Utente:Eleonora Zanella/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Chiesa dell'Immacolata Concezione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàSan Vito di Leguzzano
IndirizzoVia Roma
Religionecattolica

Chiesa dell'Immacolata Concezione

[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa dell'Immacolata Concezione è una chiesa trecentesca di piccole dimensioni che si trova a San Vito di Leguzzano, comune veneto in provincia di Vicenza. Per distinguerla dalla più grande chiesa dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia e posta più in alto del livello delle piazze, la chiesa dell'Immacolata Concezione viene anche chiamata “chiesa di sotto”.

Gli affreschi conservati all'interno dell'edificio permettono di far risalire la chiesa al Trecento. Probabilmente essa visse due momenti costruttivi: una prima fase coinvolse l'edificio dalla facciata fino a metà della chiesa attuale, mentre una seconda fase nella seconda metà del Trecento portò ad un prolungamento fino all'attuale abside. Originariamente la chiesa era conosciuta come chiesa di Santa Maria dei Battuti o Santa Maria della Misericordia o ancora dell'ospedale, essendo allora adiacente, verso sud, al municipio e all'ospitale. Nelle fonti, soltanto dal 1633 si comincia a parlare di chiesa della Concezione. Numerose testimonianze scritte arrivate fino ai giorni nostri hanno permesso di individuare, nel corso dei secoli, molteplici interventi effettuati sull'edificio, come per esempio la costruzione della sagrestia nel 1575, o del nuovo altare del Rosario nel 1733. La chiesa assistette inoltre a diversi interventi di restauro, tra i quali per esempio uno nel 1853 che prevedeva, tra altre modifiche, il rinnovo degli intonaci e la sistemazione degli altari laterali. Nel secolo scorso, ulteriori interventi vennero realizzati a partire dagli anni Venti, legati in particolare alle condizioni precarie del soffitto, così come nel caso dell'intervento di restauro del 1966-67. Negli anni Ottanta del secolo si aprì un'ulteriore stagione di restauri che vide per esempio, grazie al permesso della Sovrintendenza alle gallerie e opere d'arte del Veneto, il restauro degli affreschi ad opera di tecnici autorizzati. Negli anni Novanta si intervenne anche sull'altare maggiore e sugli altari laterali, così come su alcune tele e su un pannello ligneo con scena di crocifissione, e vennero inoltre attuati miglioramenti strutturali al coperto. Le modifiche all'interno dell'edificio, quali la riapertura di una nicchia, che ha coinvolto l'abbattimento di una porzione di intonaci, ha fornito ulteriori dati sulla storia della chiesa, per esempio portando alla luce la linea di giunzione tra i due antichi edifici. Più recentemente, nel 2010, l'installazione di un tirante ha conferito maggiore stabilità all'abside, il quale presentava vistose crepe in facciata. (cit)

La chiesa si trova nel centro storico di San Vito di Leguzzano, lungo la via principale del paese, ed il suo ingresso è posto, quasi frontalmente, di fronte all'ingresso di Corte Priorato Gandin. Dall'esterno l'edificio si caratterizza per la presenza di un atrio che gli conferisce l'aspetto di una rientranza rispetto agli edifici adiacenti. Si presenta di un colore rosa carico ed è coperto da una capriata. La porta d'ingresso presenta un robusto contorno in pietra, con trabeazione pulvinata, una semi-lunetta e due lunghe finestre centinate ai lati. Affianco alla chiesa, sul lato sinistro, si apre un piazzale lastricato, inaugurato nel 2005, dove si possono notare i contorni dell'antico municipio, demolito nel 1872. Verso la fine del XIX secolo venne costruito il campanile, restaurato nel 2009.

All'interno la chiesa presenta un unico ambiente a capriate scoperte, sulle cui pareti sono visibili resti di affreschi emersi nel 1966 e successivamente restaurati negli anni ottanta-novanta. Sulla destra, al di sotto della finestra della facciata, si trova l'antico orologio da campanile, probabilmente risalente al XVIII secolo. Lungo il lato sinistro si trovano la porta secondaria e due finestre rettangoli allungate. Un pannello affrescato con tre figure ai piedi della croce è appeso al di sopra di quest'ultimo ingresso, mentre verso l'altare di sinistra si trova un crocifisso settecentesco. Dalla parte opposta, inserita fra due riquadri affrescati ed inserita in una nicchia ricavata nella muratura, si trova una statua di santa Rita da Cascia. Volgendosi poi verso la parete del presbiterio si possono osservare i due altari laterali, a sinistra quello di Sant'Antonio da Padova e a destra quello della Madonna del Rosario, tra i quali è posto l'altare in legno rivolto ai fedeli. Non lontano dagli altari laterali, in linea con la corsia centrale, sono allineate due lastre tombali risalenti al 1662 (quella di sinistra) e al 1691 (quella di destra). Un'ampia finestra garantisce una buona illuminazione del presbiterio, caratterizzato dalla volta a crociera e dominato dall'altare maggiore del 1683. Sulla parete di destra si trova l'ingresso alla piccola sagrestia, del 1575.

