Giacomo da Viterbo

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Beato Giacomo da Viterbo
Beato Giacomo da Viterbo, olio su tela XVII secolo, Viterbo, chiesa della Santissima Trinità
 

Religioso, teologo e vescovo

 
Nascitacirca 1255, Viterbo
Morte1307, Napoli
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione1911 da Papa Pio X
Ricorrenza4 giugno
Giacomo da Viterbo, O.E.S.A.
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Natocirca 1255 a Viterbo
Nominato arcivescovo3 settembre 1302 da papa Bonifacio VIII
Deceduto1307 a Napoli
 

Giacomo da Viterbo (Viterbo, 1255 circa – Napoli, 1307) è stato un filosofo, teologo e arcivescovo cattolico italiano, appartenente all'Ordine di Sant'Agostino, beatificato da papa Pio X nel 1911.

Fu arcivescovo di Benevento nel 1302, poi di Napoli, dal 1302 fino alla morte (1307).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Viterbo tra il 1255 ed il 1256; alcuni storici del XVIII secolo lo hanno considerato appartenente alla nobile famiglia viterbese dei Capocci, ma in proposito sussistono attualmente molti dubbi[1]. Studiò sicuramente presso il convento viterbese della Santissima Trinità degli Eremitani di Sant'Agostino, nel cui ordine entrò intorno al 1272, sempre presso lo stesso convento. Recatosi a Parigi, si perfezionò negli studi teologici con il confratello filosofo e teologo Egidio Romano; rientrato in Italia, ricoprì più volte, tra il 1281 ed il 1286, su indicazione di Egidio, le cariche di Definitore e Visitatore nella Provincia Romana del suo ordine. Tornato a Parigi per completare gli studi, conseguì prima il baccellierato (1288) e quindi, nel 1293, il dottorato in teologia[2]. In quegli anni mostrò tutte le sue grandi capacità letterarie e filosofiche, arrivando a succedere allo stesso Egidio Romano - che era stato nel frattempo eletto Priore Generale dell'Ordine - presso lo Studium parigino e guadagnandosi l'appellativo di Doctor speculativus. Nel 1300 ricevette l'incarico di Primus Lector, cioè Direttore dell'insegnamento, presso lo Studium fondato a Napoli dagli agostiniani[3].

Scrisse la sua opera più conosciuta, il trattato De regimine christiano, negli anni tra il 1296 ed il 1303, epoca in cui si faceva sempre più acuto lo scontro tra papa Bonifacio VIII ed il re di Francia Filippo IV il Bello. Il lavoro di Giacomo riprendeva le tesi della bolla pontificia Unam Sanctam, difendendo l'idea ierocratica, o, meglio, teocratica, ed il diritto del papato ad esercitare il potere temporale[4].

Bonifacio VIII gli manifestò la sua stima nominandolo prima arcivescovo di Benevento, il 3 settembre 1302, e poi, il 12 dicembre dello stesso anno, dopo soli tre mesi, arcivescovo dell'ancor più prestigiosa sede di Napoli. Qui, grazie all'appoggio del re Carlo II d'Angiò e di suo figlio Roberto, con i quali ebbe ottimi rapporti, diede notevole impulso ai lavori per la costruzione di una nuova Cattedrale.

Il suo ruolo fu importante anche in occasione della canonizzazione del santo pontefice Celestino V in quanto fu affidata proprio a lui la causa, da parte di papa Clemente V: per istruire tale causa nel 1306 ascoltò non meno di trecento testimoni, tra Campania ed Abruzzo. La morte lo colse alla fine del 1307, ma se ne ignora la data precisa[5], così come non è noto il luogo della sepoltura. Subito dopo la morte fu venerato come santo.

Il suo culto[6] venne confermato ab immemorabili il 14 giugno 1914 da papa Pio X; la sua memoria liturgica ricorre il 4 giugno[7].

Il De regimine christiano e le altre opere[modifica | modifica wikitesto]

