Utente:Litoraneoveneto/Sandbox

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X Regio (Decima Regio)[modifica | modifica wikitesto]

Decima Regio (X Regio) è il termine eponimico che designa l'insieme dell'attività sulla paramentaria sacra di Stefano Maria Zanella, intesa sia come studio e ricerca delle fonti sia come realizzazioni sartoriali contemporanee.

Le origini[modifica | modifica wikitesto]


Stefano Maria Zanella (Treviso, 6 giugno 1956) si applicò fin da giovane, per suo personale interesse e decisa propensione, allo studio delle forme antiche e medievali dei paramenti sacri, sia in ambito occidentale che orientale, e nei loro diversi Riti. Scopo dichiarato di tale attività fu di offrire riferimenti stilistici autorevoli e certi per la confezione di paramenti sacri la cui mutazione era conseguente al rinnovamento liturgico operato dal Concilio Ecumenico Vaticano II. È convenzione porre l'incipit operativo dell'attività ai primi di marzo 1987, ancorché si svolgesse in modo saltuario da almeno un decennio.


Essendo persona riservata con incoercibile senso della privacy - nonché per l'assoluta indole an-artistica della sua personalità rafforzata ulteriormente dagli studi in ambito di storia, filosofia e logica medievale - decise di proteggere la sua attività di ricerca, in qualunque modo espressa, sotto la dicitura "X Regio". Dal 1987 Stefano Maria Zanella decise quindi di parlare di se stesso come X Regio, in terza persona


La scelta del toponimo indicante la Regio Decima Augustea Venetia et Histria è di per se significativa dell'intenzione dell'Autore di scindere l'opera sua dalla sua persona. Nel volersi riferire palesemente alla grande tradizione veneto-bizantina, al "genio dei Padri" com'ebbe a dire Giovanni Paolo II, e nella scelta di ritirarsi in un intenzionale anonimato di sapore medievale - così difforme dallo smodato personalismo che dall'epoca romantica è la cifra connotativa dell'attività artistica - in un certo qual modo Zanella fa sua l'operazione intellettuale già percorsa dagli antichi per cui l'ispirazione o l'esecuzione di un'opera artigianale o di un testo letterario viene riferita a tradizioni preesistenti o a celebri Maestri antichi, giungendo perfino ad attribuire loro intenzionalmente la paternità di opere a loro molto posteriori


Sdegnando con convinzione la qualifica di artista, che pure molti sono propensi ad attribuirgli, Stefano Maria Zanella ama pensare a se medesimo come ad un artiere o artigiano, non dissimile dai mosaicisti della Cappella Marciana o dai lapicidi di Palazzo Ducale, di cui ammiriamo l'opera a distanza di secoli e i cui nomi ci saranno per sempre ignoti. Chi pensa che sia umiltà si sbaglia; si tratta piuttosto di filologia portata all'estremo limite unita al forte convincimento che il desiderio di eccellere confligga insanabilmente con quello di competere.


Più ancora, tale disposizione d’animo non sorprenderà se si considera l’atteggiamento degli antichi iconografi. Di fatto agli scrittori di icone poco importava la pubblica esaltazione del loro lavoro ma piuttosto lo disponevano nel solco della tradizione della Chiesa ritenendo a ragione che la massima loro glorificazione derivasse dalla comune fruizione della bellezza. L’autore quindi scompariva per riapparire quasi identificato e trasfigurato nell’opera sua ormai divenuta accetta, gradita e fruttuosa per le generazioni a venire.


Con tali presupposti, supportato del metodo derivante dalla sua formazione filosofica medievalistica e dai suoi studi musicali e favorito da una felice manualità, non gli fu difficile impadronirsi ben presto dell'arte sartoriale sebbene non generalista ma specificamente adatta ai suoi intenti (il che ad esempio significa che Zanella riesce facilmente a confezionare una casula gemmata di grande complessità ma non una giacca da uomo).


Forma e materia[modifica | modifica wikitesto]


In giovane età Stefano Zanella fu colpito da un precisa espressione contenuta nei Praenotanda del Messale Romano di Paolo VI del 1969 che così suona: “La bellezza e la nobiltà delle vesti si devono cercare e porre in risalto più nella forma e nella materia usata, che nella ricchezza dell’ornato (OGMR 344)[1]” e come se altri avessero descritto con parole proprie una intuizione già da tempo sua ne fece il tema dominante della sua attività a favore della Liturgia.


