La neve nel bicchiere (romanzo)

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La neve nel bicchiere
AutoreNerino Rossi
1ª ed. originale1977
Genereromanzo
Sottogenerestorico e a sfondo sociale
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneRomagna (luoghi vari), dal 1907 al 1945

La neve nel bicchiere è il primo romanzo di Nerino Rossi. Opera a sfondo storico e sociale, il libro è stato trasposto nell'omonimo film per la televisione diretto da Florestano Vancini[1].

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Venanzio, mezzadro dell'arciprete don Angelo e capo di una numerosa famiglia, è animato da una forte passione politica. Si confronta con il sindacalista Priamo, ma anche con don Angelo, persona sensibile alle necessità dei più poveri e sfruttati. Mentre Priamo ad ogni istante dichiara che ci sarà la rivoluzione, don Angelo è convinto che per arrivare a una buona riuscita ci vogliano istruzione e lo spazio di tre generazioni. In tal modo si susseguono gli eventi: dai violenti scioperi del 1907 (in cui si vedono emergere futuri capi politici come Pietro Nenni e Benito Mussolini, alla Guerra italo-turca; da un tentativo di proclamazione della Repubblica nelle terre di Romagna[2], al lungo calvario della prima guerra mondiale.

Alla fine del conflitto sembra che i presupposti per la grande rivoluzione operaia siano ormai maturi[3]. Perciò è con grande timore che si assiste all'ascesa del fascismo. Sfumata la possibilità di migliorare la condizione contadina attraverso la politica, Venanzio si avvicina progressivamente alla città (Bologna), mentre i suoi figli maggiori, Giovanni e Giuseppe (detto Geppe), avendo costituito le loro famiglie, progressivamente si allontanano dal padre per raggiungere i loro traguardi. Quando nasce l'unico figlio di Geppe, il narratore, ci sono le condizioni per consentirgli studi liceali che il ragazzo, nato nel 1925, terminerà mentre già è in corso la seconda guerra mondiale.

Ma la tempra di famiglia non è scomparsa: il liceale ascolta insieme ai compagni e a un professore l'annuncio per radio della caduta e dell'arresto di Mussolini. Quel che segue è una pioggia di bombardamenti sulla città e l'occupazione dei tedeschi, in appoggio ai fascisti che sono molto abili nei rastrellamenti. E questa sorte tocca al narratore, già in contatto con le forze partigiane. Lo aspetta l'internamento in Germania, ma un caso fortuito impedisce al treno di partire e quindi, con gli altri caduti prigionieri, è assegnato alle riparazioni della ferrovia. Un partigiano, Eolo, riesce ad organizzare un sabotaggio e la squadra allenta i bulloni avvitati durante il giorno, per contrastare un treno pieno di munizioni, poi scappano con il camion tedesco, e raggiungono la montagna.

Nel modenese, dove va il protagonista, la lotta è ancora più aspra, per la determinazione dei fascisti di compiere vendette personali o meno. Ma ormai la liberazione è vicina e il giorno tanto atteso, il giovane partigiano corre a ritrovare i suoi familiari, che si erano separati per sicurezza. Il nonno "Bovarino" è stato trovato morto, ma genitori e parenti vari si possono riabbracciare. Il ragazzo, di fronte allo stupore della nonna Mariena che non si aspettava di rivederlo, dichiara che a salvarlo è stata la neve nel bicchiere, ossia la parola d'ordine che egli aveva coniato per i compagni di provenienza contadina, come lui stesso era stato. La neve nel bicchiere era un gelato da poveri che Mariena faceva per il nipote nei tempi più duri: un bicchiere riempito di neve pulita e poche gocce di una dolce bevanda, che sapeva di tutto e niente.[4]

