Moschea di Khalid ibn al-Walid

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Moschea di Khalid ibn al-Walid
StatoBandiera della Siria Siria
GovernatoratoHoms
LocalitàHoms
Coordinate34°44′12.41″N 36°42′56.12″E / 34.736781°N 36.715589°E34.736781; 36.715589
Religionemusulmana sunnita
TitolareKhalid ibn al-Walid
ArchitettoAbdallah Ulsun
Stile architettonicoArchitettura ottomana
Inizio costruzioneVII secolo

La Moschea di Khalid ibn al-Walid (in arabo مَسْجِد خَالِد ٱبْن ٱلْوَلِيد?, Masjid Ḵālid ibn al-Walīd) si trova in Siria, a Homs, sita in un parco lungo Hama Street in ash-Shuhada Square. Essa è dedicata a Khalid ibn al-Walid, un comandante militare arabo che guidò la conquista islamica della Siria nel settimo secolo, a seguito della decisiva battaglia dello Yarmuk, che pose fine al dominio bizantino in Siria.

Questo mausoleo coperto da una cupola si trova in un angolo della sala di preghiera e servì come centro di pellegrinaggi. Due alti minareti, con strette gallerie costruite con file alternate orizzontali di pietra bianca e nera, si trovano agli angoli nordovest e nordest e riflettono lo stile dellꞌarchitettura islamica tradizionale del Levante.

Ubicazione[modifica | modifica wikitesto]

La corte della moschea che riflette lo stile architettonico di Mamluk

La moschea si trova nel distretto di Khaldiya di Homs,[1] la terza città per dimensioni della Siria, in un parco lungo Hama Street circa 500 metri a nord di Shoukri al-Quwatli Street (Homs), 400 metri a sudovest dellꞌOspedale Nazionale e a 300 metri dal souk a ash-Shouhada Square.[2][3][4]

Fondamenti

Il Sultanato mamelucco de Il Cairo, in pietra lavorata in stile ablaq si trova nella corte. Il vecchio cimitero, che allo stesso tempo circondava la moschea, è stato spostato e al suo posto è stato realizzato un ampio giardino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Si presume che una piccola moschea fosse stata costruita adiacente al mausoleo di Khalid ibn al-Walid nel 7º secolo.[5] Lꞌattuale cappella che contiene la tomba di Khalid data dallꞌ 11º secolo,[6] ed è considerata un "significativo centro di pellegrinaggio."[7]

Numerose fonti rivelano che la moschea di Khalid ibn al-Walid era in origine costruita intorno al mausoleo di Khalid durante il regno del sultano mamelucco al-Ashraf Khalil nel 1265.[8][9][10]

Il fabbricato fu successivamente restaurato durante il regno del sultano mamelucco al-Ashraf Khalil nel 1291.[8] Secondo la tradizione locale, quando Tamerlano invase la Siria allꞌinizio del 15º secolo, risparmiò Homs dalla distruzione poiché in essa vi erano la moschea e il mausoleo di Khalid ibn al-Walid, che egli teneva in grande riguardo alla luce del ruolo avuto da Ibn al-Walid's come compagno del profeta Islamico Maometto e comandante dellꞌesercito arabo musulmano che conquistò la città di Damasco e la Siria bizantina.[8]

Attraverso i secoli 17º e 18º, durante il dominio ottomano, la famiglia Dandan, il più eminente clan della tribù araba Bani Khalid, tenne banco nelle quote di introiti sul mausoleo e la moschea. I Bani Khalid sostenevano di discendere da Ibn al-Walid e le tribù collegate che parteciparono alla conquista della Siria sotto il suo comando. Comunque, la loro pretesa ascendenza era già stata previamente confutata dallo storico della era mammelucca al-Qalqashandi.[11]

Lꞌattuale moschea fu eretta allꞌinizio del XX secolo,[8][12] sebbene alcune fonti sostengono che essa dati dal tardo 19º secolo.[13][14] Nazim Hussein Pasha, lꞌottomano governatore della Siria tra il 1895 e il 1909, durante il regno del sultano Abd al-Hamid II,[8][14] ordinò la demolizione della moschea dellꞌera mamelucca per restaurarla.[8] La restaurazione fu completata nel 1912,[8][9] dopo la fine del governatorato di Hussein Pasha. Quindi, lꞌattuale moschea Khalid ibn al-Walid è di relativamente recente costruzione ed è nota per il suo stile architettonico ottomano.[8][9][12][14] Secondo lo storico David Nicolle, la costruzione della moschea da parte del governo ottomano fu un tentativo di mantenere la fedeltà dei crescenti in numero abitanti arabi della Siria. In anni successivi Khalid fu ritenuto un eroe e il simbolo del nazionalismo arabo.[13]

Era moderna[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2007, le attività nella moschea furono organizzate dagli sceicchi Haytham al-Sa'id e Ahmad Mithqan.[15] Furono emessi francobolli con la rappresentazione della moschea con numerose denominazioni.