L'opera più significativa di Giacomo è sicuramente il De regimine christiano - dedicato a papa Bonifacio VIII e terminato presumibilmente nel 1303 - in cui il religioso viterbese approfondisce i temi, estremamente rilevanti in quegli anni, del papato, inteso come teocrazia, e del potere temporale della Chiesa. In questo lavoro Giacomo, partendo da considerazioni di stampo prettamente agostiniano, ritiene che il potere temporale abbia un fondamento naturale, perfezionato dall'opera della Chiesa. Questo scritto ha suscitato nei secoli l'interesse di molti teologi e studiosi, anche perché è comunemente considerato il primo trattato sistematico sulla Chiesa[8]; ve ne sono attualmente diverse traduzioni in varie lingue: in italiano la più recente è quella del 1993, a cura di A. Rizzacasa e G. B. Marcoaldi, che ha il significativo titolo de Il Governo della Chiesa. Tra le altre opere di Giacomo tradotte e pubblicate vanno ricordati due lavori squisitamente teologici, le Quaestiones disputatae de praedicamentis in divinis, collocabili tra il 1293 ed il 1295 e pubblicate dall'Ypma, che sono ritenute di grande interesse da parte degli studiosi[9], e la Summa de peccatorum distinctione, scritta tra il 1300 ed il 1306, ed edita dall'Ambrasi. Esistono tuttora numerosi manoscritti di questo teologo agostiniano che non sono stati tradotti integralmente.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'argomento è approfondito da Ugo Mariani, Giacomo da Viterbo in Chiesa e Stato nei teologi agostiniani del XIV secolo, Roma, 1957; lo studioso agostiniano, dopo lunghe ricerche, non ha trovato alcuna menzione di Giacomo tra i membri della famiglia viterbese dei Capocci. Lo stesso Mariani indica l'epoca della nascita, desunta da altre ricerche.
  2. ^ Molte notizie sulla vita di Giacomo sono reperibili on line nella monografia di Paolo Vian,GIACOMO DA VITERBO, su Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, che reca anche una notevole bibliografia.
  3. ^ Su questi aspetti della biografia si veda il volume di Giacomo da Viterbo Il Governo della Chiesa (De regimine christiano), Nardini, Firenze, 1993, con traduzione e commento di G.B.Marcoaldi e A.Rizzacasa, che reca una interessante e corposa nota bio-bibliografica , ricca di notizie sulla vita di questo religioso
  4. ^ Si veda in proposito l'edizione succitata del 1993 del De regimine christiano, nella cui introduzione vengono ampiamente trattate tali problematiche.
  5. ^ Secondo il Vian (op.cit.) la sua morte va collocata tra il 6 settembre 1307, ultima data in cui il suo nome compare in una lettera di Carlo II d'Angiò, ed una data antecedente il 17 marzo 1308, giorno in cui Clemente V ne nominò il successore alla sede arcivescovile di Napoli, Umberto de Montauro.
  6. ^ Sempre secondo Vian (op.cit.) vi sono immagini del Trecento, nel viterbese, nel beneventano e nel napoletano, in cui Giacomo viene raffigurato con l'aureola dei Santi, ad indicare la fama di santità di cui godette sin dalla morte.
  7. ^ Fino al 2005 la memoria era il 12 dicembre.
  8. ^ Lo precisa puntualmente l'articolo di Bruno Silvestrini,O.S.A., su SantieBeati on-line (v.Collegamenti esterni).
  9. ^ Si veda in proposito quello che scrive sulle Quaestiones il Mariani (op.cit.).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Henri-Xavier Arquillière, Le plus ancien traité de l'Église. Jacques de Viterbe: de regimine christiano (1301-1302) Étude des sources et édition critique, Parigi, 1926.
  • Antoine Côté e Martin Pickavé (a cura di), A Companion to James of Viterbo, Leiden, Brill, 2018, ISBN 978-9004243262.
  • (LA) David Gutierrez, De beati Jacopi Viterbiensis vita, operibus et doctrina theologica, Roma, 1939.
  • Fidel Casado, El pensamiento filosofico del Beato Santiago de Viterbo, in " La Ciudad de Diós " CLXIII (1951) 437-454; CLXIV (1952) 301-331; CLXV (1953) 103-144, 283-302, 491-500.
  • Ugo Mariani, Chiesa e Stato nei teologi agostiniani del sec. XIV, Roma, 1957, pp. 75-88 e 151-174.
  • Domenico Maffei, La donazione di Costantino nei giuristi medievali, Milano, 1964, p. 129.
  • R.W. e A.J. Carlyle, Il pensiero politico medievale, a cura di Luigi Firpo, III, Bari 1967, 94 e 433-442.
  • Giacomo da Viterbo, Il Governo della Chiesa, note e commento di Aurelio Rizzacasa e Giovanni B. Marcoaldi, Nardini, Firenze, 1993.
  • Giuseppe Signorelli, Viterbo nella Storia della Chiesa, Cionfi, Viterbo, 1907.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Arcivescovo metropolita di Benevento Successore
Adenolfo 1302 Monaldo Monaldeschi, O.F.M.
Predecessore Arcivescovo metropolita di Napoli Successore
Filippo Minutolo 13021307 Umberto de Montauro
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