Passaggio della Chiusella

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Passaggio della Chiusella
parte della guerra della seconda coalizione
Data26 maggio 1800
LuogoRomano Canavese e paesi limitrofi
EsitoVittoria francese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
6.000 uomini10.000 uomini
Perdite
1.700348
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Il passaggio della Chiusella si combatté il 26 maggio 1800 nell'ambito delle guerre della seconda coalizione. L'esercito francese, comandato da Jean Lannes, sconfisse l'alleanza di Austria e Regno di Sardegna guidata dal Generale Haddick.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Nel maggio 1800 dopo aver attraversato il Gran San Bernardo e il Forte di Bard l'esercito di Napoleone Bonaparte giunse ad Ivrea il 26 maggio; il giorno seguente puntò verso Chiavari e Vercelli tentando di attraversare il ponte su torrente Chiusella nei pressi di Romano Canavese.

La battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Lo scontro fu violento, l'esercito austro piemontese composto da seimila fanti, e quattromila uomini a cavallo si scontrò con l'esercito francese cinquemila uomini di fanteria e mille di cavalleria una piccola avanguardia del grosso esercito ancora impegnato al passaggio del Forte di Bard. Uno scontro truce che vide caduti sul campo ottocento uomini e oltre duecento cavalli. Napoleone, raccontò di aver visto la battaglia dal Monte Navale piccola collina a sud di Ivrea. Il giorno 28 maggio Napoleone Bonaparte fu scortato dai Dragoni e lasciò Ivrea per raggiungere il Generale Lannes che nel contempo raggiungeva le campagne di Alessandria e Marengo.

Rapporto del Generale di divisione Watrin a Berthier[modifica | modifica wikitesto]

«Secondo gli ordini del Generale Lannes, la divisione che comando si mise in marcia oggi sui far del giorno per andare ad attaccare il nemico trincerato dietro la Chiusella. Il ponte era difeso da 4 pezzi di cannone, e tutto il fronte del campo nemico era irto di ridotte e di bocche da fuoco. La Sesta leggera, ben riguardata sui fianchi, attaccò, l'arme al braccio, il ponte che il nemico difendeva col più grande vigore. Essa già se ne era impadronita allorché i reggimenti di Kinsky e di Bannats si precipitarono con furore sulle nostre truppe che forzarono ad abbandonare il ponte per un momento; allora il capo di brigata Macon si gettò colla 6a leggiera nell'acqua fino al collo, malgrado la mitraglia e la moschetteria che piovevano da ogni parte; mentre la 22a, condotta dal Generale Gency, si precipita in colonna serrata sul ponte che il nemico è“ infine costretto ad evacuare. La rotta era completa, e noi avremmo preso la loro artiglieria e fatto molti prigionieri, se la sua ritirata non fosse stata sostenuta da una cavalleria quattro volte superiore alla nostra. La truppa lo inseguiva accanitamente fino a Romano di cui difendeva ancora le alture, allorché più di 4000 uomini di cavalleria ci caricarono con vigore nella pianura che si trova al piede di Romano; la 40a, comandata dal Generale Malher, e la 22a, coraggiosamente diretta dal capo di brigata Schreiber, sostennero alla baionetta quelle cariche col più grande sangue freddo, aspettando l'arrivo del 12° usseri e del 21° cacciatori a cavallo che posero finalmente termine al combattimento. La cavalleria nemica fu respinta e messa nella rotta più completa; più di 200 cavalli dei dragoni de la Tour rimasero sul campo di battaglia, 5 ufficiali rimasero uccisi, più di 200 cavalieri e fantaccini nemici furono uccisi, presi e feriti; ci vollero tutto il vigore e la bravura delle truppe per resistere a degli attacchi e a delle cariche così ripetute. Appena avrò raccolto il numero degli uomini uccisi o feriti, e di quelli che si sono più specialmente distinti, avrà l'onore di indirizzarvene lo stato e di domandarvi qualche promozione pei valorosi. La forza del nemico era di circa 6000 uomini di fanteria e 4000 di cavalleria. Saluti e rispetto. Watrin ”.»

