Tommaso Masini

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Targa a Peretola

Tommaso Masini da Peretola, noto anche con lo pseudonimo di Zoroastro (Peretola, 1462 circa – Roma, 1532 circa), fu un amico e collaboratore di Leonardo Da Vinci, vissuto a cavallo tra il XV secolo e il XVI secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Non si conosce molto sulla sua vita, se non che era nato nel borgo di Peretola e che era figlio di un ortolano, anche se affermava di essere il figlio illegittimo di un nobile; in effetti alcuni lo avrebbero identificato con il Tommaso Masini figlio naturale di Bernardo Rucellai marito di Nannina de' Medici, sorella di Lorenzo il Magnifico. Si sa tuttavia che nell'anno 1482 il Masini, con Atalante Migliorotti (un musico, che in seguito avrebbe operato presso la corte di Isabella d'Este), uscì da Firenze in compagnia di Leonardo Da Vinci, con il quale aveva stretto amicizia, e lo scortò nel viaggio che li condusse tutti e tre presso la corte sforzesca di Milano, ove Zoroastro fu impiegato come meccanico e "mago".

Nel 1505 Tommaso era di nuovo a Firenze con Leonardo, come preparatore dei colori per l'affresco "La battaglia di Anghiari", e in quegli anni Masini avrebbe collaudato la "macchina per volare" ideata da Leonardo. Egli avrebbe accettato di lanciarsi dal Monte Ceceri, presso Fiesole, con l'attrezzo ideato da Leonardo. La macchina avrebbe planato per 1000 metri prima di atterrare bruscamente in località Camerata. Il "pilota" Masini riportò una frattura alle gambe. Questo sarebbe stato il primo esperimento di volo ad essere stato documentato (dallo stesso Leonardo)[senza fonte] nel Codice sul volo degli uccelli.

Altri scrittori[senza fonte] raccontano che Tommaso Masini fosse vegetariano (e abbia trasmesso a Leonardo questa caratteristica) e che si dilettasse di scienze occulte. Non si hanno ulteriori informazioni, salvo che fu ancora a Firenze intorno al 1530 e che morì a Roma, sembra per colera.

Una descrizione è fornita da Scipione Ammirato in uno dei suoi Ritratti.

«Zoroastro hebbe nome Tommaso Masini da Peretola presso di Firenze un miglio. Fu figliuolo d'on ortolano, ma diceva esser figliuolo di Bernardo Rucellai cognato del Magnifico Lorenzo. Si mise poi con Lionardo Vinci, il qual gli fece una veste di gallozzole, onde fu per un gran tempo nominato il Gallozzolo. Andò Lionardo a Milano, et seco andò Zoroastro, et ivi fu chiamato l'indovino facendo professione d'arte Magica. Venne poi a Roma, ove s'accomodò con Giovanni Rucellai Castellan di Sant'Agnolo, et poi col Viseo Ambasciador di Portugallo, il qual fu poi creato Cardinale, et finalmente con Ridolfi, ove fu cognominato Zoroastro. Dilettossi sopra modo di miniere. Approvava l'opinione de Demetrio di cangiarsi i nomi per i vani storpiamenti che pativa in contado dalla gente rozza nel suo nome, chi chiamandolo Chialabastro,e chi Alabastro, di che forte s'adirava. Finalmente si morì, et fu posto in Santa Agata fra il Tressino, et il Signor Giovanni Lascari. Nella sua sepultura sta un Angelo con un par di tanaglie et con un martello, et batte un ossame d'un busto d'huomo morto, dinotando la fede, che egli haveva nella risurrezione. Non harebbe ucciso una pulcia per gran cosa, si volea vestir di lino per non portar addosso cosa morticcia.[1]»

Nella chiesa di Sant'Agata dei Goti era presente una lapide in suo ricordo.

«D. O. M.
Zoroastro Masino homini probitate, innocen-
tia, liberalitate præstanti, inq. Philosophiæ
genere, quod ad naturæ obscuritatem spectat,
naturæ ipsius beneficio admirabili.
Ioannes ex fratre nepos Patruo benem.
Lachrymans Pos.
Vixit An. LVIII. M.....D.XX. Obijt ma-
ximo amicis bonisq. ommibus sui desiderio
relicto An. Sal. M. D. XLVI.[2]»

Il personaggio del Lasca[modifica | modifica wikitesto]

Si ritiene che il Masini fosse l'ispiratore del personaggio "Zoroastro" delle novelle di Anton Francesco Grazzini detto il Lasca.[3]

«Era uomo di trentasei in quarant'anni, di grande e di ben fatta persona, di colore ulivigno, nel viso burbero e di fiera guardatura, con barba nera arruffata e lunga quasi insino al petto, ghiribizzoso molto e fantastico. Aveva dato opera all'alchimia; era ito dietro e andava tuttavia alla baia degli incanti, aveva sigilli, caratteri, filattiere, pentacoli, campane, bocce, e fornelli di varie sorte da stillare erba, terra, metalli, pietre e legni: aveva ancora carta non nata, occhi di lupo cerviero, bava di cane arrabbiato, spine di pesce colombo, ossa di morti, capestri d'impiccati, pugnali e spade che avevano ammazzato uomini, la chiavicola ed il coltello di Salomone, ed erba e semi colti a varii tempi della luna e sotto varie costellazioni, e mille altre favole e chiacchiere da far paura alli sciocchi. Attendeva all'astrologia, alla fisonomia, alla chiromanzia, a cento altre bajacce: credeva molto alle streghe, ma soprattutto agli spiriti andava dietro; e contuttociò non aveva mai potuto vedere, nè fare cosa che trapassasse l'ordine della natura, benché mille scerpelloni e novellacce intorno a ciò raccontasse, e di farle credere s'ingegnasse alle persone: e, non avendo né padre né madre, ed assai benestante sendo, gli conveniva stare il più del tempo solo in casa, non trovando per la paura né serva né famiglio che volesse star seco; e di questo infra sé maravigliosamente godea: e praticando poco, andando a caso e con la barba avviluppata senza mai pettinarsi, sudicio sempre e sporco, era tenuto dalla plebe per un gran filosofo e negromante.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Scipione Ammirato, Opuscoli, II, 1637, p. 242.
  2. ^ Diaconia S. Agathae in Subura a Floravante Martinello Romano descripta et illustrata, 1638, p. 44.
  3. ^ Brescia, p. 65.
  4. ^ A.F. Grazzini, Le cene, a cura di C. Verzone, 1890, pp. 140-141.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Licia Brescia e Luca Tomio, Tommaso di Giovanni Masini da Peretola detto Zoroastro, in Raccolta Vinciana, 1999, pp. 63-77.
  • Tommaso Masini detto Zoroastro da Peretola, in Identità storica dei borghi di Peretola e Petriolo, 1982, pp. 69-73.
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