Incoronazione di spine (Caravaggio)
| Incoronazione di spine | |
|---|---|
| Autore | Caravaggio |
| Data | 1603 |
| Tecnica | olio su tela |
| Dimensioni | 127×165 cm |
| Ubicazione | Kunsthistorisches Museum, Vienna |
L'Incoronazione di spine è un dipinto a olio su tela (127x165 cm) realizzato probabilmente nel 1603 circa dal pittore italiano Caravaggio. È conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna[1]. In passato apparteneva alla raccolta del marchese Vincenzo Giustiniani.
Storia e descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Secondo il biografo di Caravaggio Giovanni Pietro Bellori[2], una Incoronazione di spine venne eseguita per Vincenzo Giustiniani, e un dipinto con tale soggetto è ricordato nel 1638 nelle collezioni Giustiniani[3]. Bellori menziona l'opera dopo aver descritto la cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo. Per questo motivo e per le "variazioni imprevedibili sul registro stilistico"[4] che si incontrano nel percorso del pittore, la datazione dell'opera è controversa: secondo alcuni, e in particolare Maurizio Marini (che la data al 1599)[5], Mina Gregori (che la colloca alla fine degli anni romani)[4], Sebastian Schütze (che propende per il 1602/03)[6] e Tomaso Montanari (anch'egli a favore della datazione al 1602/03)[7], essa si colloca vicino alle commissioni della Cerasi, mentre altri, come Ferdinando Bologna (che sulla scorta di Roberto Longhi la data tra il 1606 e il 1607)[8], la collocano al primo o addirittura secondo periodo napoletano. L'impostazione del dipinto, costruita sull'intersezione delle diagonali e sulla raffigurazione dell'episodio in un clima di tacita immobilità, che culmina nell'espressione del Cristo, sembrano poter far pensare a una simultaneità compositiva con i quadri della cappella Cerasi, che Bellori definiva come storie "affatto senza azzione"[2].
La tela, sottolinea Montanari[7], come avveniva in opere dallo stesso soggetto era probabilmente posta più in alto rispetto allo spettatore: questi era così equiparato al popolo ebraico a cui si rivolgeva dal balcone del proprio palazzo, qui accennato dalla balaustra in basso a sinistra, Pilato. Egli è quasi certamente la figura pensierosa, in armatura e cappello piumato, di sinistra, simile nella postura e nelle fattezze alla figura del proconsole Egeas nella Crocifissione di sant'Andrea[8]. Ciò potrebbe essere indice di una collocazione dell'opera nel periodo napoletano oppure, come si vede nella Flagellazione di Cristo di Capodimonte e nella successiva Salomè con la testa del Battista di Londra, del ricordo che Caravaggio conserva dei modelli da lui raffigurati in opere precedenti.
Al centro del quadro è raffigurato Cristo, con la corona di spine sul capo e avvolto da un manto rosso porpora, percosso con due canne dagli aguzzini. La loro violenza cristallizzata e istantanea è in netto contrasto con l'espressione del Cristo: egli domina la composizione con dignità suprema e distacco, senza alcun interesse verso l'appellativo dispregiativo di "Re dei giudei" appena attribuitogli. La lux divina che colpisce direttamente e con decisione la spalla e il collo lo traspone in una dimensione sospesa e metafisica, distante dal comune sentire dei manigoldi e di Pilato.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Scheda dell'opera, su khm.at.
- ^ a b Vite dei pittori, scultori ed architetti moderni descritte da Gio. Pietro Bellori tomo 1. [-3.], 1821, p. 214. URL consultato il 15 agosto 2025.
- ^ inv. 1638, II, n.3
- ^ a b Roberta Lapucci, Incoronazione di spine (scheda), in Mina Gregori (a cura di), Michelangelo Merisi da Caravaggio: come nascono i capolavori, Electa, 1991, p. 238.
- ^ Maurizio Marini, Caravaggio: "pictor praestantissimus" : l'iter artistico completo di uno dei massimi rivoluzionari dell'arte di tutti i tempi, Newton Compton, 2001, ISBN 978-88-8289-463-4. URL consultato il 15 agosto 2025.
- ^ Sebastian Schütze, Caravaggio. L'opera completa, Taschen, 2015, p. 386.
- ^ a b La vera natura di Caravaggio - E6 - Amor sacro e amor profano - Video, su RaiPlay. URL consultato il 15 agosto 2025.
- ^ a b Ferdinando Bologna, L’incredulità del Caravaggio e l’esperienza delle “cose naturali”, Bollati Boringhieri, 2006, p. 334, ISBN 9788833916668.
Voci correlate
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