Rapporto 27 Maggio Generale Berthier al Primo Console[modifica | modifica wikitesto]

«Il nemico ha perso più di 500 uomini e 300 cavalli. Il reggimento de la Tour fu quasi interamente distrutto; noi abbiamo fatto 60 prigionieri. Noi abbiamo avuto 250 uomini uccisi o feriti; si conta fra questi ultimi il cittadino Sarret, capo di battaglione della 6ª leggiera ed il cittadino Dumont, capo di battaglione della 22ª di linea»

Estratti dal giornale della campagna Armata di riserva dell'Aiutante Comandante Brossier[modifica | modifica wikitesto]

«6 pratile — Combattimento della Chiusella — Divisione Lannes. L'avanguardia, agli ordini del luogotenente generale Lannes, e appoggiata dalla divisione Boudet dal 21° cacciatori e dal 12° usseri, marciava per la grande strada di Torino verso il nemico che si era trincerato al ponte della Chiusella in forze considerevoli. La sua fanteria era di circa 6000 uomini, composta dei reggimenti Kinsky, Bannats, Toscana, Wallis, le guardie del Re di Sardegna e Savoia; e la sua cavalleria forte di 4000 uomini era composta dei dragoni la Tour, di vari reggimenti di usseri e di qualche corpo di grossa cavalleria. La 6a leggiera ben vigilata sui fianchi e l'arma al braccio tenta il passaggio del ponte della Chiusella difeso da 4 pezzi d'artiglieria in batteria; i reggimenti Kinsky e Bannats si precipitano con furore su di lei e la forzano a battere un momento in ritirata; ma il capo di brigata Macon che la comandava si getta nell'acqua fino al collo sulla sinistra del ponte e sotto un fuoco terribile di mitraglia ”.(Nel rapporto di Berthier al Primo Console si precisa che due furono i battaglioni che si gettarono in acqua). “ Il nemico prossimo ad essere girato sul ponte prende posizione alla cresta della montagna ” (era un'alta ripa di fiume, non una montagna, come vedremo esaminando il quadro); è inseguito dalla 6ª leggiera e dalla 28ª comandata dal Generale Gency; lo si respinge ancora e si riforma un po' più in là; il combattimento continua con accanimento. Le nostre intrepide truppe erano sul punto di mancare di cartucce ed avrebbero forse piegato, allorché la divisione Boudet che formava la retroguardia si mette in moto, passa il ponte, s'impadronisce del combattimento ed insegue il nemico fin dentro la pianura, al piede di Romano. Già la rotta del nemico era completa e la sua artiglieria stava per essere presa, allorché la sua cavalleria forte di 4000 uomini si spiega e carica con vigore. La 40a comandata dal Generale di brigata Malher e la 22a diretta dal capo di brigata Schreiber arrivano in questo momento sul campo di battaglia, dopo aver effettuato il passaggio della Chiusella, alla destra ed a monte del ponte; esse si riuniscono ai loro valorosi fratelli d'arme e sostengono tutte insieme, la baionetta in avanti, con quel sangue freddo che non appartiene che alla fanteria francese, le cariche ripetute della cavalleria. Il 21° cacciatori e il 12° usseri arrivano alla loro volta, precipitano sul nemico, già scosso dalla resistenza che trova, essi completano la sua rotta e lo inseguono fino a Chivasso. Più di 200 cavalli del solo reggimento de la Tour rimasero sul campo di battaglia. Il nemico ebbe 5 ufficiali uccisi e circa 500 uomini feriti. Il Generale Palfi, comandante la cavalleria, è nel numero dei primi; 60 prigionieri furono fatti. La perdita dei francesi è di circa 400 uomini uccisi o feriti. I risultati di questa giornata presentano un doppio vantaggio: d'aver favorita la marcia del Generale Murat su Vercelli, e quello d'aver dato all'armata l'esempio di ciò che possono l'intrepidezza ed il sangue freddo della fanteria contro l'arma di cavalleria.»