La moschea Khalid ibn al-Walid è stata un simbolo dei ribelli antigovernativi durante la Guerra civile siriana.[1] Secondo il The New York Times, le forze di sicurezza siriane uccisero 10 dimostranti che partecipavano alla processione di un funerale mentre lasciavano la moschea il 18 luglio 2011.[16] La moschea, che il governo siriano ritenne che fosse stata trasformata dai ribelli in un "deposito di armi e munizioni", fu abbandonata dai ribelli il 27 luglio 2013.[17] Bombardamenti da parte delle forze governative danneggiarono la tomba di Khalid allꞌinterno della moschea. A seguito della sua conquista da parte dellꞌesercito siriano, mezzi di comunicazione ufficiali mostrarono i pesanti danni allꞌinterno della moschea, comprese alcune parti bruciate, e la porta della tomba distrutta. Essa fu riaperta dal leader ceceno Ramzan Kadyrov che riparò la moschea.[18]

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

La moschea è in stile ottomano: essa contiene un vasto cortile e i "muri sono decorati con bande orizzontali alternantesi in pietra nera e bianca", i.e., Ablaq.[3][12] Essa si distingue per i suoi due alti muri, i minareti in pietra bianca, che hanno strette gallerie costruite in pietre bianche e nere, disposte in righe orizzontali alternate.[19] Situate agli angoli nordovest e nordest del fabbricato,[20] essi riflettono uno stile di tradizionale architettura islamica del Levante. I minareti e le cornici delle finestre sono fatte di white calcare bianco. La cupola centrale del fabbricato è metallica di colore argenteo[21] e riflette la luce solare.[2][8] Essa è sostenuta da quattro colonne massicce, erette nel Sultanato mamelucco de Il Cairo. In aggiunta alla grande cupola centrale, ve ne sono altre nove piccole.

Unꞌampia sala di preghiera costituisce gran parte dellꞌinterno. I muri sono fatti di pietra basaltica, un tipo di materiale molto facilmente reperibile a Homs. Il mausoleo di Khalid ibn al-Walid è in un angolo.[3][12][22] La tomba di Khalid contiene una cupola adorna e interni che illustrano le più di 50 battaglie da lui vinte.[14][23][24] Suo figlio è sepolto accanto a lui. Un sarcofago in legno inciso con iscrizioni cufiche citanti il Corano[25] è stato posto sulla tomba di Khalid. Durante il restauro, il sarcofago è stato spostato nel Museo Nazionale di Damasco.[8]

Un angolo della moschea comprende anche un piccolo sarcofago coperto in stoffa verde, che si ritiene sia la tomba di Ubayd Allah ibn Umar.[26]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Albert Aji e Bassem Mroue, Khalid Ibn Al-Walid Mosque In Homs' Khaldiyeh District, Huffington Post, 27 luglio 2013. URL consultato il 16 settembre 2013.
  2. ^ a b Skinner, 2004,  p. 153.
  3. ^ a b c Lonely Planet review for Khaled ibn al-Walid Mosque, su lonelyplanet.com, Lonely Planet. URL consultato l'8 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2013).
  4. ^ Beattie, 2001,  p.53.
  5. ^ Mosquée de Khalid Ibn al-Walid et ses environs, su aly-abbara.com, Aly Abbara. URL consultato il 9 ottobre 2012.
  6. ^ Hillenbrand, 2000,  p. xxvi.
  7. ^ Aldosari, 2007, p. 269.
  8. ^ a b c d e f g h i j Homs, su homsonline.com, Homsonline. URL consultato l'8 ottobre 2012.
  9. ^ a b c Aldosari, 2007, p. 264
  10. ^ The realm of Zenobia, su weekly.ahram.org.eg, Al-Ahram Weekly, 2002. URL consultato l'8 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2012).
  11. ^ Douwes, 2000, p. 36.
  12. ^ a b c d Mannheim, 2001, p. 205.
  13. ^ a b Mikaberidze, 2011, p.473.
  14. ^ a b c d Homs, Hums, Emesa, su archnet.org, ArchNet Digital Library. URL consultato l'8 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2013).
  15. ^ Rougier, 2007, p. 258
  16. ^ At Funerals for Protesters, More Syrians Are Fatally Shot, in New York Times, 18 luglio 2011. URL consultato l'8 settembre 2012.
  17. ^ (FR) Syrie: l'armée en voie de contrôler totalement Homs, su lefigaro.fr, Le Figaro, 30 luglio 2013. URL consultato il 30 luglio 2013.
  18. ^ - YouTube, su m.youtube.com (archiviato il 15 dicembre 2021).
  19. ^ Nomes, Syria, su atlastours.net, Atlas Tours. URL consultato l'8 ottobre 2012.
  20. ^ Akram, 2006, p. 480
  21. ^ Ham, 2009, p. 484
  22. ^ Akram, 2004, p. 501
  23. ^ Akram, 2004, p. 494
  24. ^ Jess, 2010, p. 121.
  25. ^ Car Hillenbrand, The Crusades: Islamic Perspectives, Psychology Press, 23 agosto 2000, ISBN 978-0-415-92914-1. URL consultato il 9 ottobre 2012.
  26. ^ Maqam Ubayd Allah ibn Umar, su Madain Project. URL consultato il 30 gennaio 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

(in lingua inglese salvo diverso avviso.)

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