Classe Maya (cacciatorpediniere)

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Classe Maya
Il cacciatorpediniere Haguro, seconda unità della classe, in allestimento a Yokohama il 26 luglio 2019
Descrizione generale
Tipocacciatorpediniere missilistico
Numero unità2
CostruttoriJapan Marine United (JMU)
ImpostazioneMaya: 17 aprile 2017
Haguro: 23 gennaio 2018
VaroMaya: 30 luglio 2018[1][2]
Haguro: 17 luglio 2019[1]
Entrata in servizioMaya: 19 marzo 2020[3][1]
Haguro: 19 marzo 2021
Caratteristiche generali
Dislocamento8.200 t (dislocamento standard)

10.250 t (a pieno carico)

Lunghezza170 (158 al galleggiamento) m
Larghezza22 (19 al galleggiamento) m
Pescaggio6,4 m
PropulsioneCOGLAG (COmbined Gas turbine eLectric And Gas)
Velocità30 nodi (55,56 km/h)
Equipaggio300[1]
Equipaggiamento
Sensori di bordo
  • 1 radar AN/SPY-1D(V) AEGIS
  • 1 radar di ricerca di superficie AN/SPQ-9B
  • 3 sistemi Mk.99 mod.8 FCS
  • 1 sonar AN/SQQ-89
Armamento
Artiglieria
Siluri
  • 2 lanciasiluri tripli Type 68 per armi da 324mm (Mk-46, Type 97 o Type 12).
Missili
  • 1 sistema di lancio Mk 41 VLS (Vertical Launching System) con 96 missili di tipo Standard SM-3 Block IIA o SM-6 (64 celle a prua, 32 celle a poppa)
  • 2 lanciamissili quadrupli per missili antinave Type 17
  • 1 sistema a lancio verticale per missili antisommergibile RUM-139VL ASROC
Mezzi aereihangar per 1 elicottero SH-60J/K
Note
dati tratti da RID, ottobre 2019 - Lo scudo e la spada del samurai[4]
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La classe Maya della Forza marittima di autodifesa giapponese è composta da una serie di navi costituita da 2 cacciatorpediniere, derivata dalla precedente classe Atago, che hanno la funzione di difesa aerea della flotta, con sistemi dedicati alla difesa contro i missili balistici grazie alla presenza di un sistema AEGIS Baseline J7 con il radar AN/SPY-1D(V) e lanciamissili Mk 41 con 96 armi (64 a prua + 32 a poppa).[4] Esse sono un ingrandimento dei cacciatorpediniere classe Atago.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Se non diversamente indicato, i dati sono tratti da "Rivista italiana difesa".[4]

Il primo esemplare del programma Maya nasce come 27DDG, dove il numero “27” è riferito al XXVII anno dell’era Heisei, cioè il XXVII anno di regno dell’imperatore Akihito e corrispondente al 2015; allo stesso modo, l’Haguro nasce come 28DDG, vale a dire il XXVIII anno dell’era Heisei e corrispondente al 2016. Questa nuova classe rientra pienamente sotto l’egida dello scudo antimissile per la difesa contro i missili balistici, insieme alle 6 unità già in servizio suddivise in 2 classi (Kongo, Kirishima, Myoko e Chokai, più Atago e Ashigara), che consentono alla Marina giapponese di arrivare alle otto unità antimissili balistici previste dal NPDG 2018 (National Defence Program Guidelines 2018). Inoltre, rimpiazza i due cacciatorpediniere tradizionali della classe Hatakaze (l’Hatakaze e lo Shimakaze) con altrettante piattaforme più moderne.

Le 2 unità sono state impostate, rispettivamente, ad aprile 2017 e a gennaio 2018; il Maya è stato varato il 30 luglio 2018 negli stabilimenti Japan Marine United (JMU) Corporation di Yokohama ed è impegnato nelle prove in mare all'ottobre 2019. L’Haguro, varato il 17 luglio 2019, era in corso d’allestimento alla stessa data, mentre le prove in mare sono iniziate il 23 giugno 2020.[5]

La capoclasse Maya è diventata operativa il 19 marzo 2020.[3] La Haguro è diventata operativa esattamente un anno dopo la prima unità, il 19 marzo del 2021.[6][1][3]

Descrizione tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Se non diversamente indicato, i dati sono tratti da "Rivista italiana difesa".[4]

I Maya sono accreditati di un dislocamento standard di 8.200 tonnellate, mentre a pieno carico si arriva fino a 10.250 tonnellate; la lunghezza fuori tutto e di 170 metri (158 al galleggiamento) e la larghezza massima è di poco superiore ai 22 metri (19 al galleggiamento). Dimensioni che paragonate a quelle degli Atago, fanno evincere come l'obiettivo dei progettisti giapponesi è stato quello di avere piattaforme più grandi e più snelle in grado di soddisfare esigenze, sia di spazio per nuovi sistemi, sia di velocità massima. Dal punto dl vista estetico, il profilo dei Maya non differisce di molto da quello degli Atago, anche se la presenza di numerosi angoli retti nelle sovrastrutture non sembra rispondere a stringenti requisiti di stealthness, criterio peraltro adottato nella scelta dei materiali e nella forma dell’albero. Inoltre, sui Maya il fumaiolo poppiero e l’hangar sono leggermente più bassi rispetto agli Atago, e ciò al fine di migliorare la copertura dei radar nei settori poppieri: questi elementi “visivi” dovrebbero permettere di distinguere facilmente i Maya dai loro immediati predecessori.

