Roma città libera

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Roma città libera
Andrea Checchi e Valentina Cortese in una scena del film
Titolo originaleRoma città libera
Paese di produzioneItalia
Anno1946
Durata81 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generedrammatico
RegiaMarcello Pagliero, Luigi Filippo d'Amico (aiuto regista)
SoggettoEnnio Flaiano
SceneggiaturaEnnio Flaiano, Suso Cecchi d'Amico, Cesare Zavattini, Pino Mercanti, Marcello Pagliero
ProduttoreMarcello d'Amico
Casa di produzionePao Film
Distribuzione in italianoFincine
FotografiaAldo Tonti
MontaggioGiuliana Attenni
MusicheNino Rota (dirette da Fernando Previtali)
ScenografiaGastone Medin
TruccoAmato Garbini
Interpreti e personaggi

Roma città libera è un film del 1946 diretto da Marcello Pagliero, conosciuto anche col titolo alternativo Roma città libera (La notte porta consiglio).[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Roma, 1945. Sullo sfondo di una città liberata da poco più di un anno dal nazi-fascismo, s'intrecciano i drammi personali di un giovane – ridotto alla disperazione dalla propria fidanzata – e di una ragazza ancora minorenne che prova a prostituirsi perché il suo onesto e faticoso lavoro di dattilografa non le permette di racimolare tutto il denaro necessario a pagare l'affitto della camera ammobiliata in cui abita.

Il giovane, sul punto di farla finita, viene salvato da un ladro introdottosi nel suo palazzo, e con lui, uscito di casa, incontra per strada la ragazza, in fuga da una retata della polizia. I tre passano insieme la notte a bere e a giocare d'azzardo nei locali, con la compagnia di un signore distinto che ha perso la memoria e di altri personaggi dal presente incerto, mentre è in corso un'indagine sul furto di una preziosa collana che si alterna tra le mani inconsapevoli dei protagonisti.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Incassi[modifica | modifica wikitesto]

Il film incassò in totale 12.600.000 £.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Il Morandini commenta: «È uno dei film italiani più eccentrici e "maledetti" del dopoguerra, frutto di una bizzarra contaminazione tra neorealismo e influenze della cultura francese. Nonostante le firme di molti sceneggiatori tra cui Zavattini, è un tipico frutto dell'ingegno originale e eterodosso di Ennio Flaiano»[1].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Laura, Luisa e Morando Morandini, Il Morandini. Dizionario dei film 2001, Zanichelli, Bologna, 2000, p. 1137. ISBN 88-08-03105-5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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