In seguito a questo combattimento, le truppe dell'avanguardia occuparono Romano.

Estratto della Rivista militare austriaca " Oestreichische militairische Zeitschrift t. 26, pagg. 187 a 490."[modifica | modifica wikitesto]

«In questa posizione, il feldmaresciallo Haddick aveva l'ala destra appoggiata alla Dora: la sinistra si stendeva per San Martino fino a Baldissero, lungo la Chiusella. Da Ivrea verso Torino un ponte di pietra è gettato sulla Chiusella, non lontano da Romano. Là si trovavano sulla riva destra, come avanguardia, 2 battaglioni e 4 squadroni, che tenevano un forte picchetto sul ponte. Sulle alture di Romano si trovavano postati tre battaglioni, che avevano come sostegno il resto della brigata di cavalleria Palfy dietro le alture. “ Da Vische a Chivasso si trovavano il Generale Pilati col reggimento dei dragoni Lobkowitz. Il Generale de Bniey osservava con 13 compagnie, presso San Martino, la strada che conduce da Ivrea a Castellamonte. Sulla riva destra della Dora si trovava la brigata di cavalleria Festenberg; essa aveva occupato, con due squadroni, Santhià sul Naviglio e, con due altri Cigliano; il resto si trovava davanti a Vercelli. Questi ultimi coprivano la grande strada verso Milano. L'avanguardia nemica si era, dopo la presa d'Ivrea, concentrata fra Banchette e Samone, aveva raggiunto Bollengo sulla riva destra della Dora, e aveva occupato leggermente Biella. Bonaparte e Berthier erano arrivati a Ivrea (abbiamo visto che Bonaparte vi arrivò solo la sera del 26). Essi erano dunque riusciti a raggiungere la pianura prima che gli austriaci avessero conosciuto la portata e lo scopo delle loro operazioni ed avessero potuto prendere una risoluzione contro tale impresa. Ma per dare plus d'air alle sue truppe, Bonaparte fece attaccare, presso Romano, il 26, alle 4 del mattino, il feldmaresciallo luogotenente Haddick. La divisione Boudet e due reggimenti di cavalleria furono dati a Lannes come rinforzi. Il picchetto austriaco, che si trovava davanti al ponte, lo ripassò all'avvicinarsi della colonna nemica. Subito i francesi cominciarono a spiegarsi in scaglioni ed accennarono a dare l'assalto al ponte. Haddick fece avanzare una batteria, e con un vivo fuoco di cannoni e di fucili tentò d'impedire il passaggio a viva forza del torrente, La 6a mezza brigata leggiera, sotto gli ordini del Generale Macon, giunse tuttavia sino al ponte. In quel momento, il maggiore Weis, del reggimento di Franz-Kinsky, fece passare al passo di corsa il ponte al suo battaglione. Il nemico fuggì, ma un mortale fuoco di fucili obbligò il Maggiore a tornare a riprendere la sua antica posizione sull'altra sponda della Chiusella. Il combattimento durava già da tre ore e tutti i tentativi rinnovati dai francesi per impadronirsi del ponte erano riusciti vani. Il Generale Macon prese allora la risoluzione di girano. Egli si precipitò pel primo nella Chiusella. Le sue truppe lo seguirono ed egli raggiunse l'altra riva. Lannes fece sostenere questo movimento girante da un attacco di fronte, e gli austriaci furono così obbligati ad abbandonare il ponte al nemico. In quel momento il Conte Palfy volle riconquistare il ponte colla cavalleria. Egli si mise alla testa dei quattro squadroni che si trovavano in prima linea, ma fu mortalmente ferito da una palla. Egli soccombette qualche ora dopo. Il feldmaresciallo luogotenente Haddick non poté fare alcun uso della sua cavalleria in quel terreno coperto di ceppaie e di cespugli. Egli diede in conseguenza l'ordine al Generale Pilati, che aveva preso il comando della cavalleria in surrogazione del Palfy, di prendere posizione sul terreno più favorevole di Montalenghe. Egli voleva, colla fanteria, disputare il terreno passo a passo ed assicurarsi, colla cavalleria, il passaggio dell'Orco presso Foglizzo. I francesi occuparono Romano e si avanzarono in varie colonne, delle quali quella sul grande stradale era la più forte. Questa era arrivata ad un quarto d'ora di cammino da Montalenghe allorché urtò contro il primo distaccamento di cavalleria austriaco composto di due squadroni di dragoni dell'Imperatore, sotto gli ordini del Maggiore Vescey. Quest'ultimo appena scoperto dal nemico fece suonare la carica e si precipitò sulla colonna che trovavasi sullo stradale. Il generale Pilati sostenne questo attacco. La cavalleria nemica s'affrettò ad accorrere, ma troppo tardi. La fanteria sullo stradale era già dispersa. Essa fuggì in parte nella montagna ed in parte verso Romano. Sostenuti da squadroni freschi, i dragoni austriaci raggiunsero essi pure Romano, ove il generale francese Malher con due mezze brigate era appena arrivato. Per non lasciare a queste ultime il tempo di spiegarsi, Pilati attaccò rapidamente ed uccise gran numero di nemici. Ma siccome il feldmaresciallo luogotenente Haddick non era più in condizioni di raggiungere le alture di Romano con la sua fanteria, si ritirò lentamente per lo stradale colla cavalleria e diede così il tempo alla sua fanteria di passare l'Orco a Foglizzo. I francesi non disturbarono questo movimento. Solo un distaccamento nemico che era stato inviato nella montagna si mostrò sul fianco. Il Generale de Briey, contro la posizione del quale, a San Martino, i francesi nulla avevano intrapreso, si ritirò su Agliè. Il feldmaresciallo luogotenente Haddick fece, in otto ore, traversare il torrente alle sue truppe su due ponti volanti, a Foglizzo. Egli mandò un battaglione per Chivasso fino a Casale, con missione di raccogliere tutte le barche sulla riva destra del Po e di occupare Casale e Verrua. Dietro l'Orco Haddick prese posizione fra S. Benigno e Bosconero. I dragoni di Lobkowitz occuparono Chivasso. Le perdite del feldmaresciallo luogotenente Haddick in questo combattimento furono, fra morti e feriti, di 348 uomini e 216 cavalli, ma quelle dei francesi raggiunsero circa 1700 uomini.»