Propulsione[modifica | modifica wikitesto]

Se non diversamente indicato, i dati sono tratti da "Rivista italiana difesa".[4]

A differenza degli Atago, equipaggiati con quattro turbine a gas in configurazione COGAG, i Maya hanno un sistema propulsivo concettualmente molto diverso, in una configurazione COGLAG (COmbined Gas turbine eLectric And Gas) adottata per la prima volta dalla Marina Giapponese sui cacciatorpediniere antisommergibili classe Asahi. In tale configurazione, ciascuno dei due assi con eliche pentapala a passo controllabile è azionato da motori elettrici fino al raggiungimento di una velocità all’incirca di 15 nodi: per andature superiori e fino ai 30 nodi di velocità massima riportati dalle fonti aperte, alla potenza erogata dai motori elettrici si associa quella erogata da due turbine a gas tipo General Electric LM-2500 IEC prodotte su licenza dalla Ishikawajima Harima. I 2 motori elettrici per le basse-medie velocità sono alimentati da una rete cui fanno capo sia 3 gruppi generatori azionati da turbine a gas da 2,8 MW ciascuno, sia 2 gruppi diesel-generatori di potenza non nota. La potenza complessiva sviluppata sui Maya per raggiungere la velocità massima è quindi pari a circa 61 MW (risultato della somma dei 56 MW erogati dalle due turbine a gas LM2500 IEC e quella erogata dai 2 motori elettrici di propulsione, stimabile in circa 3 MW ciascuna). La configurazione COGLAG dei Maya dovrebbe inoltre implicare, all’interno di ciascun gruppo riduttore, la presenza di un sistema cross-connection tale che ciascuna delle 2 turbine a gas LM-2500 possa azionare entrambi gli assi; ciò significa un riduttore più largo rispetto a un impianto dove opera un’unica turbina a gas, ma i 19 metri di larghezza al galleggiamento dei Maya dovrebbero permettere una siffatta sistemazione. La disposizione dei fumaioli, indica che turbine a gas, motori elettrici, gruppi generatori turbo-gas e diesel sono collocati in una zona inferiore dello scafo che parte approssimativamente dal fumaiolo prodiero e termina verso poppa a metà circa della lunghezza dell’hangar. I vari macchinari di potenza e altri impianti ausiliari sono verosimilmente collocati in almeno quattro compartimenti, in modo da assicurare la galleggiabilità e la mobilità della nave con almeno tre compartimenti adiacenti allagati. Queste ipotesi sono basate sulla disposizione dei fumaioli e sulla già citata maggior lunghezza dello scafo rispetto agli Atago, ma non possono essere confermate per via della stretta riservatezza delle fonti giapponesi. Comunque, la scelta della configurazione COGLAG è stata dettata dall’esigenza di ridurre i consumi per aumentare l’autonomia a velocità di crociera, per consentire l’esecuzione di attività manutentive in mare quando una turbina principale e/o un gruppo generatore turbogas sono fermi e per gestire meglio la distribuzione della potenza elettrica erogata anche in prospettiva della futura installazione di sistemi d’arma a energia diretta quali laser o cannoni elettromagnetici a bassa potenza.

Elettronica di bordo[modifica | modifica wikitesto]

Se non diversamente indicato, i dati sono tratti da "Rivista italiana difesa".[4]

Altra differenza importante fra gli Atago e i Maya, e proprio nell’essenza della funzione scudo, risiede nella dotazione elettronica e missilistica dei nuovi cacciatorpediniere lanciamissili. Essi sono infatti equipaggiati con la versione Baseline J7 dell’AEGIS WEAPON SYSTEM/AWS, che all’esterno mostra le quattro classiche antenne planari ottagonali del sensore AN/SPY-1D e che si configura come la customizzazione della versione Baseline 9/BMD 5.1 in dotazione alle unità dell’US Navy. Inoltre, essi saranno equipaggiati con l’antenna AN/USG-2 e gli altri componenti hardware e software per permettere loro di operare come nodo nell’architettura Cooperative Engagement Capability (CEC), sviluppata per massimizzare la sinergia e l’efficacia di sensori e armi distribuiti su diverse tipologie di piattaforme aeree e navali. In sostanza, il concetto di CEC consentirà ai Maya di operare come nodo net-centrico, assieme ai velivoli da ricognizione e allarme radar avanzato E-2D Hawkeye dell’Aeronautica Giapponese, nonché a tutte le navi e i velivoli statunitensi dispiegati nel Pacifico Occidentale. Sotto il profilo operativo, basta un esempio per illustrare le potenzialità del concetto: se un’unità navale giapponese o statunitense equipaggiata con il CEC sta pattugliando il Mar del Giappone e ha esaurito la sua dotazione di missili antibalistici, essa può proseguire a condividere le informazioni sul bersaglio con un’unità navale dotata di CEC e in posizione nel medesimo teatro che, a sua volta, può ingaggiare il bersaglio con le sue armi tramite la modalità nota come EOR (Engage-On-Remote).

