Cattura di Cristo
Cattura di Cristo | |
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Autore | Michelangelo Merisi da Caravaggio |
Data | 1602 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 133,5×169,5 cm |
Ubicazione | Galleria nazionale d'Irlanda, Dublino |
Cattura di Cristo o Presa di Cristo nell'orto è un dipinto del pittore italiano Caravaggio del 1602. Il soggetto è tratto dal racconto della Passione di Cristo.
Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]
Di proprietà della comunità gesuita di Dublino è la tela in prestito a tempo indeterminato nella National Gallery of Ireland di Dublino.
Durante il soggiorno romano dell'artista, Ciriaco Mattei commissionò al Caravaggio il dipinto. Suo fratello, il cardinale Girolamo Mattei ne avrebbe suggerito il soggetto con il Bacio di Giuda, l'iconografia e l'ambientazione. Il 2 gennaio 1603 il committente lo pagava centoventicinque scudi. L'azione è raffigurata su una tela posta in orizzontale. Gesù è raffigurato immobile e dimesso; Giuda lo schiaccia. Il centro visivo del quadro è formato dalle due teste contrapposte dei protagonisti. Il perno compositivo della scena è fissato dai volti del Cristo, che prefigura i patimenti e la sua Passione, di Giuda e di San Giovanni, che è colto in fuga, dal viso bloccato in un urlo, che presagisce le sofferenze del Messia che seguiranno alla sua Cattura. Sul lato destro del quadro un uomo, che assiste alla cattura di Gesù e che illumina la scena con una lanterna, avrebbe le sembianze del Caravaggio stesso. La lanterna in mano al Caravaggio, secondo un altro storico d'arte Maurizio Marini, ricorderebbe Diogene e la ricerca della fede e della redenzione a cui il pittore tendeva. La frenesia dell'insieme, data dallo sbilanciamento delle figure e ravvisata dai guizzi di luce sulle corazze dei soldati, rende il fare concitato e dinamico della scena.
Il quadro è stato ritrovato a Dublino nel 1990 da Sergio Benedetti, curatore della National Gallery of Ireland, che aveva ricevuto l'incarico di esaminarlo da Padre Noel Barber, al fine di poterne effettuare un restauro a scopo commerciale. Non appena furono rimossi i primi strati di depositi superficiali emerse chiaramente la maestria con cui era stato realizzato, e si incominciò a ipotizzarne l'attribuzione al Caravaggio. Il contributo principale per determinarne l'appartenenza è di due, all'epoca, dottorande dell'Università di Roma, Francesca Cappelletti e Laura Testa. Durante una lunga ricerca le due ritrovarono all'interno di un antico e mal ridotto registro custodito negli archivi della famiglia Mattei, a Recanati, un'attestazione di una Cattura di Cristo che ne documentava un pagamento a Michelangelo Merisi. Del soggetto esistono almeno 12 copie, tra quelle ritenute originali anche una del Museo d'Arte Occidentale ed Orientale di Odessa. L'opera qui fotografata era ed è tuttora, identificata, la copia di Gerard van Honthorst proveniente da Edimburgo con il nome di Gherardo delle Notti.
La storia dell'attribuzione alla collezione romana dei Mattei anche di questa tela è narrata in modo avvincente da Jonathan Harr nel libro dal titolo "Il Caravaggio perduto" (Ed. Rizzoli, 2006).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Sergio Benedetti, Caravaggio: the master revealed (catalogo della mostra tenuta a Dublino nel 1993-1994), Dublino, The National Gallery of Ireland, 1993, ISBN 0903162687 PBK.
- (EN) Sergio Benedetti, "Caravaggio's 'Taking of Christ'", in The Burlington Magazine, Vol. 137, No. 1102 (gennaio 1995), pp. 37-38
- Paolo Biscottini (a cura di), Caravaggio: Cattura di Cristo (Milano, Museo Diocesano 16 ottobre 2004 - 9 gennaio 2005), Sergio Benedetti, Milano, Grafiche Colombo, 2004, ISBN non esistente.
- Jonathan Harr, Il Caravaggio perduto, Milano, Rizzoli 2006
- Stefano Zuffi, I geni dell'arte - Caravaggio, Mondadori 2007
- Sergio Benedetti, Cattura di Cristo nell'orto (scheda), in Claudio Strinati (a cura di), Caravaggio (Catalogo della Mostra tenuta a Roma nel 2010), Milano, Skira, 2010, pp. 132-139, ISBN 978-88-572-0601-1.
- Jürgen Müller, "Der Judaskuss der Malerei: Caravaggios Dubliner Gefangennahme Christi in neuer Deutung", in Zeitschrift für Kunstgeschichte 85, no. 1 (2022): 57-81. [1]
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