Evandro (figlio di Priamo)

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Achille, alla presenza di Caronte, sacrifica un prigioniero troiano. Zona A da ima cratere-kylix etrusco a figure rosse, fine del IV secolo a.C., Parigi, Musée du Louvre.

Nella mitologia greca, Evandro era uno dei figli di Priamo, re di Troia al tempo della guerra di Troia e appare come un personaggio minore nei poemi posteriori all'Iliade di Omero. Gli unici autori a parlare di lui sono lo Pseudo-Apollodoro nella sua Biblioteca, Ditti Cretese e Gaio Giulio Igino nelle Fabulae.

Periodo storico[modifica | modifica wikitesto]

Le date fornite per la guerra da Eratostene, la collocano all'incirca tra il 1194-1184 a.C. Gli studiosi moderni che sostengono la storicità della guerra di Troia, sono propensi a datarla alla fine della tarda età del Bronzo, generalmente tra il 1300 e il 1180 a.C., ovvero tra la fine della fase urbanistica di Troia VI e la fine di quella indicata come Troia VIIa.[1] Entrambe le fasi si conclusero con un disastroso incendio[2]

Secondo Barry Strauss, ad esempio, essa può collocarsi luogo in un'epoca compresa tra il 1230 e il 1180 a.C., con una probabile preferenza per l'ultimo trentennio.[3] Al 1180 a.C. circa viene datato l'incendio che colpì la città di Troia VIIa e le cui evidenze si devono agli scavi compiuti da Manfred Korfmann negli anni ottanta.[4]

Parentela[modifica | modifica wikitesto]

Verso la fine dell'Iliade, Priamo dice ad Achille: «Cinquanta ne avevo quando vennero i figli dei Danai. E diciannove venivano tutti da un seno, gli altri, altre donne me li partorirono in casa: ma Ares furente ha sciolto i ginocchi di molti…»[5] Evandro era uno dei suoi cinquanta figli ma Omero non fa menzione di lui nell'Iliade; nessuna informazione tantomeno ci viene assegnata sul nome e le origini di sua madre. Per questo motivo, Evandro è un personaggio del tutto sconosciuto e la sua presenza nella letteratura è limitata a brevissime comparse, perlopiù negli elenchi genealogici.

Apollodoro di Atene riferisce che Priamo ebbe nove figli e quattro figlie da Ecuba (i figli erano Ettore, Paride, Deifobo, Eleno, Pammone, Polite, Antifo, Ipponoo e Polidoro, mentre le figlie Creusa, Laodice, Polissena e la profetessa Cassandra), e nomina altri trentotto figli generati con altre donne, tra i quali Troilo, Ippotoo, Gorgitione e lo stesso Evandro.[6]

Nella Fabulae di Gaio Giulio Igino, precisamente nella favola 90, la quale consiste nell'elenco dei "I cinquanta figli di Priamo", Evandro viene incluso.[7]

Vicenda[modifica | modifica wikitesto]

Evandro viene menzionato nel poema di Ditti Cretese, al libro terzo; dopo la morte di Ettore, gli eroi achei Diomede e Aiace Telamonio fecero numerosi prigionieri.

«Nello stesso giorno, Diomede catturò dodici prigionieri; Aiace invece quattordici. Due dei prigionieri, Piso ed Evandro, erano figli di Priamo.»

La sua sorte non viene specificata più di tanto; per onorare la memoria di Patroclo, suo amico, Achille condusse dodici prigionieri sull'altare sacrificale, dove li sgozzò uno dopo l'altro. Oltre a Piso e ad Evandro anche altri illustri nobili troiani, si racconta, morirono sull'altare.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Barry Strauss, La guerra di Troia, Laterza, 2006, p. 248, ISBN 978-88-420-8130-2
  2. ^ Dieter Hertel, Troia, Il Mulino, 2003, p. 57 e 62, ISBN 88-15-09305-2
  3. ^ Barry Strauss, La guerra di Troia, cit., p. 14
  4. ^ Joachim Latacz, Troy and Homer: towards a solution of an old mystery, traduzione inglese, Oxford University Press, 2004, ISBN 0-19-926308-6
  5. ^ Omero, Iliade 24. 495-497 (traduzione di Rosa Calzecchi Onesti)
  6. ^ Apollodoro, Biblioteca, III, 12, 5.
  7. ^ Igino, Fabulae 50 - 99, Tradotte da MARY GRANT
  8. ^ Ditti Cretese, libro 3, Traduzione di R. M. FRAZER online su theoi.com (accesso effettuato 2 settembre 2008)
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