Armamento[modifica | modifica wikitesto]

Se non diversamente indicato, i dati sono tratti da "Rivista italiana difesa".[4]

Il sistema d'arma principale dei cacciatorpediniere classe Maya, strettamente associato all'ingaggio tramite il già menzionato CEC, e raffigurante forse meglio di altri il concetto di scudo antimissile, è il missile superficie-aria Standard SM-3 Block IIA, il quale prende posto nelle 96 celle del sistema a lancio verticale Mk 41 VLS (Vertical Launching System), distribuite a prora (64 celle) e a poppa (32 celle). Il Ministero della Difesa di Tokyo ha formalmente annunciato che le unità saranno in grado di utilizzare anche l missili Standard SM-6: la differenza sostanziale tra questi e gli SM-3 Block IIA è che i primi sono stati sviluppati appositamente come ordigni polivalenti, utilizzando anche componenti del secondo e potenziandone le prestazioni, mentre i secondi sono ordigni concepiti esclusivamente per la difesa anti-balistica.

La dotazione missilistica a lancio verticale è completata dagli ordigni antisommergibili RUM-139 VL ASROC, oppure i nuovi Type 07 VL ASROC di fabbricazione giapponese, lanciabili anch'essi dal sistema a celle verticali Mk 41. È chiaro che non tutte le 96 celle dei Maya, così come quelle dei Kongo e degli Atago, contengono missili antibalistici SM-3 Block IIA, perché un certo numero è dedicato sia al predetto ASROC, sia a missili meno "pregiati" e costosi per ingaggiare bersagli meno importanti di quelli dei missili balistici, suddivisione che resta però classificata. Per quanto riguarda i missili superficie-superficie, i Maya imbarcano due lanciatori quadrupli per missili Type 17, un'arma scaturita dall'evoluzione tecnologica e genealogica dei missili già in servizio nell'Aeronautica (ASM-1 e ASM-2) e nell'Esercito (Type 88 e Type 12). Il missile Type 17 è dotato di sistema di guida inerziale/GPS e guida radar attiva per la fase di volo finale, ed è accreditato di una portata massima fra 300 e 400 km. Per la lotta ai sottomarini sono imbarcati 2 lanciasiluri tripli Type 68 per armi da 324 mm (come i siluri Mk 46, Type 97 o Type 12). La componente costituita dall'artiglieria è rappresentata dalla ben nota torre Mk 45 da 127 mm prodotta da BAE Systems. Ad essa si aggiungono due sistemi CIWS antimissile/AA di concezione statunitense del tipo Phalanx dotati ciascuno di un cannone Vulcan a 6 canne rotanti da 20 mm.

Unità[modifica | modifica wikitesto]

Nome Distintivo ottico Stato Cantiere navale Impostazione Varo Ingresso in servizio
Maya DDG-179 In servizio Japan Marine United (JMU), Yokohama 17 aprile 2017[4] 30 luglio 2018[2][1] 19 marzo 2020[3][1]
Haguro DDG-180 In servizio Japan Marine United (JMU), Yokohama 23 gennaio 2018[4] 17 luglio 2019[1] 19 marzo 2021[6][1][3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j "JAPAN LAUNCHES SECOND MAYA-CLASS DESTROYER", su janes.com, 17 luglio 2019, URL consultato il 10 novembre 2019.
  2. ^ a b "JAPAN LAUNCHES FIRST SHIP OF NEW DESTROYER CLASS", su defensenews.com, 30 luglio 2018, URL consultato il 10 novembre 2019. In proposito si consulti anche questo articolo in italiano: Cristiano Martorella, Dai cacciatorpediniere Hatakaze ai nuovi Maya, in Panorama Difesa, n. 379, Firenze, ED.A.I., novembre 2018, pp. 36-43.
  3. ^ a b c d e "JAPAN COMMISSIONS FIRST MAYA-CLASS GUIDED-MISSILE DESTROYER", su janes.com, 19 marzo 2020, URL consultato il 19 marzo 2020.
  4. ^ a b c d e f g h i "Lo scudo e la spada del samurai" - "Rivista italiana difesa" N. 10 - 10/2019 pp. 28-43
  5. ^ "JAPAN ’S NEW MISSILE DEFENSE DESTROYER STARTS SEA TRIALS AMID AEGIS ASHORE SAGA", su defensenews.com, 23 giugno 2020, URL consultato il 24 giugno 2020.
  6. ^ a b "JMSDF COMMISSIONS SECOND MAYA-CLASS GUIDED-MISSILE DESTROYER", su janes.com, 19 marzo 2021, URL consultato il 19 marzo 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cristiano Martorella, Dai cacciatorpediniere Hatakaze ai nuovi Maya, in Panorama Difesa, n. 379, anno XXXVI, novembre 2018, pp. 36-43.

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