Thymus herba-barona

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Timo erba barona
Thymus herba-barona
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Genere Thymus
Specie T. herba-barona
Nomenclatura binomiale
Thymus herba-barona
Loisel., 1807
Nomi comuni

Erba barona

Il timo erba barona (Thymus herba-barona Loisel., 1807) è una piccola pianta arbustiva perenne suffruticosa appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Portamento[modifica | modifica wikitesto]

La pianta assume la forma di un pulvino e può raggiungere un'altezza compresa tra i 6 ed i 15 centimetri. Il fusto è legnoso, dalla forma quadrangolare, di colore marrone e strisciante sul terreno. I rametti giovani sono molto numerosi, di colore scuro e ricoperti da una fine e cortissima peluria ricurvata.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono piccole, lineari o lanceolate e con un corto picciolo. Le dimensioni sono comprese tra i 6 e gli 8 millimetri di lunghezza, ed i 3-5 millimetri al massimo di larghezza.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono raggruppati in racemi posti all'apice dei rami. La corolla è costituita da un calice bilabiato di 3-6 millimetri con il labbro superiore suddiviso in tre piccoli denti di 1,5-2 millimetri. Il colore dei piccoli fiori è rosa chiaro. La fioritura avviene nel periodo compreso tra maggio ed agosto. I piccoli frutti maturano tra luglio e settembre. I semi sono rotondi e molto piccoli.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

L'apparato radicale è di tipo fittonante.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

È una specie endemica della Sardegna e della Corsica. Il suo habitat naturale è rappresentato dalle zone montane aride e battute dal vento su substrato preferibilmente siliceo. Vegeta a quote comprese tra gli 800 ed i 2.000 metri.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Essendo una pianta molto aromatica, a causa delle piccole ghiandole pilifere distribuite sulle foglioline e sui fusticini, è utilizzata in cucina nella preparazione di piatti a base di selvaggina[1]. L'alta produzione di nettare la rende molto appetibile per le api[2].

Usi terapeutici[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

L'olio essenziale ottenuto da questa specie ha dimostrato di possedere capacità antibatteriche[3][4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Antonia Pessei
  2. ^ Camarda I., p. 217.
  3. ^ Juliano, C., Usai, M.; Pintore, G.; Chessa, M.; Cerri, R.; Casanova, J.; Tomi, F., Salvatore Cabiddu; Pier Paolo Piras; Giovanna Delogu; Maurizio Taddei, Variabilità dell’olio essenziale di Thymus herba-barona Loisel e sue proprietà antibatteriche, SardiniaChem 2000: giornata di studio dedicata alla chimica organica delle molecole biologicamente attive, Alghero, Università di Sassari, 2000. URL consultato il 18 dicembre 2009.
  4. ^ (EN) Marc Corticchiato, Félix Tomi; Antoine François Bernardini; Joseph Casanova, Composition and infraspecific variability of essential oil from Thymus herba barona Loisel, in Biochemical Systematics and Ecology, vol. 26, n. 8, dicembre 1998, pp. 915-932, DOI:10.1016/S0305-1978(98)00041-6. URL consultato il 18 dicembre 2009.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, Volume 2, p. 491, ISBN 88-506-2310-0.
  • Renato Brotzu, Alberi, arbusti ed erbe della Sardegna, Nuoro, Edizioni Il Maestrale, 2000, p. 142, ISBN 88-86109-17-2.
  • Antonia Pessei, Le piante officinali della Sardegna, Nuoro, Edizioni Il Maestrale, 2000, p. 158, ISBN 88-86109-39-3.
  • Ignazio Camarda, Franca Valsecchi, Labiatae (PDF), in Piccoli arbusti, liane e suffrutici spontanei della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino Editore, 1990, p. 215-217, ISBN 978-88-7138-011-7.

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