Fusione nucleare fredda: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Abassign (discussione | contributi)
Abassign (discussione | contributi)
Riga 125: Riga 125:
Arata e Zhang, nel 1998, hanno osservato<ref>Arata, Yoshiaki, Zhang Yue-Chang. "''[http://www.journalarchive.jst.go.jp/english/jnlabstract_en.php?cdjournal=pjab1977&cdvol=74&noissue=7&startpage=155 Anomalous difference between reaction energies generated within D20-cell and H20 Cell]''", Japanese Journal of Applied Physics 37 (11A): L1274-L1276. 1998.<BR>L'esperimento è stato realizzato con due identiche celle in parallelo, una caricata con [[deuterio]], l'altra con acqua semplice. Le misure sono state fatte come confronto tra le emissioni di calore delle due celle, considerando la cella caricata con acqua, la cella di riferimento, ovvero quella con assenza di fenomeni di fusione fredda. Con questo metodo ''per confronto'', è possibile semplificare la dimostrazione di un eventuale fenomeno di riscaldamento anomalo, senza dover introdurre complicati calcoli termodinamici.</ref> un notevole eccesso di energia, superiore agli 80 watt (1,8 volte maggiore dell'energia utilizzata per sostenere tale reazione) per 12 giorni. I due ricercatori hanno poi affermato che l'energia emessa, in alcuni esperimenti era troppo grande, in comparazione alla piccola massa dei materiali utilizzati dentro la cella, tale da giustificare una eventuale reazione di tipo chimico. La cella, diversamente ad altre utilizzate nella fusione fredda Palladio-Deuterio, ha una struttura estremamente più sofisticata ed opera con elevate pressioni.
Arata e Zhang, nel 1998, hanno osservato<ref>Arata, Yoshiaki, Zhang Yue-Chang. "''[http://www.journalarchive.jst.go.jp/english/jnlabstract_en.php?cdjournal=pjab1977&cdvol=74&noissue=7&startpage=155 Anomalous difference between reaction energies generated within D20-cell and H20 Cell]''", Japanese Journal of Applied Physics 37 (11A): L1274-L1276. 1998.<BR>L'esperimento è stato realizzato con due identiche celle in parallelo, una caricata con [[deuterio]], l'altra con acqua semplice. Le misure sono state fatte come confronto tra le emissioni di calore delle due celle, considerando la cella caricata con acqua, la cella di riferimento, ovvero quella con assenza di fenomeni di fusione fredda. Con questo metodo ''per confronto'', è possibile semplificare la dimostrazione di un eventuale fenomeno di riscaldamento anomalo, senza dover introdurre complicati calcoli termodinamici.</ref> un notevole eccesso di energia, superiore agli 80 watt (1,8 volte maggiore dell'energia utilizzata per sostenere tale reazione) per 12 giorni. I due ricercatori hanno poi affermato che l'energia emessa, in alcuni esperimenti era troppo grande, in comparazione alla piccola massa dei materiali utilizzati dentro la cella, tale da giustificare una eventuale reazione di tipo chimico. La cella, diversamente ad altre utilizzate nella fusione fredda Palladio-Deuterio, ha una struttura estremamente più sofisticata ed opera con elevate pressioni.


====DS Reactor, ovvero cella senza elettrolita====
====La cella senza elettrolita====


Successivamente Arata osservava che una notevole quantità di energia utilizzata per attivare la reazione veniva dissipata dall'elettrolita sotto forma di semplice riscaldamento. Perciò, successivamente, sviluppò una cella, chiamata ''DS Reactor'', senza elettrolita, la quale, anche se apparentemente molto differente dalle comuni celle elettrolitiche fino ad allora inventate, non se ne discosta nel principio di funzionamento<ref>Yoshiaki Arata, M.J.A. Yue-Chang Zhang. "''[http://www.lenr-canr.org/acrobat/ArataYdevelopmenb.pdf Development of "DS-Reactor" as a practical reactor of "Cold Fusion" based on the "DS-cell" with "DS-Cathode"]''". 12° International Conference on Cold Fusion (ICCF-12), Yokohama, Giappone, 27 Novembre - 2 Dicembre 2005</ref>.
Successivamente Arata osservava che una notevole quantità di energia utilizzata per attivare la reazione veniva dissipata dall'elettrolita sotto forma di semplice riscaldamento. Perciò, successivamente, sviluppò una particolare cella senza elettrolita, la quale, anche se apparentemente molto differente dalle comuni celle elettrolitiche fino ad allora inventate, non se ne discosta poi molto nel principio di funzionamento<ref>Yoshiaki Arata, M.J.A. Yue-Chang Zhang. "''[http://lenr-canr.org/acrobat/ArataYdevelopmena.pdf Development of Compact Nuclear Fusion Reactor Using Solid Pycnodeuterium as Nuclear Fuel]''". 10° International Conference on Cold Fusion (ICCF-10), Cambridge (USA), agosto 2003.</ref><ref>Yoshiaki Arata, M.J.A. Yue-Chang Zhang. "''[http://www.lenr-canr.org/acrobat/ArataYdevelopmenb.pdf Development of "DS-Reactor" as a practical reactor of "Cold Fusion" based on the "DS-cell" with "DS-Cathode"]''". 12° International Conference on Cold Fusion (ICCF-12), Yokohama, Giappone, 27 Novembre - 2 Dicembre 2005</ref>.
Arata, nel Maggio 2008<ref>Ludovica Manusardi Carlesi. "''[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/05/fusione-fredda-riscossa.shtml Fusione Fredda alla riscossa]''". Sole 24 Ore On Line, 15 Maggio 2008.<BR>Giuseppe Caravita, "''[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/05/fusione-fredda-soluzione-vicina.shtml Fusione Fredda Vicina]''". Sole 24 Ore On Line, 15 Maggio 2008.</ref>, ha comunicato alla comunità scientifica internazionale, di aver terminato di perfezionare un protocollo, di produzione di energia da fusione fredda, capace di produrre quantità piuttosto rilevanti di energia. Tale protocollo<ref>Il protocollo utilizzato da Yoshiaki Arata è stato brevettato il 10 ottobre 2003, con un brevetto europeo [http://www.freepatentsonline.com/EP1551032.html EP1551032] dal titolo ''HYDROGEN CONDENSATE AND METHOD OF GENERATING HEAT THEREWITH''.</ref> utilizza un originale sistema composto da particolari nano-particelle di Palladio disperse in una matrice di [[Zirconio]]. Con particolari procedure di metallurgia, viene ossidato lo Zirconio, ma non il palladio. Dopo tale trattamento le particelle vengono poste in un apposito reattore a circa 300 °C di temperatura ed ad una pressione di circa 100 atmosfere<ref>Comunque il reattore utilizzato nell'esperimento di Arata, può sopportare fino a 1100 °C, in quanto sono possibili reazioni di fusione fredda fortemente esotermiche.</ref>.<BR>Una volta avviato il processo di fusione, il sistema così realizzato, è capace di azionare un motore termico, in modo indipendente, e quindi capace di produrre tutta l'energia necessaria per sostenere la reazione stessa<ref>Il gruppo di Francesco Celani, dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF), sulla traccia degli esperimenti di Arata, ha realizzato nel 2006-2007, un protocollo più semplice per la fabbricazione di tali nano-particelle. La tecnologia utilizzata è simile a quella utilizzata per la fabbricazione delle marmitte catalitiche, essa si basa su del materiale nano-poroso (gammma-Allumina) che viene ''riempito'' con sali solubili di Palladio. Tutto il dispositivo viene poi sottoposto ad vari cicli ad alta temperatura (500-600°C) di calcinazione e riduzione del composito.</ref><ref>Francesco celani. "''[http://www.infn.it/esperimenti2006/esperimenti.php?gruppo=5&sigla_naz=DIAFF Esperimento DIAFF]''". Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Frascati (Roma), 2006.</ref>.
Arata, nel Maggio 2008<ref>Ludovica Manusardi Carlesi. "''[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/05/fusione-fredda-riscossa.shtml Fusione Fredda alla riscossa]''". Sole 24 Ore On Line, 15 Maggio 2008.<BR>Giuseppe Caravita, "''[http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/05/fusione-fredda-soluzione-vicina.shtml Fusione Fredda Vicina]''". Sole 24 Ore On Line, 15 Maggio 2008.</ref>, ha comunicato alla comunità scientifica internazionale, di aver terminato di perfezionare un protocollo, di produzione di energia da fusione fredda, capace di produrre quantità piuttosto rilevanti di energia. Tale protocollo<ref>Il protocollo utilizzato da Yoshiaki Arata è stato brevettato il 10 ottobre 2003, con un brevetto europeo [http://www.freepatentsonline.com/EP1551032.html EP1551032] dal titolo ''HYDROGEN CONDENSATE AND METHOD OF GENERATING HEAT THEREWITH''.</ref> utilizza un originale sistema composto da particolari nano-particelle di Palladio disperse in una matrice di [[Zirconio]]. Con particolari procedure di metallurgia, viene ossidato lo Zirconio, ma non il palladio. Dopo tale trattamento le particelle vengono poste in un apposito reattore a circa 300 °C di temperatura ed ad una pressione di circa 100 atmosfere<ref>Comunque il reattore utilizzato nell'esperimento di Arata, può sopportare fino a 1100 °C, in quanto sono possibili reazioni di fusione fredda fortemente esotermiche.</ref>.<BR>Una volta avviato il processo di fusione, il sistema così realizzato, è capace di azionare un motore termico, in modo indipendente, e quindi capace di produrre tutta l'energia necessaria per sostenere la reazione stessa<ref>Il gruppo di Francesco Celani, dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF), sulla traccia degli esperimenti di Arata, ha realizzato nel 2006-2007, un protocollo più semplice per la fabbricazione di tali nano-particelle. La tecnologia utilizzata è simile a quella utilizzata per la fabbricazione delle marmitte catalitiche, essa si basa su del materiale nano-poroso (gammma-Allumina) che viene ''riempito'' con sali solubili di Palladio. Tutto il dispositivo viene poi sottoposto ad vari cicli ad alta temperatura (500-600°C) di calcinazione e riduzione del composito.</ref><ref>Francesco celani. "''[http://www.infn.it/esperimenti2006/esperimenti.php?gruppo=5&sigla_naz=DIAFF Esperimento DIAFF]''". Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Frascati (Roma), 2006.</ref>.

Versione delle 00:49, 17 mag 2008

La fusione nucleare fredda, detta comunemente fusione fredda (in inglese "Cold Fusion" (CF), "Low Energy Nuclear Reactions" (LENR) o "Chemically Assisted Nuclear Reactions" (CANR) ), è un nome generico attribuito a ipotetiche reazioni di fusione nucleare che si produrrebbero a pressioni ed a temperature relativamente basse.

Differenti metodi realizzati per tentare di produrre reazioni di Fusione Fredda

Così come per la fusione termonucleare (fusione calda), in cui è necessario avvicinare i nuclei di deuterio e trizio a distanze tali da vincere la forza coulombiana di repulsione dei nuclei, carichi positivamente, e quindi poter permettere le reazioni di fusione; per la fusione fredda, quasi sempre, gli autori affermano che è necessario avvicinare atomi di deuterio tra di loro, superando la naturale forza coulombiana di repulsione, senza essere costretti ad utilizzare le elevatissime temperature e pressioni necessarie per la corrispondente fusione termonucleare (fusione calda). Nella fusione fredda la reazione viene resa possibile attraverso la presenza di un intermediario catalizzatore, con una azione a tutt'ora poco compresa.

