Qusta ibn Luqa

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Qusta ibn Luqa, detto anche Costa ben Luca o Constabulus,[1] - evidente arabizzazione del nome Costantino figlio di Luca (Baalbek, 820912), è stato un medico melkita, nonché scienziato e traduttore, di cultura greco-bizantina.

Nacque a Baalbek (attuale Libano). Viaggiò in varie parti dell'Impero bizantino, acquisendo testi greci che poi tradusse in arabo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Qusta ibn Luqa (che gli arabi conoscevano col nome in arabo قسطا بن لوقا البعلبكي?, Qusṭā b. Lūqā al-Baʿlabakkī), ossia di Baalbek - all'epoca chiamata Heliopolis - era un melkita di origine greca, grandemente versato in greco, siriaco e arabo, che operò essenzialmente a Baghdad, innestando parte non indifferente del pensiero greco ed ellenistico (scritto in greco) nella nascente cultura arabo-musulmana, che già dall'epoca del Califfo al-Mansur e poi con Hārūn al-Rashīd e, in particolar modo, con al-Maʾmūn, s'era aperta agli apporti culturali non-islamici greci, ebraici, persiani, indiani e persino cinesi.

Qusta ibn Luqa coltivò interessi filosofici, medici, matematici e astronomici.

Traduzioni di Diofanto, delle Sphaerica di Teodosio di Bitinia, di Autolico, di Ipsicle, di Aristarco, delle Meteore di Teofrasto, del catalogo dei suoi libri di Galeno e della Meccanica di Erone di Alessandria furono realizzate o corrette da lui, o compiute sotto la sua supervisione. Scrisse commentari su Euclide e un trattato sull'astrolabio sferico. Fu una figura di grandissimo spicco nel movimento traduttorio dal greco in arabo, che raggiunse la sua acme nel IX secolo. Su invito di ricchi e influenti commissionatori, Qusta tradusse in lingua araba lavori astronomici greci, matematici, di meccanica e di scienze naturali. Portò a compimento anche lavori basati sulle sue personali ricerche: più di sessanta opere gli vengono attribuite. Scrisse principalmente di argomenti medici, ma anche matematici e astronomici. Qusta ibn Luqa redasse un trattato sugli astrolabi sferici. Solo una piccola parte della sua produzione è stata finora edita. Quanto portato alle stampe di argomento medico dimostra la sua appartenenza alla corrente medica ippocratea-galenica relativa agli umori – il sistema teorico di riferimento che costituì la base della medicina islamica.

Le sue opere originali, molte delle quali inserite nel noto Fihrist (Indice) di Ibn al-Nadim, coinvolgono sia il comparto delle scienze naturali, della medicina, dell'astronomia e della filosofia. Una traduzione latina del suo lavoro filosofico De Differentia Spiritus et Animae fu una delle poche opere non attribuite ad Aristotele a essere inclusa in una lista di libri "da leggere" o "da studiare" da parte degli studenti della Facoltà di Arti di Parigi nel 1254, come parte del loro corso di studio di Filosofia Naturale,[2]. Questa traduzione fu realizzata da Joannes Hispalensis, (Giovanni da Siviglia) nel 1140)

Di lui Ibn al-Nadim disse: "È un eccellente traduttore; conosce bene il greco, il siriaco (aramaico) e arabo; ha tradotto testi e corretto numerose altre traduzioni. Molte riguardano gli scritti medici".[3] Qusta fu, assieme a Hunayn ibn Ishaq, L'autore che ha maggiormente trasportato la cultura greca all'interno del sistema culturale arabo-islamico.

Fu anche coinvolto, col suo discepolo cristiano Hunayn ibn Ishaq, in uno scambio epistolare con l'astronomo musulmano Abū ʿĪsā Yahya ibn al-Munajjim (autore di un trattato sulle stelle fisse), che li invitò ad abbracciare l'Islam. Entrambi declinarono l'invito ed esposero i motivi che li portavano a rifiutare la fede islamica di al-Munajjim.[4]

Morì in Armenia nel 912.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nancy G. Siraisi, Medicine and the Italian Universities, 1250-1600, Leida, Brill Academic Publishers, 2001, p. 134.
  2. ^ J. A Burns, articolo sulla ‘Faculty of Arts’ della The Catholic Encyclopedia, Vol. 1, New York, Robert Appleton, 1907, p. 758.
  3. ^ Ibn al-Nadim, Fihrist, ed. Fugel, p. 234.
  4. ^ Sydney H. Griffith, The Church in the Shadow of the Mosque: Christians and Muslims in the World of Islam, Jews, Christians, and Muslims from the Ancient to the Modern World, Princeton University Press, 2008, p. 86; Samir Khalil Samir and Paul Nwyia, "Une correspondance islamo-chrétienne entre ibn al-Munaggim, Hunayn ibn Ishaq et Qusta ibn Luqa", Patrologia Orientalis, 40:4, 185, Turnhout, Brepols, 1981.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Gabrieli, "Nota bibliografica su Qosta ibn Luqa", in Rendiconti della reale Accademia dei Lincei, Serie 5, XXI, Roma, 1912-13, pp 361 e segg.
  • W. H. Worrell, "Qusta ibn Luqa on the use of the celestial globe", in Isis, xxxv (1944), pp. 285–93.

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