Isole Lofoten

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Isole Lofoten
Il villaggio di Reine, nelle Lofoten, visto dalla cima del Reinebringen.
Geografia fisica
LocalizzazioneMar di Norvegia
Coordinate68°14′00″N 14°34′00″E / 68.233333°N 14.566667°E68.233333; 14.566667
Superficie1227 km²
Isole principaliAustvågøy, Gimsøya, Vestvågøy, Flakstadøya, Moskenesøya
Altitudine massima1161 m s.l.m.
Geografia politica
StatoBandiera della Norvegia Norvegia
RegioneNord-Norge
ConteaNordland
DistrettoLofoten
Demografia
Abitanti24000
Cartografia
Localizzazione delle isole Lofoten.
Mappa di localizzazione: Norvegia
Isole Lofoten
Isole Lofoten
voci di isole della Norvegia presenti su Wikipedia

Le isole Lofoten (pronuncia in lingua norvegese: [ˈlùːfuːtn̩]), in italiano anche Lofoti (AFI: /loˈfɔti/),[1][2] sono un arcipelago della Norvegia che si estende a nord-ovest tra le contee di Nordland e Troms. Hanno una superficie complessiva di 1227 km² e contano oltre 24000 abitanti.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Lofoten (in lingua norrena: Lófót) significa "piede di lince" ed è pertanto un nome singolare. È composto da ("lince") e fótr ("piede"). Originariamente il toponimo Lófót era assegnato all'isola Vestvågøya.

Geografia e clima[modifica | modifica wikitesto]

Le Lofoten sono divise in aree paragonabili a comuni: Vågan, Vestvågøy, Flakstad, Moskenes, Værøy e Røst, situate nelle isole più grandi (Austvågøy, Gimsøya, Vestvågøy, Flakstadøya, Moskenesøya). Costituiscono uno dei distretti tradizionali della Norvegia. Le città più popolate sono Leknes e Svolvær.

Il territorio è caratterizzato da montagne. Il monte più alto è il Higravstinden, 1161 m s.l.m., le cui lisce pareti cadono sul mare quasi verticalmente e attraggono molti turisti per la loro particolare bellezza.

La costruzione della E10 e di una serie di tunnel e ponti stradali ha permesso di congiungere direttamente tutte le principali isole dell'arcipelago, rendendole più accessibili anche agli autoveicoli.

Le Lofoten si trovano a circa 200 km dal circolo polare artico. Nonostante ciò, il clima è caratterizzato da temperature piuttosto miti, principalmente grazie alla corrente del Golfo. La temperatura minima registrata nel 2009 è stata di −13,1 °C (il 7 febbraio), la massima di 26,6 °C (il 3 agosto). Le medie mensili più basse nel 2009 sono state registrate a dicembre (−0,8 °C) e febbraio (−2 °C).

Data la latitudine, le Lofoten sono interessate dal fenomeno del sole di mezzanotte e considerate un ottimo punto di osservazione delle aurore boreali.

Geologia[modifica | modifica wikitesto]

Le Lofoten sono geologicamente un horst, cioè un rialzamento tettonico del substrato.[3] Le rocce dell'arcipelago appartengono alla vasta Western Gneiss Region della Norvegia.[4] La forma di alcuni altorilievi e l'irregolarità delle superfici delle isole sono stati attribuiti agli effetti erosivi avvenuti nel corso del Mesozoico, come evidenziato dalla caolinite trovata in alcuni luoghi.[5]

A nord-ovest l'arcipelago è delimitato da una faglia che si sviluppa nel senso nord-est/sud-ovest. È una faglia diretta, la cui scarpata è stata erosa per formare le strandflat, le protuberanze rocciose che tendono ad appiattirsi con l'entrata nel mare.[6]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Svolvær è la città più antica del circolo polare artico. Anche se la sua struttura centrale nasce all'epoca dei Vichinghi, si trovano reperti archeologici risalenti a molto prima, circa al 3000-4000 a.C. Sono state rinvenute tracce di attività agricola dell'età del ferro e resti di insediamenti umani databili al 250 a.C.[7] Il primo insediamento storicamente noto nella Norvegia settentrionale è il villaggio di Vågan (in lingua norrena: Vágar), che esisteva già all'epoca dei Vichinghi ed era situato sulla costa meridionale delle Lofoten orientali, vicino all'odierno villaggio di Kabelvåg, nel comune di Vågan. Il Museo vichingo delle Lofoten, dove si può ammirare la ricostruzione di una casa lunga (83 m, la più lunga conosciuta), è situato a Borg sull'isola Vestvågøy. Accoglie ritrovamenti e oggetti risalenti all'età del ferro e ai Vichinghi.[8]