A seconda del tipo di catalisi utilizzata,si possono avere vari tipologie di fusione fredda:

  • catalizzazione da muoni[1]
    il muone è una particella che ha la possibilità di sostituirsi all'elettrone dell'atomo, avendo questi una massa assai superiore a quella dell'elettrone, circa 200 volte, quando avviene la sostituzione, per il principio di conservazione del momento angolare, i muoni dovranno orbitare a distanze molto più prossime al nucleo e quindi schermando maggiormente la repulsione elettrica e questo permetterà l'avvicinamento tra quei nuclei che hanno sostituito i propri elettroni con muoni, a tale vicinanza da poterli portare in condizioni utili per innescare la reazione di fusione nucleare, con conseguente emissione di energia. I muoni, una volta che hanno innescato la fusione tra due nuclei, possono sopravviverne e quindi andare ad agire come catalizzatori per nuove reazioni. Oramai tutti i fisici sono concordi con la capacità dei muoni di poter essere utilizzati come catalizzatori per generare reazioni di fusione nucleare, ma purtroppo vi è l'oggettiva impossibilità, allo stato attuale della tecnologia, nel rendere tali reazioni energeticamente convenienti[2].
  • confinamento chimico
    Questo tipo di confinamento, che è quello utilizzato anche da Fleischmann e Pons nella loro cella elettrolitica, consiste nell'utilizzare la proprietà del palladio (o di altri catalizzatori) di caricare all'interno del proprio reticolo cristallino atomi di idrogeno o dei suoi isotopi come il deuterio, formando deuteruro oppure idruro di palladio. C'è da mettere in rilievo che una condizione necessaria, ma non sufficiente, è che tale caricamento deve essere assai elevato e raggiungere una percentuale di Pd/H o Pd/D di almeno il 95%, ovvero per ogni atomo di palladio ci deve essere quasi un atomo di idrogeno o deuterio; condizione difficile da ottenere in tempi brevi, se non con particolari procedimenti di natura fisica e/o chimica. Questa difficoltà è, per molti autori, uno dei principali motivi di difficoltà per ottenere una buona riproducibilità in questo genere di esperimenti.
  • fenomeni collettivi
    Sono state proposte teorie in cui il deuterio riuscirebbe a superare la repulsione elettrostatica grazie alla schermatura degli atomi del reticolo di palladio. In questo modo, due nuclei di deuterio formerebbero un composto simile alla coppia di Cooper nella superconduttività, avvicinando quindi la fusione fredda ai fenomeni collettivi tipici della teoria dei sistemi a molti corpi, come il Condensato di Bose - Einstein, l'elio superfluido, e la superconduttività appunto.[3] Un problema di questa interpretazione è che i fenomeni collettivi nei solidi si riscontrano generalmente a temperature prossime allo zero assoluto.

Fusione Fredda a confinamento chimico, L'annuncio di Fleischmann e Pons

La fusione fredda divenne improvvisamente famosa il 23 marzo 1989 quando i chimici Martin Fleischmann dell'Università di Southampton in Inghilterra e Stanley Pons dell'Università dello Utah negli USA annunciarono alla stampa di essere riusciti a realizzarla.

La dichiarazione resa alla stampa il 10 marzo 1989 avvenne in un clima internazionale reso incandescente da disastri ambientali legati allo sfruttamento di energia: il disastro di Chernobyl il 26 aprile 1986, e, con una coincidenza che ha veramente dell'incredibile, il disastro della petroliera Exxon Valdez il 24 marzo 1989.

In aggiunta, la conferenza stampa fu rilasciata prima che apparisse una pubblicazione su rivista scientifica: un articolo breve comparve solo il 10 aprile, sul Journal of Electroanalytical Chemistry, ma era scritto in modo affrettato, e conteneva alcuni errori sulla misura dell'emissione di raggi gamma.[4]

Fleischmann e Pons annunciarono di aver ottenuto energia in eccesso, che non poteva avere origini elettrochimiche, da una cella elettrolitica con due elettrodi (platino+ e palladio-) fondendo deuterio e ottenendo elio[5] secondo la reazione:

2H + 2H → 3He (0.82 MeV) + n (2.45 MeV)

A conferma dell'avvenuta reazione nucleare, i due chimici portavano come prove le misure calorimetriche dell'energia rilasciata dalla reazione e le misure di irraggiamento neutronico, dovute ai neutroni ad alta energia rilasciati dalla reazione dei nuclei di deuterio.

Il 12 aprile Stanley Pons fece una presentazione trionfale dei risultati al congresso annuale della Società Americana di Chimica (ACS), mentre l'Università dello Utah chiedeva al Congresso degli Stati Uniti un finanziamento di 25 milioni di dollari per proseguire le ricerche. Su questa decisione non poteva non pesare la considerazione che, dopo il disastro ambientale della Exxon Valdez, il Congresso fosse ben disposto a finanziare ricerche sulla fusione fredda. Lo stesso Pons, al congresso della ACS, aveva dichiarato che la fusione fredda avrebbe fornito energia in eccesso con un dispositivo tascabile, se confrontato con gli apparati ben più complicati, necessari per la fusione nucleare "calda".[6] Per questo motivo, Pons ricevette l'invito a incontrarsi con i rappresentanti del presidente Bush a inizio maggio.

Difficoltà nella riproducibilità del fenomeno

Una della caratteristiche che hanno creato fin da subito critiche da una parte della comunità scientifica (nonché accese polemiche) è stata la scarsa riproducibilità degli esperimenti lamentata dai ricercatori fin da quando Fleischmann e Pons il 13 Marzo 1989 inviarono al Journal of Electroanalytical Chemistry la pubblicazione con le loro ricerche[7], in quei febbrili momenti decine di laboratori fecero centinaia di tentativi di replicazione, purtroppo la grande parte di questi non diede esiti sicuramente positivi, era evidente che le condizioni per cui il fenomeno si poteva produrre erano molto particolari e quasi del tutto ignote anche ai due ricercatori, oppure questi si basavano su effetti non reali o spiegabili con particolari fenomeni di origine elettrochimica. Questa difficoltà nella dimostrazione oggettiva del fenomeno, unita ad una particolare situazione di grande attesa da parte del pubblico pompata da un atteggiamento sensazionistico dei media[8] fecero si che alla fine fu gettato completo discredito sull'argomento.

Di contro, vari ricercatori che operano nel campo della fusione fredda avanzarono varie spiegazioni a giustificazione di questa difficoltà, essi sostengono che il protocollo da seguire redatto dai ricercatori Fleischmann, Martin & Pons non include una condizione assolutamente necessaria affinché il fenomeno stesso potesse svilupparsi, ovvero che fosse raggiunto un rapporto di caricamento[9] da parte del deuterio nella matrice di palladio estremamente elevato, rapporto che doveva essere, come poi fu teoricamente dimostrato dai lavori di Giuliano Preparata, uguale o superiore a 0,95. Senza la conoscenza e successiva applicazione di questa informazione[10], non era possibile, da parte di chi tentò di riprodurre l'esperimento, ottenere una sufficiente costanza nei risultati.

Critiche

1991 Douglas R.O. Morrison

Il fisico Douglas R.O. Morrison[11] ha scritto, nel 1991, un articolo[12] di critica sulla Fusione Fredda, prendendo spunto dai vari esperimenti fatti nei due anni precedenti. Nell'abstract dell'articolo vengono fatte diverse considerazioni, tra le quali:

  • Non vi è produzione di calore di eccesso.
  • È evidente che il bilancio finale è fortemente contro la presenza di prodotti di fusione.
  • È stata osservata una curiosa regionalizzazione dei risultati.

L'articolo si conclude con la seguente considerazione: La Fusione fredda si spiega meglio come un esempio di "Scienza patologica".

Storia sullo sviluppo della ricerca

Primi lavori

L'idea che il palladio o il titanio potessero catalizzare la fusione sorge dalla speciale abilità di questi metalli di assorbire grandi quantità di idrogeno (incluso il suo isotopo, il deuterio). Questa caratteristica venne scoperta già nel diciannovesimo secolo.

Nel 1926 due scienziati tedeschi, F. Paneth e K. Peters, riferirono della trasformazione dell'idrogeno in elio tramite una spontanea reazione nucleare quando l'idrogeno è assorbito nel palladio a temperatura ambiente.[13] Questi autori ritrattarono in un secondo tempo il loro lavoro, dicendo che l'elio da loro misurato era dovuto all'interferenza dell'aria circostante.

Un anno più tardi, lo scienziato svedese J. Tandberg disse che aveva fuso l'idrogeno in elio in una cella elettrolitica con elettrodi di palladio. Sulla base di questo lavoro chiese un brevetto svedese: "un metodo che produce elio e utili reazioni energetiche". Dopo che il deuterio venne scoperto nel 1931, Tandberg continuò i suoi esperimenti con l'acqua pesante. A causa della ritrattazione di Paneth e Peters, la richiesta di brevetto di Tandberg venne alla fine rifiutata.

Le prime polemiche

Le polemiche cominciarono a montare alla successiva conferenza della Società Americana di Fisica (APS), il 1 maggio 1989, a Baltimora. Furono riportati i risultati di una collaborazione fra un gruppo dei Laboratori Nazionali di Brookhaven e l'Università di Yale, in cui, riproducendo il dispositivo utilizzato da Fleischmann e Pons, non si otteneva né energia in eccesso, né soprattutto produzione di neutroni.[14] Simili risultati furono poi riportati anche da ricercatori dei Laboratori di Harwell, vicino a Oxford, nel Regno Unito.[15]

In novembre, uno speciale gruppo di scienziati incaricati dal Dipartimento dell'Energia (DOE) statunitense si pronunciò in modo negativo sulla fusione fredda,[16] mentre già alla fine del 1989 negli Stati Uniti la fusione fredda veniva identificata come un fenomeno di pseudoscienza. Negli anni '90 negli Stati Uniti la ricerca sulla fusione fredda fu pochissima, mentre cominciavano ad emergere gruppi in Europa e Asia. Nel luglio 1990 Fleischmann e Pons correggevano il loro articolo iniziale, con un ponderoso lavoro di oltre 50 pagine, in cui spiegavano i dettagli del loro esperimento.[17] Cominciavano anche ad emergere i retroscena della vicenda del 1989. Nel 1991 Eugene Mallove, che era capo redattore scientifico dell'ufficio stampa del MIT, ammise che l'importante relazione scritta dal Centro Ricerche sui Plasmi del MIT nel 1989, e che aveva avuto un'influenza non piccola nelle polemiche sulla fusione fredda, contenesse dei grafici in cui i dati erano stati modificati senza alcuna spiegazione.[18][19] Secondo Mallove, questo avrebbe precluso qualsiasi tentativo di ottenere calore da dispositivi a fusione fredda al MIT, in modo da evitare possibili cali nei finanziamenti della fusione "calda".[20]

Una voce ancora più autorevole fu quella del premio Nobel Julian Schwinger, che nel 1990 ammetteva che molte redazioni di riviste scientifiche si fossero adeguate alle pressioni negative degli ambienti accademici verso la fusione fredda.[21]

I dubbi sulla realtà fisica del fenomeno

Una consistente parte della comunità scientifica internazionale ha accolto con scetticismo e sfiducia i risultati sperimentali, risultati che spesso hanno suscitato grosse polemiche. Uno degli argomenti più citati dai detrattori della realtà delle caratteristiche nucleari del fenomeno della fusione fredda, è quello secondo cui in essa si producono un numero di particelle nucleari troppo basso per poter giustificare il calore prodotto. Inoltre esistono ancora moltissime controversie (principalmente di tipo teorico) sulla natura e sui meccanismi della fusione fredda.

