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Jan Švankmajer

Jan Švankmajer (Praga, 4 settembre 1934) è un regista e sceneggiatore ceco.

È un artista surrealista noto soprattutto per le sue opere d'animazione, che hanno ispirato artisti come Tim Burton, Terry Gilliam, i fratelli Quay e molti altri. In Italia è poco conosciuto a causa della limitata distribuzione dei suoi lavori.

(EN)

«The world is divided into two unequal camps: those who have never heard of Jan Svankmajer and those who happen upon his work and know that they have come face to face with genius.»

(IT)

«Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza: quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio.»

Ha studiato all'Accademia delle belle Arti praghese specializzandosi in rappresentazioni con i burattini, regia e scenografia lavorando nei teatri Semofor Theatre, Cinohernl Klub e Laterna Magika a Praga.[2] Ha esordito nel cinema nel 1964 con il corto "Posledni trik pana Schwarzewaldea a pana Edgara" (The Last Trick). Durante la Primavera di Praga dirige quattro film che segnano il suo passaggio dal surrealismo al manierismo. Nel 1987 gira il suo primo lungometraggio, "Neco z Alenky" (Alice), presentato al Festival di Berlino. Del 1993 è il suo secondo film, "Lekce Faust" (Faust), presentato a Cannes e seguito nel 1996 da "Spiklenci slasti" (Conspirators of Pleasure).

Švankmajer si è guadagnato la sua reputazione dopo diversi decenni di lavoro e grazie alla sua tecnica peculiare dello stop-motion e per la capacità di creare immagini surreali, da incubo, e tuttavia in qualche modo buffe. Fino al 2005 è stato impegnato a Praga con la realizzazione di un nuovo film horror, Šílení, ispirato ai racconti di Edgar Allan Poe e del Marchese de Sade, la cui influenza era presente anche in molti suoi lavori passati.

Le caratteristiche dei film di Švankmajer sono:

  • suoni esasperati, e che creano sempre un effetto assai strano, in tutte le scene in cui qualcuno si ciba;
  • sequenze molto accelerate quando le persone camminano o interagiscono tra loro;
  • oggetti inanimati che prendono improvvisamente vita attraverso la stop-motion.

Il cibo è uno dei temi e degli elementi che preferisce e la stop-motion è presente in tutti i suoi film, nonostante nei lungometraggi siano incluse anche scene dal vivo più o meno lunghe.

Molti suoi film, come il cortometraggio Down to the Cellar, sono girati con una prospettiva infantile, e, allo stesso tempo, svelano una natura aggressiva e disturbante.

Oggi è celebrato come uno dei più grandi animatori al mondo. I suoi lavori più famosi sono probabilmente i lungometraggi Alice, del 1988, Faust, del 1994, Conspirators of Pleasure, del 1996, e Otesánek, del 2000. Altrettanto conosciuto (ed imitato) è il corto Dimension of Dialogue (1982), che mostra teste simili a quelle di Arcimboldo che si riducono l'una l'altra fino a diventare tutte uguali ("exhaustive discussion"), un uomo e una donna d'argilla che si dissolvono sessualmente l'uno dentro l'altro, poi litigano e si riducono a una frenetica poltiglia bollente ("passionate discourse"); e due teste di argilla più anziane che tirano fuori vari oggetti dalle loro lingue (spazzolini e dentifrici, scarpe e lacci, ecc.) e li usano in ogni combinazione possibile, sensata o meno ("factual conversation").

Fu sposato con Eva Švankmajerová una pittrice surrealista, ceramista e scrittrice di fama internazionale, fino alla morte di lei, nel 2005. La Švankmajerová prese parte a molti suoi film, tra i quali Faust, Otésanek e Alice.