Nel 1432 vi giunse, spinto da una tempesta, il veneziano Pietro Querini (questo fatto è testimoniato da un monumento), il quale portò nel continente notizie sulla fauna e la flora dell'arcipelago, oltre che sulla pratica locale dell'essiccazione del merluzzo (stoccafisso), che avrebbe poi avuto grande fortuna in Italia, in particolare nelle aree venete da cui proveniva Querini: la maggior parte dello stoccafisso prodotto nelle isole Lofoten viene infatti esportato proprio in Italia. Agli inizi del 1900 si tentò di introdurre sull'isola una piccola popolazione di pinguini reali, ma il tentativo fallì e i pinguini scomparvero, probabilmente uccisi dalle popolazioni locali.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Il turismo è molto sviluppato: in inverno le condizioni meteorologiche non permettono una visita accurata, ma è comunque possibile sciare e ammirare l'aurora boreale; in estate si può assistere al fenomeno del sole di mezzanotte.

Sono state sviluppate significative attività museali (il grande museo vichingo di Borg, il museo di storia militare e l'esposizione di sculture di ghiaccio di Svolvær), attività escursionistiche marittime e terrestri, un'intensa attività di scalate montane, per le quali le montagne delle isole (il "Lofoten Wall") sono celebri.

La popolazione comunque vive principalmente ancora di pesca del merluzzo, che tra l'altro è anche il principale alimento locale. Sull'isola di Å c'è un museo dedicato allo stoccafisso. Il merluzzo pescato nell'arcipelago è considerato uno dei migliori della Norvegia; l'Italia importa circa l'80% dei merluzzi pescati nelle isole Lofoten e circa il 40% di quelli pescati in tutta la Norvegia.

Il comune di Røst, sito su una piccola isola nella parte sud dell'arcipelago, dal 2001 è gemellato con il comune italiano di Sandrigo (VI), con cui intrattiene rapporti non solo diplomatici ma anche culinari: lo stoccafisso delle Lofoten viene importato nel centro vicentino in occasione della "Festa del baccalà", durante la quale viene proposto il piatto tipico del baccalà alla vicentina.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luciano Canepari, Lofoti, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
  2. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Lofoti", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  3. ^ (EN) Steffen G. Bergh, Kristian H. Liland, Geoffred D. Corner, Tormod Henningsen e Petter A. Lundekvam, Fault-controlled asymmetric landscapes and low-relief surfaces on Vestvågøya, Lofoten, North Norway: inherited Mesozoic rift-margin structures?, in Norwegian Journal of Geology, vol. 98, n. 4, 2018, DOI:10.17850/njg98-3-06. URL consultato il 29 gennaio 2019.
  4. ^ (EN) Mark G. Steltenpohl, Willis E. Hames e Arild Andresen, The Silurian to Permian history of a metamorphic core complex in Lofoten, northern Scandinavian Caledonides, in Tectonics, vol. 23, n. 1, 2004, pp. n/a, DOI:10.1029/2003TC001522.
  5. ^ (EN) K. Lidmar-Bergström e J. O. Näslund, Landforms and uplift in Scandinavia, in A.G. Doré, Cartwright, Stoker, Turner e White (a cura di), Exhumation of the North Atlantic Margin: Timing, Mechanisms and Implications for Petroleum Exploration, Geological Society, London, Special Publications, n. 196, The Geological Society of London, 2002, pp. 103-116.
  6. ^ (EN) P. T. Osmundsen, T. F. Redfield, B. H. W. Hendriks, S. Bergh, J.-A. Hansen, I.H.C. Henderson, J. Dehls, T. R. Lauknes, Y. Larsen, E. Anda e B. Davidsen, Fault-controlled alpine topography in Norway, in Journal of the Geological Society, London, vol. 167, 2010, pp. 83–98, DOI:10.1144/0016-76492009-019.
  7. ^ (EN) Robert M. D'Anjou, Raymond S. Bradley, Nicholas L. Balascio e David B. Finkelstein, Climate impacts on human settlement and agricultural activities in northern Norway revealed through sediment biogeochemistry, in PNAS, vol. 109, n. 50, 2012, pp. 20332–20337, Bibcode:2012PNAS..10920332D, DOI:10.1073/pnas.1212730109, PMC 3528558, PMID 23185025.
  8. ^ (EN) Norway - Vestvågøy - Vendalsjord, su www.travels-in-time.net. URL consultato il 7 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2021).

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