Karl Max von Lichnowsky

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Karl Max von Lichnowsky

Karl Max von Lichnowsky (Krzyżanowice, 8 marzo 1860Chuchelná, 27 febbraio 1928) è stato un diplomatico tedesco.

Fu VI principe Lichnowsky e VIII conte Lichnowsky succedendo al padre nel 1901. Fu ambasciatore tedesco a Londra dal 1912 al 1914. Durante la crisi di luglio del 1914 fece di tutto per evitare l'ingresso della Germania al fianco dell'Austria nella prima guerra mondiale. Dal 1916 sostenne che la Germania era stata la principale causa della catastrofe.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'inizio della carriera[modifica | modifica wikitesto]

Appartenente ad un'antica, nobile e ricca famiglia di Boemia, dopo essere stato addetto (in francese attaché) alle ambasciate di Londra e Bucarest, Lichnowsky divenne ambasciatore tedesco in Austria dal 1902 dove sostituì il principe Philipp von Eulenburg-Hertefeld. Venne, tuttavia, costretto alle dimissioni nel 1904, dopo essere stato accusato di troppa indipendenza rispetto alle direttive impostegli dal ministero degli Esteri tedesco ed essere entrato in conflitto con l'influente Friedrich von Holstein. Nel 1904 sposò la contessa Mechthilde von und zu Arco-Zinneberg. Secondo le sue memorie, nel 1912 von Lichnowsky era sul punto di ritirarsi quando fu chiamato a capo dell'ambasciata di Londra, dove rimase fino al 1914, cioè fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

La crisi del 1914[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi di luglio.

Durante la crisi di luglio del 1914, Lichnowsky fu l'unico diplomatico tedesco a fare obiezioni circa il sostegno dato dalla Germania alla guerra austro-serba, affermando che la Gran Bretagna sarebbe intervenuta nel conflitto agendo sul continente. Il 25 luglio implorò il governo tedesco di accettare l'offerta della mediazione inglese nella disputa austro-serba. Il 27 luglio avvertì con un messaggio Berlino che la Germania non avrebbe potuto vincere una guerra continentale e Il 28 luglio informò il suo governo di una conferenza proposta da re Giorgio V del Regno Unito al fine di scongiurare una guerra mondiale e ancora il giorno dopo avvertì: «se la guerra dovesse scoppiare sarà una delle più grandi catastrofi mai viste al mondo». Tali consigli rimasero inascoltati e quando l'ultimo di questi messaggi raggiunse Berlino, l'esercito austriaco già bombardava Belgrado.

Rimasto a Londra durante la crisi, il 1º agosto, mentre la Germania si preparava a consegnare la dichiarazione di guerra alla Russia, Lichnowsky inviò un messaggio a Berlino nel quale si preannunciava la proposta della Gran Bretagna di non intervenire in un conflitto contro la Russia nel caso la Germania non avesse attaccato la Francia. Il messaggio precisava, inoltre, che la Gran Bretagna avrebbe garantito l'atteggiamento passivo della Francia. Ciò portò lo scompiglio nel consiglio di guerra tedesco riunito: i militari erano comunque risoluti alla guerra contro la Francia, e il kaiser Guglielmo II e il cancelliere Bethmann euforici e disposti ad una guerra contro la sola Russia[1]. Lo stesso 1º agosto, in risposta ad un telegramma di richiesta di chiarimenti del kaiser, re Giorgio V rispondeva di credere che fosse sorto qualche malinteso tra Lichnowsky e il ministro degli Esteri britannico Edward Grey[2]. Né Gran Bretagna, né Francia assicuravano la loro neutralità.

Quando il Regno Unito dichiarò guerra il 4 agosto 1914, Lichnowsky ricevette l'ordine di tornare in Germania, ricevendo però i pieni onori dalle guardie di Sua Maestà Britannica, un raro privilegio in quelle circostanze.

Il pamphlet del 1916[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1916 Lichnowsky fece stampare privatamente un pamphlet, My Mission to London 1912-1914 nel quale accusava il suo governo di non averlo sostenuto nel tentativo di scongiurare la prima guerra mondiale. La pubblicazione di questo pamphlet negli Stati Uniti gli valse l'espulsione dalla Camera dei signori di Prussia. Nel 1918 il rinominato "Lichnowsky Memorandum" venne pubblicato all'interno dell'opera The Disclosures from Germany a New York. Nello stesso anno venne anche pubblicato dal giornale svedese Politiken e dalla Cassel & Co. britannica. Sempre nel 1918 uscì in Italia per i tipi dei Fratelli Treves con il titolo La mia missione a Londra.

Nel pamphlet il principe Lichnowsky deplorava l'alleanza della Germania con l'Impero austro-ungarico in quanto tale azione avrebbe inevitabilmente spostato la diplomazia tedesca nell'area dei Balcani esponendola a nuove tensioni con la Russia, senza compensazioni per l'industria tedesca, né per il commercio, né per le colonie.

In contrasto con le idee di Guglielmo II che immaginava un complotto internazionale contro la Germania, Lichnowsky affermò nei suoi scritti che il ministro degli esteri inglese Edward Grey aveva dato il proprio supporto alla Germania in due spinose questioni già prima della guerra, ovvero nella divisione dell'Impero portoghese e nella costruzione della ferrovia Berlino-Baghdad, supportando la Germania nella sua politica di risoluzione delle guerre balcaniche del 1912-1913 ai danni della Russia.

Lichnowsky riassunse così le proprie idee sulle responsabilità tedesche riguardo alla prima guerra mondiale:

«Abbiamo incoraggiato il [ministro degli Esteri austriaco] conte Berchtold ad attaccare la Serbia, benché nessun interesse tedesco fosse in gioco e ci dovesse essere noto il rischio di una guerra mondiale.