Suddivise idealmente la materia in quattro dipartimenti in approssimativo riferimento ad altrettanti periodi della storia universale della chiesa occidentale e pertanto di quella particolare delle vesti sacre. Un dipartimento paleocristiano e medievale, per lo studio e la confezione dei paramenti riferiti a quel periodo. Un dipartimento rinascimentale dedicato alle mutazioni dei paramenti dal XV al XVII secolo per una loro puntuale riproduzione. E finalmente un dipartimento moderno che riguarda il periodo già iniziato dai confezionisti postconciliari, quello delle cosiddette "casule a poncho", che inerisce alla produzione attuale specificamente decimiana, in cui si traggono spunti dal deposito della tradizione in ordine a forma e minuti particolari per paramenti contemporanei che abbiano una diretta correlazione con l’antichità.


Va da se che non esiste alcun interesse di X Regio per il periodo dello sviluppo della pianeta, apprezzata come indiscutibile espressione storica e artistica ma rappresentativa di un’epoca di assoluta decadenza concettuale e formale del paramento sacro. La natura di X Regio non è accademica ma operativa.


Carattere dell’Atelier[modifica | modifica wikitesto]


X Regio è un laboratorio creativo a tutto campo in cui si incontrano differenti discipline. Dal versante operativo, non avendo avuto debiti di formazione o insegnamenti specifici, X Regio gode di una libertà intellettuale e pragmatica sconosciuta a chi avendo appreso da una scuola come si confeziona un capo si attiene esclusivamente alle opzioni apprese ed esclude ogni altra. È la ragione per cui il modus operandi di X Regio non può essere replicato - se non in modo goffo e approssimativo - perché non scaturisce da una dinamica didattica nota e condivisa.  

Alcuni importanti confezionisti “laici” ovvero non del settore, osservando le creazioni di Decima dichiararono: non abbiamo la minima idea di come sia possibile confezionare un capo in tal maniera e comunque non siamo nella condizione di poterlo fare. Di seguito alcuni tra i molti principi operativi che conferiscono a X Regio il suo peculiare carattere.

Assoluta sfiducia nei reperti giunti fino a noi data l'impossibilità di risalire alle modifiche sartoriali che ne mutarono la forma originaria con eccezione di quelli giunti indiscutibilmente integri da sepolture.

Totale fiducia nei riferimenti iconografici di qualsivoglia genere qualora collimino con la realtà sartoriale oggettiva il che si evince dalla coerenza sartoriale intrinseca e dai minuti particolari.

Spregiudicatezza operativa per cui il risultato estetico da raggiungere giustifica qualsiasi procedimento o materiale, anche inusuale o improprio in sartoria.

Opzione preferenziale "tessuto su tessuto", documentata  sia nel rinascimento nordico - e fiammingo in particolare - che nell'uso italiano.

Esclusione pregiudiziale del ricamo meccanico in quanto inadatto alla resa estetica di qualsivoglia realizzazione.

Selezione di tessuti di alta e altissima qualità.

Utilizzo massiccio di pietre semipreziose e dure nell'ornato degli aurifregi, la cui applicazione non è concepito in maniera d'oreficeria ma con avanzato sistema di gemmatura tessile elaborato specificamente da X Regio.

Confezione dei capi in modalità d'alta sartoria ovvero sottoposti a stiro a ciascun livello di lavorazione e a continue verfiche di misura.

Preparazione accurata di dime cartacee per ogni progetto - nel generale e nei particolari minuti - a cui segue un'esasperante lentezza di confezione.

Uso quasi esclusivo della cucitura manuale.

Utilizzo degli agrimani in funzione di ricamo nella composizione degli aurifregi e opera di tessitura con agrimani.

Rielaborazione del patrimonio iconologico non in funzione di copia pedissequa o restituzione filologica ma in prospettiva di condivisione estetico-formale degli elementi attinti.

