Melchiorre Gioia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Melchiorre Gioia

Melchiorre Gioia (Piacenza, 20 settembre 1767Milano, 2 gennaio 1829) è stato un economista, politico e intellettuale italiano.

Biografia

Dopo gli studi nel Collegio Alberoni veste l'abito talare, mantenendo tuttavia un orientamento di pensiero tutt'altro che ortodosso tanto in filosofia, per l'influenza dell'utilitarismo di Jeremy Bentham, dell'empirismo di John Locke e del sensismo di Étienne Bonnot de Condillac, quanto in teologia per l'influenza del pensiero di Giansenio.

Il suo interesse si rivolge ben presto anche alle questioni politiche: nel 1796 vince il concorso bandito dalla Società di Pubblica Istruzione di Milano sul tema "Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità d’Italia", con una dissertazione in cui sostiene la tesi di un'Italia libera, repubblicana, retta da istituzioni democratiche, indivisibile per i suoi vincoli geografici, linguistici, storici e culturali.

La notizia del premio ricevuto gli giunge però in carcere: nel frattempo Gioia è stato infatti arrestato per aver celebrato a scopo di lucro più di una messa al giorno, anche se sono in realtà le sue idee politiche giacobine a renderlo inviso all’autorità. Gioia viene scarcerato nello stesso anno 1797 grazie alle pressioni di Napoleone Bonaparte, e ripara a Milano. Il Trattato di Campoformio, con la cessione di Venezia all’Austria da parte della Francia in cambio del riconoscimento austriaco della Repubblica Cisalpina, lo spinge però ben presto a diventare oppositore della Francia stessa.

Dopo aver rinunciato al sacerdozio, si impegna nella professione giornalistica fondando diverse testate, ("Il Monitore Italiano" con Ugo Foscolo, "Il Censore", "La Gazzetta nazionale della Cisalpina", "Il Giornale filosofico politico"), stroncate una dopo l’altra dalla rigida censura austriaca per le posizioni sempre più apertamente patriottiche che Gioia stesso ed i suoi collaboratori vi sostengono. È dalle colonne del "Giornale Filosofico Politico" che nel 1799 scrive una lettera aperta al duca Ferdinando d'Asburgo-Este, in cui denuncia i danni patiti in carcere nel 1796; nello stesso anno però Napoleone Bonaparte viene sconfitto dalle truppe austriache nella Battaglia di Novi Ligure e Melchiorre Gioia viene arrestato nuovamente dagli austriaci, per essere scarcerato quattordici mesi dopo, in seguito alla vittoria francese nella Battaglia di Marengo.

Nel 1801 Gioia viene nominato storiografo della Repubblica Cisalpina: l'anno successivo pubblica il trattato "Sul commercio de' commestibili e caro prezzo del vitto" , ispirato dai tumulti per il rincaro del pane, e "Il Nuovo Galateo". Nel 1803 viene rimosso dalla carica per le polemiche seguite alla pubblicazione e alla difesa del suo trattato "Teoria civile e penale del divorzio, ossia necessità, cause, nuova maniera d'organizzarla". L’apprezzamento per i suoi solidi e realistici studi di economia e di statistica, ai quali sono prevalentemente rivolti il suo interesse e la sua attività, gli valgono però la nomina alla direzione dell’ufficio di statistica: in questa veste inizia una febbrile attività fatta di studi corredati da tabelle, quadri sinottici, raffronti demografici, causa di nuove ed accese polemiche e della rimozione dall’incarico.

Crollato il dominio napoleonico nel 1814, negli anni della Restaurazione Gioia produce le sue opere maggiori: il "Nuovo prospetto delle scienze economiche" (1815 - 1819), il trattato "Del Merito e delle Ricompense" (1818 - 1819), "Sulle manifatture nazionali" (1819), "L’ideologia" (1822): gli ultimi tre libri vengono messi all’indice e il suo fecondo lavoro è interrotto da un nuovo arresto, dal dicembre 1820 al luglio 1821, con Pietro Maroncelli e Silvio Pellico, per aver cospirato contro l’Austria partecipando alla setta carbonara dei "Federati".

Dopo quest’ultima peripezia, nonostante i sospetti da parte del governo austriaco, Gioia ha finalmente davanti a sé qualche anno di serenità e compone la sua ultima opera, "La filosofia della statistica" (1826). Muore a Milano nel 1829, trovando sepoltura nel Cimitero della Mojazza, fuori Porta Comasina.

Il "Nuovo Galateo"

Testo fondamentale nella storia dei Galatei, il "Nuovo Galateo" di Gioia fu scritto per contribuire alla civilizzazione del popolo della Repubblica Cisalpina.Il testo conosce ben tre edizioni. La prima del 1802 si sofferma in particolar modo sulla definizione laica di "pulitezza" intesa come ramo della civilizzazione, arte di modellare la persona e le azioni, i sentimenti, i discorsi in modo da rendere gli altri contenti di noi e di loro stessi. È divisa in tre parti: "Pulitezza dell'uomo privato", "Pulitezza dell'uomo cittadino", "Pulitezza dell'uomo di mondo". Nella seconda edizione del 1820, Gioia ridimensiona il concetto di "pulitezza" come l'arte di modellare la persona, le azioni, i sentimenti, i discorsi in modo da procurarsi l'altrui stima ed affezione. La vecchia ripartizione fu sostituita da: "Pulitezza Generale", "Pulitezza Particolare", "Pulitezza Speciale". La terza edizione risale al 1822 dove Gioia, a differenza dell'edizioni precedenti, enfatizza l'importanza del concetto di ragione sociale, considerato dall'autore il fondamento etico del galateo che avrebbe portato felicità e pace sociale mediante le buone maniere.

Le critiche di Antonio Rosmini

La pretesa di Melchiorre Gioia di proporre un nuovo codice morale, fondato su principi palesemente opportunistici, e la disinvoltura con cui Gioia richiedeva, abitualmente, sussidi e regali dai titolari del potere politico per elogiarne, nelle proprie pubblicazioni periodiche, le benemerenze, indussero il più severo censore dei costumi italiani del suo tempo, l'abate Antonio Rosmini, a dichiararlo pubblicamente un "ciarlatano". [1]

Note

  1. ^ Antonio Saltini, Maria Teresa Salomoni, Stefano Rossi, Via Emilia. Percorsi inusuali fra i comuni dell'antica strada consolare , Il Sole 24 ore - Edagricole, Bologna 2003, pag. 224

Bibliografia

  • Piero Barucci, Il pensiero economico di Melchiorre Gioia, Milano, Giuffre, 1965 (Biblioteca della rivista Economia e storia; 15)
  • Manlio Paganella, Alle origini dell'unità d'Italia: il progetto politico-costituzionale di Melchiorre Gioia, Milano, Ares, 1999 (Faretra; 25)
  • Luisa Tasca, "Galatei. Buone maniere e cultura borghese nell'Italia dell'Ottocento",Firenze, Le Lettere, 2004

Altri progetti

Voci correlate

Collegamenti esterni