernardino Brunetti a Antonio Solario detto lo Zingaro (1465-1530)[1][2].
- La Vergine col Bambino, Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Orsola e nella lunetta, L'Annunciazione, al primo altare sinistro, precedentemente della famiglia Vannucci, affresco del 1434 circa attribuito ad Arcangelo di Cola da Camerino (1416-1525) con[1].
- Vergine col Bambino e i Santi Rocco e Sebastiano, al terzo altare sinistro, del 1508, forse di Andrea da Jesi[1].
- Pietà con i Santi Antonio Abate, Giovanni Battista e Cristoforo, in controfacciata, del XV secolo[1], attribuito ad Arcangelo di Cola.
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Annunciazione e La Vergine col Bambino, Sante Caterina d’Alessandria e Orsola, Arcangelo di Cola
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Vergine col Bambino e i Santi Rocco e Sebastiano, Andrea da Jesi
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Pietà con i Santi Antonio Abate, Giovanni Battista e Cristoforo, Arcangelo di Cola
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Sito Antiqui.it
- ^ a b c Sito del Turismo nelle Marche, su turismo.marche.it. URL consultato il 2 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2018).
- ^ a b c d e f g h i Sito della Diocesi di Macerata, su diocesimacerata.it. URL consultato il 2 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2018).
- ^ a b c d e f g Sito I luoghi del silenzio.it
- ^ A. Pennacchioni: La monumentale chiesa di S. Esuperanzio in Cingoli, Cingoli 1978, p. 37
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