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

  • Venanzio, nato circa nel 1873 e figlio di uno scariolante, è il nonno paterno del narratore ed è stato barrocciaio, bracciante e sindacalista.
  • Mariena, moglie di Venanzio e madre dei suoi figli. Il vero nome è Olinda, ma lei lo sente come troppo signorile per la sua condizione.
  • Nullo, padre di Venanzio e di altri figli.
  • Ligio (Eligio), fratello di Venanzio, destinato a un celibato perenne.
  • Medea, sorella di Venanzio e Ligio.
  • Giovanni, figlio maggiore di Venanzio e Mariena, nato nel 1900.
  • Geppe (Giuseppe), secondogenito di Venanzio e Mariena, padre del narratore.
  • Edvige, sorella minore di Giovanni e Geppe, muore annegata quando ha ancora pochi anni.
  • Natalino e Angiolino, gemelli, sono gli ultimi figli di Venanzio e Mariena.
  • Don Angelo, arciprete ai Due Ponti, zona al confine tra Ferrara, Bologna e Ravenna: molto illuminato, esorta sempre a leggere di tutto.
  • Don Benigno, giovane cappellano di don Angelo.
  • Velina, sorella di don Angelo.
  • Priamo, sindacalista.
  • Eneo, anima poetica e innamorato corrisposto di Medea.
  • Strofagnetto, soprannome di un altro amico che ha l'abitudine di strofinarsi addosso agli altri.
  • La Vedova, ha messo in piedi un piccolo spaccio commerciale. Diviene la donna di Strofagnetto.
  • Don Mariano, cappellano successore di don Benigno.
  • Adalgisa, moglie di Giovanni.
  • Adelina, moglie di Natalino.
  • Elisabetta, moglie di Geppe e madre del narratore. Solitamente è chiamata Tina da tutti e Bettina dall'arciprete.
  • Bovarino, padre vedovo di Tina (Elisabetta) e nonno materno del narratore.
  • Maria Sofia, primo amore del narratore, ancora liceale.
  • Eolo, partigiano esperto e autorevole.

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Nerino Rossi, La neve nel bicchiere, Marsilio, Venezia 1977
  • Id. La neve nel bicchiere, prefazione di Cesare Zavattini, Marsilio, Venezia 1977
  • Id. La neve nel bicchiere, trascritto in braille a cura della Biblioteca italiana per i ciechi Regina Margherita, Monza, 1995
  • Id. La neve nel bicchiere, riduzione e apparato didattico a cura di Bartolomeo Vanzetti, SEI, Torino 1996

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) La neve nel bicchiere, su imdb.com. URL consultato il 22 novembre 2022.
  2. ^

    «Fu così che una sera fecero irruzione in casa, per dare la notizia a Venanzio, Priamo, «Strofagnetto» ed Ettore.
    «Non credevo» disse Priamo, [...] «che la fine della monarchia venisse così presto». E poi: «Tenete tutti a mente il giorno: 11 giugno 1914». [...] «A Ravenna è stata fondata la repubblica. Ad Ancona il grande Malatesta sta per fare altrettanto. A Cesena è stato dichiarato finito il governo regio e il potere è passato al popolo». [...] Eravamo insomma in piena «Settimana Rossa».»

    Cfr. N. Rossi, La neve nel bicchiere, cap. 7.
  3. ^

    «Dell'evolversi della situazione li teneva informati, involontariamente, Delmo, un socialista mandato da fuori a dirigere la «lega». [...]
    «La vittoria dev'essere tutta nostra» ordinava ai compagni. «Non la dobbiamo spartire con nessuno. Chi nonè «rosso» non la merita. Fidiamoci solo di noi stessi». Un'altra volta indicava i nemici da combattere, che erano tanti: «I padroni che ci hanno affamato, i repubblicani che ci hanno tradito, quel matto di Malatesta, quei fascisti dei combattenti. E i preti poi, nemmeno a parlarne».»

    Op. cit., cap 10
  4. ^

    «Fu lei stessa, un giorno di sole, ad accompagnarmi sul posto, munita di un cucchiaio e di un bicchiere. Tolse, da sopra un mucchio, quanta neve si può togliere con una mano. Poi ne raccolse alcune cucchiaiate di quella pulita riempendo il bicchiere. Quindi, insieme, si ritornò alla casa. Qui la Mariena estrasse dal credenzone la bottiglia più piccola e versò sulla parte della neve che fuoriusciva dal bicchiere alcune gocce di un liquido del colore del marsala, che però marsala non era: era la «saba».
    Il suo odore e il suo sapore non sono definibili, né li voglio definire. D'altronde la sua provenienza era misteriosa come misterioso era il suo nome. E la nonnami aveva insegnato il rispetto dei misteri.»

    Op. cit., cap. 12

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]