Fortezza di Magonza

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Fortezza di Magonza
Festung Mainz
La cittadella della Fortezza di Magonza oggi
Ubicazione
StatoBandiera della Germania Germania
CittàMagonza
Coordinate49°59′35.16″N 8°16′27.98″E / 49.9931°N 8.27444°E49.9931; 8.27444
Informazioni generali
TipoCastello
CostruzioneXVII secolo-XIX secolo
Materialepietra
Primo proprietarioElettorato di Magonza
Condizione attualein gran parte demolita
Proprietario attualeStato della Germania
Visitabile
Informazioni militari
Funzione strategicaProtezione della città di Magonza
Termine funzione strategica1918
Azioni di guerraAssedio di Magonza (1631)
Assedio di Magonza (1689)
Assedio di Magonza (1792)
Assedio di Magonza (1793)
Battaglia di Magonza (1795)
Assedio di Magonza (1814)
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La fortezza di Magonza (in tedesco: Festung Mainz) è un insieme di fortificazioni della città di Magonza, in Germania, in gran parte smantellata dopo la prima guerra mondiale. Alla fine delle Guerre napoleoniche, sulla base dei termini della Pace di Parigi del 1815, il controllo di Magonza passò alla Confederazione Germanica e divenne parte di quella catena strategica di fortezze poste al confine con la Francia per proteggere la Confederazione. Con la dissoluzione della Confederazione e la Guerra austro-prussiana, il controllo della fortezza passò dapprima alla Prussia e poi, dall'unificazione della Germania nel 1871, all'Impero tedesco.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dalle prime fortificazioni al Settecento[modifica | modifica wikitesto]

I sedici bastioni della Fortezza di Magonza nel 1697, incisione del XVIII secolo

Le prime fortificazioni moderne vennero costruite a Magonza ad opera dell'ingegnere militare Johann Schweikhard von Kronberg a partire dal 1619. Il sistema di mura medievali di cui la città di Magonza era già circondato, infatti, doveva necessariamente essere rinforzato ed adeguato alle nuove tecnologie e tecniche di guerra. Il Mont San Giacomo, un punto estremamente importante al confine della città, venne dotato in quel periodo di un forte, lo «Schweickhardtsburg», per ragioni strategiche. Tuttavia, il principato episcopale di Magonza non aveva modo di ospitare nelle sue fortificazioni un numero di uomini necessario ad avere una difesa appropriata per la città, a tal punto che il re Gustavo II Adolfo di Svezia poté travolgere la città il 23 dicembre 1631. L'occupazione svedese perdurò sino al gennaio del 1636. Fu durante questo periodo che gli svedesi, per loro fini, rinforzarono le difese della città facendo costruire il forte di Gustavsburg, non lontano dal fiume Meno.

Con la fine della Guerra dei Trent'anni, il principe Johann Philipp von Schönborn fece di Magonza una vera e propria fortezza. Tra il 1655 ed il 1675, egli fece realizzare 16 bastioni che andarono a formare una vera e propria trincea a glacis attorno a Magonza. Venne costruita inoltre una cittadella logistica sulla cima del monte Saint-Jacob che andò a rimpiazzare il forte di Schweickhardtsburg come quartier generale.

Le truppe d'invasione della Guerra della Lega di Augusta si presentarono davanti a Magonza nel 1689. Malgrado le fortificazioni recenti della città, l'arcivescovo Anselm Franz von Ingelheim preferì capitolare, non potendosi opporre con una guarnigione di 800 soldati ad un esercito di 2000 soldati francesi.

Protetto di Louvois, Nicolas Chalon du Blé, durante la reggenza francese, venne incaricato di rivedere le fortificazioni di Magonza in previsione di un possibile contrattacco dell'esercito imperiale che difatti si ebbe il 16 giugno di quello stesso 1689 al comando del duca Carlo V di Lorena. Magonza venne liberata dopo tre mesi di assedio e di bombardamenti l'8 settembre 1689. Subì in seguito ulteriori danni dalla campagna di devastazione delle città del Palatinato ordinata da Louvois dopo la ritirata delle truppe francesi dall'area.