L’ambiente culturale di X Regio[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni immediatamente successivi al Concilio Ecumenico Vaticano II vi fu un gran fervore di rinnovamento liturgico in tutti i campi non escluso quello delle confezioni liturgiche. Le sartorie dei negozi di arredi sacri facevano a gara nel proporre novità presuntivamente tratte dal tesoro iconologico della Chiesa con risultati talvolta convincenti, talora deprimenti, spesso pessimi.

Responsabilità grave della Chiesa in questo periodo fu di non aver guidato in alcun modo questa ricerca, lasciata all’iniziativa e spesso al capriccio dei singoli e non illuminata da norme precise, minutamente specifiche e tecnicamente vincolanti.

Gli operatori del settore partivano infatti da una concezione metodologica errata ovvero che la casula fosse null’altro che una pianeta allargata (come a suo tempo la pianeta derivò da una casula accorciata) senza considerare che i due movimenti non sono simmetrici. Per giungere ad un risultato coerente ci si doveva riferire con un minimo di criterio alla lezione del passato. Invece si preferì inventare.

Tra l’altro fecero sparire inopinatamente l’ornato anteriore a Tau, l’aurifregio dalla casula anticha costantemente sopravvissuto fino alle pianete preconciliari, sostituito con una colonna che chiamarono “stolone”, non si saprebbe dire se per incomprensione del fenomeno o malafede. O forse tutte e due.

Mons. Antonio Mistrorigo (Chiampo 1912 - Treviso 2012) Vescovo di Treviso dal 1958 al 1988 particolarmente attento alla scienza liturgica si fece interprete del rinnovamento delle vesti sacre nella sua Diocesi rifacendosi all’interessante esperimento attuato da Mons. Ferdinando Rodolfi, (San Zenone al Po 1986 - Vicenza 1943), Vescovo di Vicenza dal 1911 al 1943 e antesignano del Movimento Liturgico [2] Italiano. Mons. Rodolfi fece realizzare negli anni ’20 del novecento, cinque casule ispirate all’antichità cristiana come già vari Atelier europei in quel periodo andavano sperimentando. L’iniziativa fu fortemente osteggiata dalla Curia Romana e fini lì ma il giovane Don Mistrorigo, del presbiterio vicentino e ordinato dal medesimo Mons. Rodolfi, ne fece tesoro per l’avvenire.

Giunto a Treviso come Vescovo, nell’immediato post-concilio fece replicare le casule rodolfiane che ben conosceva e apprezzava, ma in senso assolutamente acritico rispetto alla corretta forma antica del paramento.

Pertanto i suoi confezionisti, produttori di arredi liturgici del territorio, interpretando le disposizioni del Vescovo Mistrorigo nel senso più restrittivo e favorevole alla massimizzazione dei guadagni, svilupparono una tipologia di casula simmetrica, a teli anteriori e posteriori uguali, più simile ad un poncho andino che a una veste liturgica.

Questo tipo di casula, spesso di modesta concezione sia per la stoffa che nell’ornato, formalmente si sviluppava in assetto verticale contribuendo alla indubitabile comodità del celebrante e quindi ben lontana dalla struttura orizzontale della casula antica, assai più impegnativa da portare.

La sintesi della scarsa competenza sartoriale di Mons. Mistrorigo con gli interessi commerciali dei suoi interlocutori partorirono quella casula postconciliare divenuta classica che tutti conoscono. La fama di liturgista del Vescovo di Treviso la impose ben presto come paradigmatica nella Chiesa Italiana travalicando poi i confini nazionali.

Storia e cronaca[modifica | modifica wikitesto]


Cronologia dell'attività decimiana.[modifica | modifica wikitesto]

  • 1977 -  1987.  I primordi, in cui vengono individuate le criticità presenti e ideato un globale progetto di intervento.
  • 1987 -  1996.  Il periodo delle fonti di X Regio, in cui vengono realizzati quei capi che interpretano la tipologia specifica della visione paramentaria zanelliana
  • 1996 -  2007.  Il periodo di servizio alla Santa Sede in cui Zanella è consigliere personale del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice e i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI vestono le realizzazioni di X Regio che diventano di conseguenza paradigmatiche in ambito liturgico.
  • 2007 - oggi.  Un lungo momento di rielaborazione e di ideazione di nuovi progetti. Nell'attualità X regio è impegnata in progetti di museificazione di alcuni suoi paramenti tra i più significativi e di archiviazione dei documenti e dei reperti della sua ormai cinquantennale attività.