Filmografia Completa[modifica wikitesto]

Regista[modifica wikitesto]

Animazione[modifica wikitesto]

(Animatore/Disegnatore/Collaboratore Artistico/Effetti Speciali)

Documentari[modifica wikitesto]

(con o su di lui)

  1. ^ (EN) Anthony Lane, Onward and Upward with the Arts: Kafka's Heir, in The New Yorker, 31 ottobre 1994, p. p. 48.
  2. ^ (EN) Dirk de Bruyn, Re-animating the Lost Objects d’Childhood and the Everyday: Jan Švankmajer, su sensesofcinema.com, Senses of Cinema, 13 giugno 2001.

Bibliografia[modifica wikitesto]

  • Luigi Castellitto, David Sorfa, Timothy R. White, J. Emmett Winn, Michael O'Pray, Adrian Martin, Michele Faggi e Peter Hames, Moviement n°6 - Jan Švankmajer, a cura di Gemma Lanzo, Manduria (TA), Gemma Lanzo Editore, 2011, p. 112, ISBN 9788890400285.
  • Giuseppe Dierna (a cura di), Jan Švankmajer, Eva Švankmajerova: Memoria dell'animazione-Animazione della memoria, Mazzotta, ottobre 2003, p. 168, ISBN 978-88-202-1659-7. (Catalogo della Mostra tenutasi a Parma dal 19 ottobre 2003 al 4 gennaio 2004)
  • Bruno Fornara, Francesco Pitassio e Angelo Signorelli (a cura di), Jan Švankmajer, Bergamo, Stefanoni, 1997, p. 128.
  • Peter Hames, Dark Alchemy: The Films of Jan Švankmajer, Praeger, 15 agosto 1995, p. 208, ISBN 978-0275952990.
    • Peter Hames, The Cinema of Jan Švankmajer: Dark Alchemy (Directors' Cuts), 2^ edizione, Wallflower Press, 31 ottobre 2007, p. 224, ISBN 978-1905674459.
  • Gregorio Martín Gutiérrez (a cura di), Jan Švankmajer La magia de la subversión, T&B Editores, 2010, p. 218, ISBN 978-84-92626-564.
  • Jan-Eva Švankmajer: el llenguatge de l'analogia, Patronat Municipal per a l'Oganització del Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Sitges, 1994, p. 56, ISBN.
  • (EN) Helen Taylor Robinson, Two short films by Jan Švankmajer: Jabberwocky and Punch and Judy, in Andrea Sabbadini (a cura di), Projected Shadows: Psychoanalytic Reflections on the Representation of Loss in European Cinema, 10 di The New Library of Psychoanalysis, Taylor & Francis, 25 maggio 2007, p. 216, ISBN 9780415428163.
  • (EN) Jason Wood, Jan Švankmajer & Eva Švankmajerova, in Talking Movies: Contemporary World Filmmakers in Interview, Wallflower Press, 2006, p. 239, ISBN 9781904764908.
  • David Sorfa, Architorture: Jan Švankmajer and Surrealist Film, in Mark Shiel, Tony Fitzmaurice (a cura di), Screening the City, Verso, 2003, pp. 312, ISBN 9781859844762.
  • Jan Uhde, Beyond the Genre Formula: Implicit Horror in the Films of Jan Svankmajer, in Steven Jay Schneider, Tony Williams (a cura di), Horror International, Wayne State University Press, 2005, pp. 384, ISBN 9780814331019.
  • John Grant, Jan Švankmajer, in Masters of animation, Watson-Guptill Publications, 2001, p. 208, ISBN 9780823030415.
  • Michael O’Pray, Surrealism, Fantasy and the Grotesque: The Cinema of Jan Švankmajer, in James Donald (a cura di), Fantasy and the cinema, British Film Institute, 1989, pp. 48-77, ISBN.
  • Jan Císař, Matter in movement and space, in Július Gajdoš (a cura di), Disk I/2005 - Selections from the czech journal for the study of dramatic art, Časopis Disk, 2005, p. 234.
Pubblicazioni accademiche e riviste

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