Il XVIII secolo ed il ruolo nelle guerre rivoluzionarie francesi[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1710 al 1730, il principe Lothar Franz von Schönborn e l'architetto militare Maximilian von Welsch fecero costruire una seconda cintura di fortificazioni attorno alla città che erano composte da cinque forti ulteriori avanzati (detti Schanze), collegati da passaggi sotterranei (casematte) con il centro logistico della fortezza sulla cittadella. In ragione del pericolo di una nuova invasione francese, Philipp Karl von Eltz permise nuove fortificazioni alla città di Magonza con la costruzione del nuovo arsenale cittadino.

«La difesa di questo posto sulle due rive del Reno, dalle creste di Sainte-Croix a Biebrich abbraccia un percorso di 12.000 metri di longitudine e 8000 di larghezza da Hochheim alla valle dello Zahlbach Dalheim. Hartenberg e le alture di Weisenau sono i principali punti di forza sulla riva sinistra del fiume. La forma generale delle fortificazioni di Magonza è quella di una mezza ellisse la cui linea tracciata segue il corso del Reno. La porzione del perimetro che si rivolge sul fronte della Francia è irta di mezzi difensivi. Le mura racchiudono un buon sistema di bastioni con pareti spesse e fossati profondi; le mezzelune tuttavia appaiono troppo piccole. Su questo lato si trova inoltre la cittadella che si eleva sopra il Reno, mentre l'altra parte è coperta da fossati e paludi sino a Mombach. Questa prima cerchia è completata inoltre da un cordone di cinque forti. Questi forti, denominati Saint-Charles, Sainte-Élisabeth, Saint-Philippe, Saint-Joseph e Hauptstein, comporterebbero una linea difensiva notevole da espugnare.»

Coi nuovi ampliamenti, la fortezza di Magonza seppe includere finalmente una guarnigione degna delle esigenze di difesa della città, ma si arrese senza combattere nel 1792 quando l'esercito rivoluzionario francese le si parò davanti dopo lo scoppio delle guerre rivoluzionarie francesi.

La fortezza di Magonza con il ponte sul Reno; di fronte l'Isola di San Pietro ed il Forte Montebello.
Prigionieri francesi della guerra franco-tedesca del 1870 a Magonza.

Nel 1793, la fortezza di Magonza venne nuovamente occupata dalle truppe tedesche. Solamente qualche anno più tardi, col Trattato di Campoformio, la città e la fortezza vennero riconquistate dai francesi. Sotto il successivo governo di Napoleone, quella di Magonza divenne la più importante fortezza del Reno sulla nuova frontiera con la Francia a est.

«Magonza è una bella città; può essere uno dei punti più importanti per l'offensiva come per la difesa. Per questo va tenuta costantemente in buono stato. Dei due lati, il più basso è quello verso la pianura di Mombach e del forte Charles.»

La fortezza di Magonza venne fortificata ulteriormente per ordine di Napoleone su progetto dell'ufficiale del genio Simon François Gay de Vernon e del colonnello del genio Clément. Col ritiro della Grande armée da Magonza nell'autunno del 1813, la città e la fortezza furono le prime ad essere abbandonate anche a causa dello scoppio di un'epidemia di febbre tifoidea scoppiata presso la popolazione proprio per la presenza dei militari.

L'Ottocento[modifica | modifica wikitesto]

Un fortino esterno costruito quando la fortezza divenne di proprietà della Confederazione Germanica.

Nella riorganizzazione della Germania da parte del Congresso di Vienna, Magonza e le aree circostanti tra cui la fortezza passarono nel territorio del nuovo Granducato d'Assia. Il 30 giugno 1816 venne siglata la presa di possesso definitiva. Nella fortezza si portarono circa 7.000 soldati, ma essa arrivò a stiparne fino a 20.000 per esigenze di difesa dello stato: essi erano prevalentemente austriaci e prussiani oltre ad un reggimento di fanteria assiano.

Gli stati tedeschi vedevano la fortezza di Magonza come un importante baluardo per la difesa del confine con la Francia occidentale e quindi contribuirono attivamente al suo mantenimento. Il capo della direzione del genio locale venne nominato nella persona di Franz Scholl il quale inaugurò un periodo di sei anni di ristrutturazioni ed ampliamento della struttura che gli fece assumere una forma maggiormente poligonale per adattarla alle nuove esigenze militari. Gli edifici principali vennero fortificati a prova di bomba. Nel 1845 venne costruito un nuovo forte sul Petersaue.