Come già accennato, le porzioni di affreschi sono emerse nell'intervento di restauro del 1966-67 e coprono una superficie totale di 20 mq, interessando tutte le pareti della chiesa. Non è conosciuta con certezza l'identità del pittore o della bottega che operò nella chiesa. Tuttavia, lo stile sembra riconducibile agli affreschi della chiesa di San Martino di Schio in località Aste, non molto lontano. (cit) Nella controfacciata a destra, partendo dalla porta, una figura maschile che è stata ricondotta a san Giuliano ospitaliere, seguita poi da una processione mutila della parte sommitale e inferiore. Resta visibile solo il volto della Madonna, mentre tra le altre figure riconoscibili per i loro attributi troviamo per esempio San Bartolomeo e san Michele arcangelo. Tra la finestra e la porta laterale, in un riquadro, si possono ammirare sant'Antonio abate ed un santo vescovo. Sulla parete di fronte si aprono poi due sezioni: la prima, a destra di Santa Rita, presenta delle figure probabilmente facenti parti di un'Ultima Cena, mentre a sinistra di Santa Rita, tra la statua e l'altare del Rosario, seppur rovinato, si presenta il più grande comparto affrescato della chiesa. Esso rappresenta un'essenziale fonte di informazioni per cogliere l'altezza originaria dell'aula di culto e anche per riconoscere quali fossero le figure care al culto dell'epoca. Esso è inoltre diviso in due registri, i quali ospitano figure di santi quali san Giovanni Battista, san Giorgio, santa Caterina d'Alessandria, e la scena della Crocifissione. Ad ogni modo, l'affresco più importante presente nella chiesa è sicuramente quello raffigurante la santa Domenica e i mestieri vietati, che rappresenta un unicum nel panorama vicentino e veneto, presente nel registro inferiore. Esso rappresenta una personificazione femminile del giorno della domenica che sostiene Cristo, del quale resta visibile solo il volto, e ai cui lati sono ordinatamente disposti una serie di attrezzi riconducibili ad altre attività. L'affresco costituiva una norma dipinta per i fedeli, attraverso la quale si sanciva il divieto per i fedeli di svolgere ogni attività, lavorativa ma non solo, nel giorno dedicato al Signore. Gli oggetti raffigurati risultano essere importanti testimonianze dei mestieri diffusi all'epoca. In particolare, martello e incudine rimandano al lavoro del fabbro, cazzuola e spatola al mestiere del muratore, il pettine doppio, la rocca e la navetta rimandano alla tessitura della lana, la chiave alla professione dell'oste, la forca al mestiere dei contadini, un coltello a lama larga con uncino al lavoro dei calzolai. Tra gli oggetti vi sono inoltre alcuni dadi, allusivi al gioco, ed un paio di lame, forse riconducibili ad attività belliche (cit). evidentemente l'uso di tali strumenti rappresentava la quotidianità per i fedeli del tempo, essendo la zona di San Vito di Leguzzano dedita principalmente alla falegnameria ma anche luogo di lavoro di contadini ed artigiani. (cit). A testimonianza di ciò, a pochi passi dalla chiesa dell'Immacolata Concezione, sotto il portico d'ingresso alla vicina Corte Priorato Gandin, ha sede il Museo etnografico sulla lavorazione del legno, il quale custodisce numerosi utensili da lavoro usati nelle botteghe dell'epoca, proprio come quelli affrescati all'interno del luogo di culto. Esempi di affreschi simili a questo sono rari, presenti prevalentemente nelle aree a ridosso dell'arco alpino centro-orientale (Germania, Austria, Italia settentrionale, Svizzera, Repubblica Ceca ed Istria) o in Inghilterra, quasi ad indicare nello specifico un ambito culturale in cui le popolazioni, vivendo in climi difficili, avevano minori possibilità di diluire il lavoro in periodi più lunghi. In seguito al Concilio di Trento, che impose maggiore vigore nella realizzazione di immagini sacre, questo tipo di rappresentazioni cominciò ad essere letto come un oltraggio alla figura santa di Cristo e portò alla distruzione di molti esempi di questo tipo. Ciò fa dell'affresco di San Vito di Leguzzano una particolare e rara testimonianza di questa tipologia. Per concludere la descrizione degli affreschi della chiesa, sull'altare del Rosario sporge la parte superiore di un volte dal copricapo particolare, mentre sulla parete destra del presbiterio, inseriti in una sorta di trittico ad arco, sono individuabili le figure di tre santi.