Vittorio Matteo Corcos

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Autoritratto, 1913, Collezione di autoritratti agli Uffizi, Firenze

Vittorio Matteo Corcos (Livorno, 4 ottobre 1859Firenze, 8 novembre 1933) è stato un pittore italiano, conosciuto in particolare per i suoi realistici ritratti.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sogni, 1896, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma

Vittorio Matteo Corcos nacque a Livorno il 4 ottobre 1859, da famiglia di origini ebraiche, figlio di Isach Corcos e Giuditta Baquis, iniziando sin da giovane la frequentazione dell'Accademia di belle arti di Firenze ed ebbe per maestro Enrico Pollastrini. Tra il 1878 e il 1879 soggiornò a Napoli presso Domenico Morelli dal quale apprese lo spirito del suo successivo stile di pittura, caratterizzato da profonde ricerche formali e letterarie. A questo periodo risale l'Arabo in preghiera, che identifica chiaramente questa svolta pittorica.[1]

Nel 1880 approdò a Parigi, dove riuscì a sottoscrivere un contratto di 15 anni di cooperazione con la casa d'arte Goupil frequentando anche saltuariamente lo studio di Léon Bonnat, ritrattista della "Parigi bene", dedicandosi a ritratti femminili, a scene di vita quotidiana con colori brillanti e pennellate raffinate. Al suo rientro in Italia, tra il 1881 ed il 1886 espone al Salon.

Stabilitosi a Firenze, nel 1887 sposò Emma Ciabatti, vedova Rotigliano, inserita in prestigiosi circoli letterari che lo mettono in contatto con Giosuè Carducci e Gabriele D'Annunzio, approdando poi alla Galleria degli Uffizi.

Nel 1904, in Germania, eseguì un ritratto di Guglielmo II, dell'Imperatrice e di numerose importanti personalità tedesche, oltre al ritratto della regina Amelia del Portogallo e della regina Margherita di Savoia.

Tra i suoi allievi vi fu il pittore Cesare Maggi.

Suo figlio Massimiliano è fra i caduti della Grande Guerra.

Vittorio Corcos morì a Firenze l'8 novembre 1933; sua moglie Emma lo seguì nella tomba pochi giorni dopo, il 24.

È sepolto nel cimitero monumentale delle Porte Sante in Firenze.[2][3][4][5]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Roderick Conway Morris, A Reassessment of Corcos, Sensuality and Subtlety Intact, in The New York Times, 7 ottobre 2014. URL consultato il 2 gennaio 2023.
  2. ^ (EN) Vittorio Matteo Corcos, in Benezit Dictionary of Artists. URL consultato il 16 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2017).
  3. ^ Vittorio Matteo Corcos, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 16 ottobre 2016.
  4. ^ Vittorio Matteo Corcos, su Zabarella.it. URL consultato il 16 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2016).
  5. ^ Vittorio Matteo Corcos, su letteraturadimenticata.it. URL consultato il 16 ottobre 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Sisi, Vittorio Corcos. Il fantasma e il fiore, [mostra, Livorno, Museo Civico "G. Fattori", 26 giugno - 7 settembre 1997, Firenze, Galleria d'arte moderna, Palazzo Pitti, 16 settembre-12 ottobre 1997], Firenze, EDIFIR, 1997, ISBN 978-88797-0054-2.
  • Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, Corcos. I sogni della Belle Époque, Marsilio, 2014, ISBN 978-88317-1749-6.

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