Magonza, inoltre, era ora un presidio permanente e quale comandante venne nominato il conte Carlo di Castell-Castell e fu durante la sua direzione della fortezza che vennero costruiti molti nuovi edifici che ancora oggi sono visibili: il forte di Weisenau nel Volkspark, il Proviantmagazin presso la Schillerplatz, il Forte Giuseppe ed il Forte di Bingen, edifici in gran parte oggi occupati dall'Università di Magonza. Il Forte di Bingen, posto accanto al Forte Maria, il Forte Giuseppe ed il Forte Gonsenheim formava così un anello di fortificazione attorno a Magonza intera.

Nel 1866 vennero costruite le prime caserme stabili per accogliere i soldati della fortezza, riconvertendo la più antica Caserma Schönbornhof e riadattandone gli spazi interni. Dal 10 al 14 giugno, i prussiani e gli austriaci lasciarono la città per decisione della Confederazione Germanica, venendo sostituiti da truppe della Baviera, del Sassonia-Meiningen e da 12.000 soldati assiani.

Un'aquila imperiale tedesca scolpita su un muro esterno del Forte Giuseppe a Magonza

Durante la Guerra austro-prussiana (20 luglio - 26 agosto 1866) il bavarese conte Ludwig von Rechenberg und Rothlowe venne nominato governatore della fortezza di Magonza, ma fu costretto a cederla ai prussiani in quello stesso anno e qui si accorse delle problematiche che essa comportava: rispetto alle altre fortificazioni, quelle di Magonza presentavano ancora forme troppo antiquate e quindi si resero necessari nuovi lavori di sistemazione e di ampliamento della struttura che consentirono di costruire un nuovo muro difensivo per la città che come tale venne accollato nelle spese alla città stessa per un costo di 4.000.000 di fiorini (la città ne spese altri 22.000.000 poi per l'ampliamento della città). Lo spostamento della fortezza verso l'esterno, consentì alla città di espandersi per altri 122 ettari.

Il 18 marzo 1904 il gabinetto imperiale di Guglielmo II, verificata ormai la non necessità di mantenere in piedi le mura di Magonza ed il fatto che la città aveva necessità di espandersi ulteriormente, decise di abbatterle e con questo fatto esse vennero rase al suolo, come buona parte della fortezza che comunque non cessò di continuare ad essere un presidio militare sul confine. Il ruolo militare della fortezza di Magonza cessò solo con la caduta dell'Impero tedesco e la fine della prima guerra mondiale nel 1918.

Governatori della fortezza di Magonza[modifica | modifica wikitesto]

Il principe Guglielmo di Prussia, futuro Guglielmo I di Germania, fu governatore della fortezza di Magonza dal 1851 al 1858
Il generale Friedrich von Schele sovrintese alla prima parte dei lavori di demolizione delle mura della fortezza nel 1904

Dal 1815 al 1866[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1866 al 1918[modifica | modifica wikitesto]

Forze militari presenti nella fortezza[modifica | modifica wikitesto]

1688

105e régiment d’infanterie

1804

9e régiment de cuirassiers

Non si conoscono altre fonti relative alle truppe che stabilmente furono presenti nella fortezza sino al 1866.[2]

Fanteria[modifica | modifica wikitesto]

1866
1866–1871
dal 1866
1866–1870
  • Ersatzbataillon Nr. 34
  • Ersatzbataillon Nr. 73
  • Landwehrbataillon Nr. 82
  • 4. Magdeburgisches Infanterie-Regiment Nr. 67
1871–1897
dal 1871

Artiglieria[modifica | modifica wikitesto]

1866–1876
  • 1. Kurhessisches Feldartillerie-Regiment Nr. 11
dal 1866
  • Feldartillerie-Regiment „General-Feldzeugmeister“ (1. Brandenburgisches) Nr. 3
dal 1832
dal 1876
  • Feldartillerie-Regiment „Oranien“ (1. Nassauisches) Nr. 27
dal 1900
  • Feldartillerie-Regiment „Frankfurt“ (2. Nassauisches) Nr. 63