Perdite[modifica | modifica wikitesto]

«La verità circa le perdite da una parte e dall'altra è difficile a stabilire; i francesi naturalmente dànno altre cifre.»

Da un verbale datato 28 maggio 1800 di quel Consiglio comunale da cui risulta che il Sindaco Antonio Garetto riferì

«avere la vittoriosa armata della Repubblica francese nuovamente occupato questo luogo e circonvicini, e chiese che “ per supplire alle incombenze che vengono ben soventi appoggiate da Sigg. Generali Comandanti massime per le provviste di generi di sussistenza all'Armata ”fossero nominati aggiunti alla pubblica amministrazione. Il Consiglio li nominò in numero di sette. Si presentò poi il signor “ Mochido panataro ” del luogo, il quale chiese che gli fossero pagate 4368 razioni di pane distribuite alle truppe fra i giorni 26-27-28 maggio, più rubbi 6, libbre 14 di pane fino somministrato ai signori Generali ed Ufficiali, per una complessiva somma di L. 617 e soldi 8 approvata dal Consiglio. Consiglio poi, “ informato della necessità che vengano provviste persone sufficienti a rinvenire li cadaveri dispersi per la campagna in dipendenza della sovra menzionata battaglia, e quelli interi-ai-e ad effetto d'impedire l'infezione dell'aria, ha perciò deputati li Sig. Sindaco Antonio Garetto per le regioni Gerbole, Genera e Fiorana, Consigliere Matteo Vassia per la regione di Soltocorte e Forneria, Consigliere Gio Batta Cignetti per la regione di Campagna verso Romano, autorizzando li Sigg Deputati a provvedersi di lavorieri che crederanno necessari a tale caritatevole ufficio a cui conferiscono l'opportuna autorità ”.»