A posteriori, Fleischmann e Pons riconobbero alcuni errori nella misura dell'energia rilasciata dalla cella elettrolitica, e soprattutto nella misura del flusso di neutroni che sarebbero stati prodotti dalla reazione; tuttavia non smentirono mai di avere effettivamente misurato una contaminazione di elio negli elettrodi, il che era una importante prova di una eventuale presenza di una reazione di natura nucleare. La natura nucleare di quest'energia fu confermata successivamente, nel 2002 anche dai laboratori italiani dell'ENEA[22].

Secondo alcuni autori, i risultati negativi successivi (che spesso nella scienza seguono all'entusiasmo iniziale) diedero però fiato, specie negli Stati Uniti, ad una reazione accademica piuttosto negativa che per certi versi fu più simile ad un'azione di censura che non ad una legittima critica scientifica ai risultati.[23]

A distanza di più di 10 anni dall'episodio, come ha indicato il premio Nobel Carlo Rubbia in un convegno nel 2000 in ricordo di Giuliano Preparata,[24] si può affermare che la fusione fredda sia stata presentata nel 1989 in modo affrettato, creando eccessive aspettative: ciò fu in parte dovuto al fatto che Fleischmann e Pons erano chimici, e non avevano diretta esperienza del tipo di misure necessarie per provare che un'effettiva reazione di fusione fosse avvenuta.

La ricerca sulla fusione fredda a confinamento chimico

Nei successivi anni che seguirono l'annuncio di Fleischmann e Pons le ricerche sulla Fusione Fredda andarono, in tutto il mondo, via via scemando, rimanendo sempre più un argomento di nicchia, con un numero ufficiale di ricercatori attivi tra le 100 e 200 unità e pochi laboratori. In queste condizioni i progressi nell'approfondimento delle ricerche sono stati abbastanza lenti ed hanno portato a risultati non sempre chiari, anche perché, causa un certo disinteresse per l'argomento da parte delle principali riviste del settore, spesso non è stato possibile attivare quell'importantissimo meccanismo di verifica che è il peer review[25].
Qui di seguito c'è una breve cronistoria dei principali esperimenti e dei risultati che sono stati dichiarati dai vari autori.

Dicembre 1993 Possibile presenza di trizio

Il gruppo di ricercatori capitanati da Fritz G. Will del Department of Chemical and Fuels Engineering, Università dello Utah Salt Lake City[26] ha osservato una correlazione tra la produzione di trizio e il caricamento di un filo di palladio con un caricamento pari o superiore alla unità. Va anche notato che l'autore dell'articolo, si dichiari comunque contrario all'ipotesi che nella cella possa avvenire una fusione nucleare, in quanto non è riuscito a rilevare un flusso neutronico generato da quella che definisce: la reazione sconosciuta, ossia quella reazione che produrrebbe il trizio.

1990 Utilizzo del titanio in sostituzione al palladio

La fusione fredda continua ad essere oggetto di ricerca in alcuni Paesi, tra cui l'Italia. Il gruppo italiano Antonella De Ninno, guidato dal professor Francesco Scaramuzzi, ha realizzato presso l'ENEA di Frascati un esperimento utilizzando il titanio al posto del palladio[27]. Con tale esperimento ha evidenziato che quando il titanio assorbe del gas deuterio a bassa temperatura, si verifica un surplus di energia, e dal processo sono emessi neutroni.

1998-2003 Gli esperimenti di T. Ohmori e T. Mizuno sulla elettrolisi al plasma

Alla fine degli anni novanta[28], i ricercatori giapponesi T. Ohmori e T. Mizuno[29] hanno annunciato[30] dichiarando la possibilità di ottenere reazioni di fusione fredda, con riproducibilità del 100%[31], senza utilizzare il costoso e raro palladio ne l'acqua pesante (D2O), ma solo attraverso una particolare elettrolisi realizzata con elettrodi di tungsteno, sommersi in una soluzione di comune acqua (H2O) e Carbonato di potassio (K2CO3) tra i quali venga fatta passare una corrente con differenza di potenziale di circa 160-300 V. In tali condizioni, quando la temperatura della soluzione supera i 70-80 °C si ottiene, intorno alla parte immersa dell'elettrodo di tungsteno, la formazione di una bolla di plasma, che porta rapidamente alla ebollizione dell'elettrolita. In tali condizioni, come comunicato dai due ricercatori, si può produrre un bilancio energetico positivo, composto da una emissione termica dal 20-100% superiore all'energia elettrica spesa per sostenere la reazione, più una certa quantità di idrogeno gassoso, quest'ultimo, secondo quanto affermato dagli stessi ricercatori, può portare il rendimento complessivo del sistema ad oltre il 500%[32].

Essendo il protocollo sperimentale assai semplice ed alla portata di qualsiasi laboratorio di elettrochimica, immediatamente, parecchi ricercatori pubblici e privati, hanno eseguito moltissime repliche dell'esperimento, ottenendo risultati non sempre positivi[31], spesso con alcune varianti[33], dell'esperimento[34], quasi tutte dichiarate dagli autori aventi esito positivo, ovvero con la formazione della bolla di plasma e la fusione dell'elettrodo di tungsteno, ed una emissione termica dal 20 al 100% superiore all'energia spesa per sostenere la reazione.
Le misurazioni di assorbimento, necessarie per determinare l'efficienza complessiva, sono, per loro natura, affette da un notevole rumore elettrico dovuto alla presenza della scarica di plasma, questo fatto può porre serie difficoltà di misura e quindi la certezza di aver determinato l'effettiva quantità di corrente assorbita dalla cella; per questo, diversi autori, hanno utilizzato contemporaneamente vari metodi di misura dell'assorbimento elettrico, in modo da verificare la reale convergenza delle misure.

Attualmente il principale problema di questo tipo di processo è l'elevata temperatura che raggiunge l'elettrodo di tungsteno, sicuramente superiore ai 3.422 °C, comportante il raggiungimento del punto di fusione e quindi lo scioglimento di questi nella soluzione. In queste condizioni, per una cella con un assorbimento medio di 200-500W, vi è un consumo di qualche cm di elettrodo per ogni ora di funzionamento. Rendendo, nel suo complesso, il processo energeticamente non conveniente.
Un secondo problema, ma non certamente meno importante, è la presunta deposizione, sia in soluzione che sull'elettrodo di tungsteno, di atomi di elementi prima non presenti nella soluzione nel metallo, ma comunque prossimi, a livello di tavola periodica, al tungsteno[35], facendo quindi ipotizzare, secondo vari autori, che sulla superficie dell'elettrodo di tungsteno, possano avvenire processi di trasmutazione[36].

Critiche sulla corretta esecuzione delle misure

Il completo fallimento del tentativo di riproduzione del protocollo di Ohmori e T. Mizuno, avuto dalla Soc. ErthTech International Inc. (ETI)[31], nonostante la stretta collaborazione con gli autori giapponesi, ha messo in evidenza l'oggettiva difficoltà di svolgere corrette misurazioni sulla potenza in ingresso al dispositivo durate lo sviluppo del plasma e quindi la possibilità di ottenere misure errate nel rapporto tra la potenza in uscita e quella ingresso (COP). I ricercatori dell'ETI sono certi della bontà delle loro misurazioni sulla potenza in ingresso ed il fatto stesso che il COP, lungo l'arco temporale in cui sono stati svolti tutti gli esperimenti, rimanga sempre intorno al valore unitario, sembra essere un elemento di avvaloramento della loro tesi. Non solo, ma i ricercatori dell'ETI hanno svolto anche altre varianti dello stesso esperimento sulla base dei protocolli di altri sperimentatori che avevano pubblicato risultati sperimentali positivi, ottenendo sempre però risultati negativi.
Anche la determinazione della presenza di elementi trasmutati sulla superficie dell'elettrodo di tungsteno è stata, dai ricercatori dell'ETI, completamente confutata, escludendo quindi, secondo le loro ricerche, eventuali processi di trasmutazione sulla superficie dell'elettrodo di tungsteno.

Febbraio 2002 Marina degli Stati Uniti, pubblica il Technical Report 1862

Nel febbraio del 2002, un laboratorio della marina degli Stati Uniti rilasciò un lavoro nel quale veniva confermato il fenomeno della fusione fredda come fatto reale.[37]

È un rapporto di 132 pagine che cerca di fare il punto sullo stato dell'arte delle ricerche sulla fusione fredda fatte dalla U.S. Navy dal 1989 al 2002. Gli esperimenti svolti sono stati in particolar modo descritti nel capitolo 3 (pp. 19), dal titolo "Excess heat and helium production in palladium and palladium alloys", vengono riportate le analisi calorimetriche (con tolleranze dell'ordine del 4%) svolte nel 1989 che rilevano un evidente eccesso di calore sui vari esperimenti svolti e la produzione di 4He (Elio 4) come conseguenza di presumibili effetti di natura nucleare presenti all'interno della cella[38]. Successivamente, nel 1992, sono stati fatti esperimenti con leghe di palladio-boro (Pd-B) che, con sorpresa degli stessi ricercatori, hanno dato tutti esito positivo (pp. 21). Nel 1995 l'esperimento è stato poi riprodotto in Giappone con gli stessi risultati[39]. Successivamente sono stati fatti esperimenti per verificare emissione di neutroni, esperimenti che hanno dato sempre esito negativo.

Dicembre 2004, US Department of Energy (DoE) - analisi sulla Fusione Fredda

Organizzazione del peer-review

Durante la conferenze internazionale sulla fusione fredda (ICCF-10), tenutasi a Boston nell'Agosto del 2003, alcuni ricercatori presentarono risultati positivi[40] che convinsero alcuni accademici americani a proporre di riesaminare la questione da parte del Department of Energy (DoE). A questo punto parti una ampia analisi della letteratura e quindi un ufficio del DoE (Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti), contattò nel 2003 un gruppo di scienziati che operavano nel campo della Fusione Fredda in modo da poter fare una rivisitazione sulla questione della evidenza scientifica delle reazioni nucleari a bassa energia (LERN) ovvero la Fusione Fredda. Agli scienziati contattati fu chiesto di presentare il materiale che ritenevano più interessante, su questo materiale fu redatto un lavoro riassuntivo dal titolo "New Physical Effects in Metal Deuterides"[41]. Tutto il materiale così ottenuto venne poi valutato secondo un complesso protocollo di peer review[42], al termine, sulla base dei 18 commenti realizzati dagli esperti del DoE[43] è stato redatto il rapporto definitivo[42].

Conclusioni da parte della commissione

Al termine del lavoro sono stati formulati 3 elementi su cui fare la valutazione, ai quali i recensori hanno dato delle risposte, qui di seguito si riportano gli elementi e le risposte conclusive[44]:

  1. Esaminare e valutare l'evidenza sperimentale di episodi di reazioni nucleari nella materia condensata a bassa energia.
    ...due terzi dei recensori non sentono che le evidenze (descritte dai lavori presentati) siano conclusive per (rendere certa) la presenza di reazioni nucleari a bassa energia, un recensore trovò invece che l'evidenza era convincente, il resto non completamente convinti. Molti recensori notarono un progetto sperimentale povero, la documentazione, il sistema di controllo, e vari altri problemi simili, hanno impedito la comprensione ed interpretazione dei risultati a loro presentati.
  2. Determinare se comunque l'evidenza è sufficientemente conclusiva per dimostrare l'esistenza di una qualche reazione nucleare.
    ...La preponderante maggioranza delle valutazione dei recensori ha indicato che non è dimostrata, in modo conclusivo, la presenza di reazioni nucleari a bassa energia. Un recensore ha creduto che l'evidenza sia stata dimostrata, e molti recensori non hanno risposto alla domanda.
  3. Determinare se c'è un caso scientifico per continuare gli sforzi su questi studi, se si individuare le aree più promettenti da perseguire.
    ...Nessun recensore ha raccomandato un programma finanziato con fondi federali per le reazioni a bassa energia.

