Gianni Tamanti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Gianni Tamanti
NascitaAulla, 1909
MorteEnfidaville, 20 aprile 1943
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
Reparto136º Reggimento artiglieria "Giovani Fascisti"
Anni di servizio1934-1943
GradoCapitano di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna del Nord Africa
Campagna di Tunisia
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Gianni Tamanti (Aulla, 1909Enfidaville, 20 aprile 1943) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque ad Aulla, Apuania, nel 1909, figlio di Giovanni[N 1] e Francesca Barluzzi.[2] Rimasto orfano di guerra nel 1916, si laureò ingegnere, ed assolti gli obblighi militari di leva nel Regio Esercito in qualità sottotenente di complemento nel 3º Reggimento artiglieria campale nel 1934, venne assunto da una importante ditta in Africa Orientale dove diresse i lavori per la costruzione della strada Ghibié-Gimma.[2] Trasferito in Albania nel 1939, lavorò per la sistemazione del campo di atterraggio di Schjat e realizzò molte altre opere pubbliche.[2] Richiamato in servizio attivo per mobilitazione nel dicembre 1940, partecipò col 14º Reggimento artiglieria "Ferrara" alla dura campagna militare contro la Grecia nel settore di Tepeleni.[2] Colpito da una grave malattia venne ricoverato all'ospedale di Valona, ritornando in Italia a bordo di una nave ospedale alla fine del maggio 1941 e, dopo un lungo periodo di convalescenza, promosso tenente, ottenne il trasferimento in Africa Settentrionale Italiana.[2] Assegnato in un primo tempo al CCCXLIII Gruppo artiglieria autonomo Guardia alla Frontiera passò a domanda al Raggruppamento celere tipo A.S. (Artiglieria Semovente) da 65/17 nell’aprile 1942.[2] Assunto il comando della 2ª batteria, partecipò con la 136ª Divisione corazzata "Giovani Fascisti", all’occupazione di Giarabub, di Siwa e alla battaglia difensiva del Mareth.[2] Cadde in combattimento a Enfidaville (Tunisia) il 20 aprile 1943, e fu successivamente insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] Dopo la sua morte fu promosso capitano con anzianità 4 dicembre 1942.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di batteria semovente controcarro, impegnata in rischiosa azione oltre le nostre linee, non esitava a lasciare, d’iniziativa, le posizioni d’attesa per avventarsi contro preponderanti forze corazzate avversarie, che stavano per annientare un nostro reparto in ricognizione. Respinte le formazioni corazzate avversarie e sotto posto a violenta reazione, con avveduto audace intervento personale non esitava a sacrificare coscientemente la propria vita accanto ad un pezzo pur di riuscire a sottrarre alla distruzione il suo reparto. Enfideville (Tunisia), 20 aprile 1943.[3]»
— Decreto Luogotenenziale 15 marzo 1945.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giovanni nacque a Montalcino il 6 aprile 1881 da Francesco Antonio e da Maria Giuliani. Cadde in combattimento sul Col di Lana il 13 febbraio 1916 e venne insignito della medaglia d'argento al valor militare.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.239.
  2. ^ a b c d e f g h i Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 5 aprile 1945, guerra registro 3, foglio 255.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Dell'Uomo e Roberto De Rosa, L'Esercito italiano verso il 2000. I corpi disciolti. Tomo II, Roma, Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio Storico, 2001, p. 784.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 784.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]