Il periodo Vaticano[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1996 al 2007 X Regio fu referente principale dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice per quanto riguarda le vesti liturgiche pontificali. Furono confezionati per il Santo Padre Giovanni Paolo II 8 piviali, 11 casule, 2 stole gemmate, 15 mitre e 2 razionali indossati dal Santo Padre in 130 celebrazioni pubbliche dal 6 gennaio 1997 all'8 aprile 2005.Furono confezionati per il Santo Padre Benedetto XVI 6 piviali, 6 casule, 9 mitre, 1 palla e 1 razionale utilizzati dal Santo Padre in 53 celebrazioni pubbliche dal 24 aprile 2005 al 29 giugno 2007.Dopo tale periodo continuativo Benedetto XVI indossò ancora i paramenti sacri di X Regio in Vaticano negli ultimi mesi del 2007, nel 2010 e nel 2011, a San Giovanni Rotondo nel 2009 e a Venezia nel 2011.

Il fenomeno dell'imitazione parassitaria[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'intervento di X Regio l’evidente mutazione nell'abbigliamento liturgico di Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fu notata ai più vasti livelli. Considerando che Monsignor Maestro delle Celebrazioni Liturgiche sconsigliava per quanto possibile ogni tipo di pubblicità circa gli autori di quei paramenti, X Regio fu costretta alla riservatezza e talvolta al silenzio. Decima fu costretta ad assistere impotente al proliferare di volgari imitazioni e al sorgere di aziende che utilizzavano sfacciatamente i suoi modelli e stilemi spacciandoli per propri. Questi mistificatori, non soggetti al rapporto di riservatezza con il Vaticano giunsero al punto di attribuire ignobilmente a loro stessi le realizzazioni di X Regio.

Attualmente in Italia e all'estero si contano una ventina di aziende che a vari livelli hanno X Regio come fonte illegale della loro produzione di paramenti.

Il modus operandi per ciascuno fu differente, alcuni da Decima imitarono la tessitura degli agrimani, altri il metodo di gemmatura, altri ancora le forme dei paramenti oppure i  più minuti particolari … tutti comunque copiarono lo stile tipico e connotativo dell’Atelier.

X Regio non è pregiudizialmente contraria all’imitazione. Nella storia le reciproche infuenze culturali hanno fatto progredire le scienze e le arti; Decima stessa si “riferisce” al tesoro dell’iconografia antica. Tuttavia una cosa è un riferimento culturale o una citazione rielaborata con ingegno proprio, ben altra è il saccheggio pedissequo e dissennato del lavoro altrui. È opinione di X Regio che l’imitazione sia possibile a particolari condizioni, ovvero: che si chieda il consenso dell’Autore prima di imitarlo e non lo si faccia se lo nega; che si dichiari esplicitamente e universalmente che lo si sta facendo; che l’imitazione sia di qualità uguale o superiore all’originale; che non dia adito a fraintendimenti o equivoci, ancor peggio volutamente indotti.

Nessuna delle aziende citate si è attenuta ad uno solo di tali principi.


Orefici ed ebanisti[modifica | modifica wikitesto]

X Regio si è misurata anche con la  progettazione di Bastoni Pastorali ed altri oggetti liturgici non tessili quali i Razionali o Formali (i fermagli solenni dei piviali), sviluppando quindi i suoi interessi in oreficeria ed ebanisteria. Sono stati fatti produrre da eccellenti artigiani su suo disegno diciassette Bastoni Pastorali in metalli nobili quali argento e oro, talvolta arricchiti da elementi di cristallo di rocca, e in legni pregiati come l’ebano e le differenti fibre di palissandro.