La commissione così conclude la sua relazione:

...Mentre vi è stato un progresso significativo nella qualità dei calorimetri, dall'ultima indagine del 1989 ad oggi, le conclusioni raggiunte dai recensori sono oggi simili a quelle riscontrate nella indagine del 1989.[45][46]

Esperimenti di Yoshiaki Arata

DS Cell

Arata e Zhang, nel 1998, hanno osservato[47] un notevole eccesso di energia, superiore agli 80 watt (1,8 volte maggiore dell'energia utilizzata per sostenere tale reazione) per 12 giorni. I due ricercatori hanno poi affermato che l'energia emessa, in alcuni esperimenti era troppo grande, in comparazione alla piccola massa dei materiali utilizzati dentro la cella, tale da giustificare una eventuale reazione di tipo chimico. La cella, diversamente ad altre utilizzate nella fusione fredda Palladio-Deuterio, ha una struttura estremamente più sofisticata ed opera con elevate pressioni.

La cella senza elettrolita

Successivamente Arata osservava che una notevole quantità di energia utilizzata per attivare la reazione veniva dissipata dall'elettrolita sotto forma di semplice riscaldamento. Perciò, successivamente, sviluppò una particolare cella senza elettrolita, la quale, anche se apparentemente molto differente dalle comuni celle elettrolitiche fino ad allora inventate, non se ne discosta poi molto nel principio di funzionamento[48][49].

Arata, nel Maggio 2008[50], ha comunicato alla comunità scientifica internazionale, di aver terminato di perfezionare un protocollo, di produzione di energia da fusione fredda, capace di produrre quantità piuttosto rilevanti di energia. Tale protocollo[51] utilizza un originale sistema composto da particolari nano-particelle di Palladio disperse in una matrice di Zirconio. Con particolari procedure di metallurgia, viene ossidato lo Zirconio, ma non il palladio. Dopo tale trattamento le particelle vengono poste in un apposito reattore a circa 300 °C di temperatura ed ad una pressione di circa 100 atmosfere[52].
Una volta avviato il processo di fusione, il sistema così realizzato, è capace di azionare un motore termico, in modo indipendente, e quindi capace di produrre tutta l'energia necessaria per sostenere la reazione stessa[53][54].

Lo studio della fusione fredda in Italia

Fin dal suo annuncio, la Fusione Fredda in Italia, è stata studiata da vari gruppi di lavoro ed industrie. Al fine di una migliore interpretazione del fenomeno e dell'attuale stato di percezione di questo all'interno del mondo scientifico, è utile riportare alcuni riferimenti ai lavori svolti dal 1989 ad oggi.

22 Aprile 1989 Relazione di Francesco Scaramuzzi presso l'ENEA

A poco più di un mese dalla pubblicazione del lavoro sulla Fusione Fredda di Fleishman e Pons, il fisico italiano Francesco Scaramuzzi, presso l'ENEA di Frascati, presentò una relazione in cui mostrò l'emissione di neutroni da parte di una cella deuterio-titanio. La cosa fece un certo scalpore tanto che Scaramuzzi fu successivamente invitato ad intervenire ad una audizione parlamentare.[55]


20 Febbraio 1994, S. Focardi e F. Piantelli, La fusione fredda Nichel-Idrogeno

Il giorno 20 Febbraio 1994, in una conferenza stampa[56] presso l'aula magna della università di Siena, viene annunciata la messa a punto di un differente processo di produzione di energia per mezzo di Reazioni Nucleari a Bassa Energia (LENR)[57], profondamente differente da quello fatto da Fleischmann e Pons[58].
Tale processo di basa sull'uso di una barra di nichel, mantenuta, per mezzo di una resistenza elettrica, ad una temperatura di circa 200-400 °C, caricata con idrogeno attraverso un particolare processo[59][60]. Quando la reazione si è innescata, ovvero la barretta di nichel emette più energia di quanta sia necessaria per il riscadamento della stessa, vi può essere anche una debole emissione di radiazione gamma che potrebbe testimoniare una possibile origine nucleare di tale fenomeno[61].
A detta degli autori, attualmente gli esperimenti stanno tentando la strada di portare ad un miglioramento della efficienza complessiva del sistema, al fine di poter realizzare un generatore di energia elettrica completamente autonomo, in modo da poter funzionare senza l'apporto di risorse energetiche esterne[62].

20 Ottobre 1991, Il caso di denuncia contro il giornale "La repubblica"

Nel 1991 i ricercatori M. Fleischmann, S. Pons, T. Bressani, G. Preparata e E. Del Giudice, denunciarono, per diffamazione a mezzo stampa, il giornalista Giovanni Maria Pace, in quanto aveva scritto, sul giornale La Repubblica il giorno 20 Ottobre 1991, un articolo intitolato: Signori scienziati perché ci truffate? Lo scandalo dei ricercatori che contrabbandano autentici bidoni per grandi scoperte.
Il giudizio, in prima istanza, del tribunale di Roma, dopo aver qualificato la Fusione Fredda come una ipotesi che attende conferme fu di assoluzione e condannò tutti e 5 i ricercatori al pagamento in solido delle spese processuali[63].

23 Ottobre 2001, Sentenza di condanna da parte della corte d'appello di Roma

Successivamente, su ricorso in appello dei 5 ricercatori, dopo quasi 10 anni dalla comparsa dell'articolo, la Corte d'Appello di Roma, ribaltò la prima sentenza[64], condannando, Il giornale La Repubblica, nella figura del suo direttore ed editore, ed il giornalista Giovanni Maria Pace, ad un risarcimento monetario nei confronti dei due ricercatori M. Fleischmann, S. Pons[65]. Il motivo di tale ribaltamento di posizione nasce dalla constatazione che la precedente sentenza ignorava ..le informazioni pubblicate, non solo in atti scientifici, ma anche dalla stampa e segnatamente dal quotidiano "La Repubblica" sul positivo andamento della ricerca nel settore "de quo", affermando anzi il contrario[66] Di fatto il tribunale, con il riesame degli atti, ha rivalutato la consulenza tecnica di ufficio redatta dal Professor Giovanni Lichieri (ordinario di chimica fisica in Università di Stato) depositata il 3 Marzo 1994. Sullo stato di avanzamento delle ricerche nel settore della fusione fredda tra il 1989 al 1992; negando quindi che ..vi fossero elementi sufficienti per riconoscere il fallimento della ricerca.. e negava pure che nelle successive precisazioni-correzioni fornite da M. Fleischmann, S. Pons, ..vi fossero manipolazioni, da cui inferire un loro tentativo di sottile inganno verso la comunità degli scienziati e verso la società.</ref>.
La sentenza della Corte di Appello di Roma ha chiuso definitivamente il caso in quanto nessuna delle due parti è successivamente ricorsa in appello[67].

1989-2000, Gli studi teorici di Giuliano Preparata

Uno dei più citati teorici, sui possibili meccanismi che possono spiegare la Fusione Fredda, è stato il Prof. Giuliano Preparata, docente di Fisica Nucleare all'Università di Milano, il quale, subito dopo l'annuncio del 1989 fino al 2000, anno della sua morte, ha studiato il fenomeno in chiave teorica e parallelamente ne ha promosso varie attività di ricerca presso l'Università di Milano e l'ENEA.
Nel 1989 insieme ai fisici Emilio Del Giudice e Tullio Bressani, pubblicò un articolo prettamente teorico[68] sulla rivista Il Nuovo Cimento nel quale vi era la volontà di gettate le basi per una teoria predittiva della fusione fredda, basando il fenomeno su alcune estensioni della teoria dell'elettrodinamica quantistica (QED) nella materia condensata. Tale teoria faceva emergere la possibile esistenza di una soglia nel rapporto tra il numero di atomi di deuterio assorbiti ed il numero di atomi di palladio, il cosiddetto fattore di caricamento[69], che non doveva essere inferiore ad 1[70]. L'immediata conseguenza di tale teoria, è la definizione di una soglia minima, al disotto della quale, il fenomeno di Fusione Fredda, secondo il protocollo utilizzato da Fleischmann e Pons non può avvenire; questo fatto potrebbe dimostrare[71] che il fenomeno di Fusione Fredda, in certe condizioni, può essere visto come una conseguenza prevedibile dalla estensione di una teoria ben accettata dalla fisica quale è quella della elettrodinamica quantistica. Una qualsiasi replica, anche se ha un esito negativo, per essere presa in considerazione, deve essere quindi accompagnata del valore del caricamento che ha subito il palladio con il deuterio, ovvero il rapporto tra gli atomi di deuterio e quelli di palladio presenti sugli elettrodi. Non solo, ma essendo il rapporto di caricamento assai elevato, un sufficiente caricamento del palladio può richiedere tempi estremamente lunghi (settimane o addirittura mesi).

2001-2002, Il rapporto tecnico ENEA RT2002/41 detto anche Rapporto 41

Nel 1999, il Nobel Carlo Rubbia, allora presidente dell'ENEA, essendo a conoscenza di una serie di lavori sulla Fusione Fredda svolti nei precedenti anni presso lo stesso ente ed essendo anche a conoscenza delle varie critiche[72] che provengono dal mondo scientifico che mettono in dubbio la realtà stessa del fenomeno, quindi decide di commissionare una ricerca organica ad un gruppo di ricercatori dell'ENEA di Frascati, fra cui il Prof. Emilio Del Giudice, Antonella De Ninno e Antonio Frattolillo. Per questa ricerca vengono stanziati quasi 600.000 euro e concessi 36 mesi di tempo per portare a termine il lavoro.
L'esperimento è stato concepito, in modo da accertare se vi è una correlazione diretta tra la produzione di 4He (Elio 4) e gli eventuali eccessi di calore osservati durante il funzionamento delle celle a Fusione Fredda e se la quantità di 4He potesse giustificare l'energia prodotta sempre da tali eccessi. Se tale correlazione fosse stata evidente, questa avrebbe dato un forte contributo alla interpretazione della origine nucleare di tali eccessi e parallelamente dare una chiave di interpretazione più chiara di tale fenomeno.

Nel Aprile del 2002, dopo circa tre anni di ricerca, il gruppo di lavoro capitanato da Antonella De Ninno, termina il proprio lavoro, rilasciando il Rapporto Tecnico ENEA RT2002/41/FUS[73] noto come Rapporto 41 che conferma la correlazione tra la produzione 4He e l'eccesso di calore.

Per gli autori del rapporto, come di prassi al termine di una indagine scientifica che ha dato presumibili esiti positivi, risulta evidente l'importanza di una sua rapida pubblicazione attraverso le riviste scientifiche di settore, in modo da permettere, ad altri gruppi di ricerca, di confutare o confermare i risultati da essi pubblicati.

Il rapporto, per vari motivi, non verrà pubblicato sulle principali riviste di settore, come ad esempio Science[25]. Successivamente il gruppo di Antonella Del Ninno richiede un ulteriore finanziamento per portare avanti il lavoro, ma da parte di ENEA non vi sarà nessuna risposta; successivamente le dimissioni di Carlo Rubbia dalla presidenza di ENEA mettono la parola fine alla questione.

