Władysław Łuszczkiewicz

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Władysław Łuszczkiewicz

Władysław Łuszczkiewicz (Cracovia, 3 settembre 1828Cracovia, 23 maggio 1900) è stato un pittore polacco, esponente del Romanticismo polacco, attivo nel periodo delle spartizioni straniere della Polonia.

Fu prima professore e poi rettore (tra il 1893 e il 1895) dell'Accademia di belle arti di Cracovia. Uno dei suoi migliori studenti fu Jan Matejko, eminente pittore e in seguito suo stretto collaboratore. Łuszczkiewicz insegnò pittura, disegno, anatomia e stili architettonici. Lavorò anche come restauratore di monumenti architettonici[1] e scrisse varie trattazioni di carattere storico.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Casimiro il Grande visita Esther (Kazimierz Wielki u Esterki, 1870)

Łuszczkiewicz nacque a Cracovia nel 1828. Dopo essersi diplomato alla St Anne High School (dove insegnava suo padre Michał),[3] frequentò il dipartimento di storia dell'Università Jagellonica e studiò anche pittura all'Accademia di belle arti, assieme a Wojciech Stattler e Jan Nepomucen Głowacki. Łuszczkiewicz fu premiato per il suo talento con una borsa di studio, che gli permise di continuare i suoi studi presso l'École des beaux-arts di Parigi, a partire dal 1849. Durante la sua permanenza in Francia, maturò anche il suo interesse per lo storicismo.[1]

Łuszczkiewicz iniziò a insegnare arte quando era ancora uno studente. All'epoca Cracovia era sotto il dominio militare dell'Impero austro-ungarico e tutti i campi dell'istruzione venivano gravemente trascurati. Talvolta tenne gratuitamente lezioni private per gli artisti che faticavano ad affermarsi.[1] Łuszczkiewicz fu nominato professore all'Accademia di belle arti nel 1877. Tra i suoi studenti (oltre a Matejko) ci furono i futuri luminari dell'arte polacca della Giovane Polonia, tra cui Artur Grottger, Aleksander Kotsis, Józef Mehoffer, Jacek Malczewski, Stanisław Wyspiański, Wojciech Weiss e Tadeusz Ajdukiewicz, che lui introdusse alla pittura en plein-air organizzando viaggi verso luoghi di importanza storica.

Nel 1883 divenne direttore del museo nazionale di Cracovia,[4] mentre dal 1893 al 1895 fu rettore dell'Accademia di belle arti. I suoi dipinti di carattere storico furono una grande fonte di ispirazione per Jan Matejko, anche per la presenza di manufatti e costumi d'epoca, dei quali Łuszczkiewicz fu un grande conoscitore. Smise di dipingere verso la fine della sua vita e iniziò a dedicarsi interamente alla scrittura e alla preservazione delle opere d'arte. Come riconoscimento per il suo lavoro, nel 1900 fu insignito del titolo di dottore honoris causa dell'Università Jagellonica,[4] ma morì prima della cerimonia di premiazione.[1] Sposato con Malwina Ramloff dal 1858, ebbe quattro figli: Napoleon, Zofia, Wojciech Józef e Maria.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (PL) Nina Kinitz, Sztuka zrodzona z historycznej pasji – obrazy Władysława Łuszczkiewicza, su Malarstwo. Realizm, Polskie muzy, 8 ottobre 2009. URL consultato il 30 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2013).
  2. ^ Władysław Łuszczkiewicz, Kościół Kolegiacki Śgo Marcina w Opatowie (PDF), su Studyum zabytku romańszczyzny XII wieku w Polsce, Artykuł opublikowany w: „Sprawozdania Komisyi do Badania Historyi Sztuki w Polse”, t. VI, z. 1, 1900, s. 17-41., 1900, p. 42. URL consultato il 26 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ (PL) M.J. Minakowski, Władysław Łuszczkiewicz h. Rola, su Polski Słownik Biograficzny, Wielka Genealogia Minakowskiego. URL consultato il 26 ottobre 2019.
  4. ^ a b (PL) Władysław Łuszczkiewicz, su pinakoteka.zascianek.pl, Pinakoteka. URL consultato il 26 ottobre 2019.
  5. ^ Malwina Ramlow, wife of Władysław Łuszczkiewicz (with photographs) [collegamento interrotto], su modzelewski.orangespace.pl, Jerzy Modzelewski. URL consultato il 26 ottobre 2019.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Rzepińska (1983), Władysław Łuszczkiewicz, Malarz i pedagog, Wydawn. Literackie, 125 pagine, ISBN 8308010776
  • Władysław Łuszczkiewicz (1899), Sukiennice Krakowskie: dzieje gmachu i jego obecnej przebudowy, Drukarnia "Czasu". Numero 11 di Biblioteka krakowska
  • Stefania Krzysztofowicz-Kozakowska, Franciszek Stolot. Historia malarstwa polskiego. Wydawnictwo Ryszard Kluszczyński. Cracovia 2000.
  • Anna Lewicka-Morawska, Marek Machowski, Maria Anna Rudzka. Slownik malarzy polskich. Wydawnictwo ARKADY. Varsavia 2003.
  • Stefania Krzysztofowicz-Kozakowska. Malarstwo polskie w zbiorach za granicą. Wydawnictwo Ryszard Kluszczyński. Cracovia.
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