Cavalleria[modifica | modifica wikitesto]

Pionieri e cacciatori[modifica | modifica wikitesto]

Strutture della fortezza[modifica | modifica wikitesto]

Il magazzino delle provviste della fortezza
  • Bastione Alexander
  • Bastione Martin
  • Kasematte Bastion Franziskus
  • Cittadella di Magonza
  • Proviant-Magazin
  • Mainz-Kasteler Reduit Kaserne
  • Defensionskaserne
  • Alexanderkaserne
  • Gautor
  • Bastione Alexander
  • Gonsenheimer Tor
  • Rheintore
  • Forte Josef
  • Forte Weisenau
  • Forte Biehler
  • Forte Malakoff
  • Forte Stahlberg
  • Forte Hauptstein [Forte Meunier]
  • Forte Hartenberg [Forte Gibraltar]
  • Bassenheimer Hof
  • Osteiner Hof
  • Martinsburg e Palazzo Elettorale
  • Nuovo arsenale [Nouvel arsenal]
  • Cavalier Prinz Holstein
  • Caponniere at Feldbergplatz
  • Rheinschanzen
  • Forte Großherzog [Forte Montebello]
  • Inundationsschanze [Pont-écluse]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jean Louis Camille Gay de Vernon, Baron Gay de Vernon, Mémoire sur les opérations militaires des généraux en chef Custine et Houchard, pendant les années 1792 et 1793, Firmin-Didot frères, 1844, p. 63.
  2. ^ Alfred Börckel, Mainz als Festung und Garnison von der Römerzeit bis zur Gegenwart, 1913, p. 294.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfred Börckel, Geschichte von Mainz als Festung und Garnison von der Römerzeit bis zur Gegenwart, Mainz, Verlag von J. Diemer, 1913.
  • Rudolf Büllesbach, Hiltrud Hollich, Elke Tautenhahn: Bollwerk Mainz – Die Selzstellung in Rheinhessen. morisel-Verlag, München 2013.
  • Ludwig Falck: Die Festung Mainz. Das Bollwerk Deutschlands „Le boulevard de la France“. Mit einem Geleitwort von M. Grassnick. Walter, Eltville 1991.
  • Hartmut Fischer: Ökologie contra Denkmalpflege? Ausprägungen eines Konflikts am Beispiel der Mainzer Zitadelle; in: Hans-Rudolf Neumann (Bearb.): Erhalt und Nutzung historischer Zitadellen; Mainz Philipp von Zabern 2002, ISBN 3-8053-2987-3, S. 214 ff.
  • Elmar Heinz: Doppelrad und Doppeladler. Die Festung Mainz zwischen Kaiser, Reich und Kurstaat im 1. Koalitionskrieg (1792–1797). DWJ Verlags-GmbH, Blaufelden 2004, ISBN 3-936632-43-X (Zugleich: Mainz, Universität, Dissertation, 2002).
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  • Peter Klein, Werner Lacoste: Die Mainzer Bedeckten Geschützstände als Vorgänger und Auslöser des Schumann'schen Panzerstandes. In: Fortifikation. Bd. 14, 2000, S. 6–39
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  • Peter Krawietz: Erhalt auf Dauer – Sinnvolle Nutzung historischer Zitadellen. Das Beispiel Mainz; in: Hans-Rudolf Neumann (Bearb.): Erhalt und Nutzung historischer Zitadellen; Mainz Philipp von Zabern 2002, ISBN 3-8053-2987-3, S. 81 ff.
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  • Rudolf Schmitt: Die Festungsstadt Mainz. In: Fortifikation. Bd. 11, 1997, S. 58–73.
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  • Julia Stapelmann: Die Festungsanlagen der Stadt Mainz: Chancen und Perspektiven für die Entwicklung von Freizeit und Tourismus; in: Hans-Rudolf Neumann (Bearb.): Erhalt und Nutzung historischer Großfestungen; Mainz Philipp von Zabern 2005, ISBN 978-3-8053-3511-9, S. 373 ff.

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