Il documentario di Rainews24

In riferimento a tali avvenimenti, il 19 Ottobre 2006 Rainews24 a cura del giornalista Angelo Saso, manda in onda un'inchiesta[74] sul documento ENEA chiamato Rapporto 41[75]. L'inchiesta inizia con la lettura della lettera che l'elettrochimico Martin Fleischmann il 10 Aprile 2002 invia a Carlo Rubbia:

Caro professor Rubbia, sono molto lieto che il programma di ricerca intrapreso da Giuliano Preparata abbia conseguito il suo scopo ... I risultati ottenuti dai ricercatori italiani sono veramente impressionanti, e non esagero.

L'inchiesta analizza in particolar modo, le difficoltà incontrate dai ricercatori, nell'ottenere la pubblicazione su di una rivista con alto livello di visibilità scientifica.[76].

27 Aprile 2006 Accordo della Soc. Pirelli con l'ENEA

La Soc. Pirelli firma un accordo[77] con ENEA per seguire studi di ricerca in varie tecnologie, tre le quali la Fusione Fredda.

Il 27 Aprile 2006, Pirelli Labs, il centro di tecnologico di eccellenza del gruppo Pirelli, e l'ENEA, Ente per Le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente, lanciano tre progetti di ricerca avanzata nel campo delle energie rinnovabili con sviluppo sostenibile all'interno dell'insieme di un accordo specifico di 5 anni. Il primo progetto di ricerca lanciato è rivolto alle celle fotovoltaiche a concentrazione, una nuove generazione di sensori per il controllo ambientale e, finalmente, studi fondamentali nel campo della fusione fredda.

Ottobre 2007, ENEA di Frascati ed SRI USA Dichiarano una riproducibilità delle reazioni di fusione fredda dal 65% al 75%

Vittorio Violante dell'ENEA di Frascati, insieme a vari collaboratori ed ad alcuni istituti di ricerca internazionali, pubblicano un lavoro dal titolo: Joint Scientific Advances in Condensed Matter Nuclear Science[78] che riporta i risultati di un esperimento svoltosi all'interno di più laboratori tra il 2006 ed il 2007, al fine di dimostrare l'affidabilità di un particolare metodo di caricamento del palladio, studiato da Vittorio Violante dell'ENEA. Nella pubblicazione viene dichiarato che tale metodo permette di avere un eccesso di produzione di calore piuttosto elevato, con una riproducibilità media del 70% (65% per gli esperimenti svolti presso l'ENEA di Frascati e 75% presso l'SRI a Menlo Park, USA.). Il lavoro viene pubblicato all'interno dell' 8° International Workshop on Anomalies in Hydrogen / Deuterium Loaded Metals svoltosi a Catania dal 13 al 18 Ottobre del 2007[79].

Conferenze internazionali

ICCF (International Conference on Cold Fusion)

Dal 1989 ad oggi si sono tenute una serie di conferenze internazionali col titolo di ICCF (International Conference on Cold Fusion)[80]. Elenco delle conferenze svolte ed nelle quali non si è parlato soltanto di fusione fredda in senso stretto ma anche di nuove energie.

  1. ICCF-1 Salt Lake City, marzo 1990
  2. ICCF-2 Como, Villa Olmo, giugno-luglio 1991
  3. ICCF-3 Nagoya, ottobre 1992
  4. ICCF-4 Hawaii, dicembre 1993
  5. ICCF-5 Monte Carlo, aprile 1995
  6. ICCF-6 Sapporo, ottobre 1996
  7. ICCF-7 Vancouver, aprile 1998
  8. ICCF-8 Lerici, maggio 2000
  9. ICCF-9 Pechino[81], maggio 2002
  10. ICCF-10 Cambridge (USA), agosto 2003
  11. ICCF-11 Marsiglia[82], ottobre-novembre 2004
  12. ICCF-12 Yokohama[83], novembre 2005
  13. ICCF-13 Mosca[84], giugno 2007
  14. ICCF-14 Washington[85], 10-15 Agosto 2008