«Il Generale Lannes rimase il 27 sul terreno del combattimento del giorno precedente ed il 28 occupò Chivasso. Il grosso dell'Armata francese fu diretto su Santhià e Vercelli, e quest'ultima città fu presa da Murat, mentre Ivrea veniva organizzata come base d'operazione.»

Operazioni militari[modifica | modifica wikitesto]

«“La Vie politique et militaire de Napoléon racontée par lui méme au Tribunal de César, d'Alexandre et de Frederic ”»

Fu detto che l'avanguardia fu spinta su Chivasso per far credere al nemico di voler occupare Torino, mentre invece, per assicurare l'esecuzione dei suoi progetti che tendevano a impadronirsi di tutte le comunicazioni degli austriaci, era indispensabile che Bonaparte manovrasse su Milano. “ C'était frapper un coup d'éclat ” che operasse insieme sull'opinione dei popoli d'Italia e spargesse il terrore nell'Armata nemica, nello stesso tempo che affrettava la riunione con 15.000 uomini che Moncey nel frattempo stava conducendo dall'Armata del Reno. “fe marchai donc d'Ivrée par Santhià, Vercei! et Novare, vers le Tessin ”, e l'avanguardia di Lannes diventata retroguardia mascherò il suo movimento, portandosi per Crescentino, Trino e Mortara, su Pavia.

«Il feld-maresciallo Haddick aveva creduto di avere sulle braccia non tutta l'Armata francese, ma una sola divisione incaricata di inquietare le forze austriache poste a custodia del Piemonte, e coi rinforzi ricevuti da Torino e le sapienti disposizioni prontamente adottate s'era Vantato di fiaccare l'invasore»

, ma la rotta della Chiusella lo aveva disingannato.

«Quanto al Melas, che la mossa di Lannes su Chivasso e la rivista passatavi da Bonaparte in persona il 28 maggio avevano per scopo di indurre e di confermare nel pensiero che lo sforzo francese mirasse a Torino, non durò certo a lungo in tale errore, perché. stando alla già citata Rivista militare austriaca, fin dal 28 le ricognizioni e lo spionaggio avevano già fatto conoscere al Quartier generale austriaco l'evacuazione del paese attorno ad Ivrea e la marcia dei francesi su Vercelli. La finta su Chivasso non ebbe quindi forse sugli eventi quell'influenza che Napoleone le diede a S. Elena.»

Ad opera del pittore Gautier presso il Museo di Versailles sono esposti due quadri che riproducono questa battaglia Il primo è quello intitolato: “ Combait du pont de la Chiusella, entre lvrée et Turin ” le informazioni riportate sulla guida di Versailles del 1837 quest'ultimo trovasi nell'ala nord, seconda galleria della storia di Francia dal 1796 al 1836. Il secondo quadro intitolato “ Passage de la Chiusella ” stando alle informazioni pervenuteci dalla guida del 1837 è opera dei pittori Alaux e H. Lecomte ed è esposto nel Museo di Versailles nella sala dedicata alla Battaglia di Marengo.

I Dipinti[modifica | modifica wikitesto]

Raffigura il ponte visto dal torrente, a valle. La testa del ponte verso Ivrea è occupata forse ancora dai cannoni austriaci dei quali si vede il fumo, mentre i due battaglioni della 6ª leggiera guadano il torrente a valle, facendo fuoco contro il nemico che dalla sponda destra li riceve a fucilate. Un ufficiale a cavallo in mezzo al torrente, forse il Generale Macon, sta alla testa del grosso. Le rive sono tutte popolate di alti pioppi, e nello sfondo campeggiano le montagne della Val Chiusella. Il lettore lo trova qui riprodotte. Esso raffigura il ponte visto da chi procede da Ivrea verso Strambino. Si vedono distintamente gli ultimi soldati francesi che guadano il fiume poco a valle del ponte e salgono la sponda opposta, oltre la quale, in fondo, si vedono le case, i campanili e la torre di Romano. Il ponte è già sgombro dai cannoni austriaci, il fuoco è finito ed il corpo francese è già quasi tutto schierato sulla sponda destra. Il Generale che, in primo piano, montando un cavallo bianco, dà ordini, è forse Lannes.

