Andy J. Forest

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Andy J. Forest
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereBlues
Periodo di attività musicale1976 – in attività
Strumentoarmonica a bocca
voce
chitarra
washboard
EtichettaAppaloosa
Album pubblicati18
Sito ufficiale

Andy J. Forest (Pullman, 10 maggio 1955) è un armonicista, chitarrista e cantante statunitense.

Durante la carriera di musicista si è dedicato anche alla scrittura e alla pittura.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato nello stato di Washington, si trasferì da piccolo con la famiglia nei pressi di Pasadena, nella California meridionale. Sin da giovanissimo si appassionò alla musica blues, seguendo concerti e imparando a suonare l'armonica a bocca. Lasciati gli studi a sedici anni, abbandonò la California dirigendosi dapprima alle Hawaii, poi alle Isole Vergini, a New York e a New Orleans. Durante queste peregrinazioni, Forest si mantenne svolgendo i lavori più vari: marinaio, raccoglitore di cotone, elettricista e pescatore. Altrettanto eclettica è la sua formazione strumentale: oltre a cantare e suonare l'armonica a bocca, studiò chitarra, violino, basso e sassofono. Nel 1974 prese la decisione di fissare la sua residenza a New Orleans, dove abitò per tre anni durante i quali si diede al professionismo suonando con Earl King e John Mooney, e crescendo musicalmente sotto l'influsso di Sonny Terry, Little Walter Jacobs, James Cotton, Paul Butterfield, Taj Mahal e Charlie Musselwhite.

15 anni in Europa/Italia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1977 si rimise in viaggio, questa volta diretto in Europa, toccò l'Italia e qui si stabilì per quasi quindici anni, continuando a girare per il Vecchio Continente con una breve e poco fortunata incursione in Marocco e in Senegal. In Francia prese contatto con il chitarrista malgascio Tao Ravao.

Il 1979 lo vide a Bologna, dove incise il primo disco, The List, con la sua band Andy J. Forest & the Stumblers. Il disco fu pubblicato dalla Italian Records di Oderso Rubini[1].

Il 3 aprile 1979 Andy J. Forest partecipò al Bologna Rock, un festival che si svolse al Palasport e che vedeva sul palco i migliori gruppi dell'allora scena punk rock e new wave bolognese. Fra questi vi erano i Windopen, Gaznevada, Skiantos, Bieki, Naphta, Confusional Quartet, Luti Chroma, Frigos e Cheaters[1]. Nel 1983 incide per la Cruisin' Records di Modena un brano dal titolo L.A. Woman, di cui firma il testo come autore, insieme all'amico e collega musicista James Thompson sotto lo pseudonimo P.J. Marcus. Il brano entra nelle top ten nazionali, gettonatissimo nelle radio private e riempipista in discoteca. Dello stesso periodo ma questa volta insieme a tutto il gruppo degli Snaps: Andy insieme a David, James e Steve pubblica, su etichetta Cruisin' Records, un Lp di cover dance che uscirà anche su etichetta K-Tel.[senza fonte]

Ha collaborato con Claudio Lolli, Fabrizio De André, Sergio Caputo, Zucchero Fornaciari e il bluesman Robi Zonca, conosciuto a Parigi negli anni 80.[senza fonte]

Il ritorno a New Orleans[modifica | modifica wikitesto]

Dopo una parentesi come attore, nel 1991 ritornò a New Orleans, dove si esibì in club musicali. Di nuovo in Italia, alternò ai concerti e alle incisioni la stesura di un libro, Letter from Hell, pubblicato nel 1999, e la composizione di opere pittoriche di buon livello, oggi in mostra al Sonny Boy Williamson Museum di Helena, Arkansas, e al dipartimento artistico della House of Blues.

Forest è intervenuto in numerosissimi festival musicali: il Montreux Jazz Festival e il Pistoia Blues Festival nel 1989, l'Ottawa Blues Festival, l'Amsterdam Blues Festival, il Cognac Blues Passions, il New Orleans Jazz and Heritage Festival e tantissimi altri. La sua partecipazione a questi eventi gli ha dato modo di suonare con prestigiosi bluesmen, in patria o quando questi erano in trasferta in Europa. Fra di essi B.B. King, Lonnie Johnson, Champion Jack Dupree, Willy DeVille, Bobby Blue Bland, Luther Allison, Taj Mahal, Matt Murphy, Johnny Winter, Albert Collins, i Canned Heat, Robert Cray, Duke Robillard e Jimmy Johnson, fino a Bruce Springsteen, per citare solo i più autorevoli.

Ha collaborato anche con musicisti italiani come Francesco Guccini ed Edoardo Bennato, e ha suonato l'armonica con il Washboard Chaz Blues Trio in un brano della colonna sonora del film Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans di Werner Herzog.

Forest si esibisce in Europa e in Nord America. La formazione europea che lo accompagna è in genere composta da Leo Ghiringhelli alla chitarra, Luca Tonani al basso e Pablo Leoni alla batteria. Negli Stati Uniti è Jack Cole il chitarrista, David Hyde il bassista e Allyn Robinson il batterista. In Canada il bluesman suona con il gruppo Monkey Junk[2][3][4].

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

La figlia Alison, attrice, scenografa e produttrice cinematografica, ha curato la regia del video Franklin Avenue, singolo tratto dell'album Other Rooms[5].

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Album[modifica | modifica wikitesto]

  • 1979 – The List
  • 1981 – Harmonica Man
  • 1982 – Andy J Forest & Snapshots
  • 1983 – Hog Wild
  • 1987 – Cat on a Hot Tin Harp
  • 1989 – Grooverockbluesfunkn'roll – Live
  • 1989 – Shuffle City - Live at the Montreux Jazz Festival
  • 1992 – N.O.LA.
  • 1994 – Bluesness As Usual
  • 1995 – Hogshead Cheese
  • 1996 – Blue Orleans
  • 1998 – Letter from Hell
  • 1999 – Live at the Rainbow
  • 2001 – Sunday Rhumba
  • 2003 – Deep Down Under (In the Bywater)
  • 2006 – Real Stories
  • 2011 – Notown Story: the Triumph of Turmoil
  • 2013 – Other Rooms
  • 2015 – Word Shadows and Ghost Notes

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

  • 1984 – Affittato Blues
  • 1987 – Baby I'm Alone

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Oderso Rubini, Andrea Tinti (a cura di), Non disperdetevi. 1977-1982 San Francisco, New York, Bologna. Le città libere del mondo, Milano, Shake edizioni, 2009, ISBN 978-88-88865-89-8.
  2. ^ Amedeo Zittano, Andy J. Forest, su spaghettiblues.it, Spaghetti&Blues. URL consultato il 22 luglio 2012.
  3. ^ Andy J Forest, su caligola.it, caligola. URL consultato il 22 luglio 2012.
  4. ^ (EN) Andy J Forest, su myspace.com, myspace. URL consultato il 22 luglio 2012.
  5. ^ "Disco, tour e video - Sbarca Andy J.Forest!", su blog.bb-blues.com, 19 febbraio 2013. URL consultato il 15 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2013).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Enciclopedia del rock italiano, a cura di Gianluca Testani, Arcana Editrice, 2006, ISBN 88-7966-422-0.
  • Oderso Rubini, Andrea Tinti (a cura di), Non disperdetevi. 1977-1982 San Francisco, New York, Bologna. Le città libere del mondo, Milano, Shake edizioni, 2009, ISBN 978-88-88865-89-8.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN59304283 · ISNI (EN0000 0000 0116 6679 · LCCN (ENno2009138747 · GND (DE134693884 · BNF (FRcb144446105 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no2009138747