X Regio ha pure fornito al Maestro Goudji il progetto grafico per il Razionale Giubilare di Giovanni Paolo II con cui il Pontefice ha aperto la Porta Santa della Basilica Vaticana, dando inizo al grande Giubileo del 2000 e gli ha ispirato la creazione di grandi calici ansati a modello di quelli di area bizantino-veneta in uso nella Ducale Basilica Marciana. L’aiuto fornito al Maestro nel defatigante lavoro di strutturazione del sarcofago di San Pio da Pietrelcina in San Giovanni Rotondo non ha fatto che cementare una stima e un’amicizia professionale e umana che durano da vent’anni.

Vesti liturgiche in eventi di particolare rilievo[modifica | modifica wikitesto]

  • 1998: le celebrazioni del 20° di Pontificato e 40° di Episcopato di Papa Giovanni Paolo II.
  • 2000: il Grande Giubileo del 2000.
  • 2004: la dedicazione della Chiesa di San Pio da Pietrelcina in San Giovanni Rotondo.
  • 2004: il matrimonio del Principe delle Asturie Don Felipe di Borbone con Donna Letizia Ortiz.
  • 2008: Celebrazioni della ricognizione, ostensione e traslazione delle reliquie di San Pio da Pietrelcina in San Giovanni Rotondo.


iale e Razionale per Benedetto XVI in colore liturgico rosso.]]


L’eredità di X Regio[modifica | modifica wikitesto]

A X Regio si devono molteplici contributi circa la prassi liturgica, tutti entrati nell’uso comune. Alcuni esempi.

  • Gli studi per la restituzione della forma originaria del pallio romano.
  • La rielaborazione del disegno e della forma delle mitre cardinalizie denominate "della pigna".
  • La reintroduzione dell'aurifregio epitrachilio al di fuori del Rito Ambrosiano.
  • Lo sviluppo della prassi dell'aurifregio anteriore a forma di lettera greca Tau nelle casule papali postconciliari (che di conseguenza è ridondato nell'uso generale della Chiesa Cattolica).
  • La modalità di conservazione delle mitre nelle custodie "a infule incrociate".
  • La ridefinizione della tinta viola nei due toni per l'Avvento e per la Quaresima.
  • La restituzione dei colori liturgici giallo e grigio.
  • La sagomatura dei piviali in forma rinascimentale.


Oltre che per il Rito Romano o Latino X Regio ha prodotto grandi paramenti anche per altri Riti, sia Cattolici che Ortodossi A tal proposito sono esemplari due imponenti realizzazioni.

  • I paramenti per Sua Beatitudine Mor Ignazio Antonio II Hayek, Patriarca di Antiochia dei Siri nel 1987.
  • I paramenti per Sua Eminenza Maximos, Arcivescovo di Ioannina e Metropolita d’Epiro la cui confezione iniziò nel 2015 e non è ancora conclusa.


Esposizioni e museificazioni[modifica | modifica wikitesto]


  1. Palermo - Palazzo Steri, Facoltà di Architettura - marzo 2000.
  2. Tokio - Expo Italia - marzo 2000.
  3. Mexico City - Expo America - marzo 2000.
  4. Milano - Unione Industriale - marzo 2000.
  5. Varsavia - Expo Italia Polska - ottobre 2000.
  6. Prato - Museo del Tessuto - giugno/dicembre 2000.
  7. Roma - Laterano - febbraio 2001.
  8. Firenze - Pratotrade - febbraio 2001.
  9. New York, Chicago, San Francisco - marzo 2002 / gennaio 2003.
  10. Lione - Expo Ils habillent le Pape - aprile / luglio 2005.
  11. Milano - Museo Bagatti - giugno 2005.
  12. Prato - Museo del Tessuto - ottobre 2005.
  13. Blois - Expo Goudji le magicien d’or - maggio / settembre 2007.
  14. Angers - Dies Solemnis, Le grand sacre d’Angers - settembre 2011 / gennaio 2012.
  15. Varsavia - Inaugurazione Mt. 5,14 - Muzeum Jana Pawła II i Prymasa Wyszyńskiego - ottobre 2019.
  16. Roma - Palazzo Madama - febbraio 2020
  1. ^ Ordinamento Generale del Messale Romano, su www.vatican.va. URL consultato il 23 aprile 2020.
  2. ^ KOINÈ 2015: DUE MOSTRE DEDICATE ALL’ABITO LITURGICO E A MONS. RODOLFI, in AgenSir, 16 aprile 2015.