Il Generale Lannes[modifica | modifica wikitesto]

«Lannes balzato per atti d'eroismo, con inverosimile rapidità, dalle oscure file dei soldati al grado di generale, Lannes la cui carriera non fu che una sequela di successi, Lannes Duca di Montebello, l'amico dell'Imperatore al quale, solo fra tutti, aveva sempre conservato il diritto di far intendere la verità. Il 22 maggio del 1800, poco più che trentenne egli era a poca distanza da Ivrea, pieno di baldanza, d'avvenire, di sogni di gloria, e nove anni dopo, giorno per giorno, cadeva ferito a Esling e la sua morte, avvenuta il 31 di maggio, strappava le lagrime all'impassibile spettatore della fine di tanti eroi.»

Memorie di Pietro Ramella[modifica | modifica wikitesto]

Altro importante spunto è uno studio del Signor Pietro Ramella che in suo libro così racconta gli eventi:

L'avanguardia dell'Armée de Réserve, dopo la conquista dei forti e della città di Ivrea, si schiera oltre il Ponte Canavese (Ponte Vecchio), sulle colline; la Divisione Boudet si pone a controllo della strada per Vercelli. Gli Austro-Piemontesi, dopo la perdita cli Ivrea, si sono attestati a difesa della linea formata dal torrente Chiusellù, da Baldissero a Cerone Punto strategico è il ponte nei pressi del Chiusella, sulla strada che da Ivrea porta a Strambino ed a Romano, verso Torino. Qui a monte ed a valle del torrente in piena, avviene la battaglia del 26 maggio 1800. Sulle forze in campo possediamo dati indicativi: secondo il rapporto tratto dal giornale della campagna deIl'Armée de Réserve, gli Austro-Piemontesi hanno reggimenti di fanteria per circa 6.000 uomini e reggimenti di cavalleria forti di 4000 uomini I Francesi schierano la Divisione del generale Watrin (5.000 uomini), con l'appoggio della Divisione del generale Boudet e con reggimento di cavalleria (circa 1000 uomini). La battaglia si svolge presso il ponte, non essendo possibile guadare le alte acque del Chiusella con mezzi pesanti. Per contrastare il passaggio, gli Austro-Piemontesi posizionano quattro cannoni sul ponte, con alzo zero. L'armata francese, nonostante i ripetuti attacchi, non riesce a sfondare ed a passare il ponte; intere colonne di Francesi cadono nei quattro attacchi che sono portati avanti dalla sesta 6ª brigata leggera. Poi la 6a leggera, con il capo di brigata Macon, si getta a valle del ponte nell'acqua alta e nonostante il fuoco di mitraglia e di moschetteria, riesce ad attraversare il torrente. Poi in un punto guadabile segnalato da Giacomo Pavetti prima la 22a e la 40a, poi anche la 21° cacciatori e il 12 ussari superano il torrente e si gettano contro le formazioni nemiche, sui fianchi. La lotta è violenta; la cavalleria austriaca, forte di 4000 uomini, respinge i soldati francesi che hanno attraversato il Chiusella, ma questi fanno quadrato e con le baionette innestate fermano la carica. Tre attacchi Austro-Piemontesi sono respinti, mentre l'ungherese generale Palfy, comandante della cavalleria austriaca, viene ucciso. Alla morte del generale la cavalleria incomincia a sbandare e la sorte aiuta l'armata di Napoleone. L'esercito Austro-Piemontese ripiega su Romano dove, il 27 maggio, ci sarà un altro scontro, meno cruento, risolto con la vittoria dei Francesi. La battaglia del Chiusella provoca secondo i Francesi: 300 morti Austro-Piemontesi, la perdita di 300 cavalli e 60 prigionieri; 250 morti o feriti francesi (una seconda fonte francese indica le perdite di circa 400 uomini morti o feriti secondo gli Austriaci: 1700 morti o feriti francesi; 348 morti o feriti Austro-Piemontesi con la perdita di 216 cavalli). Il Consiglio Comunale di Strambino, riunito d'urgenza, per impedire l'infezione dell'aria” stabilisce che rappresentanti del Comune con alcuni lavoranti, vadano nelle regioni Gerbole, Gorera, Fiorana, Sottocoste, Forneria, Campagna (verso Romano) per ‘rinvenire li cadaveri dispersi per la campagna in dipendenza della sovramenzionata battaglia” e si provveda al seppellimento dei morti. Il 28 maggio 1800 Napoleone Bonaparte, sulla strada da Romano a Foglizzo, vede nell'avanguardia della sua armata, la brigata del romanese Giacomo Pavetti, e così la interpella: “Voici la brave 22a, qui a passè la première la Chiusella. Bien Travaillé. Lannes est fier de vous”. E poi loda la 40ª brigata: “On ne peut pas mieux former le carré ni tirer plus justement que vous ne l'avez fait devant Romano. Vous etes dignes de vos frères d'Arcole” La vittoria della battaglia sul Chiusella