Note

  1. ^ Jones, Steven Earl. "Muon-catalysed fusion revisited". Nature. Nature Publishing Group, 1986.
  2. ^ "Muon-catalyzed fusion". da en.wikipedia.org
  3. ^ A.J.Leggett e G.Baym, "Exact Upper Bound on Barrier Penetration Probabilities in Many-Body Systems: Application to "Cold Fusion" ", Physical Review Letters (10 July 1989), 63, 191.
  4. ^ (EN) Steven Krivit, "MIT Attack on Fleischmann and Pons".
  5. ^ M. Fleischmann e S. Pons, "Electrochemically induced nuclear fusion of deuterium", Journal of Electroanalytical Chemistry and Interfacial Electrochemistry (10 April 1989), 261, 301.
  6. ^ (EN) Robert L. Park, Voodoo Science: The Road from Foolishness to Fraud, Oxford University Press; Reprint edition (Oct 2001). ISBN 0195147103.
  7. ^ Fleischmann, Martin & Pons, Stanley, "Electrochemically induced nuclear fusion of deuterium", Journal of Electroanalytical Chemistry 261 (2A), 1989. pp. 301-308.
  8. ^ Dopo il 1989, quando i media iniziarono a porre seri dubbi sulla realtà del fenomeno, vedi ad esempio l'articolo in data 20 Ottobre 1991 uscito sul giornale La Repubblica dal titolo Signori scienziati perché ci truffate? Lo scandalo dei ricercatori che contrabbandano autentici bidoni per grandi scoperte; parecchi lavori furono fatti sul rapporto tra la responsabilità dello scienziato che genera informazione scientifica ed i media che la devono divulgare verso il grande pubblico. Tale responsabilità, specie per temi molto caldi, come l'energia, la salute, le conseguenze della manipolazione genetica e tanto altro, non sempre viene posta davanti alla necessità dello scienziato di pubblicare quanto prima i suoi lavori al fine di poterne trarre i massimi benefici di carriera ed economici. Benefici che spesso si legano anche agli interessi economici della istituzione alla quale lo scienziato appartiene. Queste considerazioni sono state approfondite dalla gornalista Francesca Gatti nell'articolo del 18 Dicembre 2002, Il flop della fusione fredda pubblicato sulla rivista dell'ENEL Emporion. In questo articolo, scritto da Francesca Gatti, vengono riportate alcune considerazioni sul comportamento dei ricercatori Fleischmann, Martin & Pons, Stanley:
    L’aver convocato un’improvvisa conferenza stampa anziché aver diffuso ed analizzato le teorie attraverso i canali tradizionali delle riviste e dei congressi, ad esempio. A questo, si aggiungeva una certa ritrosia nel divulgare i dettagli degli esperimenti, sembra a causa di alcuni problemi legati agli sponsor e ai brevetti. E, soprattutto, venne meno una delle basi della ricerca scientifica: la riproducibilità di un fenomeno. Per essere considerato valido, un esperimento deve ripetersi – nelle stesse condizioni – con regolarità. Le sperimentazioni delle teorie di Pons e Fleischmann, al contrario, non diedero mai risultati coerenti. Nessuno dei molti laboratori che, in tutto il mondo, cercarono di mettere in pratica le teorie riuscì a raggiungere una stabilità sperimentale accettabile
  9. ^ Il rapporto di caricamento è un valore numerico dato dalla quantità di atomi di idrogeno o deuterio presenti all'interno di un certo volume rispetto gli atomi di un metallo, come ad esempio il palladio presenti nello stesso volume. Ad esempio se in un certo volume vi sono 100 atomi di palladio e 90 atomi di deuterio, il rapporto di caricamento è pari a 0,90.
    La determinazione analitica di tale rapporto non è una impresa facile e ciò è dimostrato da molti lavori che si concentrano solo sulla determinazione di tale parametro, ad esempio:
    E.Del Giudice ,A.De Ninno,M. Fleischmann ,A. Frattolillo,G. Mengoli. "Loading of H(D) in a Pd lattice". Proc. of 9th International Conference on Cold Fusion, ICCF9 Bejing (Cina), 19-24 Maggio, 2002
  10. ^ Se il rapporto di caricamento deve essere elevato, è necessario, per il palladio, dedicare un tempo di preparazione piuttosto lungo (giorni o settimane) e non solo, ma un rapporto così alto produce anche gravi stress nella struttura del metallo e, in generale, lo danneggia al punto da far ricadere ben presto la concentrazione di deuterio al di sotto di quel livello. Finché non verrà trovata una tecnologia efficace per mantenere il rapporto di caricamento a livelli utili, i successi resteranno dunque del tutto sporadici.
  11. ^ Dalla biografia inserita nella rivista cerncourier.com e scritta dai due colleghi, Peter Schmid e Gottfried Kellner, viene descritto il suo atteggiamento verso il fenomeno della Fusione Fredda:
    L'analisi della affermazioni fatte da alcuni suoi colleghi della comunità scientifica che avevano asserito di aver scoperto l'evidenza della fusione fredda, occupò le facoltà di critica di Morrison nel corso di molti anni. Anche se lui fu inizialmente assai entusiasmato da questo fenomeno, trovò poi rapidamente molti punti deboli e contraddizioni negli argomenti dei suoi colleghi e quindi divenne pronto ad esprimere la propria opinione, dedicandosi all'opposizione di tali affermazioni.
    Un'altro paragrafo della sua biografia fa riferimento al fatto che Morrison fu citato come testimone della difesa per un processo di diffamazione a causa di un articolo scritto sul quotidiano La Repubblica:
    I suoi forti sentimenti sulla questione, portarono Morrison a testimoniare in un caso giudiziario che era stato avviato da parte di un gruppo di fisici contro il giornale italiano La Repubblica. Il giornale vinse la causa. Prendendo la Fusione fredda come esempio chiave, Morrison sviluppò poi una sua formulazione di "scienza patologica" tramite una serie di articoli e presentazioni.
  12. ^ Douglas R.O. Morrison, Review of cold fusion, SOV PHYS USPEKHI, 1991, 34 (12), 1055-1060.
    L'abstract dell'articolo:
    Experimental results on Cold Fusion are reviewed. Most experiments find no effect and the upper limits are appreciably lower than the positive effects claimed in some experiments. It is concluded that: (a) there is no excess heat production and (b) the balance of evidence is strongly against fusion products. A curious Regionalization of Results is observed where only negative results are found in some parts of the world and only positive results in other parts. Further, the ratio of positive to negative results varies with time. Previous studies of palladium indicate that fusion should not occur inside the metal. Cold Fusion is best explained as an example of Pathological Science.
    La traduzione in italiano dell'abstract:
    I Risultati sperimentali sulla Fusione Fredda sono stati passati rassegna. La maggior parte degli esperimenti non rilevano nessun effetto ed i limiti superiori sono apprezzabilmente più bassi degli effetti positivi annunciati in alcuni esperimenti. È possibile concludere che: (a) Non vi è produzione di calore di eccesso e (b) ed è evidente che il bilancio finale è fortemente contro la presenza di prodotti di fusione. È stata osservata una curiosa regionalizzazione dei risultati, in alcune parti del mondo sono stati trovati solo risultati negativi, e solo risultati positivi in altre parti. In oltre il rapporto dei risultati positivi rispetto i negativi varia con il tempo. Studi precedenti sul palladio indicano che la fusione non dovrebbe accadere nel metallo. La Fusione fredda si spiega meglio come un esempio di Scienza Patologica
  13. ^ Paneth, F., and K. Peters (1926), Nature, 118, 526.
  14. ^ M. Gai, S. L. Rugari, R. H. France, B. J. Lund, Z. Zhao, A. J. Davenport, H. S. Isaacs and K. G. Lynn, "Upper limits on neutron and γ-ray emission from cold fusion", Nature (6 July 1989), 340, 29.
  15. ^ D. E. Williams, D. J. S. Findlay, D. H. Craston, M. R. Sené, M. Bailey, S. Croft, B. W. Hooton, C. P. Jones, A. R. J. Kucernak, J. A. Mason and R. I. Taylor, "Upper bounds on 'cold fusion' in electrolytic cells", Nature (23 November 1989), 342, 375.
  16. ^ (EN) "Cold Fusion Research", A Report of the Energy Research Advisory Board to the United States Department of Energy, November 1989.
  17. ^ M. Fleischmann, S. Pons, M. W. Anderson, Lian-Jun Li, and M. Hawkins, "Calorimetry of the palladium-deuterium-heavy water system", Journal of Electroanalytical Chemistry and Interfacial Electrochemistry (25 July 1990), 287, 293.
  18. ^ Steven Krivit, "Controversial M.I.T. Cold Fusion Graphs"
  19. ^ Eugene Mallove. Fire From Ice. Infinite Energy Press, 1999. ISBN 1892925022.
    Il libro sostiene che il gruppo di lavoro composto da Stanley Pons e Martin Fleischmann presso l'università dello Utah, ha realmente prodotto una quantità di energia superiore all'unità con un esperimento replicato in diverse occasioni, ma che i risultati sono stati soppressi attraverso l'organizzazione di una campagna di ridicolizzazione da gruppi di potere accademici, compresi quelli che studiano la fusione termonucleare controllata, al fine di cercare di proteggere le loro attività di ricerca e di finanziamento.
  20. ^ E. Mallove, "MIT and cold fusion: a special report", 1999.
  21. ^ "The pressure for conformity is enormous. I have experienced it in editors’ rejection of submitted papers, based on venomous criticism of anonymous referees. The replacement of impartial reviewing by censorship will be the death of science." Schwinger, J., "Cold fusion: Does it have a future?", Evol. Trends Phys. Sci., Proc. Yoshio Nishina Centen. Symp., Tokyo 1990, 1991. 57: p. 171.
  22. ^ Antonella del Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo
    Rapporto Tecnico ENEA RT2002/41/FUS
    ENEA - Unità Tecnico Scientifica Fusione;Centro Ricerche Frascati, Roma, 2002
  23. ^ Roberto Germano, "Fusione fredda. Moderna storia d'inquisizione e d'alchimia", Bibliopolis, 2003. ISBN 8870884368.
  24. ^ Seminario L’energia “fredda” e le fonti rinnovabili - In ricordo di Giuliano Preparata, 24 ottobre 2000, Roma.
  25. ^ a b Lettera di risposta della rivista Science che giustifica il rifiuto di pubblicazione del Rapporto 41 a suo tempo richiesta dal gruppo di Antonella Del Ninno. La lettera inizia con la frase "Poichè il suo manoscritto non ha ricevuto un alto punteggio di priorità durante il processo iniziale di valutazione, non possiamo rinvialo per una analisi approfondita (in-depth review)".
  26. ^ [Fritz G. Will, Krystyna Cedzynska, Denton C. Linton, Tritium generation in palladium cathodes with hight deuterium loading. The Fourth International Conference on Cold Fusion (ICCF-4), Lahaina, Maui, 6-9 Dicembre 1993
    La pubblicazione riporta alcuni esperimenti di caricamento di deuterio su celle elettrolitiche composte da un filo di palladio immerso in una soluzione di 1N D2SO4 (Soluzione 1 Normale di Acido solforico per il quale al posto dell'atomo di idrogeno vi è del deuterio) rispetto ad un gruppo di controllo costituito dalle stesse celle con acido solforico comune 1N H2SO4. Nel primo caso si ha una chiara emissione di trizio mentre per il gruppo di controllo non ne viene rilevata nessuna emissione. Da notare poi che per la prima cella, l'emissione di trizio è possibile solo per valori di caricamento, del deuterio rispetto al palladio, uguali o maggiori all'unità.
  27. ^ A. De Ninno, A. Frattolillo, G. Lollobattista, L. Martinis, M. Martone, L. Mori, S. Podda, F. Scaramuzzi. "Emissione di neutroni da un sistema Deuterio-Titanio". Nota presentata nella seduta del 22 Aprile 1989 del socio U. Colombo, Atti Acc. Lincei Rend. fis., (8) LXXXIII (1989), 221 (1990)
    A. De Ninno, A. Frattolillo, F. Scaramuzzi, da "Understanding Cold Fusion Phenomena". "Neutron emission from a Titanium-Deuterium System" ed. by R. A. Ricci, F. De Marco, E. Sindoni, Conference Proc. (Varenna, 15-16 Sept. 1989) Italian Phys. Soc., 41 (1990)
    A. De Ninno, A. Frattolillo, F. Lanza, S. Migliori, C. Pontorieri, S. Scaglione, F. Scaramuzzi, P. Zeppa. "The production of Neutron and Tritium in the Deuterium gas-Titanium interaction" da "The Science of Cold Fusion ", Proc. of II Int. Conf. on Cold Fusion, Como, June 29-July 4, 1991, ed. T. Bressani, E. Del Giudice, G. Preparata, Società Italiana di Fisica, 445 (1991)
  28. ^ E. Mallove. "Ohmori Mizuno experiment replicated". New Energy News (NEN), Luglio1998, vol. 6, No. 3, pp. 1-2.
    T. Ohmori and T. Mizuno. "Excess Energy Evolution and Transmutation...". Infinite Energy Magazine, Giugno-Luglio 1998, No. 20, pp. 14-17.
  29. ^ Ricercatori presso la Hokkaido University, Sapporo (Japan).
  30. ^ Ohmori, T. and T. Mizuno. "Strong Excess Energy Evolution, New Element Production, and Electromagnetic Wave and/or Neutron Emission in the Light Water Electrolysis with a Tungsten Cathode". The Seventh International Conference on Cold Fusion (ICCF-7). Vancouver (Canada), 1998.
  31. ^ a b c Scott R. Little, H. E. Puthoff Ph.D, Marissa Little. "The Incandescent W Experiment". ErthTech International Inc. (ETI), August 1998
    Nella prima serie di prove, nonostante l'esecuzione di ben 10 esperimenti, con gli elettrodi di tungsteno puro forniti direttamente dai ricercatori giapponesi Ohmori e Mizuno, non è stato riscontrato nessun eccesso di produzione di calore. Successivamente i ricercatori ricontattarono Mizuno al fine di poter avere una più diretta collaborazione, a questo punto i ricercatori si accorsero dell'errore commesso, ovvero avevano semplicemente invertito la polarità delle celle. Corressero il problema e con nuovi set-up sperimentali, continuarono gli esperimenti fino al gennaio del 2000, ma con loro grande costernazione, non riscontrarono nessun eccesso di calore. A questo punto interruppero gli esperimenti asserendo che l'elettrolisi al plasma, nelle condizioni proposte da Ohmori e Mizuno non producesse in realtà un eccesso di calore, ma che semplicemente i due ricercatori giapponesi avessero errato nella misura della potenza elettrica in ingresso alla cella.