Nei giorni dal 23 al 30 luglio del 1914, allorché [il ministro degli Esteri russo] Sazonov affermava energicamente che non avrebbe potuto tollerare un’aggressione diretta contro la Serbia, abbiamo rifiutato la proposta inglese di mediazione, benché la Serbia, sotto la pressione della Russia e dell’Inghilterra, avesse accettato quasi per intero l’ultimatum austriaco, benché fosse facile giungere ad un accordo sui due punti in questione, e benché il conte Berchtold fosse pronto a dichiararsi soddisfatto della risposta serba.

Il 30 luglio, allorché il conte Berchtold voleva cambiare atteggiamento, e senza che l’Austria fosse attaccata, abbiamo, a proposito della mobilitazione pura e semplice dell’esercito russo, mandato un ultimatum a Pietrogrado; e il 31 luglio abbiamo dichiarato guerra alla Russia[3], benché lo Zar avesse dato la sua parola che non avrebbe fatto avanzare un sol uomo finché fossero continuate le trattative; abbiamo così annientato, deliberatamente, ogni possibilità di definire pacificamente il conflitto. In presenza di questi fatti incontestabili, non è sorprendente che, fuori dalla Germania, il mondo civile tutto intero imputi a noi soli le responsabilità della guerra mondiale»

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

La pubblicazione del pamphlet, come detto, fu fonte di non poche grane per il principe, dato che in esso si sovvertivano le ragioni ufficiali che avevano provocato l'ingresso in guerra degli imperi centrali. I giornali tedeschi, anche quelli di schieramento più a sinistra, screditarono l'autore definendolo "molto vanitoso" e come "la vanità lo abbia spinto a dire qualunque cosa pensasse fosse vera. Ma anche la più grande vanità non è un motivo per cui le cose sarebbero viste e presentate in modo diverso da come apparivano all'osservatore ... ". Tuttavia, i giornali liberaldemocratici austriaci come l'Arbeiter Zeitung nel marzo del 1918 pubblicarono degli articoli che consentivano al lettore, in modo indiretto per non incappare nelle maglie della censura, di avere un'idea sulla fondatezza delle affermazioni del diplomatico tedesco.[4] Lichnowsky preferì a questo punto riparare in Svizzera e tornò in patria solo a conflitto concluso. Nonostante il credito acquisito presso gli ambienti alleati, rimase privo di ogni incarico e passò gli ultimi anni a difendere le proprie affermazioni. Morì nel 1928 nella proprietà di famiglia di Chuchelná, nel frattempo divenuta parte della Cecoslovacchia, lasciando tre figli che, unitamente ai nipoti, in seguito agli eventi bellici del successivo conflitto emigrarono in Brasile e Argentina dove ancora oggi vivono gli eredi.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Karl von Lichnowsky Johann Carl Gottlieb von Lichnowsky  
 
Maria Karolina von Althann  
Eduard von Lichnowsky  
Maria Christina von Thun und Hohenstein Franz von Thun und Hohenstein  
 
Maria Wilhelmine von Ulfeldt  
Karl von Lichnowsky  
Károly Zichy de Zics et Vázsonykő István Zichy de Zics et Vázsonykő  
 
Maria Anna Cecilia Walburga von Stubenberg  
Eleonora Zichy de Zics et Vázsonykő  
Anna Antonia von Khevenhüller-Metsch Johann Sigismund Friedrich von Khevenhüller-Metsch  
 
Marie Amalie von Liechtenstein  
Karl Max von Lichnowsky  
Auguste, IX duca di Croÿ Anne Emmanuel de Croÿ  
 
Auguste Friederike zu Salm-Kyrburg  
Philipp von Croÿ  
Anne-Victurnienne-Henriette de Rochechouart de Mortemart Victurnien-Jean-Baptiste de Rochechouart de Mortemart  
 
Anne-Catherine-Gabrielle d'Harcourt  
Marie von Croÿ  
Konstantin zu Salm-Salm Maximilian zu Salm-Salm  
 
Maria Louise von Hessen-Rheinfels-Rotenburg  
Johanna Wilhelmine Auguste Prinzessin zu Salm-Salm  
Maria Walburga von Sternberg-Manderscheid Franz Christian von Sternberg  
 
Augusta Leopoldine von Manderscheid-Blankenheim  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Albertini, Le origini della guerra del 1914, Milano, 1942, Vol. III, pp. 167-171.
  2. ^ Albertini, Le origini della guerra del 1914, Milano, 1942, Vol. III, pp. 361-362.
  3. ^ La Germania in realtà dichiarò guerra alla Russia il 1º agosto.
  4. ^ https://temata.rozhlas.cz/velezradna-afera-nemeckeho-knizete-8109676

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lichnowsky, Karl Max, My Mission to London, 1912-1914 (New York: George H. Doran Co. [1918]) (London: Cassell & Co. 1918). Edizione italiana: La mia missione a Londra, Fratelli Treves, Milano, 1918.
  • —, Heading for the Abyss: Reminiscences (New York: Payson and Clarke, 1928).
  • Luigi Albertini, Le origini della guerra del 1914, Fratelli Bocca, Milano, 1942-1943, 3 volumi.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ambasciatore tedesco nel Regno Unito Bandiera del Regno Unito Successore
Adolf Marschall von Bieberstein 1912 1914 rottura delle relazioni Diplomatiche
Controllo di autoritàVIAF (EN89156698 · ISNI (EN0000 0001 2142 9672 · SBN CUBV091524 · BAV 495/207861 · LCCN (ENno92001601 · GND (DE119110814 · BNF (FRcb13011411s (data) · J9U (ENHE987007264393605171 · NSK (HR000744526 · WorldCat Identities (ENlccn-no92001601
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