faciliterà la conquista di Torino, la capitale. Oltre alla documentazione sulla battaglia di fonte francese, è interessante portare la testimonianza raccolta da Antonino Bertolotti prima del 1869 da un uomo di Romano, il cui padre prese parte a quella giornata di guerra e di morte: “Mio padre buon'anima raccontava sempre che il generale francese Lannes ebbe ordine da Bonaparte di cacciare gli Austriaci da Romano e dintorni, ove si erano accampati in numero di 12000. Lannes ben presto arrivò sulle sponde del Chiusella e il 26 maggio 1800, allo spuntar dell'alba, incominciò l'assalto. Gli Austriaci misero quattro cannoni sul ponte del Chiusella e fulminarono senza riposo a scaglia ed ai fianchi il varco, che per essere ristretto e lungo diventava insuperabile. Intere colonne di Francesi cadevano giù, come le foglie in novembre, quando soffia rovaio; alcuni valorosi per quattro volte tentarono di superare il passo, e sarebbe stato coraggio sprecato se non fosse venuto in loro aiuto un nostro compaesano. Coi Francesi stava il sig. Pavetti di Romano, il quale più di qualunque francese poteva conoscere il Chiusella, per esser poco lungi dal suo villaggio nativo; egli mostrò ove il torrente in piena poteva guadarsi. Allora un distaccamento di Francesi attraversò il ponte a passo di carica, mentre un altro si gettò nell'acqua in mezzo al grandinare delle palle e di mitraglia. Il combattimento durò sette ore: i morti non si vedevano, perché il Chiusella si era incaricato di portarli via. 1 Tedeschi ebbero la prima linea in piena rotta; la seconda, composta dai reggimenti di Kinschi e del Bannato caricò, arrestando la 6a leggera francese; ma la 22a di battaglia, unta in colonna serrata dal generale Gensy, si precipitò contro gli Austriaci. Questi trovandosi bersagliati a destra aspramente, per opera del Pavetti, che aveva operato inferiormente al ponte di guado, disperdendo la cavalleria Austriaca con morte del suo comandante Palfy, cominciarono a piegare e furono vigorosamente impegnati dal 12° regg. Ussari e dal 21° Cacciatori. Invano la cavalleria Austriaca, composta da 4000 uomini, attaccò, imperciocché le 40a e 22a mezze brigate Francesi, ordinatesi in quadrato, sostennero con fermezza la carica a baionetta in canna: tre attacchi furori successivamente respinti con un sangue freddo eccezionale. Il generale Palfy ungherese, comandante la cavalleria Austriaca ed il cav. Augusto De Geneis luogotenente nel Reggimento Savoja, restarono uccisi con vari altri ufficiali; e fra i feriti vi furono il capitano cav. De Thoire e il sottotenente Monet: in tutto i vinti ebbero una perdita di 500 uomini e 300 cavalli. Ai Francesi costò ben più cara la vittoria, poiché pare che abbiano avuto 2000 uomini tra morti e feriti; fra gli ultimi fu il cittadino Larret capo di battaglione della 6ª Leggeri ed il cittadino Dumont capo di battaglione della 12ª linea. Uno dei battaglioni, che più aveva contrastato il passo del Chiusella, era composto di Piemontesi, fra cui era Vittorio Amedeo La Tour, fratello del maresciallo che acquistò poi il castello d'Orio; esso fu quasi interamente distrutto, ed il valoroso Sallier de La Tour rimase ucciso. Tanto questi, quanto il suddetto De Geneis furono seppelliti nel campo santo di S. Pietro di Romano; del La Tour è ancora in parte visibile l'iscrizione funeraria nel muro a notte della chiesa. Gli Austriaci, tagliando tutti i ponti e bruciando le barche sull'Orco, seguivano a ritirarsi dopo aver fatto qualche resistenza sotto Romano ed a Montalenghe e per ultimo giunsero inseguiti fino alle Villate, ripararsi in Torino. I coscritti francesi nella battaglia del Chiusella al primo rombo di obizzo abbassarono il capo, incerti e quasi paurosi, e avrebbero voltato le spalle se i veterani dietro non li avessero contenuti. Alla dimani del terribile combattimento dicevano al generale Watrin: “Generale, non dobbiamo più essere chiamati coscritti: noi abbiamo conosciuto cosa è la guerra e vagliamo tre volte di più”. Infatti fu una battaglia degna di veterani e se non era del nostro Pavetti che mostrò al generale Francese a sinistra del monte esservi un passo guadoso, poi quale si offrì di condurre egli stesso la fazione, avrebbero dovuto andarsene scornati con immense perdite. Questa battaglia i Francesi fecero dipingere; ed almeno è certo che nel loro museo storico di Versailles, nelle sale delle battaglie, si conserva un quadro che rappresenta il contrastato ponte minutamente e con precisione”.