  32. ^ Mizuno, T., T. Akimoto, and T. Ohmori. "Confirmation of anomalous hydrogen generation by plasma electrolysis" in 4th Meeting of Japan CF Research Society. 2003. Iwate, Japan: Iwate University.
  33. ^ La variante più comune, dell'esperimento di Ohmori e Mizuno, è quella di modificare la composizione della soluzione elettrolitica con altri composti
  34. ^ J.F. Fauvarque, P.P. Clauzon, G.J-M. Lalleve (CNAM di Parigi). "Abnormal excess heat observed during MIZUNO-type experiments". Documento presentato al ICCF12 Conference (Yokohama, Giappone), Novembre 2005.
    P. Clauzon- J.F. Fauvarque- G. Lallevé (CNAM Electrochimie Industrielle) e G. Le Buzit (CNAM, Laboratoire de Sciences Nucléaires). "A boiling - water calorimeter for the study of the abnormal excess heat observed during MIZUNO-like experiments". 13th International Conference on Condensed Matter Nuclear Science (ICCF-13) at Dagomys, Sochi (Russia), 25 Giugno - 1 Luglio, 2007.
  35. ^ T Ohmori, T Mizuno. "Strong Excess Energy Evolution, New Element Production, and Electromagnetic Wave and/or Neutron...". The Seventh International Conference on Cold Fusion, 1998
  36. ^ D. Cirillo, A.Dattilo, V. Iorio, "Trasmutation of metal to low energy in confined plasma in the water", Aprile 2004
  37. ^ U.S. Navy, Technical Report 1862. "Thermal and Nuclear Aspects of the Pd-D2O System". S. Szpak, P.A. Mosier-Boss (editor), SSC San Diego CA (USA), Febbraio 2002.
  38. ^ Nella relazione si pone l'accento sul fatto che molti critici hanno affermato che l'elio 4 possa essere entrato attraverso le pareti di vetro della cella, il relatore afferma che ciò non è possibile in quanto l'esperimento è stato fatto in parallelo ad un'altra cella del tutto uguale alla prima e posta nelle medesime condizioni fisiche, ma nella quale non avvenivano reazioni di fusione fredda. In questa seconda cella non è stata mai rilevata la presenza di elio 4.
  39. ^ Nella relazione viene ipotizzato che questi inaspettati successi, sono stati spiegati, con l'ipotesi che il boro ritardi la possibilità del deuterio di uscire dal palladio durante la reazione.
  40. ^ Dalla Intervista del ricercatore ENEA Vittorio Violante, paragrafo A che punto siete quindi? del documento ENEA "Che fine ha fatto la fusione fredda":
    ...A cambiare le carte in tavola è stato l’evento scientifico dell’agosto 2003, la Conferenza internazionale sulla fusione fredda tenutasi a Boston. Io e altri ricercatori di istituti stranieri, tra questi alcuni che avevano utilizzato i materiali messi a punto dall’ENEA, presentammo i risultati positivi, che convinsero alcuni accademici americani a sottoporre nuovamente la questione al DoE...
  41. ^ Peter L. Hagelstein, Michael C. H. McKubre, David J. Nagel, Talbot A. Chubb, Randall J. Hekman. "New Physical Effects in Metal Deuterides". Department of Energy (DoE), 2004.
    Documento che riporta lo stato dell'arte sugli studi della fusione fredda, al 2003, redatto tra alcuni dei più qualificati ricercatori, selezionati dal DoE in funzione di ottenere una chiara valutazione scientifica del fenomeno.
  42. ^ a b "Report of the Review of Low Energy Nuclear Reactions". Department of Energy(DoE), Office of Science,, Dicembre 2004.
    Il protocollo prevedeva di far commentare, con un mese di tempo, a 9 ricercatori selezionati dal DoE la documentazione raccolta; seguita da una giornata, il 23 agosto 2004, in cui altri 9 ricercatori avrebbero letto la documentazione anonimamente inviata dagli altri 9 esaminatori e quindi ascoltare 6 presentazioni di un'ora fatte da altrettanti gruppi di ricercatori, in modo da ottenere 18 commenti che avrebbero permesso di redarne il rapporto definitivo.
  43. ^ Il DoE non ha mai rilasciato i 18 commenti sui lavori presentati, comunque, anche se in modo ufficioso, sono presenti nel seguente documento di 45 pagine.
  44. ^ In Special collection. "2004 DoE Review of Cold Fusion". LENR-CANR, 2005
    Documentazione sulla valutazione fatta dal Department of Energy (DoE) sullo stato di avanzamento della ricerca sulla fusione fredda, alcune considerazioni sul rapporto finale ed alcune critiche sulla interpretazione fatta del rapporto da parte della rivista americana Scientific American.
  45. ^ Edmund Storms. "The US Government Once Again Evaluates Cold Fusion". Lattice Energy (LLC), 2005
    Un commento sulla risposta della commissione da parte di Edmund Storms, nel quale pone l'accento al fatto che la commissione, anche se non ha rigettato le possibilità di studio delle reazioni nucleari a bassa energia (LENR), comunque non si è chiaramente espressa sulla loro effettiva esistenza.
  46. ^ Vittorio Violante, ricercatore europeo che ha partecipato alla presentazione verbale con i membri della commissione del DoE, nella intervista: "Che fine ha fatto la Fusione Fredda" alla domanda: Insomma un ripensamento, nel quale il DOE ha ammesso lo sbaglio del passato?, così interpreta le conclusioni della commissione:
    ..Non proprio, piuttosto l’approvazione di un processo di revisione. Ossia la presa d’atto che la situazione è oggi diversa da quella iniziale del 1989, e che il lavoro fatto nei quindici anni successivi dai vari laboratori di ricerca, come quello dell’ENEA, ha cambiato i termini della questione.
  47. ^ Arata, Yoshiaki, Zhang Yue-Chang. "Anomalous difference between reaction energies generated within D20-cell and H20 Cell", Japanese Journal of Applied Physics 37 (11A): L1274-L1276. 1998.
    L'esperimento è stato realizzato con due identiche celle in parallelo, una caricata con deuterio, l'altra con acqua semplice. Le misure sono state fatte come confronto tra le emissioni di calore delle due celle, considerando la cella caricata con acqua, la cella di riferimento, ovvero quella con assenza di fenomeni di fusione fredda. Con questo metodo per confronto, è possibile semplificare la dimostrazione di un eventuale fenomeno di riscaldamento anomalo, senza dover introdurre complicati calcoli termodinamici.
  48. ^ Yoshiaki Arata, M.J.A. Yue-Chang Zhang. "Development of Compact Nuclear Fusion Reactor Using Solid Pycnodeuterium as Nuclear Fuel". 10° International Conference on Cold Fusion (ICCF-10), Cambridge (USA), agosto 2003.
  49. ^ Yoshiaki Arata, M.J.A. Yue-Chang Zhang. "Development of "DS-Reactor" as a practical reactor of "Cold Fusion" based on the "DS-cell" with "DS-Cathode"". 12° International Conference on Cold Fusion (ICCF-12), Yokohama, Giappone, 27 Novembre - 2 Dicembre 2005
  50. ^ Ludovica Manusardi Carlesi. "Fusione Fredda alla riscossa". Sole 24 Ore On Line, 15 Maggio 2008.
    Giuseppe Caravita, "Fusione Fredda Vicina". Sole 24 Ore On Line, 15 Maggio 2008.
  51. ^ Il protocollo utilizzato da Yoshiaki Arata è stato brevettato il 10 ottobre 2003, con un brevetto europeo EP1551032 dal titolo HYDROGEN CONDENSATE AND METHOD OF GENERATING HEAT THEREWITH.
  52. ^ Comunque il reattore utilizzato nell'esperimento di Arata, può sopportare fino a 1100 °C, in quanto sono possibili reazioni di fusione fredda fortemente esotermiche.
  53. ^ Il gruppo di Francesco Celani, dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF), sulla traccia degli esperimenti di Arata, ha realizzato nel 2006-2007, un protocollo più semplice per la fabbricazione di tali nano-particelle. La tecnologia utilizzata è simile a quella utilizzata per la fabbricazione delle marmitte catalitiche, essa si basa su del materiale nano-poroso (gammma-Allumina) che viene riempito con sali solubili di Palladio. Tutto il dispositivo viene poi sottoposto ad vari cicli ad alta temperatura (500-600°C) di calcinazione e riduzione del composito.
  54. ^ Francesco celani. "Esperimento DIAFF". Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Frascati (Roma), 2006.
  55. ^ Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. . Prefazione Alla Versione Italiana, in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) "Rapporto Sulla Fusione Fredda". Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 4
    Continuando la lettura del capitolo, ad un certo punto, viene spiegato il proseguo della vicenda. È interessante leggere tale testimonianza in quanto riassume alcuni aspetti del dibattito che si aprì successivamente all'annuncio ed alle prime difficoltà nella replicazione dei risultati, difficoltà che purtroppo portarono ad una accesa divisione tra gli scienziati, generando due distinti gruppi:
    Il primo gruppo che affermava la realtà del fenomeno, anche se era costretto ad ammettere che sussisteva una evidente difficoltà di replica e quindi della oggettiva impossibilità di ottenere, in tempi brevi, una dimostrazione scientificamente valida.
    Il secondo gruppo, invece, ne negava l'assoluta esistenza e che quindi qualsiasi studio su di esso non meritava un approfondito scientifico.
    Poche volte nella scienza si sono avuti due partiti così nettamente divisi su questioni scientifiche tanto fondamentali, ma ciò fu quello che capitò in quei particolari momenti del 1989:
    ... Il seguito della vicenda italiana, ricalca fedelmente quello che successe negli Stati Uniti, dopo alcuni mesi di ispezioni al laboratorio dell’ENEA da parte di organismi scientifici internazionali e di società private come la British Petroleum, venne decretato che si era in realtà trattato di una “bufala” e che era meglio non parlarne più. Anche l’ENEA fece marcia indietro, al Prof. Scaramuzzi venne sì concessa la dirigenza, ma al suo gruppo non vennero assegnati che pochi fondi per l’anno in corso e più nulla nei successivi. Molti ricercatori che avevano tentato di salire sul carro dei trionfatori, si affrettarono a scenderne vista la “mala parata” e ritrattarono i loro risultati, unendosi immediatamente dopo al coro dei detrattori.
    Questo rapido cambiamento di fronte si realizzò in soli 6 mesi. Già nell’autunno del 1989 era fortemente sconsigliato in ENEA e nel resto della comunità scientifica dire di avere qualcosa a che fare con la fusione fredda.
    Da questo momento in poi le notizie che sono filtrate sulla fusione fredda sono state molto scarse e questo ha contribuito al nascere di una leggenda: molti si chiedono se si è trattato davvero di una bufala o se è all’opera una congiura per tenere nascosta una ricerca scomoda.
    La gente, si sa, ama le leggende e la scarsità di informazioni ha paradossalmente aiutato la fusione fredda a rimanere viva nell’immaginario collettivo.
    Pochi sanno, ad esempio, che già nella primavera del 1989, tre fisici italiani: Giuliano Preparata, Emilio Del Giudice e Tullio Bressani, pubblicarono un articolo sulla rivista Il Nuovo Cimento in cui venivano gettate le basi per una teoria predittiva della fusione fredda.
  56. ^ Foresta Martin Franco. "Siena scopre l' energia pulita Fusione fredda all' italiana?",Corriere Della Sera, Milano, 19 febbraio 1994.
    Sottotitolo: Francesco Piantelli, Roberto Habel e Sergio Focardi: "Il nostro esperimento e' perfettamente controllabile"
    L'articolo inizia con questa frase:
    :Si riaccende il sogno dell'energia pulita, illimitata e a buon prezzo. Da un cilindretto d'acciaio lungo appena 10 centimetri e largo 5 scaturiscono tanta energia e calore da tenere accesa per giorni e giorni una lampadina da 50 watt: a prezzi irrisori e con rendimenti che nessun'altra pila conosciuta è in grado di assicurare. E' una nuova, grande illusione o la lampada di Aladino del 2000?..
    Già da come inizia l'articolo vi sono diverse inesattezze, ad esempio i ricercatori dichiarano circa 50W di energia emessa, ma i watt sono termici, non elettrici e perciò non utilizzabili per accendere una lampadina se non con una bassissima efficienza, potenza del tutto insufficiente per autosostenere la reazione di fusione.
    L'articolo continua:
    ..E se il rettore Luigi Berlinguer decide di convocare una conferenza oggi alle 12, chiamando a raccolta giornalisti da tutta Italia, deve avere un asso nella manica. Sprizzano gioia ma hanno la bocca cucita, o quasi, i tre ricercatori padri del nuovo marchingegno: sono Francesco Piantelli, Roberto Habel e Sergio Focardi..
    Vi sono anche alcune descrizioni sul fenomeno:
    ..Dentro al cilindretto d'acciaio ci sono un gas, l'idrogeno, e una barretta di metallo, il nichel. Ad una temperatura di circa 180 gradi il nichel si carica di idrogeno e all'interno del metallo succede un fenomeno di cui parleremo meglio in conferenza stampa. Per ora posso dirle solo che ha luogo una reazione che sviluppa un'energia almeno 1.000 volte superiore a quella di una reazione chimica. Una sola piccola cella produce una potenza di 50 watt..
    L'articolo chiude con questa frase del rettore del'Università di Siena Luigi Berlinguer:
    ..E lo stesso Berlinguer, pur raccomandando il massimo della prudenza, commenta soddisfatto: "La ricerca, anche se sostenuta da mezzi poveri, può produrre grandi risultati"..
