Enea Guarneri

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Enea Guarneri
NascitaPassirano, 24 ottobre 1894
MorteAschach an der Donau, 25 giugno 1918
Luogo di sepolturacimitero di Hartkirchen
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Reparto2º Reggimento alpini
Anni di servizio1915-1918
GradoCapitano
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieBattaglia dell'Ortigara
Battaglia di Caporetto
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Enea Guarneri (Passirano, 24 ottobre 1894Aschach an der Donau, 25 giugno 1918) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Passirano, provincia di Brescia, il 24 ottobre 1894, figlio di Giovanni Battista, di professione notaio, e della signora Camilla Ferrari.[1][3] Conseguita la licenza liceale si iscrisse alla Scuola Superiore di Agricoltura di Milano,[4] trasferendosi poi come studente la facoltà di agraria presso l'università di Pisa.[3] Il 30 aprile 1914 fu chiamato a prestare servizio militare nel Regio Esercito presso il 36º Reggimento fanteria.[1] Frequentò il corso per allievi ufficiali di complemento a Modena e nel dicembre dello stesso anno fu nominato sottotenente, assegnato alla 18ª Compagnia del battaglione alpini "Dronero", in forza al 2º Reggimento alpini.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, il battaglione si trovava schierato in Carnia e varcò il confine con l'Impero austro-ungarico nel settore Degano-Passo di Volaja.[1] Rimase leggermente ferito in combattimento il 9 luglio 1915.[3] Promosso tenente nel marzo 1916 fu destinato a prestare servizio nella 123ª Compagnia del battaglione alpini "Bicocca", di nuova costituzione, e quindi frequentò un corso per mitraglieri a Caserta.[3]

Ritornò in zona di operazioni il 10 aprile, nel settore dell'alto Isonzo, distinguendosi sul Monte Nero e sul Rombon. Dove nel mese di settembre ricevette un Encomio Solenne.[3] Assunse il comando della 215ª Compagnia del battaglione alpini "Val Stura", e con la promozione a capitano nel mese di luglio passò al comando della 214ª Compagnia.[1] Particolarmente attivo in quel periodo, prese parte ad azioni di guerra sugli Altipiani nel settore di Cima 11, di Passo dell'Agnella e nella battaglia dell'Ortigara,[5] dove fu gravemente ferito due volte, venendo proposto per la concessione di una medaglia d'argento al valor militare.[3] Il 24 ottobre 1917, con l'inizio della battaglia di Caporetto, il suo battaglione, caricato su carri ferroviari e su automezzi, fu trasferito a Cividale e da lì a Nimis nel tentativo di arginare l'offensiva nemica.[3]

Il 27 ottobre si distinse nella strenua difesa di Monte Cavallo, dove fu ferito a cadde prigioniero di guerra degli austro-tedeschi. Inviato dapprima nel campo di concentramento di Sigmundsherberg, fu poi trasferito a quello di Aschach an der Donau, sul Danubio, il 25 giugno 1918 mise in atto un tentativo di fuga che, nonostante gli sforzi per salvarlo messi in atto dalle autorità militari austro-ungariche allertate dai suoi compagni di prigionia, gli costò la vita.[6] La salma fu tumulata con nel cimitero di Hartkirchen con tutti gli onori militari.[6] Con Regio Decreto del 24 maggio 1924 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[7]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane ufficiale di rare virtù militari e del più puro patriottismo, animatore dei suoi dipendenti, che seppe predisporre ad ardite imprese, sempre primo ove era un pericolo d'affrontare ed ultimo a lasciare il campo di battaglia; condusse sempre brillantemente il suo reparto, sia in assalti cruenti, sia in difese disperate. In diverse azioni ferito ed alcune volte gravemente, non abbandonò mai il posto di combattimento; ma sereno e calmo; attivo e pieno di slancio persistette sempre nella lotta, sia che vi arridesse la vittoria, sia che la fortuna non corrispondesse al valore del suo reparto. In combattimento di retroguardia, dopo tre assalti, ferito e circondato dal nemico per aver protetto fino all'estremo possibile la ritirata del Battaglione, prima di cadere prigioniero fece presentare le armi dei pochi superstiti ai numerosi compagni d'arma, che nel suo esempio avevano trovato la forza di morire sul posto del dovere e del sacrificio. In prigionia, conservando alto lo spirito e col pensiero rivolto alla patria, anelante di affrontare nuovi cimenti, organizzò un ardito tentativo di fuga, durante il quale sprofondatasi la galleria, lungo la quale doveva avvenire l'evasione, e rimastovi quasi completamente sepolto, non volle essere soccorso per non dare l'allarme e compromettere così la progettata fuga dei compagni. Fra gravi sofferenze, sopportate con vero stoicismo, moriva eroicamente suggellando la sua vita, tutta spesa per la Patria, con un atto fulgido di valore per cui il nemico, ammirandolo, ebbe ad onorarlo degnamente e la sua forte Brescia lo ha elevato a simbolo di sua gente. Monte Rombon, 16 sett. 1916; Ortigara, 19 giugno 1917; Monte Cavallo, 27 ottobre 1917; Aschach sul Danubio, 25 giugno 1918 .[8]»
— Regio Decreto 24 maggio 1924.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Prigioniero di guerra, dopo aver valorosamente compiuto il proprio dovere sul campo di battaglia fu l'anima di una seria e paziente preparazione di fuga, per un disgraziato accidente, rimasto sepolto nella galleria scavata per evadere dal campo di concentramento, diede prova di grande fermezza, scongiurando i compagni per circa un'ora in cui fu loro possibile comunicare con la voce con lui, a non voler compromettere definitivamente la loro evasione, ricorrendo per aiuti al comando austriaco allo scopo di salvar lui, destinato ormai a ivi lasciare, come lasciò difatti la vita. Aschach (Austria), 25 giugno 1918

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, Il Labaro, Roma, Associazione Nazionale Alpini, 2011, p. 52.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 124.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del Solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
  • Andrea Vazzaz, Un alpino in guerra. Enea Guarneri dalla Carnia all'Isonzo, Udine, Gaspari Editore, 2017.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]