Pippo (aereo)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Pippo è il nome con cui venivano popolarmente chiamati, nelle fasi finali della seconda guerra mondiale, gli aerei da caccia notturna delle forze Alleate che compivano incursioni solitarie nel nord Italia.

I "Pippo", a differenza dei grandi bombardieri che colpivano da alta quota, arrivavano in volo radente, per evitare la contraerea, e sganciavano bombe o mitragliavano nel buio della notte. Le azioni erano rese possibili dalle prime installazioni di apparecchi radar sugli aerei, che proprio con i "Pippo" furono oggetto di una sperimentazione su larga scala.

L'operazione "Night Intruder"[modifica | modifica wikitesto]

Le azioni dei "Pippo" erano state programmate dagli Alleati con la complessa operazione denominata "Night Intruder" (in italiano "intruso notturno"), affidata ai piloti della RAF. Gli aerei decollavano dalle basi alleate di Falconara Marittima e Foggia in formazioni da cinque velivoli per ogni missione, che poi si dividevano per raggiungere le zone o gli obiettivi rispettivamente assegnati. Per questo servizio vennero impiegati inizialmente i cacciabombardieri bimotori "Beaufighter", in seguito affiancati dai più moderni "Mosquito".

Le incursioni dei "Pippo" avvennero in tutto il Nord-Italia a partire dagli ultimi mesi del 1943 e fino alla liberazione, con lo scopo di eseguire azioni continue di disturbo, volte a dimostrare l'impossibilità della neonata Repubblica Sociale Italiana a garantire la sicurezza del territorio.

Colpendo principalmente nell'oscurità, i "Pippo" rappresentavano una presenza misteriosa e incombente. Senza dubbio furono un'efficace arma psicologica nei confronti delle popolazioni rurali, surrogatoria delle azioni di bombardamento strategico utilizzate sui grandi agglomerati urbani. Questo tipo di minaccia, con apparizioni casuali, poteva colpire anche i piccoli abitati che si sentivano al sicuro dai bombardamenti massicci.

Poche furono le azioni avvenute in orario diurno; in particolare si ricorda l'incursione mirata di uno o due "Beaufighter" che, intorno alle ore 12 del 15 settembre 1944, mitragliarono la linea tranviaria Brescia-Carpenedolo in prossimità di Montichiari, causando l'eccidio di Trivellini, nel quale persero la vita diciassette persone. Dalle medesime località sono giunte testimonianze che descrivono come questi velivoli fungessero anche da ponte radio in grado di trasmettere agli Alleati informazioni utili, nella fattispecie riguardanti i movimenti di soldati e aerei dell'aeroporto di Ghedi.[1]

La leggenda del "Pippo"[modifica | modifica wikitesto]

Nei confronti dei "Pippo" nacquero varie leggende, tra cui quella secondo cui si trattava di un velivolo delle forze dell'Asse che, utilizzando armamento ridotto e spaventando i civili, volesse instillare nella popolazione l'odio verso gli Alleati o controllasse il rispetto del coprifuoco notturno, colpendo indiscriminatamente ogni fonte luminosa visibile.

Tra le convinzioni più diffuse vi era quella, errata, che si trattasse di un solo aereo. Tale disinformazione era dovuta alla segretezza della missione mantenuta dagli Alleati e alla forte censura dei mezzi di informazione italiani, sotto controllo fascista, che impediva di conoscere la reale dimensione del fenomeno: gli attacchi dei "Pippo" furono molte centinaia. La stampa di regime sosteneva la tesi di un unico aereo sfuggito alle maglie della contraerea, che veniva definito "Molestatore Volante". Ciclicamente apparivano false notizie sull'avvenuto abbattimento del "molestatore" in varie località del Nord Italia.

La denominazione popolare di "Pippo" ebbe nel Veneto la variante di "Pippetto" o "Pipetto", mentre in Toscana veniva generalmente chiamato "Il Notturno".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Franco Ghidini, Il segreto di Pippo? Era un ponte-radio per i parà inglesi, in Giornale di Brescia, 28 gennaio 2018. URL consultato il 29 gennaio 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Bompieri, Il freddo nelle ossa, Feltrinelli, Milano, 1994
  • Paolo Ferrari, L'aeronautica italiana: una storia del Novecento, FrancoAngeli, Milano, 2004
  • Marco Gioannini, Giulio Massobrio, Bombardate l'Italia: storia della guerra di distruzione aerea, 1940-1945, Rizzoli, Milano, 2007
  • Carlo Alberto Borioli, I bombardamenti aerei di Monfalcone, 1944- 1945, Edizioni della Laguna, Mestre, 2007