Memorie del Carandini[modifica | modifica wikitesto]

Nel famoso testo "La vecchia Ivrea" così è narrato l'evento: L'avanguardia occupando Ivrea si era disposta oltre il ponte Canavese, sulle alture, colla destra a Fiorano e la sinistra sulla Dora, mentre la divisione Boudet si era disposta sulla strada di Vercelli. (V. De Cugnac, voi, I, p. 498). Il giorno stesso 26 maggio in cui, sulla sera, Bonaparte era giunto a Ivrea, Lannes aveva dato battaglia agli austro-sardi, al ponte sulla Chiusella, lungo lo stradale fra Ivrea e Strambino. Su questo combattimento riporterò o riassumerò il più brevemente possibile alcuni fra gli interessanti documenti che trovansi fra le pagine 3 e 48 del II vol, del De Cugnac. Il Primo Console, che il mattino del 25 giugno era ancora ad Aosta, aveva, come già dicemmo, dato ordine di prendere l'offensiva al sud d'Ivrea. Nella sua lettera 25 maggio al Generale Berthier (v. De Cugnac, voi. Il, p. 6) egli scriveva: Le général Lannes aura probablement attaqué l'ennemi ce matin, l'aura battu ou obligé à se replier au delà de Chivasso. S'il ne l'a pas fait, ordonnez qu'il le fasse demain. L'ennemi ne peut pas avoir plus de 7 à 8.000 hommes. C'est le seul moyen, d'ailleurs, d'avoir des nouvelles précises du général Turreau et de donner le change à l'ennemi ”. In esecuzione di questi ordini, dalla divisione Watrin fu combattuta il giorno 26 la battaglia del ponte sulla Chiusella.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Documentazione e citazioni per cortesia del Generale De Cugnac e degli editori Sig. Marc Imhaus e René Chapelot che gentilmente hanno permesso la riproduzione dei testi originali.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carandini, La vecchia Ivrea
  • V. De Cugnac, voi, I
  • Memorie di Pietro Ramella
  • Österreichische militairische Zeitschrift, t. 26, pp. 187-490.