Gelindo

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Gelindo
Sacra rappresentazione in due atti
AutoreTradizione orale
Lingue originalilingua piemontese
(dialetto alessandrino)
GenereTeatro dialettale
Fonti letterarieNatale
AmbientazioneMonferrato, Betlemme
Composto nelXVII secolo
Personaggi
Gelindo, il pastore padrone di casa
Alinda, moglie di Gelindo
Narciso, figlio di Gelindo
Aurelia, figlia di Gelindo
Maffeo, anziano garzone della casa di Gelindo
Tirsi, giovane garzone della casa di Gelindo
Medoro, vicino di casa di Gelindo
Maria
Giuseppe
Popolane, massaie, pettegole
Erode, il protagonista della Strage degli innocenti
Sommo Sacerdote, consigliere di re Erode
I Magi, i Re Magi della Bibbia
Soldati, soldati romani oppure appartenenti al re Erode
 

Il Gelindo è un testo teatrale popolare in lingua piemontese, di tradizioni secolari. Fino ad almeno la seconda guerra mondiale, è stato, nel suo genere, il più presente e conosciuto in Piemonte.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una sacra rappresentazione (divòta comedia) in lingua piemontese (per metà sacra e per metà comica), da rappresentarsi nel periodo natalizio, che narra la "Favola del pastore Gelindo". L'origine del Gelindo è sicuramente da ricercarsi nel Monferrato e gli studiosi concordano nel porre la sua prima scrittura nel XVII secolo. La sua tradizione orale è nettamente apparentata al teatro medievale di tutta l'area franco piemontese, ai Misteri (in francese Mystères[1]) e ai presepi viventi di francescana memoria, diventati in seguito drammi sacri con forte presenza di elementi profani.

Trattatistica[modifica | modifica wikitesto]

Del Gelindo parlarono nel 1894 Costantino Nigra e Delfino Orsi, nel loro libro[2] dedicato alle sacre rappresentazioni della Natività (differenti dal Gelindo), ancora ben vive nel Canavese del XIX secolo.[3] Nel 1896 lo studioso Rodolfo Renier pubblicò un saggio filologico dedicato a questo personaggio, accompagnato dal testo della sacra rappresentazione[4] ottenuto confrontando due versioni popolari (una alessandrina, l'altra monferrina) del 1839 e del 1842.[5] Nel 2001, al Gelindo fu dedicato un ampio saggio da parte dello studioso Roberto Leydi, con un importante intervento di Umberto Eco.[6]

La trama[modifica | modifica wikitesto]

Gelindo è un pastore, un uomo semplice, burbero, un po' testone, ma dal cuore d'oro, con un agnello disposto intorno al collo e legato davanti sul petto nelle quattro zampe, che per obbedire al censimento dell'imperatore lascia la sua casa in Monferrato e, per quella magia che avviene solo nelle favole, si ritrova dalle parti di Betlemme. Lì incontrerà Giuseppe e Maria, li aiuterà a trovare la grotta ove alloggiare, e sarà lui il primo a visitare il Bambino Gesù. Nella trama del Gelindo assistiamo a scene contadinesche che possono sembrare ingenue, ma che raccolgono in sé tutta la meraviglia riconoscente delle anime semplici. Gelindo e la sua famiglia trattano la Madonna e San Giuseppe senza soggezione, usando espressioni semplici e genuine, e davanti al Bambino Gesù si comportano esattamente come con uno dei loro bambini.

Diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

La presenza del Gelindo ha lasciato traccia anche nei proverbi e nei modi di dire piemontesi. Nella storia, Gelindo vorrebbe partire ma non riesce a farlo o perché dimentica sempre qualcosa, oppure torna indietro perché non si fida della moglie e vuole darle ogni volta un'ulteriore raccomandazione (e ciò accade più e più volte). Da ciò deriva il modo di dire “Gelindo ritorna” , indirizzato a chi tenta di fare qualcosa ma ogni volta torna sui suoi passi senza concluderlo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mystères (dal latino “Misterium”), è il nome che assunsero in Francia e nel Piemonte le rappresentazioni sacre, come genere di teatro popolare apparso fin dal Medioevo. I Mystères avevano come soggetto o episodi della Bibbia o del Nuovo Testamento, oppure la vita dei santi o dei martiri. I Mystères in alcuni casi erano molto lunghi e la loro rappresentazione poteva durare anche diversi giorni, con centinaia di figuranti coinvolti. Nella Valle di Susa francoprovenzale (come nel limitrofo Briançonnais e in Maurienne), tra il XIV e il XVIII secolo, si rappresentavano i Mystères con dei testi in lingua francese. Nel paese di Mattie, per esempio, si recitava l'Historie de Sainte Marguerite, Vierge et Martyre, e la Représentation et martyre des SS. Courneille et Cyprien et Salustie. Nel paese di Giaglione si recitava La passion de Notre Seigneur Jésus Christ selon Saint-Mathieu; a Meana si metteva in scena il Mystère du Martyre de Saint-Constance. Questi Mystères duravano due giorni, con una sessantina di persone in scena e un centinaio di persone impegnate nella loro realizzazione. L'allestimento dei Mystères comportava uno sforzo enorme (anche economico) per le piccole comunità alpine, che offrivano questa loro fatica soprattutto per invocare una grazia, come per esempio la cessazione di pestilenze o di carestie.
  2. ^ Il testo de Il Natale in Canavese che Costantino Nigra diede alle stampe nel 1894 in collaborazione col giornalista Delfino Orsi (sulla base della comparazione di 4 manoscritti diversi) fu un'indagine etnologica riguardante la tradizione popolare della Valle Sacra in cui Nigra era nato nel 1828. Nella vallata in quegli anni era tradizione rappresentare in chiesa, la sera del 24 dicembre, l'evento legato alla Natività, evento a cui assisteva la popolazione di tre Comuni della Valle: Castelnuovo, Villa e Colleretto. Anche Nigra vi partecipò come angioletto nel Natale del 1838, quando aveva 10 anni. «Vestito con cura da mia madre di una bella tunica talare candida, cinta di un nastro, con corone di rose ai capelli e con due magnifiche ali di penne di pavone attaccate alle spalle», così Nigra descriveva il suo ruolo.
  3. ^ Costantino Nigra, Delfino Orsi, Il Natale in Canavese, L. Roux Editore, Torino, 1894..
  4. ^ Questa è una brevissima trama del testo riportato da Renier: Ottaviano Augusto ordina il censimento; il pastore Gelindo costretto a partire si lamenta di ciò con la moglie Alinda alla quale fa mille comiche raccomandazioni, e parte e torna indietro cento volte: ciò che ha caratterizzato il personaggio, passato in proverbio. Maria e Giuseppe, anch'essi in viaggio per Betlemme incontrano Gelindo che loda in modo farsesco la bellissima sposa. Poi, mentre Gelindo prosegue da solo, gli sposi, cercato invano un alloggio, trascorrono la notte in una stalla. Maria confida a Giuseppe che Gesù sta per nascere. Il bambino nasce e i pastori portano i doni. Gelindo, Maffeo, Aurelia, Alinda e altri pastori lo accarezzano. Maffeo fa una piccola suonata da pastore; Aurelia conserva in ricordo le fasce del Neonato. Gelindo viene poi coinvolto suo malgrado negli avvenimenti successivi: la vicenda dei Magi, la strage degli innocenti, la fuga in Egitto, la lotta fra i figli di Erode e la morte del re.
  5. ^ Rodolfo Renier, Il Gelindo: Dramma sacro piemontese della Natività di Cristo, Torino, 1896.
  6. ^ Roberto Leydi, Gelindo ritorna: il Natale in Piemonte. Documenti e ricerche di etnologia europea. Con una nota di Umberto Eco., Omega, Torino, 2001.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Leydi, Gelindo ritorna: il Natale in Piemonte. Documenti e ricerche di etnologia europea. Con una nota di Umberto Eco, Torino, Omega, 2001, p. 340, ISBN 8872414296.
  • Rodolfo Renier, Il Gelindo: Dramma sacro piemontese della Natività di Cristo, 1ª ed., Torino, C. Clausen, 1896, p. 254.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]