Diocesi di Eurea di Epiro

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Eurea di Epiro
Sede vescovile titolare
Dioecesis Euroeensis in Epiro
Patriarcato di Costantinopoli
Sede titolare di Eurea di Epiro
Mappa della diocesi civile di Macedonia (V secolo)
Vescovo titolaresede vacante
IstituitaXVIII secolo
StatoGrecia
Diocesi soppressa di Eurea di Epiro
Suffraganea diNicopoli
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Eurea di Epiro (in latino: Dioecesis Euroeensis in Epiro) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Eurea di Epiro, identificabile con Paramythia[1], è un'antica sede vescovile della provincia romana dell'Epirus Vetus nella diocesi civile di Macedonia, suffraganea dell'arcidiocesi di Nicopoli. Come tutte le sedi episcopali della prefettura dell'Illirico, fino a metà circa dell'VIII secolo la diocesi di Eurea era parte del patriarcato di Roma; in seguito fu sottoposta al patriarcato di Costantinopoli.

Patrono della città era san Donato, che il Martirologio Romano ricorda alla data del 30 aprile con queste parole: A Paramythia in Epiro, nell'odierna Grecia, san Donato, vescovo, che al tempo dell'imperatore Teodosio rifulse di insigne santità.[2]

Ai tempi di papa Gregorio Magno, il corpo del santo era conservato a Cassiope (castrum Cassiopi), territorio che dipendeva dai vescovi di Corcira (Corfù). Ciò suscitò le lamentele del vescovo Giovanni II di Eurea, da cui nacque un fitto scambio epistolare con papa Gregorio. Questo fatto è ricordato nel Vetus Martyrologium Romanum alla data del 29 ottobre: «Cassiope, in insula Corcyra, sancti Donati Episcopi, de quo scribit beatus Gregorius Papa».[3]

Altri vescovi conosciuti di Eurea sono: Marco, che prese parte al cosiddetto "brigantaggio" di Efeso del 449 e al concilio di Calcedonia nel 451;[4] Eugenio, che sottoscrisse nel 458 la lettera dei vescovi dell'Epirus Vetus all'imperatore Leone I dopo la morte di Proterio di Alessandria; Teodoto, che partecipò al sinodo riunito a Costantinopoli nel 536 dal patriarca Mena per condannare Antimo; e Giovanni I, menzionato da Procopio e riportato da Le Quien, ma di epoca incerta.

Di Eurea non si hanno più tracce dopo il VII secolo. Non appare fra le diocesi suffraganee della nuova sede metropolitana di Naupacto nella Notitia Episcopatuum dell'inizio del X secolo e attribuita all'imperatore Leone VI.[5]

Dal XVIII secolo Eurea di Epiro è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 3 agosto 1965.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi greci[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'identificazione del sito con Paramythia è ancora oggi dibattuta. Cfr. Bulletin de correspondance hellénique, 121 (1997), p. 698.
  2. ^ Martirologio Romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2004, p. 363.
  3. ^ Vetus Martyrologium Romanum.
  4. ^ Così Le Quien; Gams lo colloca solo al concilio di Efeso del 431.
  5. ^ Heinrich Gelzer, Ungedruckte und ungenügend veröffentlichte Texte der Notitiae episcopatuum, in: Abhandlungen der philosophisch-historische classe der bayerische Akademie der Wissenschaften, 1901, p. 557, nnº 556-564. Anche Le Quien, op. cit., coll. 197-198 (linea 9 di Naupacto).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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