  57. ^ I due principali ricercatori, S. Focardi Univ. di Bologna) e F. Piantelli (Univ. di Siena), hanno sempre rifiutato di etichettare il loro processo con il termine Fusione Fredda, in quanto ritengono che, nel processo da loro studiato, avvengano reazioni di tipo nucleare sconosciute, le quali potrebbero non avere elementi in comune con quelle che si presume essere presenti all'interno delle celle elettrolitiche deuterio-palladio ideate da Fleischmann e Pons.
  58. ^ S. Focardi, F. Piantelli, S. Veronesi. "Processi di caricamento del Nichel, di ferromagnetici ed altri metalli". IV Convegno sullo stato della fusione fredda in Italia, 24-25 marzo Certosa di Pontignano - Siena (1995)
  59. ^ Il processo di caricamento prevede, prima l'esecuzione di una degassatura della barretta di nichel, tramite il suo mantenimento, per un certo periodo di tempo, in un vuoto molto spinto. Dopo alcune ore di tale trattamento, viene immessa nella camera un piccola quantità di idrogeno, ad una pressione di 100-1000 ,millesimi di Bar. L’avvenuto ingresso di idrogeno, all'interno del nichel, viene evidenziato dalla diminuzione della pressione dell'idrogeno causata dal suo assorbimento all'interno del nichel. Parallelamente, la barretta di nichel, viene mantenuta ad una temperatura che va dai 150 °C fino a 450 °C. Quando il nichel risulta ben caricato, si può procedere a delle rapide variazioni di pressione, che, in certi casi, possono portare allo spontaneo innesco di un intenso fenomeno di produzione di calore, che sembra avere molti punti in comune con una reazione di natura nucleare.
  60. ^ Il protocollo viene descritto in varie pubblicazioni, principalmente scritte da S. Focardi e F. Piantelli, come ad esempio:
    S. Focardi, V. Gabbani, V. Montalbano, F. Piantelli, S. Veronesi. "Large excess heat production in Ni-H systems". Il Nuovo Cimento Vol. 111 A, N.11 pp. 1233, Novembre 1998
  61. ^ A dimostrazione della probabile natura atomica del fenomeno, gli autori hanno redatto vari studi sulla analisi di una eventuale emissione neutronica proveniente, dalla cella:
    Battaglia, L. Daddi, S. Focardi, V. Gabbani, V. Montalbano, F. Piantelli, P.G. Sona, S. Veronesi. "Neutron emission in Ni-H Systems". Nuovo Cimento 112A, pp. 921, 1999.
    E. Campari, S. Focardi, V. Gabbani, V. Montalbano, F. Piantelli, E. Sali, S. Veronesi. "Some properties of Ni-H system, ICCF8, 8th International Conference on Cold Fusion". Lerici (La Spezia) 21 - 26 maggio 2000. Conference Proceedings in press.
  62. ^ S. Focardia, V. Gabbanib, V. Montalbano b, F. Piantelli e S. Veronesi. "Evidence of electromagnetic radiation from Ni-H Systems", Eleventh International Conference on Condensed Matter Nuclear Science (ICCF-11). Marsillia France. 2004.
  63. ^ S.Casillo F. Di Trocchio. Falsi scoop e scienza spettacolo nei quotidiani, in Falsi Giornalistici,Alfredo Guidi Editore, 1997. pp 153-154. ISBN 8871881427
    Il giudizio espresso dal tribunale di Roma aggiunge poi:
    lo stesso comportamento tenuto da Fleischmann Martin e Pons Stanley, che in più occasioni fornirono dati tra loro contrastanti, l'omessa citazione del contributo fornito dal professore Jones a quegli stessi studi; le dichiarazioni rilasciate agli organi di informazione sulle prospettive e gli sviluppi della ricerca, assolutamente privi di qualsiasi riscontro nella realtà, suscitano non poche perplessità circa la correttezza dei due scienziati. Si deve quindi ritenere che le espressioni di severa critica usate negli articoli da Giovanni Maria Pace nei confronti dei fautori della Fusione Fredda sono giustificate dall'esistenza di una rilevante contestazione da parte della stessa comunità scientifica non soltanto nei riguardi dell'impostazione teorica della ricerca, ma anche per il modo in cui sono stati condotti gli esperimenti, sono stati divulgati dati relativi, sono state trattate le conclusioni sui futuri sviluppi della ricerca...
  64. ^ Sentenza n. 3864/01 del 23 Ottobre 2001 da parte della Corte d'Appello di Roma Prima sezione Civile.in quanto aveva accertato l'illecito commesso dall'autore dell'articolo (in relazione all'art. 595 c.p.).
  65. ^ Sul risarcimento la sentenza così dispose:
    Condanna lo Società Gruppo Editorale L'Esperesso S.p.a., Eugenio Scalfari e Giovanni Maria Pace, in solido tra loro, al risarcimento del danno nei confronti dei detti appellanti, che liquida il L. 100.000.000 in favore di ciascuno di essi, nonché al rimborso delle spese etc..
  66. ^ Il perito del tribunale di Roma, Professor Giovanni Lichieri, ordinario di chimica fisica Università di Stato, è autore della Perizia d'ufficio (Sentenza 3864/01 della Corte d'Appello di Roma, 2001, pp. 5.):
    ..tra l'aprile 1989 e il settembre 1992 sono stati dedicati, sulle riviste scientifiche, 743 articoli, dei quali 332 a carattere sperimentale, di questi 115 si sono espressi favorevolmente, 147 in modo negativo, 70 non hanno descritto risultati decisivi in un senso o nell'altro; dei 183 articoli a contenuto teorico, 76 hanno espresso opinioni favorevoli, 32 contrari, 75 non hanno preso posizione; dei 104 lavori di rassegna e discussione, 20 hanno dato giudizio positivo, 35 negativi, 49 hanno concluso nel dubbio.
  67. ^ Roberto Germano. "Aqua. L'acqua elettromagnetica e le sue mirabolanti avventure", Bibliopolis, 2007. ISBN 8870885170
    Nel libro è riportata delle testimonianze e la valutazione della sentenza che conclude con questa frase:
    ..l'articolo è stato giudicato diffamatorio, Fleischmann e Pons hanno ricevuto un risarcimento che ha coperto anche le nostre spese legali. La Corte, però, ecco perché è una sentenza di compromesso, non ha obbligato il giornale a pubblicare il testo della sentenza..
  68. ^ T. Bressani, E. Del Giudice, G. Preparata. "First steps Toward Understanding Cold Fusion". Il Nuovo Cimento, 101A, pp. 845-849, 1989
  69. ^ La relazione che c'è tra il "caricamento" e la probabilità che si registrino effetti riconducibili alla fusione fredda, è comunemente nota come "Effetto Preparata" o più formalmente come effetto "Cöhn-Aharonov"
  70. ^ Steven B. Krivit e Nadine Winocur, Psy.D. . Prefazione Alla Versione Italiana, in (Trad. italiana a cura di Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo) Rapporto Sulla Fusione Fredda. Los Angeles (USA), New Energy Times, 2004. p. 5
    Perché il fenomeno avvenisse e la completa deformazione del noto schema dei canali di decadimento della reazione nucleare studiata, una reazione di fusione d+d, che non prevedeva più la massiccia produzione di neutroni e particelle cariche, ma doveva avere un forte sbilanciamento verso la produzione dell'4He (elio-4).
    Il capitolo poi prosegue affermando che la conoscenza di una efficace teoria, alla base del fenomeno, impediva, da parte degli sperimentatori, di riprodurre in modo corretto gli esperimenti di Fleischmann e Pons:
    Queste previsioni erano disponibili per la comunità scientifica già nel maggio del 1989. Tutte le relazioni tecniche che confutavano la realtà dell’effetto Fleischmann e Pons, pubblicate entro l’autunno dello stesso anno non contengono nessuna indicazione sul caricamento raggiunto ed utilizzano la circostanza della totale mancanza di neutroni e particelle cariche come prova della fraudolenza delle affermazioni di Fleischmann, Pons e di tutta la banda di coloro che, da allora vengono chiamati i “believers” i credenti.
    Le previsioni della teoria di Preparata, Del Giudice e Bressani furono confermate, nel giro di alcuni mesi, dai laboratori in cui si erano “rintanati” coloro che continuavano a credere più alle loro osservazioni che ai sacri testi del moderno aristotelismo.
  71. ^ I detrattori delle teorie di Preparata fanno notare che tutta la sua teoria si fonda su equazioni con un numero elevatissimo di variabili, equazioni quindi assolutamente difficili, se non impossibili, da risolvere. Mentre la semplificazioni introdotte da Preparata, per risolvere tali equazioni, sono spesso aleatorie e praticamente impossibili dimostrare.
  72. ^ Vi è da notare che Carlo Rubbia, tra le sue varie cariche, copre anche il ruolo di membro onorario del CICAP ovvero il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale. Nel 2006, il CICAP ha sintetizzato, nella rubrica Il CICAP Risponde, la propria posizione riguardo i fenomeni di fusione fredda, riassunta in una risposta ad una domanda fatta da un lettore su tale argomento:
    Attualmente la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene che si sia trattato essenzialmente di un episodio di scienza patologica. Il fenomeno presenta tuttavia alcuni aspetti elettrochimici che forse vale la pena studiare ulteriormente.
  73. ^ A questo rapporto è utile analizzare il metodo di determinazione della quantità di 4He (elio 4) utilizzato dal gruppo della del Ninno:
    A.Frattolillo,A.De Ninno,A.Rizzo. “Experimental techniques for detecting small quantities of 4He gas: problems and solutions”. Proc. of 9th International Conference on Cold Fusion, ICCF9 Bejing (China), 19-24 May, 2002
  74. ^ http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchieste/19102006_rapporto41.asp
    Inchiesta sul rapporto dell'ENEA n.41 realizzata da Angelo Saso per Rainews24, mandata in onda il 19 Ottobre 2006.
  75. ^ Antonella del Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo
    Rapporto Tecnico ENEA RT2002/41/FUS
    ENEA - Unità Tecnico Scientifica Fusione;Centro Ricerche Frascati, Roma, 2002
  76. ^ Sul tema delle difficoltà incontrate, dagli autori del Rapporto 41, per la pubblicazione su alcune principali riviste scientifiche del settore, l'inchiesta si sofferma in un approfondimento:
    ...Nell'estate del 2002 il Rapporto 41 fu inviato a diverse riviste scientifiche. Le prime due furono le statunitensi Science e Nature, quelle che "hanno un impact factor più alto", come si dice. Nel senso che una pubblicazione su queste riviste "vale" molto di più per la carriera scientifica di un ricercatore. "Nel giro di qualche giorno - ricorda Antonella De Ninno - a stretto giro di posta elettronica, Science ha risposto che non avevano spazio per pubblicare questo lavoro. Non sono entrati nel merito, non ci hanno neanche consentito l'accesso al processo di "review", che si usa di solito nel mondo scientifico, per cui un lavoro viene mandato ad altri colleghi che ne valutano l'attendibilità ed eventualmente chiedono chiarimenti. In questo caso siamo stati espulsi subito. Ci hanno detto che non c'era spazio, motivi editoriali". "Questa fu la risposta di Science", aggiunge Emilio Del Giudice. "Altri fecero delle osservazioni piuttosto peregrine. Per esempio uno dice: "Come è possibile raggiungere temperature così elevate sott'acqua, nell'acqua della cella elettrolitica?" Evidentemente questo signore non sapeva che esistono i vulcani sottomarini, o che è possibile fare le saldature sott'acqua se c'è una sorgente di energia sufficiente...".
  77. ^ Pirelli & C. S.p.A. - Milan; Quarterly Report 1st Quarter 2006; pag. 21
    Il testo originale dell'accordo, in inglese, è qui di seguito riportato:
    On April 27, 2006, Pirelli Labs, the Pirelli Group’s center of technological excellence, and ENEA, Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente, launched three hi-tech research projects in the field of renewable energy sources and sustainable development within the sphere of a special five-year framework agreement. The first research projects launched involve concentrated photovoltaic cell technology, a new generation of sensors for monitoring the environment and, finally, groundwork studies in the field of cold fusion.
  78. ^ L'articolo Joint Scientific Advances in Condensed Matter Nuclear Science è integralmente riportato su www.lenr-canr.org
  79. ^ Qui di seguito è riportato l'elenco degli autori del lavoro:
    V. Violante, F. Sarto, E.Castagna di ENEA,Frascati, Italia
    M. McKubre, F. Tanzella dello SRI International. Menlo Park, California, USA.
    G.K. Hubler, D.L. Knies, K.S. Grabowski del Naval Research Laboratory Washington DC, USA
    T. Zilov dell'Energetics Technologies Inc., Omer, Israel,
    I. Dardik dell'Energetics LLC., New Jersey, USA.
    C. Sibilia del Dip. Energetica Univ. La Sapienza Rome, Italy.
  80. ^ http://www.iccf-14.org/ICCF_History.html
    Elenco delle ICCF svolte sino al 2008
  81. ^ Il sito ICCF-9 riporta il programma ed alcuni lavori presentati durante il congresso, svoltosi tra il 19 al 24 Maggio del 2002.
  82. ^ Il sito ICCF-11 riporta il programma ed alcuni lavori presentati durante il congresso, svoltosi tra il 31 Ottobre al 5 Novembre del 2004, in questo congresso sono stati presentati 73 lavori.
    Link al sito ufficiale del congresso e gli abstract dei lavori.
  83. ^ Il sito ICCF-12 riporta il programma ed alcuni lavori presentati durante il congresso, svoltosi tra il 27 Novembre al 2 Dicembre del 2005, in questo congresso sono stati presentati 80 lavori.
    Link al sito ufficiale del congresso e gli abstract dei lavori.
  84. ^ Il sito ICCF-13 riporta il programma ed alcuni lavori presentati durante il congresso, svoltosi tra il 25 Giugno al 1 Luglio del 2007, in questo congresso sono stati presentati 93 lavori.
  85. ^ Il sito ICCF-14 riporta il programma del congresso.

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni